Afasie

 

LE AFASIE

 

Possiamo ripartire le afasie in due grandi gruppi: le afasie semantiche e le afasie fonetiche. Le prime sono caratterizzate da disturbi al sistema semantico; le seconde da disturbi a fonemi e grafemi.
Le afasie semantiche sono tre: afasia di Wernicke semantica, afasia transcorticale sensoriale, afasia dinamica di Luria. 
Nell’afasia di Wernicke semantica ad essere colpita è l’area morfologica dei significati di nomi aggettivi e verbi; nell’afasia transcorticale sensoriale è colpita l’area dei correlatori; nell’afasia dinamica di Luria ad essere colpita è l’area della logica linguistica. Lo schema sottostante mostra, nella produzione della frase “io amo”, quali costrutti realizza il cervello le aree che si attivano e la loro funzione.

Le afasie semantiche causano errori caratteristici nella fase di produzione. 
Gli afasici semantici di Wernicke commettono parafasie semantiche, scambiano cioè un nome con un altro semanticamente associato (forchetta - coltello). Ciò è dovuto al fatto che, i significati sono tra di loro associati tramite le classificazioni. Commettono inoltre errori di denominazione poiché hanno difficoltà nell’attivare il vincolo semantico.
La produzione degli afasici transcorticali sensoriali è caratterizzata da frequenti parafasie verbali (tavolo – scarpa). Esse si spiegano col fatto che i correlatori associano parole appartenenti a campi semantici diversi. Noi infatti possiamo dire “Non mettere le scarpe sul tavolo. In questo pensiero il correlatore “sul” correla scarpa con tavolo. 
“Nell’afasia dinamica, il paziente può sembrare nel corso di una conversazione, come se fosse muto. Tipicamente, c’è una quasi totale difficoltà a iniziare il discorso e le poche risposte vengono date con latenze eccezionalmente lunghe. In contrasto il paziente può preservare, in modo sensazionale, la capacità di denominare gli oggetti, leggere e ripetere frasi”. (Mc Carthy, Warrington: Neuropsicologia cognitiva ed. Raffaello Cortina) Ciò è ovviamente dovuto all’incapacità di assegnare le funzioni logiche ai costrutti mentali per formare un pensiero.
Riescono a denominare poiché la memoria del nome e il suo significato è conservata nell’area di Wernicke. Riescono a leggere e a ripetere poiché la logica presente nelle frasi è stata costruita da altri. A conferma di ciò questi pazienti possono non essere in grado di rispondere ad una semplice domanda “Che lavoro fa?”, ma saper rispondere alla domanda “Non le sembra una bella giornata?” con “Sì, è una bella giornata”. In questo caso il paziente dà una risposta meccanica, in cui non è necessario formulare un nuovo pensiero.
Questi pazienti possono essere efficienti nel completare una frase con una singola parola (per esempio: “la nave è passata facilmente sotto il…) ma avere grosse difficoltà a completare un periodo con una frase (per esempio:il gatto nero…) Il motivo è chiaramente sempre lo stesso, cioè la difficoltà a costruire le funzioni logiche, già strutturate dall’interlocutore nel primo esempio.
A proposito di pazienti affetti da afasia dinamica è interessante il caso di un paziente che, nonostante fosse completamente incapace a conversare, era in grado di descrivere le figure. Descrisse così una vignetta: “La bambina e il bambino stanno ascoltando attentamente la storia raccontata dalla nonna.”
Questo esempio ci chiarisce un aspetto importante di come è strutturato il cervello. Se in generale possiamo affermare che buona parte della corteccia frontale (soprattutto prefrontale) esplica la medesima funzione e cioè l’assegnazione delle funzioni logiche a vari costrutti, è anche vero che vi è una notevole parcellizzazione di questa funzione. Ogni parte, autonomamente da altre effettua i suoi precipui confronti per attribuire la funzione logica. Questo paziente, si serviva della rappresentazione visuospaziale per attribuire le funzioni logiche. Poteva, così, associare le parole coi significati dell’area di Wernicke, i correlatori della corteccia parietale e le funzioni logiche dell’area della corteccia prefrontale adibita alle rappresentazioni visuospaziali.
In genere le afasie di distinguono in fluente non fluente. Gli afasici posteriori sono del tipo fluente, gli afasici anteriori sono del tipo non fluente. La difficoltà nel parlare, nell’iniziare un discorso dei pazienti frontali è determinata dalla difficoltà nell’attribuire la funzione logica. Essi, per tale motivo parlano stentatamente. Nei pazienti posteriori questo non accade. Essendo integre le aree frontali, il cervello assegna immediatamente le funzioni ed inizia e prosegue il discorso. La corteccia frontale, che organizza la fase produttiva, commette però errori nello scegliere le parole e i correlatori, poiché sono disturbate le aree nelle quali deve andare a prenderli. Se ad essere disturbata è l’area di Wernicke semantica il paziente produrrà parafasie semantiche o errori morfologici (ver-o, ver-ità). Quando sono disturbate le aree dei correlatori (area 37 e 39 di Brodman), il paziente produrrà parafasie verbali e sostituzioni di parole funzione (congiunzioni e preposizioni) .
Una ulteriore conferma della nostra ipotesi è data dalla prova ideata da Williams e Carter (1982). Essi confrontarono direttamente la denominazione di elementi nell’ambito di una scena con la denominazione degli stessi oggetti presentati in forma isolata. Complessivamente essi osservarono che i pazienti classificati come afasici di Broca e di Wernicke venivano influenzati in modo diverso dal tipo di compito richiesto. I pazienti con afasia di Wernicke si comportavano meglio in un compito di descrizione di scena ( si aiutavano con la logica funzionale integra), mentre gli afasici di Broca si comportavano meglio in un test di denominazione su confronto (erano aiutati dal vincolo semantico integro)
Saffran, Schwarz e Marin osservarono che i pazienti frontali (agrammatici) avevano una particolare difficoltà nel produrre frasi quando un elemento poco importante o inanimato doveva essere presentato nella posizione di “soggetto”. Perciò, nel mostrare loro una figura di un ragazzo colpito sulla testa da una palla, i pazienti agrammatici commentavano “Il ragazzo colpisce la palla. I pazienti erano in grado di produrre frasi ordinate in modo semplice, come gli esempi precedenti, tuttavia, Saffran e collaboratori (1980) osservarono che i pazienti non riuscivano a codificare le relazioni presenti nella figura in una forma verbale preposizionale.” (McCarth Warrington: Neuropsicologia cognitiva  ed. Raffaello Cortina). 
Queste ultime osservazioni non necessitano di commenti

LE AFASIE FONETICHE

Le afasie fonetiche sono caratterizzate da disturbi al sistema fonetico. Per capire l’organizzazione del sistema fonetico è necessario fare una digressione.

La funzione delle cortecce temporali e parietali

 Sappiamo che ogni osservato (pensiamo ad una sedia) subisce nell’atto della “percezione” una duplice categorizzazione quale “oggetto fisico” e “stato di consapevolezza psichico”. Ebbene, le parole ascoltate e lette
e non sono altro che suoni e immagini e come tali “osservati”. Anche loro quindi  sono categorizzati come diversi nello spazio dalla via del “dove”  o delle differenze, divenendo “oggetti fisici”; sono anche categorizzate dalla via del “che cosa” o delle “uguaglianze” divenendo “stati di consapevolezza psichici”. 
Allo stesso modo in cui c’è una memoria delle relazioni spaziali degli oggetti fisici nel lobo parietale che ci consente muoverci nell’ambiente in cui viviamo, deve esserci una analoga zona, nel lobo parietale dove sono conservati i ricordi delle relazioni spaziali e temporali delle parole.
 Queste relazioni avvengono tramite correlatori. I correlatori svolgono quindi l’importante funzione di aggregare singoli grafemi e fonemi per formare parole dette e scritte (c↔a↔s↔ a); nonché parole tra di loro (casa↔grande)
Analogamente, allo stesso modo in cui c’è una memoria semantica nella corteccia temporale, che ci consente di riconoscere l’identità degli oggetti e delle persone che ci circondano, deve esserci una analoga zona, nella corteccia temporale dove sono conservati i ricordi dell’identità della parole orali e scritte.
Ciò significa che ogniqualvolta ascoltiamo o vediamo una parola, il suo riconoscimento avviene, se e soltanto se, essa è riconosciuta nella sua identità dalla corteccia temporale e nella sua relazione spaziale e temporale con altre parole o col silenzio (ricordiamo che il silenzio è un presenziato) nella corteccia parietale. 
A maggior ragione ciò accade se ascoltiamo o leggiamo delle frasi.
Questo punto è molto importante. Il messaggio verbale sia esso scritto o orale segue due differenti vie ai fini della sua comprensione e del suo riconoscimento. Se poi consideriamo la duplice ripartizione del linguaggio in scritto ed orale le vie lungo le quali si incanala il messaggio verbale sono quattro: due vie del “dove” nella corteccia parietale, per i messaggi scritti ed orali e due vie del “che cosa” nella corteccia temporale per i messaggi scritti ed orali.
Le due vie del “che cosa” una volta prodotti gli “stati di consapevolezza psichici” agganciano questi ultimi ai significati tramite il confronto che genera il vincolo semantico. 
Quando noi ripetiamo o leggiamo ad alta voce o parliamo o scriviamo, il sistema fonetico non è costituito da “oggetti fisici” e “stati di consapevolezza psichici”, bensì dalle loro “rappresentazioni interne”.
La funzione della corteccia frontale 
La corteccia frontale nel sistema fonetico esplica la stessa funzione che attua nel sistema semantico. Allo stesso modo in cui assegna la funzione logica ai significati nel sistema semantico, analogamente attribuisce la funzione logica alle lettere, alle parole, ai correlatori del sistema fonetico. Infine, la corteccia frontale ai fini dell’articolazione del linguaggio scritto ed orale attribuisce la funzione logica ai movimenti e ai correlatori che li associano.
Ripartizione del sistema fonetico

Ripartiamo il sistema fonetico in due sottosistemi. Il sistema fonetico percettivo e ilsistema fonetico produttivo
Il sistema fonetico percettivo si attiva nella lettura e nell’ascolto. Esso è bipartito nelle cortecce temporale (via del che cosa. Stato di coscienza) e parietale sinistre (via del dove. Oggetto fisico). A loro volta tali stati di coscienza ed oggetti fisici  si ripartiscono ulteriormente. Infatti abbiamo gli oggetti fisici e stati di coscienza che riguardano le parole dette  e quelli che riguardano le parole scritte.
Il sistema fonetico produttivo si attiva quando parliamo o scriviamo. Riguarda le “rappresentazioni interne di oggetti fisici” e le “rappresentazioni interne di stati di coscienza psichici”. Analogamente al sistema fonetico percettivo, anche quello produttivo si divide a seconda se riguarda le parole scritte o dette.

Stabiliamo le seguenti convenzioni:

  1. CHIESA =  stato di coscienza di parola scritta
  2. CHIESA =  oggetto fisico di parola scritta
  3. CHIESA =  rappresentazione interna di uno stato di coscienza di parola scritta
  4. CHIESA =  rappresentazione interna di un oggetto fisico di parola scritta
    1. chiesa = stato di coscienza di parola detta
    2. chiesa = oggetto fisico di parola detta
    3. chiesa = rappresentazione interna di uno stato di coscienza di parola detta
    4. chiesa = rappresentazione interna di un oggetto fisico di parola detta

Come si vede le parole in maiuscolo riguardano quelle scritte, in minuscolo quelle dette.
Lo schema sottostante visualizza le aree degli oggetti fisici e delle loro rappresentazioni interne (corteccia parietale), nonché degli “stati di coscienza” e delle loro rappresentazioni interne  (corteccia temporale).

LETTURA

Riteniamo più semplice di ogni spiegazione presentare modelli che chiariscono visivamente il nostro pensiero. Partiamo dalla lettura.  Possiamo leggere in tre modi diversi, che sono indipendenti l’uno dall’altro. Il primo modo è la lettura lettera per lettera. Il secondo modo è la lettura per gruppi sillabici. Il terzo è la lettura parola per parola. Nella lettura lettera per lettera dapprima le singole lettere vengono separate nello spazio; successivamente ogni lettera e correlatore spaziale vengono trancodificati in fonema e correlatore temporale. Nella corteccia frontale viene attribuita la funzione logica ai singoli fonemi  e ai correlatori temporali. Infine, sempre nella corteccia frontale per ciascun fonema viene attivata la funzione logica dei movimenti fonoarticolatori e delle loro correlazioni ai fini della pronuncia.

LETTURA SUBLESSICALE LETTERA PER LETTERA

Prima fase: transcodificazione grafema/fonema e correlatore spaziale/correlatore temporale.

Seconda fase: produzione La corteccia frontale attiva la funzione logica di fonemi e correlatori, allo scopo di stabilirne la funzione nel tempo.

Terza fase: produzione La corteccia frontale costruisce la funzione logica dei movimenti fonoarticolatori e delle loro corrrelazioni per ogni fonema. I fonemi vengono prodotti.

Con l’esercizio continuo, le attività per ogni singolo fonema e per ogni correlatore si automatizzano, formando blocchi di memoria. In tal modo alla vista dei grafemi “i” ed “o”immediatamente ed automaticamente avviene la transcodificazione nei fonemi corrispondenti. Lo stesso accade al correlatore spaziale convertito nel correlatore temporale.Subito dopo la corteccia frontale attribuisce la funzione logica a ciascuno di essi, nonché ai movimenti per la pronuncia dei fonemi. 
LETTURA SUBLESSICALE PER GRUPPI SILLABICI
Questo tipo di lettura è analogo al precedente. L’unica differenza sta nel fatto che invece disingole lettere vengono separati nello spazio gruppi di lettere.Avremo così che gruppi di lettere sono separati nello spazio rispetto ad altri gruppi di lettere, successivamente ogni gruppo di lettere e ogni correlatore spaziale che li separa vengono transcodificati in gruppi di fonemi e in correlatori temporali. Infine la corteccia frontale attribuisce le funzioni logiche a gruppi di fonemi, correlatori temporali, movimenti fonoarticolatori e loro correlatori.

Prima fase: transcodificazione grafemi/fonemi e correlatore spaziale/correlatore temporale.

Seconda fase: produzione La corteccia frontale attiva la funzione logica di fonemi e correlatori, allo scopo di stabilirne la funzione nel tempo.

Terza fase: produzione La corteccia frontale costruisce la funzione logica dei movimenti fonoarticolatori e delle loro corrrelazioni per ogni gruppo fonemico. I gruppi vengono prodotti.

Anche in questo caso l’esercizio continuo consente la lettura immediata di gruppi di lettere.

LETTURA LESSICALE/SEMANTICA

Nella lettura lessicale/semantica il cervello seleziona durante la visione le singole paroleseparando le une dalle altre ed associandole tramite i correlatori. Queste parole scritte sono quindi transcodificate nelle corrispettive parole dette che essendo vincolate semanticamente coi significati, attivano immediatamente il significato di ciascuna parola. La fase relativa alla produzione vede la corteccia frontale assegnare la funzione logica ai costrutti mentali significativi (categorie e correlatori), quindi alle singole parole coi correlatori infine ai movimenti fonoarticolatori. Illustriamo con un grafico questi passaggi.
Prima fase: transcodificazione parola scritta/parola detta con vincolo semantico.

Produzione. Prima fase: attribuzione funzione logica alle strutture categoriali significative.

Produzione. Seconda fase: attribuzione funzione logica ai gruppi sillabici di parole dette e ai correlatori temporali. E’ possibile che nella corteccia frontale la funzione logica non venga attribuita a parole dette nella loro integrità, ma ai gruppi sillabici che le compongono. Infatti, quando pronunciamo una parola come “casa”, essa viene suddivisa nei due suoni “ca” e “sa”. Questa ipotesi è comunque da verificare.

Produzione. Terza fase: la corteccia frontale costruisce la funzione logica dei movimenti fonoarticolatori e delle loro correlazioni per ogni parola. Le parole vengono prodotte.

Il modello da noi proposto si discosta da quelli oggigiorno più accreditati in quanto prevede prima della attivazione del vincolo semantico la transcodificazione parola scritta-parola detta. A mio avviso, nella lettura, il vincolo semantico parola scritta/significato non si attiva. Il cervello giunge al significato tramite la rappresentazione fonologica della parola. 
Sappiamo che i bambini quando imparano a leggere guardano una lettera o una parola sul libro o alla lavagna ed associano ad esse il suono pronunciato dall’insegnante o dalla mamma. La lettura quindi nasce con un vincolo semantico grafema/significato e fonema/segno. Ciò è analogo a quanto si verifica nella primissima infanzia, quando il bambino impara a parlare. Egli associa un suono ad un oggetto categorizzando il primo come segno e il secondo come significato. E’ probabile quindi che le associazioni grafemi/fonemi/significato, si consolidano con l’esercizio e si attivino automaticamente.
Avremo così che, leggendo la parola rombo, avviene dapprima la transcodificazione parola scritta – parola detta, quest’ultima vincolata semanticamente col significato

LA LETTURA LESSICALE
Nel caso in cui una vasta lesione scompagini il sistema semantico della corteccia temporale, a volte il soggetto può attivare quella che possiamo chiamare lettura lessicale o diretta. Manca il vincolo semantico. Il soggetto legge anche parole irregolari senza capire

Nella lettura lessicale il cervello seleziona durante la visione le singole parole separando le une dalle altre ed associandole tramite i correlatori. La transcodificazione, l’attribuzione delle funzioni logiche e dei movimenti fonoarticolatori avvengono dunque tra parole. Lo schema sintetizzato è il seguente
Prima fase: transcodificazione parola scritta/parola detta e correlatore spaziale/correlatore temporale.

Seconda fase: produzione La corteccia frontale attiva la funzione logica di parole e correlatori, allo scopo di stabilirne la funzione nel tempo.

Terza fase: produzione La corteccia frontale costruisce la funzione logica dei movimenti fonoarticolatori e delle loro correlazioni per ogni parola. Le parole vengono prodotte.

DISLESSIE

Le dislessie sono patologie legate alla lettura. Alcune forme di dislessia si presentano con peculiari caratteristiche e dal loro studio è possibile cercare di capire in che modo il cervello si attiva quando leggiamo parole o frasi.

Di solito, gli studi condotti sui disturbi di lettura, riguardano singole parole. I modelli che noi abbiamo presentato concernono invece le frasi. A mio avviso la differenza fondamentale tra la lettura di parole e frasi è data dal fatto che nella lettura di parole la corteccia frontale non attribuisce la funzione logica ai costrutti significativi (categorie e correlatori); nel caso in cui si leggono le frasi, invece, questo accade.
Consideriamo, per esempio il caso di Mr Clemont, un paziente agrammatico descritto da Nespoulus, Dordain, Perron,…(1988). “Questo paziente faceva errori di omissione e di sostituzione di parole funzione nel linguaggio spontaneo e nella lettura. Comunque il suo deficit sembrava limitarsi alla produzione di frasi. Essi osservarono che le singole parole potevano essere prodotte in modo accurato (per esempio, il paziente legge le singole parole funzione rapidamente e accuratamente e potrebbe fornire le parole funzione per completare una frase) ma non produrle spontaneamente. I ricercatori tentarono di aiutare il paziente nella lettura chiedendogli di riprodurre frasi scritte in colonna. Essi osservarono che il paziente iniziava una colonna in modo appropriato e poi commentava “Oh, è una frase!” e faceva più errori.” (Mc Carthy e Warrington: Neuropsicologia cognitiva. Ed. Raffaello Cortina). Il caso di questo paziente è emblematico. Nel leggere le parole egli non attivava la funzione logica dei significati. Il contrario accadeva nella lettura delle frasi. Non riuscendo ad attribuire la funzione logica ai significati si confondeva e faceva errori.
Qualora si legge una singola parola, ovviamente, si attiva la lettura fonologica/semantica. La parola scritta viene convertita nella parola orale con attivazione del vincolo semantico. La corteccia frontale poi costruisce le funzioni logiche dei gruppi sillabici dei movimenti e dei correlatori.

La spelling dyslexia lettura lettera per lettera
In questa patologia, i pazienti leggono o tentano di leggere lettera per lettera. In questi pazienti la lettura è gravemente compromessa, sebbene lo spelling e la scrittura possano essere normali. Nei casi in cui è conservata la denominazione di lettere, le loro capacità residue sono mediate dalla strategia consistente nel fare lo spelling a voce alta della parola e di ricostruire la parola lettera per lettera. Questa patologia è associata a lesioni che coinvolgono le regioni posteriori dell’emisfero sinistro. In particolare è interessata l’area occipito/temporo/parietale. A mio avviso, nella spelling dyslexia è impedita la lettura lessicale e la lettura per gruppi sillabici a causa di lesioni che bloccano tali processi nella loro fase iniziale. (transcodificazioni grafemi-fonemi).

La dislessia profonda
“Con tale termine si definisce un complesso sintomatologico, descritto per la prima volta da Marshall e Newcombe (1966, 1973) in cui risulta compromessa la lettura di non parole mentre la lettura di parole è caratterizzata dalla presenza di:

  1. errori semantici in cui la parola viene sostituita con un’altra associata semanticamente, ad esempio soldato-bersagliere
  2. errori visivi in cui la risposta è relata visivamente allo stimolo scritto, ad esempio velo-vela
  3. errori derivazionali in cui vengono sostituite parole morfologicamente relate, ad esempio vero-verità, oppure errori di lettura specifici per parti affissate dai verbi, ad esempio andiamo-andate;
  4. errori visivi e pio semantici, ad esempio simpatia-orchestra,in questo caso è avvenuto dapprima un errore visivo (simpatia-sinfonia) e successivamente un errore semantico (sinfonia-orchestra)

In tale sindrome le parole concrete sono generalmente lette meglio delle parole astratte (effetto concretezza), i nomi meglio degli aggettivi che a loro volta sono letti meglio dei verbi e delle parole funzione (effetto di classe grammaticale). Le parole funzione tendono ad essere sostituite tra di loro.
Tale quadro si accompagna in genere ad una grave afasia non fluente ed è sostenuta da una vasta lesione dell’emisfero di sinistra.” (Autori vari Manuale di neuropsicologia ed. Zanichelli)
L’interpretazione che diamo di questa patologia è la seguente. I pazienti impediti nella lettura sublessicale per gruppi sillabici, utilizzano esclusivamente la lettura lessicale semantica. L’attivazione automatica del vincolo semantico mette in evidenza eventuali danni in questo settore. Le parafasie semantiche e gli errori derivazionali si spiegano con un danno alla corteccia temporale (sistema morfologico). Gli errori visivi fanno pensare ad un disturbo di tipo fonologico (memoria delle parole scritte).

La dislessia fonologica
E’ caratterizzata da un disturbo di lettura specifico per sequenze di lettere prive di significato (non parole), mentre la lettura di parole è significativamente migliore.
Anche in questo caso vi è un danno specifico alla capacità di convertire gruppi di lettere in fonemi

La dislessia superficiale
“Le caratteristiche di questa sindrome, descritta per la prima volta da Marshall e Newcombe (1973), sono le seguenti:

  1. buona capacità di lettura di lettere isolate;
  2. capacità di lettura di parole regolari e non parole significativamente migliore della capacità di lettura di parole irregolari;
  3. presenza di errori di regolarizzazione: le parole irregolari tendono, infatti ad essere lette secondo la pronuncia prevista dalle regole di conversione scritto-suono…
  4. incapacità ad assegnare il significato corretto a parole omofone non omografe (ad esempio le parole inglesi none nun hanno lo stesso suono, ma significato diverso).” (Autori vari Manuale di neuropsicologia ed. Zanichelli)

Questi pazienti utilizzano, per leggere, esclusivamente la via sublessicale per gruppi sillabici. Il recupero del significato avviene dopo aver pronunciato e sentito la parola Sono anche stati descritti pazienti che, pur commettendo errori di regolarizzazione, comprendevano il significato delle parole.
E’ probabile che, in questo caso, il disturbo alla via lessicale semantica (ricordiamo che le tre vie sono indipendenti tra loro) non riguardasse la fase iniziale di comprensione, ma quella della produzione.