Introduzione

 

La presente sezione non intende essere esaustiva dei disturbi del linguaggio, se non nella misura in cui intendiamo offrire ai nostri utenti un orientamento generale su alcune sindromi a carico della linguaggio (indicate in grassetto), della funzione verbale e dell’apprendimento, dandone una sintetica definizione. La stessa si arricchirà nel tempo di ulteriori approfondimenti e specifiche migliorando la comunicazione scientifica anche in ordine al progresso delle conoscenze. 

Non necessariamente il disturbo di linguaggio è causa di un disturbo nella comunicazione. Per converso non tutti i disturbi della comunicazione presentano un disturbo associato di produzione del linguaggio.
Nei DISTURBI DEL LINGUAGGIO distinguiamo:
Disturbi strumentali

  1. Sordità
  2. Ipoacusia
  3. Disartria - Anartria

Disturbi funzionali

  1. Ritardo mentale
  2. Disturbi dello spettro autistico

Disturbi specifici

  1. Disturbi della voce e della parola (fonetici)
  2. Sordità
  3. Disturbi di linguaggio/fonologici.

DISTURBI DELLA VOCE

DISFONIE
La disfonia è un’alterazione della voce riguardo l'altezza, l'intensità e il timbro con un impoverimento della comunicazione, derivante da uno squilibrio del rapporto tra tono muscolare delle corde vocali, la tensione della loro adduzione (durante la fonazione) e la pressione sottoglotidea durante la fase espiratoria.
 Si distinguono due forme peculiari:

  1. Disfonie ipocinetiche
  2. Disfonie ipercinetiche

DISTURBI DELLA FLUENZA - DISLUENZE

Disritmia o Balbuzie 
Tumultus sermonis (farfugliamento)

DISTURBI DELLE FUNZIONI CORTICALI SUPERIORI
AFASIA
Disturbo acquisito del linguaggio conseguente a lesioni delle strutture cerebrali implicate nei processi di elaborazione del linguaggio. Nell’afasia la persona presenta difficoltà nell’ esprimere ciò che pensa e nel comprendere quanto viene detto da altri. E’ la conseguenza di un danno cerebrale.
AFASIA PROGRESSIVA PRIMARIA
A differenza del disturbo afasico conseguente ad un danno vascolare acuto, l'Afasia Progressiva Primaria è una malattia degenerativa, la cui causa è tuttora sconosciuta; colpisce le persone adulte ed è caratterizzata dalla comparsa lenta, ma evolutivamente peggiorativa di disturbi del linguaggio i solati. All'esordio della malattia la persona può lamentare esclusivamente difficoltà nel trovare la parola corretta (anomia), ma con il tempo l'eloquio risulta gravemente compromesso per l'uso di frasi fatte, parole passe-partout ("cosa", "roba"), fino a diventare "vuoto", privo di significato informativo e poi dissolversi progressivamente (mutismo). Compaiono anche difficoltà simili nella scrittura (errori ortografici e omissione di parole) e nella comprensione delle parole, tanto da rendere assai difficile la comunicazione. Il disturbo può rimanere isolato per alcuni anni (3-5 anni) e circoscritto alle funzioni linguistiche, ma quasi inevitabilmente si assiste ad un coinvolgimento globale delle funzioni cognitive (memoria, capacità di critica e giudizio, orientamento spazio-temporale) con conseguenze sulla qualità della vita (demenza degenerativa).
Le caratteristiche funzionali del paziente afasico posso essere:

  1. Ascoltare le parole, ma non riconoscere immediatamente il loro significato.
  2. Avere bisogno di tempi prolungati per recuperare nella mente le parole che vogliono esprimere; una volta recuperate certe parole e ripetute anche parecchie volte, queste possono essere di nuovo “perse” in pochissimo tempo, e recuperate dopo molto tempo con estrema fatica.
  3. Avere difficoltà ad evocare il nome di oggetti dei quali conoscono l’uso corretto o di familiari, ecc.
  4. Esprimersi con frasi molto brevi o parole isolate, oppure, con frasi disordinate e “giri di parole” che rendono difficile la comprensione del messaggio.
  5. Articolare le parole con notevole sforzo, lentezza, e dopo lunghe pause, necessarie per superare gli inceppi per superare gli inceppi
  6. Distorcere i suoni o sostituire le parole (per esempio “ombello” al posto di “ombrello” oppure “tavolo” al posto di “sedia”) a tal punto da produrre talvolta parole non riconoscibili (“cospivo” al posto di “lampada”)

DISTURBI STRUMENTALI DEL SISTEMA FONO-ARTICOLARE
DISARTRIA-ANARTRIA

Nella disartrie la compromissione della motilità dell’apparato bucco-fonatorio è dovuta ad anomalie morfologiche bucco-laringo-faringee, quali la labio-palatoschisi o labbro leporino e l'insufficienza congenita velo-faringea; altrimenti ad anomalie dell'innervazione quali paresi, movimenti involontari, o alterazioni della via nervosa motoria o dei muscoli bucco-fonatori come nelle paralisi cerebrali infantili o nelle miopatie. L’espressione verbale può essere sovente gravemente compromessa. Non necessariamente compromesso è il linguaggio interno. Risulta compromessa anche la masticazione, la deglutizione, con presenza spesso di scialorrea, la prosodia e la fluenza del linguaggio.
In base ad alterazioni fisiopatologiche si distinguono:

  1. Disartrie spastiche
  2. Disartrie diatoniche
  3. Disartrie atassiche
  4. Disartrie ipocinetiche
  5. Disartrie ipercinetiche
  6. Disartrie miste

DISTURBI DELLA VOCE E DELLA PAROLA

L’estrema plasticità motoria e sensibilità degli organi fonoarticolari che permettono il rapido e continuo cambiamento di atteggiamento nell’eloquio spontaneo, rendono conto delle varie forme di dislalia.
DISLALIE MECCANICO-PERIFERICHE
Difetto di articolazione legato ad un’imperfetta coniugazione dei pattern articolatori periferici. Si definiscono dislalie i disturbi del linguaggio caratterizzati da difetti nella produzione di uno o più suoni consonantici.
Quelli più frequentemente interessati sono s, r, sc, l.
Le dislalie meccaniche periferiche possono essere classificate, a seconda della zona in cui si verifica l'errata articolazione del fonema, in:

  1. dislalie labiali
  2. dislalie alveolo-dentali (Sigmatismo – Rotacismo)
  3. dislalie linguali
  4. dislalie palatali
  5. dislalie nasali

Nelle dislalie labiali è alterata la pronuncia di /p/, /b/, /m/ e /u/.

  1. Le dislalie alveolo-dentali si presentano con alterata pronuncia di /ts/, /dz/, /s/, /z/, /t/, /d/ e /l/.
  2. Le dislalie linguali si caratterizzano per l’alterazione della pronuncia di /t/, /d//, /l/, /s/, /z/, /n/, /ci/, /gi/, /sc/, /j/, /gn/ e /gl/.
  3. Nelle dislalie palatali è alterata la pronuncia di /b/, /d/, /g/, /k/ e /s/.
  4. Nelle dislalie nasali si ha la trasformazione di /m/ e /n/ rispettivamente in /b/ e /d/.

Di particolare importanza appare l'associazione di dislalie con alterazioni dell’occlusione dentaria e con la deglutizione atipica.
RITARDI DI LINGUAGGIO
Incerta comprensione linguistica, difficile produzione e uso del linguaggio in una o più componenti linguistiche.

DISTURBI DEL LINGUAGGIO O FONOLOGICI

Nei disturbi del linguaggio o fonologici distinguiamo:

  1. primitivi o specifici (o di sviluppo) in cui non è riconscibile o riconducibile una causa apparente
  2. secondari che rappresentano la conseguenza o il sintomo di una causa chiaramente riconoscibile (deficit uditivo, ritardo mentale, psicopatologie quali mutismo elettivo, disturbi socio-emotivi, autismo, deprivazione ambientale grave, ecc.)

DISFASIE EVOLUTIVE
Le disfasie si riferiscono ad una serie di disturbi a carico di uno o più ambiti dello sviluppo linguistico, in assenza di deficit cognitivi, sensoriali, motori, affettivi o di carenze socio- ambientali importanti. Essi si realizzano a livello delle seguenti componenti della comunicazione verbale:

  1. Comprensione o ricezione
  2. Produzione
  3. Utilizzo

 

* Le informazioni di tipo sanitario contenute in queste pagine non possono in alcun modo intendersi come sostitutive dell'atto medico e/o specialistico.