Otoematoma

Otoematoma

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Fig.1

Fig.2


Basi
Definizione: (dal greco ος "orecchio" ed ematoma),raccolta ematica (o sierosa) tra il pericondrio del padiglione auricolare e la cartilagine sottostante, che si determina qualche volta spontaneamente per cause non ancora ben conosciute (alienati), più spesso per causa traumatica (lottatori, pugilatori). Si localizza per lo più nella parte più alta del padiglione, alla sua faccia esterna e più specialmente nella fossa sottoscafoidea. Ha forma rotonda, è fluttuante alla palpazione e spesso anche crepitante, che si manifesta all'inizio con una tumefazione fluttuante, ripiena di liquido, non dolente della superficie concava dell'orecchio che poi con il passare del tempo diviene dura ed ispessita a causa della fibrosi e dell'organizzazione dell'ematoma con deformazione del profilo dell'orecchio (a volte può assumere un aspetto "a cavolfiore"). Può essere, raramente, spontaneo, in soggetti denutriti o con labilità vascolare o diatesi emorragica; più di frequente è dovuto a seguito di un urto tangenziale contro un corpo contundente smusso (scivolamento dei piani con conseguente lacerazione dei vasi sanguigni), oppure anche conseguente ad intervento di otoplastica (Fig. 1-2).

Eziologia e patogenesi

La pericondrite insorge in seguito ad eventi traumatici (interventi chirurgici, piercing, otoematoma da trauma tangenziale) che coinvolgono la cute del padiglione auricolare esterno e ai conseguenti processi flogistici sostenuti da batteri quali Staphylococcus, Pseudomonas e Streptococcus. La localizzazione cartilaginea dell'infezione esita verso manifestazioni degenerative che possono causare una deformità estetica, con erosione irreversibile della cartilagine e possibile formazione di raccolte ascessuali.

Profilo clinico

All'intensa sintomatologia algica si affianca eritema e tumefazione dell'orecchio esterno. Può essere presente linfoadenopatia cervicale associata ad iperpiressia e iperalgesia dei tessuti periauricolari.

Sintomi: sensazione di tensione (dolore).

Complicazioni: colliquazione della cartilagine, ascessualizzazione. Complicazioni tardive (in assenza di trattamento): complicandosi talora con una pericondrite e una necrosi della cartilagine, che porta a deformazioni permanenti del padiglione auricolare con esito in “orecchio a cavolfiore”.

Diagnostica
Indispensabile:

Ispezione: altre ferite?

Palpazione: fluttuazione, perdita di cartilagine, aumento della temperatura in caso

di infezione.

Valutazione ORL.

Otomicroscopia.

Utile in casi particolari:

Esame della funzione uditiva: diapason, audiogramma.

Esame della funzione cocleovestibolare (ad es. in caso di trauma cranico),

TC: del cranio (in caso di sospetta frattura).

Documentazione fotografica.

Terapia
Terapia conservativa:

Otoematoma in fase iniziale: fasciatura compressiva, antiflogistici, ad es, diclofenac.
Sovrainfezione batterica: contemporaneamente all’intervento antibiotici, ad es. amoxicillina con o senza inibitore della f3-lattamasi, sulfametoxazolo + trimetoprim.
Otoematoma recente/raccolta sierosa: eventuale puntura sterile, fasciatura compressiva, impacchi freddi.

Indicazioni all’intervento chirurgico: ogni otoematoma.

Principi dell’intervento:

Evacuazione e drenaggio dopo costruzione di una finestra cartilaginea nella zona di transizione tra antelice e conca ed adattamento di cute e cartilagine per mezzo di punti sutura da materassaio annodati al di sopra di tamponi intrisi con pomata e modellati opportunamente.

In caso di necrosi cartilaginea estesa, resezione delle aree necrotiche con ricostruzione immediata del difetto mediante impianto di cartilagine del setto o di un segmento del padiglione auricolare controlaterale. Fasciatura compressiva leggera.


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fig.3 uomo adulto:0,5 KE Streptococcica di OK-432 è stato iniettata con metodo di iniezione OK-432 molto concentrato. Poi è stata eseguita due volte una aspirazione supplementare (il 3° giorno, il 7° giorno).

FIG. Donna adulta.

 

0,5 KE Streptococcica di OK-432 è stato iniettata con metodo di iniezione OK-432 molto concentrato. Poi è stata eseguita due volte una aspirazione supplementare (il 3° giorno, il 7° giorno).



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Ambulatoriale/con ricovero:

Trattamento chirurgico dell’otoematoma: ricovero. In casi particolari (in assenza di infezione): possibile ambulatoriamente.

Controlli regolari della medicazione contro il pericolo di necrosi cutanea in corrispondenza dei

punti da materassaio.

Prognosi
Buona se il trattamento è corretto.


Otite esterna maligna o necrosante

Otite esterna maligna o necrosante

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Fig 1.:Otite Esterna Necrotizzante

(nota in precedenza come "Otite Esterna Maligna")

Fig 2.


Definizione: L’otite esterna maligna OEM) è una rara infezione invasiva necrotizzante del condotto uditivo esterno e dell’osso temporale, della base cranica causata da Pseudomonas aeruginosa (100%), soprattutto in pazienti anziani con diabete mellito e in pazienti con immunodepressione ha prognosi spesso infausta: la mortalità raggiunge infatti il 30% dei casi.

La gravità di questa patologia infettiva del condotto uditivo esterno ha spinto gli autori delle prime pubblicazioni che avevano identificato questa entità ad attribuirle la qualifica di «otite maligna». Questo termine non è in realtà adatto poiché esso riguarda una infezione e non un processo tumorale. È per questo motivo che altri autori hanno introdotto un'altra terminologia: «otite necrotizzante» od «otite invasiva». [Handzel O., 2003 ;] La denominazione di otite esterna nasconde infine la gravità dell'estensione in profondità, con osteite della base del cranio, che rappresenta l'autentica gravità della malattia. [Rubin Grandis J., 2004 [cross-ref] ]

L'otite esterna maligna colpisce principalmente, ma non esclusivamente, i soggetti anziani poiché l'età media va da 60 a 75 anni. Nella maggior parte dei casi viene riscontrato un diabete. La qualità del controllo del diabete non sembra svolgere un ruolo nella comparsa della malattia. Il diabete può essere scoperto in occasione della malattia. L'otite esterna maligna può anche evolvere su tutti i terreni immunodeficienti.

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Figura 9 :

Otite esterna maligna. Gemmazione situata sul pavimento del condotto uditivo in una donna diabetica il cui orecchio sinistro è dolente. Questo quadro clinico deve far sospettare subito la diagnosi.

Storia: Toulmouche è stato probabilmente il primo medico di segnalare un caso di otite esterna maligna (MEO), nel 1838. Nel 1959, Meltzer ha riportato un caso di Pseudomonas con osteomielite dell'osso temporale. Nel 1968, Chandler ha discusso le caratteristiche cliniche di otite esterna maligna (MEO) e definita come una malattia clinica distinta. [1] Egli ha descritto questo come otite esterna maligna perché ha osservato un comportamento aggressivo clinico, povero risultato del trattamento, e un alto tasso di mortalità tariffa per i pazienti affetti da questa malattia.

Epidemiologia: Il paziente tipico con otite esterna maligna è un diabetico anziano, con gli uomini che superano le donne di due volte .Questo potrebbe essere dovuto alla possibilità che gli uomini sono più inclini a secernere cerume di natura più acida. L’otite esterna maligna è molto rara nei bambini, se presente, verrà associata con l'infezione da HIV o malnutrizione.

 

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C'è ulcerazione, necrosi e annerimento del canale uditivo esterno destro e parte del padiglione ( Fig. 3.1 ).

Il condotto uditivo esterno è riempito di tessuto molle rossastro e pus verdastro, con tre escare nerastre sul cuoio capelluto ( Fig.. 3.1 ), il collo e la fronte ( Fig. 3.2 ).

Eziopatogenesi. Lo Pseudomonas aeruginosa è responsabile della quasi totalità dei casi anche se sono descritti esempi sporadici secondari ad altri microrganismi (Aspergillus flavus e fumigatus, Staphylococcus aureus, Klebsiella oxytoca).

Lo Pseudomonas elabora enzimi proteolitici in grado di attaccare la parete vascolare sino a produrre una estesa vascolite necrotizzante. Inoltre, sviluppa facilmente resistenza agli antibiotici e riesce ad evitare la fagocitosi proteggendosi con uno strato mucoso. Nel paziente diabetico è verosimile che la microangiopatia. associata alla vascolite necrotizzante prodotta dallo Pseudomonas. favorisca la progressione in profondità dell’infezione. Il disturbo vascolare legato all'età e al diabete rappresenta uno dei fattori di rischio essenziali. Esso favorirebbe l'invasione da Pseudomonas aeruginosa in un tessuto alterato dall'ischemia. La sua aggressività è molto alta quando diviene patogeno, con importante necrosi tissutale nel punto di impianto. Esso prolifera, tanto più che non necessita di molto ossigeno. Si propaga per prossimità, il che spiega l'ampia diffusione settica. La patologia dei tessuti molli del condotto uditivo esterno consegue a un'erosione cutanea che può essere minima e inocula Pseudomonas aeruginosa. L'estensione dell'infezione avviene verso la profondità, all'unione tra condotto osseo e condotto cartilagineo. L'osteite del temporale si estende alla base del cranio, potendo ledere i nervi cranici. In assenza di trattamento, l'infezione si complicherebbe con una meningite.

Diabete (90% dei pazienti)

Diabete è il fattore di rischio più significativo per lo sviluppo di otite esterna maligna (MEO).

Vasculopatia dei piccoli vasi e disfunzione immunitaria associata al diabete sono i principali responsabili di questa predisposizione.

Il cerume dei pazienti con diabete ha un pH più elevato e ridotta concentrazione di lisozima, che può alterare l'attività antibatterica locale.

Nessuna differenza di predisposizione è stata trovata tra diabete tipo I e II.

La predisposizione non è necessariamente in relazione alla gravità di intolleranza al glucosio o ai periodi di iperglicemia.

Immunodeficienze, come malattie linfoproliferative o immunosoppressione farmaco-correlati

AIDS

Otite esterna maligna (OEM) associato all'AIDS può avere una fisiopatologia diverso classico otite esterna maligna (OEM).

I pazienti presentano sintomi simili, ma sono generalmente più giovani e non hanno il diabete.

Tessuto di granulazione può essere assente nel canale uditivo esterno.

Pseudomonas non è necessariamente l'organismo causativo dominante.

Pazienti con AIDS hanno generalmente un risultato più povero di pazienti con diabete.

Lavaggi auricolari: è stato segnalato che (nei pazienti con diabete) il 50% dei casi di otite esterna maligna (OEM) è stato preceduto da lavaggi auricolari traumatici.

Quadro clinico. Sintomatologia: inizia come una otite esterna banale (pag. 125), quindi compaiono aumento della pressione auricolare, grave dolore specie notturno, dolore in corrispondenza dell’ATM (spontaneo e durante la masticazione). La malattia si presenta come una infiammazione molto dolorosa del condotto uditivo esterno, associata ad otorrea purulenta e polipi di granulazione. L’otalgia rappresenta il sintomo di esordio nel 75% dei casi, è intensa, si accentua nella notte spesso risvegliando il paziente e si associa ad una cefalea occipitale o temporale particolarmente severa, L’otorrea purulenta compare nel corso della malattia con una frequenza che va dal 50 all’80% dei casi: può variare da una modesta secrezione umida ad un essudato verdastro maleodorante e copioso. L'esame otoscopico mostra un'area polipoide o necrotica nel pavimento del condotto, l’impianto delle qranulazioni si riscontra tipicamente sul pavimento del condotto, tra la pars cartilaginea e quella ossea, oppure nell’angolo tra tetto del meato ed anulus timpanico. All’esame istologico il tessuto di granulazione non presenta caratteri peculiari, ma un quadro aspecifico di flogosi con infiltrazione di cellule infiammatorie. iperplasia od ispessimento dell’epitelio squamoso. Bisogna tentare in ogni modo di pervenire alla diagnosi di otite necrotica prima dello stadio di necrosi ossea e di paralisi faciale.

La diagnostica per immagini è indispensabile per confermare la diagnosi allo stadio precoce, precisare il grado della necrosi alla base del cranio, nonché per controllare l'evoluzione, in particolare in caso di assenza di risposta favorevole sotto trattamento medico. Allo stadio precoce, la tomografia (TC) mette in evidenza un'osteolisi dell'anello timpanico, particolarmente sulla parete anteriore e la corticale mastoidea, associata a una tumefazione dei tessuti molli. Ad uno stadio più avanzato, la zona di distruzione ossea può essere riscontrata all'articolazione temporomandibolare, all'osso petroso o alla corticale occipitale. Il controllo TC dopo trattamento non è sistematicamente necessario se la prognosi è favorevole. La TC è l'esame diagnostico di prima intenzione.

La risonanza magnetica (RM) permette di completare la TC, ma non è indispensabile per la valutazione di estensione. Essa svela l'interessamento delle parti molli, ma, grazie alle sequenze pesate T1 e T2, rivela anche le estensioni alla midollare ossea e agli spazi adiposi. Essa valuta meglio l'interessamento dei forami della base del cranio rispetto alla TC. La scintigrafia è stata considerata per molto tempo un esame fondamentale per la diagnosi precoce dell'otite esterna necrotizzante. I suoi risultati sono oggi superati dai dati degli esami TC e RM.

La progressione della malattia è stata suddivisa in stadi clinici riportati in Tabella I (da Davis, 1992).

Stadio I: infezione del condono uditivo esterno e tessuti molli contigui con dolore profondo, con o senza paralisi del nervo facciale

Stadio II: estensione dell’infezione con osteite del temporale e base cranica, o neuropatie multiple dei nervi cranici

Stadio III: estensione intracranica con meningite, empiema epidurale, empiema subdurale od ascesso cerebrale

Tab I Stadi clinico-radiologici dell’otite esterna maligna.

Il primo stadio della OEM è caratterizzato da una cellulite del tessuti molli del condotto uditivo con otorrea profusa e proliferazione di tessuto di granulazione. L’infezione può progredire attraverso le scissure di Santorini sia anteriormente verso l’articolazione temporo-mandibolare. la loggia parotidea ed i muscoli massetere e temporale. sia inferiormente verso il forame stilomastoideo con paralisi del nervo facciale. In questa fase. che può persistere invariata per settimane o mesi, le cavità aeree dell’orecchio medio e delta mastoide si mantengono generalmente deterse.

Nel secondo stadio l’infezione ha determinato una osteomielite che dal condotto si è estesa all’osso temporale e/o alla base cranica. La prima manifestazione clinica della progressione in profondità della malattia è generalmente la comparsa di una paralisi del nervo facciale (di solito a livello del forame stilomastoideo). Col progredire della malattia, i nervi cranici IX, X, XI e possono essere colpiti al forame giugulare, seguito dal XII al canale ipoglosso. Nervi cranici V e VI possono essere influenzate se la malattia si estende fino all'apice petroso. Nel 1977, Chandler riportato una incidenza 32% di paralisi del nervo facciale. [2] L'incidenza di paralisi del nervo facciale appare diminuito con lo sviluppo della terapia medica più efficace come mostrato da Franco-Vidal et al hanno riportato un'incidenza del 20% paralisi del nervo facciale in 46 pazienti trattati. [3] Gli altri nervi cranici sono colpiti meno frequentemente rispetto al settimo nervo cranico. Lo sviluppo della neuropatia cranica in genere è stato pensato in modo da riflettere la malattia in stadio avanzato associato ad una prognosi peggiore. Più recentemente, Corey et al, Soudry et al, e Mani et al hanno suggerito che la presenza di paralisi del nervo facciale non peggiora la prognosi. [4, 5] Il deficit dei nervi cranici compare generalmente dopo più di due mesi dall’esordio della malattia, ma può iniziare anche precocemente. in qualche caso dopo una settimana (Corey.1985). La paralisi del nervo facciale ha un’incidenza che varia dal 24 al 43% in statistiche diverse, mentre le altre neuropatie craniche dal 15 al 35%. La paralisi dei nervi cranici è talora reversibile, in particolare la paralisi del facciale sembra avere una ripresa completa in oltre il 20% dei casi ed una parziale nel 10% circa. Il recupero della funzione del nervo facciale è imprevedibile, e non deve essere usato come un indicatore di successo del trattamento. Gli altri nervi cranici ,che sono affetti, hanno un più alto tasso di recupero.

 

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Fig.:4 mostra paziente con otite esterna maligna e paralisi facciale

 

Nel terzo stadio il processo infettivo raggiunge le strutture intracraniche, le logge cervicali ed i grossi vasi del collo. Queste complicazioni si verificano raramente, in assenza di paralisi dei nervi cranici. Possono derivarne: meningite, ascesso cerebrale, e trombosi del seno durale .Neuropatie craniche legate al forame giugulare dovrebbero sollevare preoccupazione per la trombosi del seno sigmoideo. Trombosi del seno cavernoso dovrebbe essere presa in considerazione se i nervi cranici V o VI sono interessati. Complicazioni intracraniche riflettono una malattia grave e sono comunemente fatali. Cause più frequenti di exitus sono infatti meningite. tromboflebite settica o rottura dei grossi vasi, setticemia, polmonite da inalazione per paralisi vagale. accidenti cerebrovascolari

Condizioni di comorbilità: I pazienti con otite esterna maligna (OEM) hanno quasi sempre il diabete, spesso con multipli altri problemi di salute. Durante il corso della terapia, Chandler ha trovato alcuni decessi legati alla polmonite, uremia, infarto del miocardio, ictus, insufficienza epatica. Franco-Vidal ha mostrato che i pazienti con immunodeficienze sistemiche hanno una prognosi peggiore. [3]

Criteri di Levenson per la diagnosi di otite esterna maligna:

  • Otite esterna refrattaria 

  • Grave otalgia notturno

  • otorrea purulenta 

  • Tessuto di granulazione nel canale esterno 

  • La crescita di Pseudomonas aeruginosa dal canale esterno

  • Presenza di diabete e di e di altro stato immunocompromessi  

Gli algoritmi dell Imaging in questi pazienti sono: 
1. TC99 scan per cercare le prove del coinvolgimento osseo 
2. Se questo è positivo TAC e risonanza magnetica è un must per escludere ossa e dei tessuti molli 
3. Serial Ga 67 scansioni per valutare l'efficacia delle modalità di trattamento.

Stadiazione e Classificazione:

  Tappa

  Ga67

  TC99

  Estensione della malattia

I

+

-

  Tessuti molli (Otite necrotizzante)

II

+

+

Orecchio e mastoide 
(osteomielite della base cranica) 

III

+

+

ampia base di osteomielite del cranio


Complicazioni: diffusione alla parotide (attraverso le incisure di Santorini), al forame stilomastoideo (paresi del facciale) e / o giugulare (deficit del IX, X e XI paio), base cranica; trombosi del seno sigmoideo/cavernoso, sepsi. Meningite. Ascesso epidurale. Possibile l’esito letale!

Diagnostica
Indispensabile:

Ispezione: pericondrite, otorrea, evtl. granulazioni al limite tra parte cartilaginea e parte ossea del condotto.

Palpazione: con un uncino da orecchio smusso tastare con cautela il condotto uditivo sotto controllo microscopico (l’osso messo a nudo o ruvido depone per un’osteomielite iniziale o conclamata). Palpazione della parotide (dolore)?

Valutazione ORL.

Otomicroscopia: secrezione fetida (dall’odore dolciastro), condotto uditivo
ripieno di granulazioni parzialmente in necrosi, facilmente sanguinanti.
• Esame della funzione uditiva: prove con diapason, audiogramma.

Esame della funzione vestibolare: occhiali di Frenzel (nistagmo spontaneo o latente, nistagmo di posizione o di posizionamento

Esame della funzione dei nervi facciale e trigemino.

Ecografia: parotide, collo.

Tampone auricolare: Pseudomonas aeruginosa.

TC dei temporali e della base del cranio (l’indagine migliore per definire l’estensione della malattia e per valutare l’integrità dell’osso corticale) , eventualmente seguiti da scintigrafia ossea.

Esami di laboratorio: emocromo con formula (leucocitosi con spostamento a sinistra), PCR, VES (sovente> 8Omm/hr), glicemia (curva glicemica da carico) La VES è inoltre un indicatore dell’attività della malattia ed è utile per monitorare il decorso della terapia e l’efficacia della cura con antibiotici.

Valutazione multidisciplinare: internista.

TC dei temporali e della base del cranio (l’indagine migliore per definire l’estensione della malattia e per valutare l’integrità dell’osso corticale) , eventualmente seguiti da scintigrafia ossea. La scintigrafia ossea al tecnezio ed all’indio possono essere di aiuto nella diagnosi precoce, mentre quella a radiogallio sarebbe di maggior utilità come monitoraggio durante e dopo la terapia. Nella scintigrafia al tecnezio il radionuclide si concentra nelle zone di lisi ossea dovuta al processo infettivo, ed è sufficiente un aumento del 100/o dell’attività osteolitica ed osteoblastica per un chiaro riscontro scintigrafico. Con questa metodica la sensibilità è elevata, mentre la specificità è purtroppo scarsa: qualsiasi processo flogistico od infettivo comprese le forme più gravi di otite esterna comune, fratture, carcinomi e patologie dell’articolazione temporo-mandibolare danno un quadro scintigrafico del tutto sovrapponibile a quello della OEM.

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Tomografia assiale computerizzata (TAC) in un paziente di 65 anni, di sesso maschile con diabete mellito che ha avuto una grave otalgia notturna per due mesi. Questo paziente è stata inviato a causa di una paralisi del nervo facciale che ha sviluppato, nonostante il trattamento orale con ofloxacina . La TAC mostra distruzione ossea dell'osso temporale destro. Notare la parete posteriore mancante del condotto uditivo esterno (freccia corta). Celle d'aria mastoide sono secondariamente coinvolti e sono opacizzati (freccia lunga) rispetto al lato sinistro ben aerato.

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La TAC è utilizzata per determinare la posizione e l'estensione del tessuto malato. L'osso temporale è il primo osso ad essere colpiti, con iniziale interessamento dell'apice petroso e mastoideo.

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TAC rocca petrosa è utile nella diagnosi di mastoidite e distruzione ossea.

Utile in casi particolari:

Biopsia: esclusione di tumore maligno.

Scintigrafia ossea (tecnezio - difosfonato - SPECT): dimostrazione di aree di

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Una scansione gallio dovrebbe quindi essere fatto. Il gallio citrato 67 mostrerà il focus infetto nell'osso temporale coinvolto legandosi ai granulociti

Otite Esterna Necrotizzante(Scan Gallio)

Descrizione: Linea di disegno per la fotografia precedente

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scintigrafia con Gallio citrato Ga 67 ad un paziente di 74-anni, di sesso maschile con diabete mellito e osteite dell'osso temporale del lato sinistro. Questo paziente è stata inviato per una otalgia persistente e otorrea dopo una terapia prolungata di antibiotici, per via orale e sistemica. Come risultato dell’infezione in corso, l'osso temporale sinistro mostra una aumentata di 67Ga (freccia). captazione

distruzione ossea attiva (infiammatoria).

Esame degli ultimi nervi cranici (n. glossofaringeo, n. vago, test di Schirmer
riflesso stapediale esame del gusto).

Elettronistagmografia (ENG): prove rotatorie ecc., niente irrigazione.

Diagnosi differenziale

Ferite della cute del condotto uditivo, corpi estranei.

Otite esterna semplice .

Colesteatoma.

Carcinoma Epidermoide.

Tumori Glomici.

Carcinoma del rinofaringe.

Cordomi del clivus.

Granulornatosi di Wègener.

Malattia di Hand-Schuller-Christian,

Granuloma Eosinofìlo.

Arterite temporale e policondrite ricorrente.

Neoplasie maligne del condotto uditivo esterno.

Terapia
Terapia medica:

Trattamento internistico del diabete mellito di base.

Toilette accurata quotidiana del condotto uditivo, curettage ed asportazione delle granulazioni.
Trattamento locale:

- Applicare più volte al giorno gocce auricolari attive contro lo Pseudomonas (per es. a base di gentamicina).

- Gocce auricolari contenenti alcool.

Antibioticoterapia per via parenterale ad alto dosaggio combinata con ossigenoterapia iperbarica.

  1. chinolonici di 2a generazione ciprofloxacina 750 mg (p.o.)/die per 6-8 settimane;

  2. aminoglicosidici antipseudomonas quali gentamicina. tobramicina, amikacina

  3. penicilline antipseudomonas quali ticarcillina (o ticarcillina-clavulanato) piperacillina (o piperacillina-tazobactam)preferibilmente associate agli aminoglicosidici.

d) altri beta-lattamici per via endovenosa quali meropenem di prima scelta, od in alternativa imipenem ed aztreonam..

La terapia antibiotica deve essere protratta da un minimo o di 6-8 settimane sino ai sei mesi. Nelle forme iniziali si utilizza generalmente un fluorchinolonico per os (es. ciprofloxacina alle dosi di 1000 o 1500 mg/die in 2 somministrazioni). La terapia antibiotica viene associata a regolare detersione del condotto uditivo esterno in otomicroscopia. lavaggi medicati ed antibiotico locale.

Attenzione: nonostante la possibile ototossicità di alte dosi di antibiotici aminoglicosidici, bisogna ignorare questo aspetto a causa del possibile esito letale della malattia. Sono necessari controlli audiometrici (prima, dopo e ogni secondo giorno durante la terapia), dosaggio serico degli antibiotici aminoglicosidici, esame della funzionalità renale.

Attenzione: risultati di ricerche recenti mostrano che gli effetti collaterali oto tossici degli antibiotici aminoglicosidici possono essere largamente diminuiti mediante l’assunzione simultanea di un bioccante del ferro (effetto chelante). Così l’acido acetilsalicilico lega il ferro libero che è corresponsabile dell’effetto tossico dell’antibiotico aminoglicosidico sulle cellule acustiche esterne. Dose raccomandata 3-4 x i g/die. Nessuna perdita di efficacia dell’antibiotico (J. Schacht, Ann Arbor, 2004).
Ossigenoterapia iperbarica: complementare in caso di osteomielite estesa della rocca.
Analgesici, ad azione periferica (al bisogno).

Indicazioni all’intervento chirurgico, principi dell’intervento:

Formazione di ascessi e sequestri ossei: rimozione del tessuto di granulazione e
dei sequestri ossei e cartilaginei in “tessuto sano”, drenaggio di ascessi.
Estensione dell’infezione: se, nonostante tutte le misure conservative, l’infezione si estende clinicamente, oppure lo dimostrano la scintigrafia ossea o la TC, in direzione della mastoide, della base cranica e / o della ghiandola parotide (incisure del Santorini): resezione dei distretti ossei colpiti, ad es, mastoidectomia, radicale, petrosectomia laterale (rimozione dell’intero condotto uditivo con parte dell’orecchio medio, eventualmente con parotidectomia)

Ambulatoriale/con ricovero: sempre con ricovero in caso di diagnosi accertata.
Prognosi
In caso di trattamento locale ottimale con buona compensazione del diabete, come pure in caso di inizio precoce dell’antibioticoterapia combinata ad alte dosi (minimo per 6 settimane), con contemporanea ossigenoterapia iperbarica, di solito guarigione senza postumi (controlli con scintigrafia ossea). In altri casi è possibile l’esito letale a seguito di sepsi, meningite e ascesso cerebrale.

Prevenzione

È essenziale non dimenticare mai la gravità potenziale di un lavaggio dell'orecchio in un diabetico e considerare come una potenziale otite esterna maligna qualsiasi otite esterna che compare in un soggetto immunodeficiente, anche se si tratta di un bambino.

In un tale contesto, dopo ogni trauma, si deve disinfettare il condotto uditivo esterno con, per esempio, del Solubacter® diluito e applicare una pomata di tipo neomicina/triamcinolone (Kataval®).

Conclusione

Se non vi è alcun dubbio di fronte all'associazione di una otite esterna molto dolorosa e persistente in un diabetico relativamente anziano e una paralisi faciale, occorre non respingere la diagnosi in assenza di paralisi faciale, di diabete o di terreno di immunodeficienza.

Ogni otite esterna acuta che resiste al termine di 1 settimana di trattamento abituale, con persistenza di dolori, soprattutto se la velocità di eritrosedimentazione è elevata, deve essere considerata un'otite esterna necrotizzante. La presenza di Pseudomonas aeruginosa è un elemento cardine supplementare, ricordando la sua presenza abituale in molte otorree persistenti.

Un trattamento iniziato alla fase di cellulite permette una guarigione senza postumi se le modalità terapeutiche sono identiche a quelle di un'otite esterna maligna conclamata. In particolare, occorre non abbreviare la durata del trattamento antibiotico, pena la comparsa di una recidiva nei giorni successivi.

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Dermatite Seborroica O Dermatosi Del Condotto Uditivo Esterno

DERMATITE SEBORROICA O DERMATOSI DEL CONDOTTO UDITIVO ESTERNO

Le dermatosi del CUE sono divise in tre gruppi:

• dermatite seborroica;

• dermatofitosi;

• eczema essudante.

La diagnosi di dermatosi del CUE può essere considerata di fronte:

• alla persistenza di un'infiammazione essudativa del CUE 3 settimane dopo l'inizio di una terapia ben condotta e il controllo dei fattori predisponenti, con un prelievo batteriologico e micologico ben eseguito negativo;

• alla presenza di lesioni eritematosquamose multifocali (conca, sopracciglia);

• al carattere moderato delle granulazioni del CUE, all'assenza o al carattere aspecifico dei depositi del CUE;

• all'esistenza di altre lesioni simili su altre regioni del corpo (sopracciglia, pieghe cutanee...). Il prelievo cutaneo, che consente l'identificazione di un dermatofita, deve essere realizzato da un medico esperto (patologo clinico o dermatologo).

 

 

La dermatite seborroica è una malattia infiammatoria cronica che colpisce in genere le zone particolarmente oleose della pelle. Il cuoio capelluto, viso, orecchie, o del tronco possono essere coinvolti. I casi lievi possono variare da semplici forfora al coinvolgimento delle aree periorbitali circa le sopracciglia, ali nasali, e zona periauricolare, così come l'EAC. Le lesioni possono essere leggermente eritematosa e leggermente rialzata, con una scala di grasso. Essi possono essere rosa o di colore arancio e dimostrare ispessimento delle placche e lichenificazione se cronica. Malassezia furfur , un lievito lipofilo, è pensato di svolgere almeno qualche ruolo nello sviluppo di questa condizione. Il trattamento consiste di steroidi topici e cheratolitici, oltre a shampoo medicati per il coinvolgimento del cuoio capelluto.

La dermatite seborroica è una dermatosi eritemato-squamosa frequente. La lesione auricolare della dermatite seborroica è molto frequente e interessa la conca, il condotto uditivo esterno e la piega retroauricolare. Non sembra avere rapporto con la seborrea. Essa sarebbe dovuta a un lievito del genere Pytirosporum e a un'alterazione dei lipidi propri all'epidermide.

La lesione elementare è un eritema dai contorni a volte policiclici, orlati di squame giallastre e grasse, spesso pruriginoso a livello dell'orecchio. Le squame sono solitamente meno grandi e meno grasse di quelle della psoriasi (Fig. 1-2-3 ). Le lesioni sono spesso modeste, ma possono essere accompagnate da lesioni da grattamento (Konishi E..,2003) A volte, l'aspetto può far evocare una psoriasi. La ricerca di altre localizzazioni è molto importante.

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Fig.1 : Dermatite seborroica. Le lesioni sono discrete, costituite da squame giallastre, talvolta pruriginose nel condotto uditivo. Sono possibili delle lesioni da grattamento associate.

 

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Fig. 2/3: dermatite seborroica del condotto uditivo esterno

L'esame della membrana timpanica è normale: non sono presenti abitualmente miringite né croste squamose alla sua superficie. L'associazione di una localizzazione al margine del cuoio capelluto è abbastanza tipica.


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Fig. 4:Dermatite seborroica del condotto uditivo esterno

Il germe della dermatite seborroica(Fig. 4) è un micromicete chiamato Pityrosporum ovale, che è anche l’agente della pitiriasi versicolor. Si tratta di un fungo lipofilo abitualmente saprofita della cute e considerato patogeno opportunistico. Le dermatiti seborroiche sono particolarmente frequenti ed estese nei pazienti affetti da sindrome da immunodeficienza umana. Sono ritenuti responsabili anche altri fattori come lo stress e il consumo di alcol. Si tratta di una forma clinica di otomicosi abbastanza difficile da diagnosticare. Il suo trattamento è difficile anche a causa del suo carattere recidivante. Il disturbo principale è il prurito, talvolta moderato, che porta il paziente ad utilizzare un bastoncino di cotone od un oggetto fine dello stesso tipo per alleviare il prurito. L’esame mette in evidenza lesioni eritematosquamose costituite da squame grasse giallastre che risparmiano la membrana timpanica. Le lesioni da grattamento del condotto uditivo esterno e della conca, talvolta, sono responsabili di un’essudazione secondaria poco specifica. L’interpretazione otoscopica è allora più difficile. Nelle forme presenti da tempo, il grattamento cronico può provocare
una lichenificazione della cute.

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Herpes Zoster Oticus o zona auricolare (HZO)

 

Figura 1: Fotografia che mostra la presenza di fenomeno di Bell e obliterazione della piega naso-labiale sul lato sinistro

 

Figura 2: Fotografia, mentre  sorride

 

Figura 3: La fotografia che mostra eruzioni crostose sulla conchae sinistra e condotto uditivo esterno

 

Figura 4: a carico della conca auricolare sostenuta dal virus della varicella-zoster

Basi

Sinonimo: 

Sindrome di Ramsay-Hunt.

Definizione: 

Infiammazione causata dalla riattivazione di un’infezione da virus varicella-zoster(VZV) a carico delle cellule gangliari del VII e VIII paio dei nervi cranici (= radicolite) accompagnata per lo più da forte otalgia, ipoacusia retrococleare, vertigini e/o paresi del facciale.

Cenni storici:

Il termine internazionale «herpes zoster oticus», sinonimo di zoster auricolare così come «herpes zoster auris», è stato coniato nel 1904 da Koener (Crabtree JA 1968);che ha descritto una sindrome caratterizzata da vescicole auricolari, paralisi facciale (PF) e una lesione dell'orecchio interno.

Questa forma clinica completa di zoster auricolare è nota in Francia con il nome di sindrome di Sicard (Meyer B.1991).

Nel 1907, James Ramsay Hunt ha descritto per la prima volta l'interessamento del ganglio genicolato da cui deriva lo zoster auricolare( Hunt JR 1907), Neurologo nel dipartimento di neurologia del Cornell University College di New York, ha pubblicato un articolo, associando la sindrome clinica dello zoster auricolare a un'infiammazione erpetica del ganglio genicolato. Egli ha proposto inoltre una classificazione in quattro stadi della sindrome che oggi porta il suo nome.

Epidemiologia: 

La sua incidenza è influenzata dall’età del soggetto e dalla presenza di immunosoppressione. Si stima che colpisca il 15-20% della popolazione generale, con una incidenza che aumenta al crescere dell’età. L’incidenza per anno nella popolazione generale è di 1.5-3 casi per 1000 persone, ma si passa da 2.5 casi/1000 persone/anno nella fascia d’età tra i 20 e 50 anni agli oltre 10 casi/1000 persone/anno nella popolazione al di sopra degli 80 anni.Al di sotto dei 10 anni il rapporto è di 0.74 casi/1000 persone/anno.

Comparsa:

A tutte le età, prevalentemente in pazienti anziani con compromissione delle condizioni generali. 

Sintomatologia:

Stadio prodromico di 1-2 giorni con febbre e sensazione di malessere generale Successivamente intensi dolori di tipo nevralgico all’imbocco del condotto uditivo (evtl. anche sulla superficie concava del padiglione auricolare) e nella profondità dell’orecchio, Vescicole di colore rosso-livido che successivamente si trasformano in croste (Fig 1a). Ipoacusia neurosensoriale rapidamente ingravescente, vertigini, alterazioni del gusto, deficit del trigemino e paralisi del facciale (può comparire qualche giorno più tardi, Fig 1b), Inoltre sono possibili sintomi collaterali a livello dei nervi glossofaringeo e vago (disfagia, disfonia, dolore).

Classificazione clinica

Complicanze:

Sordità, vertigine rotatoria persistente, paralisi del facciale persistente, meningite / encefalite da zoster.


Diagnostica

Indispensabile:

Ispezione: vescicole da zoster o residui vescicolari sulla superficie concava del padiglione auricolare, all’ingresso del meato acustico e/o nel suo interno
Palpazione: dolori all’imbocco del meato acustico, tumefazione dei linfonodi regionali
• Es ORL completo
Otomicroscopia: marcata iniezione vascolare della membrana timpanica Con vescicole o residui vescicolari, evtl. versamento timpanico sieroso
Esame della funzionalità uditiva: es. con diapason, audiogramma, timpa
nogramma, misura del riflesso stapediale, recruitment (ipoacusia neuro sensoriale con recruitment negativo di grado diverso, anche sordità)
• Esame della funzionalità vestibolare: occhiali di Frenzel (nistagmo spontaneo di tipo irritativo o deficitario), nistagmo di posizione o di posizionamento
• Esame della funzione dei nervo facciale , trigemino, degli ultimi nervi cranici 
• Ricerca di segni di meningismo: rigidità nucale, compromissione del sensorio
Es. sierologici: virus varicella-zoster

Utile in casi particolari:

• Emocromo con formula, PCR, VES,
• Emissioni otoacustiche.
• ABR (ipoacusia retrococleare),
• Esame vestibolare con prove termiche/elettronistagmografia: ipofunzione o assenza della reflettività dell’organo vestibolare periferico dal lato colpito.
• RM (con mezzo di contrasto): rocche petrose, ganglio genicolato (riscontro di uno stato infiammatorio a   carico dei gangli nervosi).


Diagnostica liquorale
: linfocitosi, iperproteinemia, titolo antigeni virali.

Consulto interdisciplinare: neurologo, evtl. neuropediatra.


Diagnosi differenziale

  1. Otite esterna 
  2. Otite influenzale
  3. Paralisi facciale idiopatica
  4. Labirintite sierosa
  5. Deficit della funzionalità cocleovestibolare di varia natura (ad es labirintite)
  6. Esantemi virali
  7. Punture di insetto
  8. Eritema multiforme
  9. Orticaria papulosa
  10. Eruzioni da farmaci
  11. Dermatite erpetiforme
  12. Dermatite da contatto
  13. Bruciature
  14. Reazioni ad artropodi
  15. Infezioni batteriche localizzate
  16. Infezioni da HSV a distribuzione metamerica.

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 L’Herpes zoster è un'infezione acuta, virale localizzata nella pelle. L'agente eziologico è il virus varicella zoster, con un grande, DNA contenente il virus del gruppo herpesvirus. Il virus varicella-zoster all'interno della lesione cutanea è contagioso, soprattutto per gli individui immunodepressi. Durante il corso della varicella (varicella), l'herpesvirus passa dalla pelle e lesioni della mucosa alle terminazioni nervose sensoriali e migra i nervi sensoriali ai gangli sensoriali. Il virus rimane all'interno di questi gangli come un'infezione latente asintomatica. In condizioni di immunodepressione o traumi locali, il virus latente viene riattivato e viaggia lungo il nervo sensitivo, provocando inizialmente neurite e dolore, e poi passa nella pelle, producendo vescicole. Le tipiche lesioni cutanee sono unilaterali e confinato con una distribuzione nei dermatomeri. Il focolaio è spesso preannunciata da precedente dolore . La lesione iniziale si sviluppa come papule eritematose che progrediscono rapidamente in vescicole bollose, alle pustole e poi croste dopo 8-10 giorni. Herpes zoster interessano il padiglione auricolare si verifichi nelle dermatomes che forniscono innervazione segmentale al padiglione auricolare e canale esterno (nervi cranici V, VII, X, C2 e C3). Le vescicole di herpes zoster possono coinvolgere anche la pelle del canale esterno o superficie esterna della membrana timpanica. sequela più angosciante di herpes zoster è nevralgia posterpetica, una prolungata, grave bruciore o dolore lancinante che può durare per molti mesi. Nella fase iniziale più pustole possono essere visti sparsi nella ciotola conchal di questo paziente .

  Guarigione da Herpes Zoster Descrizione : Dopo 8 a 10 giorni le pustole visto nella foto precedente si sono rotte e sono crosta sopra

  Herpes Zoster Disseminato Descrizione : Il sistema di difesa immunitario carente di questo paziente con leucemia era in grado di controllare la diffusione di una infezione da herpes zoster. (Fotografia per gentile concessione del Dr. S. Krajden)

 Se l’herpes zoster coinvolge la porzione sensoriale del ganglio genicolato del nervo facciale, può produrre un paralisi facciale del motoneurone inferiore. In alcuni casi,un ulteriore coinvolgimento della uditivo e / o porzioni vestibolari del nervo cranico VIII causerà una perdita uditiva neurosensoriale concomitante o vertigini. La sindrome di Ramsay Hunt è attualmente considerata una polineuropatia cranica. Dopo il nervo facciale, gli altri nervi cranici più frequentemente coinvolte in ordine decrescente di frequenza sono, i nervi: nono, quinto, decimo, e  sestao. L’Herpes zoster deve essere distinta dall’ herpes simplex. L’Herpes simplex  provoca comunemente un'eruzione vescicolare virale acuta della pelle e delle membrane mucose, causata dall’ herpesvirus hominis. Le lesioni da herpes simplex nascono come papule eritematose, che si sviluppano in un piccolo gruppo di vescicole localizzate. La diagnosi di herpes simplex può essere confermata dalla coltura virale, dato che il materiale aspirato da una vescicola presto, di solito entro uno a tre giorni darà la risposta nel terreno di cultura. L’Herpes simplex, a differenza di herpes zoster, non è associato con il coinvolgimento dei nervi cranici, ed di conseguenza  si limita ai dermatomeri specifiche nella testa e del collo. Questa paziente ha sviluppato a sinistra una paralisi temporanea e incompleta del nervo facciale come  risultato di una infezione da herpes zoster.

 

Terapia

Terapia medica:

• Virostatici: trattamento tempestivo per via endovenosa o orale dopo comparsa delle manifestazioni cutanee, per es.. brivudin, aciclovir, famciclovir
• Glicocorticoidi, ad ce. prednisolone (100 mg per 3 giorni, poi riduzione quotidiana del dosaggio fino a 10 mg)
Terapia per infusione come nell’ipoacusia improvvisa  
Analgesici ad azione periferica.
• In caso di marcata sintomatologia vertiginosa somministrare anti vertiginosi , ad es. supposte di dimenidrinato, di tietilperazina. di
Medicazione locale sterile delle vescicole, evtl, trattamento con aciilovi crema o pomata..
• Antibiotici ad es,. cefalosporine in base ad età e peso.

Indicazioni all’intervento chirurgico, principi di intervento:

• Versamento timpanico: paracentesi/ drenaggio transtimpanico.
• Paralisi del facciale: in assenza di segni di rigenerazione dopo 10- 12  mesi anastomosi ipoglosso-facciale (pag.. 534), evtl, impianto precoce di placchetta metallica (oro) nella palpebra superiore dal lato paralizzato.


Ambulatoriale/con ricovero: ricovero, al primo segno di complicanze (meningite, encefalite).


Prognosi

  1. Da incerta  a buona
  2. Frequentemente permangono paresi facciale  o guarigione incompleta con sincinesie
  3. La sordità e l’areflessia vestibolare complete sorto irreversibili, le alterazioni uditive e vestibolari più lievi possono regredire
  4. Spesso le nevralgie possono persistere per mesi 


Classificazione clinica

Facendo riferimento alla classificazione di Ramsay Hunt (1907), che rimane sempre attuale, si possono descrivere quattro stadi clinici( Hunt JR 1907; Magnan J1997; Truffert P 1948):

Stadio I o zoster auricolare semplice

Associa otalgia, eruzioni vescicolari nel territorio sensitivo del nervo facciale in un contesto di sindrome infettiva, senza PF. L'otalgia domina il quadro, essa porta ad eseguire un'otoscopia spesso di difficile interpretazione perché il condotto è edematoso e a volte presenta vescicole sulla parete posteriore, il timpano è sede di un'infiammazione diffusa (miringite). L'esame completo cerca, in questa forma paucisintomatica, la possibilità di un'eruzione orale sui due terzi anteriori della mucosa linguale, sulla regione tonsillare, dove si possono rilevare ulcerazioni simili a quelle che lasciano le vescicole dell'herpes simplex.

L'evoluzione di questa forma è generalmente di breve durata, intorno a 1 settimana, ma i fenomeni dolorosi possono persistere e assumere il carattere di una nevralgia refrattaria.

Da notare che, a seconda delle particolari caratteristiche dell'eruzione, si può descrivere una forma erisipelatosa, nella quale la conca è infiltrata, verniciata, molto rossa, il condotto edematoso è chiuso, e delle forme suppurative emorragiche.

Ma la forma più importante è la forma frusta, ridotta a una o poche vescicole, che possono passare inosservate e che, di conseguenza, provocano delle difficoltà di diagnosi eziologica.

Stadio II o zoster auricolare incompleto

Questo stadio è caratterizzato, oltre che dai segni algici e cutanei, dalla presenza di una PF periferica omolaterale. Essa sarebbe presente nel 12% degli zoster auricolari, secondo Robillard nel 1986, [32] e si trova al secondo posto in ordine di frequenza, dopo le paralisi facciali a frigore.

Paul Truffert  ha scritto, nel 1948: «La PF compare solo dopo l'eruzione, minimo 24 ore e massimo 15 giorni, più spesso il quarto o quinto giorno dopo l'eruzione.»

Anche se frequentemente la PF consegue alla sindrome sensitiva, sono stati riscontrati casi in cui la PF precedeva l'eruzione di 10-15 giorni.

Questa paralisi evolve abitualmente in 6 settimane verso una stabilizzazione con postumi definitivi nel 44% dei casi per Kasawski (Magnan J ,1997) e nel 35% dei casi per Robillard (1986).

Non esiste alcun rapporto tra l'intensità della PF e quella dell'eruzione. A volte, la PF si instaura quando le vescicole sono difficilmente riconoscibili su una base di otite esterna diffusa.

È necessario ricordare, tuttavia, come cita anche Souques,(Truffert P ,1948), la causa zosteriana in presenza di qualsiasi PF periferica dolorosa.

Stadio III o zoster auricolare completo o sindrome di Sicard

Associa i sintomi dello stadio precedente a disturbi dell'udito e/o dell'equilibrio. L'infezione zosteriana non rimane localizzata al ganglio genicolato e si estende al ganglio di Scarpa e/o all'organo di Corti.

Alla triade dolore-eruzione-PF si aggiungono segni sensoriali. I segni cocleari sono caratterizzati dalla presenza di acufeni acuti, si nota inoltre una sordità di percezione; essa è abitualmente moderata e predomina sulle frequenze acute. La cofosi è eccezionale.

Queste lesioni sensoriali uditive sono abitualmente irreversibili o, comunque, recuperabili soltanto parzialmente.

I segni vestibolari appaiono spesso in ritardo rispetto alle altre manifestazioni dello zoster auricolare e sono preceduti in tutti i casi da un interessamento facciale.

L'esordio è spesso improvviso, e assume l'andamento clinico tipico della crisi di Ménière, la vertigine dura in media 2-3 giorni e prosegue attraverso parossismi con fasi di regressione. Corrisponde, sul piano elettrofisiologico, a un'iporeflessia o un'areflessia vestibolare, analoga a quella di una neuronite vestibolare.

Esistono forme in cui i segni vertiginosi sono fugaci e talvolta infraclinici e testimoniano le anomalie riscontrate con l'elettromiografia (EMG) nella valutazione di queste paralisi facciali.

Wayman (Meyer B ,1991) stima al 5% il numero di vertigini con udito normale e al 28% la combinazione vertigine-sordità.

Si riscontra spesso un'iperacusia, testimone indiretta della paralisi del muscolo stapedio e della scomparsa del riflesso stesso.

Secondo Mille e Adour( Magnan J ,1997; Meyer B 1997) questo interessamento uditivo, quale ne sia la manifestazione, sarebbe presente nei due terzi degli zoster auricolari.

Stadio IV o zoster auricolare associato a zoster della faccia e del collo

Lo zoster auricolare, che sia totale o incompleto, può essere associato all'interessamento di altri nervi cranici, in particolare del V. Questa forma è caratterizzata da dolori nevralgici della faccia e l'eruzione può avere sede nel territorio sensitivo di uno dei rami di questo nervo. Il danno oculare è particolarmente temibile in sé, la combinazione con una PF non fa altro che aumentare i rischi oculari, l'assenza di chiusura palpebrale aggrava le lesioni specifiche della lesione oftalmica e dell'insensibilità corneale.

Più raramente, lo zoster auricolare è associato a uno zoster del IX e del X nervo cranico con dolori faringei e vescicole sull'emipalato, l'ugola e i pilastri delle logge tonsillari.

Si possono anche notare delle associazioni con disturbi dei nervi motori oculari e dei nervi olfattori.

L'associazione con uno zoster cervicale è ugualmente molto rara; in seguito alla descrizione di tale sindrome diffusa, Ramsay Hunt ha dato il suo nome allo zoster auricolare in lingua inglese( Meyer B 1997).

 

Diagnostica liquorale 

La diagnosi di laboratorio è effettuata a più livelli:

  1. Test citologici: danni tissutali simili a quelli di herpes simplex con inclusioni citoplasmatiche e formazione di sincizi
  2. Immunofluorescenza in situ: per la ricerca di antigeni di membrana
  3. PCR con sonde di DNA
  4. Test sierologici per vagliare l'immunità verso VZV e test ELISA.

 

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