Risonanza magnetica

  • Categoria: Esami
  • Pubblicato: Martedì, 27 Marzo 2012 17:28
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Tecnica d’esame
La RMN è una tecnica non ionizzante che sfrutta le proprietà dei protoni. È controindicata nei pazienti portatori di clip vascolari metalliche, pompe di chemioterapia, impianto cocleare, pacemaker...
Il materiale dentario non è una controindicazione ma fornisce degli artefatti.
La RMN studia i seni nei tre piani dello spazio. Lo spessore di sezione più frequente è di 3 mm, ma la tendenza va in direzione di sezioni più sottili di 2 mm con matrici in 512 × 512 che danno una buona risoluzione spaziale.
Il distanziamento tra le sezioni è di 2-5 mm con un valore medio di 3 mm. Le sequenze generalmente utilizzate sono ponderate in T1 e T2 in spin echo.
Si praticano di solito quattro eccitazioni per le sequenze in T1 e due eccitazioni per quelle effettuate in T2. L’esame si svolge in genere dopo una localizzazione sul piano sagittale seguita da sezioni ponderate in T1 sul piano orizzontale e T2 sul piano frontale. Uno studio ponderato in T1 frontale e/o sagittale viene eseguito o meno a seconda dei casi. La somministrazione di gadolinio è in genere praticata nelle lesioni tumorali o infettive, ma tali risultati non modificano i dati forniti da T1 e T2 senza iniezione.
Dati dell’esame
Il piano orizzontale è utile soprattutto per valutare i rapporti tra le cavità ventilate e le regioni anatomiche limitrofe: l’orbita e le regioni profonde della faccia, le vie ottiche, il seno cavernoso. Anche il piano frontale valuta bene i rapporti anatomici fra le cavità aeree della
faccia e i loro annessi da una parte e l’orbita, gli spazi subaracnoidei frontali, i seni cavernosi dall’altra. Il piano sagittale mostra bene i rapporti anatomici tra le cavità pneumatiche da una parte e gli spazi subaracnoidei frontali, la sella turcica, il rinofaringe dall’altra. I nervi mascellare, pterigoideo, palatino e il ganglio pterigopalatino sono accessibili con sezioni sottili. In generale, la RMN è quindi nettamente superiore alla TDM per valutare i rapporti tra i processi patologici sviluppatisi nel massiccio facciale superficiale e profondo e i tronchi nervosi adiacenti. In una valutazione generale, il rapporto tra il tessuto tumorale e le reazioni infiammatorie limitrofe si stabilisce più facilmente con la RMN che con la TDM. Da un punto
di vista globale, non bisogna assolutamente contrapporre queste tecniche che, invece, si completano reciprocamente.