Otoemissioni Acustiche

OTO 1) OTOEMISSIONI ACUSTICHE. pag.1

OTO 1.1) Che cosa sono le OAEs (Otoacoustic Emissions)? pag.1  

Otoacoustic emissions are sounds made by our inner ear as it works to extract the information from sound to pass on to the brain.

OTO 1.2) A cosa serve questo test .pag.3

OTO 1.2.3) Emissioni Otoacustiche Spontanee (SOAEs) .pag.4

OTO 1.2.4 ) Emissioni evocate da uno stimolo sinusoidale (SFOAES)

OTO 1.2.4) Otoemissioni da  stimoli transienti (TEOAEs) .pag.4

OTO 1.2.5) Otoemissioni Evocate da Toni Puri e costituite da Prodotti di Distorsione (DPOAES) .pag.6

BIBLIOGRAFIA.pag.8

I° APPROFONDIMENTO

OTO 3)OTOEMISSIONI DA  STIMOLI TRANSIENTI (TEOAES) I Approfondimento.pag.

OTO 4) OTOEMISSIONI ACUSTICHE (PRODOTTI DI DISTORSIONE - DPOAE) I Approfondimento. pag.17

OTO 4)OTOEMISSIONI ACUSTICHE II° approfondimento

OTO 4.1.1) EMISSIONI OTOACUSTICHE SPONTANEE (SOAES) .pag.17

OTO 4.2.1) EMISSIONI OTOACUSTICHE EVOCATE DA STIMOLI TRANSIENTI   (TEOAE) .pag.

OTO 4.2.2)  GENERAZIONE DELLE TEOAE. pag.19

OTO 4.2.3)  CARATTERISTICHE DELLE TEOAE. pag.20

OTO 4.2.4)  TEOAE IN RELAZIONE ALLE PATOLOGIE. pag.22

OTO 4.2.5)  APPLICAZIONI CLINICHE DELLE TEOAE. pag.23

 

OTO 4.3.1)  I PRODOTTI DI DISTORSIONE DELLE EMISSIONI OTOACUSTICHE – (DPOAE)

OTO 4.3.2)  CARATTERISTICHE GENERALI DELLE DPOAE. pag.28

OTO 4.3.3)  MECCANISMI DÌ GENERAZIONE DEI DPOAE. pag.30

OTO 4.3.4) APPLICAZIONI CLINICHE ED INTERPRETAZIONE DPOAE. pag.31

BIBLIOGRAFIA.pag.31

 

OTO 1.1) Che cosa sono le OAE (Otoacoustic Emissions)?

Otoacoustic emissions are sounds made by our inner ear as it works to extract the information from sound to pass on to the brain.

http://www.otodynamics.com/images/2006713152716675_cochlea.gifFig. 1

(emissioni otoacustiche)

Le OtoEmissioni Acustiche Fig. 1 (emissioni otoacustiche) riflettono la fine funzionalità cocleare principalmente legata all’attività e alla funzione di amplificazione delle cellule ciliate esterne. Notoriamente si distinguono in emissioni otoacustiche spontanee (SOAEs); emissioni otoacustiche da stimoli transienti (TEOAEs); emissioni otoacustiche di intermodulazione o prodotti di distorsione otoacustici (DPOAEs). Le OtoEmissioni Acustiche sono suoni prodotti dal nostro orecchio interno  quando cerca di  estrarre  informazioni dai  suoni che  trasmette al cervello. These biological sounds are a natural by-product of this energetic biological process and their existence provides us with a valuable 'window' on the mechanism of hearing, allowing us to detect the first signs of deafness - even in newborn babies. Questi suoni biologici sono un sottoprodotto naturale di questo processo energetico biologico e la loro esistenza ci fornisce una preziosa 'finestra' sul meccanismo uditivo,  che ci permette di rilevare i primi segni di sordità - anche nei neonati.

 

L’intensità dei Sounds made by healthy ears are quite small - quieter than a whisper and usually less than 30dBSPL.L’intensità  suoni prodotti dalle coclee (orecchi) normo funzionanti è piuttosto bassa -più silenziosa di un sussurro e di solito hanno un’intensità inferiore ai 30 dB SPL. They arrive in the ear canal because the middle ear receives vibrations from deep inside the cochlea. Questi suoni raggiungono il canale uditivo esterno , perché l'orecchio medio ,ricevendo queste  vibrazioni ,prodotte dall'interno della coclea produce This causes the eardrum to vibrate the air in the ear canal creating the sounds that we can record. una  vibrazione della membrana  timpanica e dell'aria nel condotto uditivo creando dei suoni che possiamo registrare.


otoacousticsTo record otoacoustic emissions, or 'OAEs', a 'probe' is inserted in the ear canal.Per registrare le otoemissioni acustiche, o 'OAE', una 'sonda' viene inserita nel condotto uditivo. The probe closes the ear canal, keeping the OAEs in and any noise out. La sonda chiude il canale auricolare, mantenendo le OAE all’interno della sonda e in ogni altro tipo di rumore fuori. The probe both stimulates the ear with precisely defined sounds and records the sounds made by the ear via a tiny microphone. La sonda stimola l'orecchio con dei suoni ben definiti e registra i suoni prodotti dal proprio 'orecchio attraverso un minuscolo microfono


Fig. 2


 

 

 

Separating the applied sound from the ear's own sound is a delicate business and needs computer processing power.

 

 

 

Separare il suono generati dal microfono della sonda,  dai  suono prodotti dal proprio orecchio, è una operazione delicata  e necessita  di un computer con una notevole  potenza di elaborazione  

                                 Fig. 3Today this is achieved by a variety of otoacoustic instruments.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

http://bridgewatersh.com/wp-content/uploads/2010/04/54G4375.jpgFig. 4

Oggi questo è ottenuto con una varietà di strumenti otoacustiche. Hand-held and pocket-sized screeners are available which provide a quick indication of the status of the ear and are widely used for infant screening. Oggi sono disponibili strumenti portatile e tascabili,  che ci forniscono un'indicazione rapida dello stato dell'orecchio e sono ampiamente utilizzate per lo  screening infantile. Because OAEs are blocked by middle ear immobility, these instruments alert to both conductive and sensory dysfunction. Poiché le OAE sono bloccate da un orecchio medio immobile, questi strumenti ci informano  sia sulle  disfunzione conduttive, che neurosensoriali. Some OAE screeners provide a single indicator of function across speech frequencies, as does screening ABR. Alcuni tipi di  OAE ci forniscono  una unica indicazione sulla  funzione nelle varie frequenze del parlato, come fa lo screening ABR. Others provide a basic frequency breakdown. Altri forniscono una informazione di base sulla ripartizione delle frequenze. Although OAE screeners are sensitive to threshold elevations as small as 20dB, they do not provide a measure of the actual threshold. Sebbene gli screening infantili  OAE, siano  sensibili a piccoli aumenti di soglia come 20dB, non ci forniscono una misura sulla  soglia stessa. Fig. 4Today this is achieved by a variety of otoacoustic instruments.

 


Simple OAE screening instruments conceal the fact that otoacoustic emissions are quite complex phenomena - whether they are evoked by tones or clicks.I Semplici strumenti di screening delle OAE nascondono il fatto che le emissioni otoacustiche sono fenomeni molto complessi - siano essi sono evocati dai toni o clicks. Click evoked OAEs (TEOAEs) consist of a complex response waveform which can be broken down into different frequency bands (typically half octave), telling us about cochlear status in each band. I clicks evocano le OAE  (TEOAEs), che  sono costituiti da una risposta che è una forma d'onda complessa che può essere suddivisa in diverse bande di frequenza (tipicamente mezza ottava), che ci descrive lo stato cocleare in ogni banda. Distortion product OAEs are evoked by a pair of tones (typically one-third-octave apart) which are stepped across the frequency range to be examined. I Prodotti Distorsione DPOAEs  sono evocati da una coppia di toni (tipicamente un terzo di ottava a parte) che interessano l'intervallo di frequenza da esaminare . Each pair of tones may produce several DPOAEs. Ogni coppia di toni può produrre diversi DPOAEs. One of these (typically the one at 2f1-f2) is plotted on the 'DP gram'. Uno di questi (tipicamente quello a 2F1-f2) viene tracciata 'DP gramma'. Both TEOAEs and DPOAEs provide frequency specific data on cochlear function. Sia le TEOAEs che i DPOAEs forniscono  dati di specifici di  frequenza sulla funzione cocleare.

 

 

 

 

Transiente  

Fig. 5

 

 

 

 

 

Prodotto di Distorsione                                                                              

Fig. 6

OTO 1.2) A cosa serve questo test

Le Emissioni Otoacustiche (OAEs) riflettono la fine funzionalità cocleare (micromeccanica) principalmente legata all’attività e alla funzione di amplificazione delle cellule ciliate esterne; tale attività sta alla base delle caratteristiche di spiccata sensibilità di soglia, di discriminazione selettiva e di dinamica della coclea. Le OAEs sono influenzate nella loro ampiezza dal sistema di controllo olivo-coleare mediale la cui attivazione ha generalmente un effetto inibitorio. Le OAEs si dividono nei seguenti quattro tipi principali per ciascuno dei quali si impiegano metodi specifici di misura.

Classificazione secondo il tipo di stimolo usato per evocare le OAEs

Due categorie:

SOAE = Spontaneous OAEs = emissioni spontanee. Parliamo di emissioni spontanee quando le misure vengono compiute in assenza di stimolo esterno.

EOAE = Evoked OAEs = emissioni evocate. Parliamo di emissioni evocate quando viene fornito uno stimolo acustico nel canale uditivo subito prima di registrare la risposta.

SOAEs = Spontaneous OAEs = emissioni spontanee

as) Le Emissioni Otoacustiche Spontanee (SOAEs), che per ora non trovano ancora sicuro impiego clinico e che indicano uno stato di attivazione continua delle cellule ciliate esterne legata alla motilità attiva delle stesse ben evidente anche in assenza di stimolazione acustica esterna; possono essere singole o multiple; presentano lo spettro di un tono puro o sinusoide e la loro caratteristica principale è la stabilità intraindividuale in frequenza, anche nel lungo tempo (anni!); sono presenti o comunque registrabili solo nel 35-45% degli orecchi sani ma sul loro significato fisiologico o patologico vi sono ancora molti dubbi.

 

EOAEs = Evoked OAEs = emissioni evocate

Le EOAEs. Possono essere di tre tipi:

TEOAES = Transient Evoked OAEs = emissioni evocate da stimoli transienti

SFOAES = Single Frequency OAEs = emissioni evocate da uno stimolo sinusoidale

DPOAES = Distortion Product OAEs = emissioni prodotto di distorsione

         

be) Le Emissioni Otoacustiche da stimoli transienti (TEOAEs), che tro­vano ancora oggi un largo impiego soprattutto in audiometria infantile; tali emissioni sono il risultato delle modifiche della motilità attiva delle cellule ciliate in risposta ad una stimolazione acustica mediante click; sono buoni indicatori dello stato di salute cocleare ma molto sensibili al livello di soglia uditiva, nel senso che per deficit audiometrici superiori ai 35-40 dB HL possono risultare assenti o difficilmente registrabili; dato il tipo di stimolo impiegato non è possibile ottenere una soddisfacente con­figurazione simil audiometrica delle risposte con specificità di frequenza; l’esplorazione della partizione cocleare anche se poco specifica in fre­quenza si ritiene comunque soddisfacente fino a 3KHz.

 

ce)Le Emissioni Otoacustiche  evocate da uno stimolo sinusoidale(SFOAEs). Le SFOAEs sono emissioni evocate da un unico tono continuo, generalmente un’onda sinusoidale monocromatica, in cui la risposta evocata si accavalla allo stimolo stesso.È quindi possibile sondare la membrana basilare per tutta la sua lunghezza incrementando la frequenza di volta in volta, con un passo tanto piccolo quanto maggiore vogliamo che sia la risoluzione in frequenza. I tempi impiegati da questo genere di test sono necessariamente molto più lunghi

rispetto ai tempi dei test utilizzati per ottenere una risposta TEOAE, ma i risultati sono di sicuro più precisi e non mostrano componenti non lineari, poiché ad ogni passo del test stimolo una ed una sola zona della membrana basilare.

Per mettere in risalto la risposta SFOAE, che risulta molto tenue rispetto all'intensità dello stimolo somministrato, si utilizza una tecnica differenziale che si basa sulla somministrazione alternata dello stimolo sinusoidale, il probe, e dello stesso stimolo sinusoidale sommato ad un tono soppressore di intensità e di frequenza vicina, all’interno della banda critica. La differenza tra il segnale registrato con o senza soppressore contiene alla frequenza dello stimolo solamente la risposta SFOAE, perché lo stimolo si cancella nella differenza e il soppressore ha una frequenza abbastanza differente da non interferire con il segnale SFOAE.

de)Le Emissioni Otoacustiche di intermodulazione o Prodotti di Distorsione Otoacustici (DPOAEs), che trovano oggi un largo impiego sia nella clinica audiologica del bambino e dell’adulto, sia in audiologia forense e del lavoro, sia infine in audiologia sperimentale; anche queste emissioni, al pari delle SOAEs e delle TEOAEs, sono generate prevalentemente dalle cellule ciliate esterne e pertanto indicano il loro stato di funzionalità; sono generate tipicamente da coppie di toni puri distanziati da un particolare intervallo di frequenza (toni primari) ed inviati all’orecchio; l’emissione ha una configurazione simile ad un tono puro la cui frequenza è la risultante matematica per somma o differenza fra i due toni primari. Fra tali com­binazioni quella maggiormente impiegata e misurata per scopi clinici è il prodotto di distorsione 2F1-F2 (differenza cubica) grazie alla sua mag­giore stabilità ed ampiezza. Dal momento che le DPOAEs sono generate da toni puri è possibile con una certa approssimazione configurare la risposta in maniera simil-audiometrica (DP-gram); è possibile effettuare interessanti rilievi sulle curve di crescita; sono un po’ più resistenti alla perdita audiometrica rispetto alle TEOAE, così come si spingono meglio ad una esplorazione cocleare superiore a 3KHz.

     Le otoemissioni acustiche (OAE) sono deboli suoni che possono essere registrati da un microfono nel condotto uditivo esterno in risposta ad una stimolazione acustica. Per tale motivo sono stati anche definiti “echi cocleari”. Poiché la loro presenza è legata all’attivazione meccanica della coclea, e in particolare all’integrità funzionale delle cellule cigliate esterne, hanno trovato importanti applicazioni sia nella ricerca che nella clinica. La limitazione delle OAE è data dalla debole intensità dei segnali, che spesso si confondono con il rumore di fondo del condotto uditivo esterno. Inoltre la loro energia può essere ulteriormente indebolita. fino a scomparire, a causa d’imperfezioni del meccanismo di conduzione dell’orecchio medio, il quale deve trasferire all’orecchio esterno, per via retrograda. l’energia generata dalla coclea.

Esistono due categorie principali di OAE: spontanee (SOAE) ed evocate (EOAE). Le prime sono costituite da segnali a frequenza singola o multipla, generati spontaneamente dalla coclea. Il loro significato non sembra legato a una condizione di patologia, e quindi il loro valore clinico è pressoché nullo.

 

OTO 1.2.3) Emissioni Otoacustiche Spontanee (SOAE)

     Le Otoemissioni Acustiche Spontanee (SOAE) furono le prime otoemissioni ad essere scoperte e registrate perché sono rilevate nel CUE di orecchie con udito normale, senza alcuna stimolazione intenzionale (Kemp;1979).

     Le SOAE sono dei segnali a banda stretta registrati in assenza di stimoli esterni e individuabili nel 50% dei soggetti normali (Probst et al,1986; Lansbury-Martin, 1988;), con maggiore prevalenza per il sesso femminile. Questa differenza non può essere attribuita alla maggiore esposizione al rumore ambientale o occupazionale dei soggetti maschi (Burns et al, 1984;), ma può essere spiegato dal fatto che nei soggetti femmine vi è un rapporto segnale-rumore (S/N) più favorevole, dovuto alle minori dimensioni medie del CUE, quindi un volume inferiore rispetto a quello maschile. Le otoemissioni spontanee sono registrabili anche dopo lunghi periodi di tempo, costituendo così una peculiarità nel soggetto in cui vengono registrate.

      Le SOAE hanno normalmente una banda di frequenze compresa tra 0,5 e 6 KHz e la maggiore parte dei soggetti adulti presenta i picchi tra le frequenze di 1 e 2 KHz. Molti studi hanno dimostrato che l’ampiezza spettrale delle spontanee è compresa tra -16 e 20 dB SPL, con una elevata prevalenza nell’intervallo tra -12 e 0 db SPL. Questa caratteristica specificità in frequenza delle otoemissioni spontanee ha portato i ricercatori ad ipotizzare una relazione tra queste otoemissioni ed i casi di individui con acufene soggettivo. Penner e Burns (1987) hanno dimostrato che è possibile mascherare indipendentemente l’acufene e le SOAE senza produrre alterazioni nelle caratteristiche di entrambi. Questo suggerisce che gli acufeni e le SOAE non sono correlati ma sono solo fenomeni coesistenti. Durante gli studi sulle SOAE è stato spesso rilevato la presenza di diversi picchi di spontanee nettamente separati, con una differenza di frequenza non maggiore di 50 Hz. Queste emissioni possono interagire in diverso modo: sopprimendosi a vicenda o generando altra energia vibratoria definita come prodotti di distorsione. E’ possibile infatti che le SOAE siano originate come prodotti di distorsione quando altre due SOAE si comportano da toni primari (Burns et al, 1984;). Le diverse interazioni tra le SOAE rimangono comunque, per il momento, un fenomeno di difficile comprensione.

 

http://www.oae.it/www.oae.it/images/Lecture_DPOAE_spont.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

fig,18 : Emissioni Spontanee, da un soggetto neonatale

 

     Le otoemissioni evocate si suddividono in base alla stimolazione usata per ottenerle:

     — otoemissioni evocate da stimoli transitori (TEOAE)

     — otoemissioni evocate da toni puri e costituite da prodotti di distorsione (DPOAE).

 
      OTO 1.2.4) Otoemissioni da  stimoli transienti (TEOAEs)

     La stimolazione è costituita da transienti( TEOAEs ), cioè da stimoli ( click) o tone-bursts vengono dette anche "echi cocleari" o di Kemp, con un’energia distribuita su un ampio spettro di frequenze inviati in serie a un’intensità di 70-75 dB SPL. La risposta viene analizzata nella sua riproducibilità e nel dominio della frequenza e quindi il risultato è fornito come analisi di spettro sovrapposto allo spettro del rumore rilevato nel condotto uditivo esterno, Se la risposta eccede di 8 dB lo spettro del rumore questa viene giudicata presente (Fig. 1).

Le otoemissioni acustiche evocate transitorie (TEOAEs) sono segnali acustici evocabili sia per via aerea da clicks o tone-bursts, che devono avere una frequenza compresa tra 0,5 e 4 KHz. Le TEOAE sono caratterizzate da un gruppo di onde che compaiono 5 msec dopo l’invio dello stimolo sonoro e durano 10 msec o più. Nel 1988 fu sviluppata, presso i laboratori «Institute of Laryngology and Otology» di Londra, la prima apparecchiatura di registrazione delle TEOAE sufficientemente semplice, miniaturizzata ed economica, tale da poter essere immessa nel commercio. Questo sistema fu denominato dal nome dell’istituto e dall’anno in cui venne messo a punto ILO 88.

      Successivamente venne immesso sul mercato un nuovo sistema capace di registrare i prodotti di distorsione delle otoemissioni acustiche e denominato ILO 92. I principali parametri delle TEOAE utilizzabili per scopi clinici sono: soglia, ampiezza, latenza e spettro di frequenza. Si possono determinare due tipi di soglia: una detta soglia di comparsa che corrisponde alla più bassa intensità dello stimolo capace di evocare una risposta, e l’altra, detta soglia di saturazione, data dal livello di intensità oltre il quale non si osservano più incrementi di ampiezza. L’ampiezza progredisce con andamento non lineare rispetto all’intensità dello stimolo, sino a 80-90 dB SPL; successivamente si ha una rapida crescita lineare.

     La latenza è strettamente dipendente dalla frequenza dello stimolo: le alte frequenze hanno una latenza minore delle basse frequenze. Lo spettro di frequenza è rappresentato da un picco dominante correlato allo stimolo evocante, e da frequenze, non comprese nello spettro dello stimolo, da mettere in relazione all’attività biologica della coclea. La banda di frequenza si riduce con l’età e con incremento dello stimolo.

     Le TEOAE sono presenti nel 96-100°/o dei soggetti normoudenti, mentre sono assenti se la soglia uditiva è più elevata di 25-35 dB HL. Quindi queste risposte sono degli ottimi indicatori dell’integrità globale della coclea, sebbene occorra tener presente che la miglior corrispondenza fra soglia uditiva e TEOAE si ha nel campo di frequenze fra 1 e 3 kHz.

      Le TEOAE posseggono una eccellente riproducibilità intersoggettiva (variazioni entro i dB) che si conserva nel tempo. sia fra test e re-test. sia intra-individuale, che si mantiene anche a distanza di anni da una prima registrazione alla successiva.. Al contrario sono caratterizzate da una notevole variabilità inter-individuale, Per tali caratteristiche le TEOAE sono state equiparate a delle “impronte digitali” cocleari. 

     La variabilità invece tra gli individui, per quanto riguarda le caratteristiche di latenza, spettro e ampiezza risulta essere molto rilevante. Dai dati raccolti a questo riguardo, si è visto come le TEOAE registrate in lattanti o bambini con udito normale, siano simili a quelle rilevate negli adulti ma con ampiezze maggiori e con componenti a più alta frequenza ( oltre i 4 KHz ), rispetto ad essi. Gli studi di Bonfils hanno riportato che la prevalenza delle evocate in un gruppo di soggetti con età oltre i 60 anni declina di un 35% circa. Probabilmente questo fatto può essere dovuto alla influenza dell’incidenza dei processi senili e patologie a carico dell’apparato uditivo, maggiore in questa fascia di età.

     Lo spettro delle TEOAE dipenda da diversi fattori quali lo spettro dello stimolo, la durata della stimolazione e la risonanza dell’orecchio in cui viene fatta la registrazione. Per questi motivi lo spettro delle TEOAE è peculiare per il soggetto e contiene picchi di frequenza che possono variare individualmente in numero e frequenza. Questi picchi normalmente dominano lo spettro nelle frequenza tra 0.5 e 4 KHz ed hanno una notevole stabilità nel tempo.

     La latenza, un’altra caratteristica delle TEOAE, è il tempo che trascorre dal momento in cui si invia lo stimolo al momento in cui compare un picco di risposta predefinito. Ciascun tipo di emissione evocata possiede un apprezzabile periodo di latenza o di ritardo rispetto allo stimolo di partenza; questo è il caso delle TEOAE , mentre per le DPOAE si parla di una non latenza o risposta istantanea. Si presuppone che l’origine delle diverse latenze sia situata nei diversi componenti subcellulari delle CCE, che sostengono la formazione delle emissioni evocate istantaneamente o con ritardo. Nelle TEOAE la latenza dipende principalmente dal tipo di stimolo (click o tone burst), ma soprattutto dipende anche dalla frequenza della otoemissione.

      E’ stato osservato ad esempio che un click (stimolo veloce) produce latenze brevi, dell’ordine di 10-16 ms per frequenze attorno a 1 KH. Il valore standard di latenza è fissato a 20 ms, che permette la visualizzazione della maggior parte delle risposte TEOAE. Un’altra particolarità delle risposte evocate è l’ampiezza che dipende, oltre che dal tipo di stimolo, da fattori specifici quali la frequenza di risonanza dell’orecchio medio, le frequenze dei picchi dominanti e il sistema di registrazione delle TEOAE.

      La peculiarità delle risposte evocate, che si evidenzia in tutte le orecchie riguarda la funzione ingresso-uscita. Questa funzione variabile da soggetto a soggetto è lineare e passa da lineare a non lineare arrivando alla saturazione delle risposte approssimativamente attorno a valori di circa 70 dB SPL. Questo fenomeno a livello cocleare si traduce con l’impossibilità da parte delle CCE, di amplificare i movimenti della MB (Membrana Basilare).

      Visto i complicati meccanismi cocleari che sono alla base delle TEOAE, sono state svolte numerose ricerche con lo scopo di valutare l’influenza del sistema efferente mediale nella generazione delle OAE. Studi svolti da Froehlich et al (1990) e Collet et al (1990), hanno valutato la possibilità che una stimolazione controlaterale con rumore bianco a banda larga influenza l’ampiezza delle TEOAE, facendola diminuire di 1 dB.

      Attraverso il controllo delle influenze potenzialmente contaminati del riflesso acustico, questi ricercatori hanno concluso che i decrementi osservati nei micro meccanismi cocleari erano dovuti all’azione del sistema efferente mediale. I vari esperimenti svolti sulla stimolazione controlaterale stabiliscono un importante modello che può essere usato per esplorare la funzione del sistema efferente cocleare negli umani.

      Le TEOAE scompaiono dopo somministrazione di farmaci ototossici o dopo stimolazione sonora affaticante, possono inoltre scomparire rapidamente in presenza di ipossia, per ricomparire a recupero della funzione cocleare. Pertanto le TEOAE possono essere un utile strumento di screening in audiologia neonatale: sono infatti state trovate nel 100% dei neonati normoudenti, per cui sarebbe sufficiente rilevare la loro presenza per formulare la diagnosi di normoacusia. Le TEOAE possono essere utili per svelare lesioni cocleari subcliniche in cui, pur essendo ancora negativi i test tonali, siano tuttavia presenti segni clinici quali acufeni o senso di ovattamento dell’udito.

      Le otoemissioni, sulla base dell’esperienza di numerosi autori, si sono dimostrate un test affidabile, che consente di individuare in maniera oggettiva i soggetti con funzione uditiva integra rispetto a quelli ipoacusici, con una facilità e rapidità di esecuzione (cinque minuti circa) inusuali per le tecniche abitualmente utilizzate nella diagnosi audiologica infantile, e con un basso costo sia economico che di risorse umane.

      I limiti di tale tecnica sono costituiti dalla possibile, anche se rara, presenza di falsi positivi e dall’impossibilità di effettuare una diagnosi della sede e del tipo di ipoacusia eventualmente riscontrata, sulla base delle sole otoemissioni.

      Questo limite è facilmente superabile indirizzando i casi dubbi verso indagini fondamentali per un migliore inquadramento clinico (ABR - TAC - RMN).

 

     OTO 1.2.5) Otoemissioni Evocate da Toni Puri e costituite da Prodotti di Distorsione DPOAE

     Le DPOAE sono evocate da due stimoli tonali contemporanei che evocheranno risposte cocleari, sempre non lineari, consistenti nella produzione di una nuova frequenza a livello cocleare.

      Tali meccanismi attivi visibilmente influenzati dall’azione del fascio olivo cocleare (uno stimolo contemporaneo controlaterale riduce l’ampiezza dell’otoemissione), parrebbero coinvolgere sia le cellule cigliate esterne che interne.

      I prodotti di distorsione DPOAE paiono essere più interessanti dal punto di vista audiometrico in quanto uniscono alloro carattere obbiettivo e di registrazione incruenta la specificità frequenziale.

      Prohst ed Hauser trovarono stretta correlazione (r=0.52) fra audiogramma e DPgramma stimolando con 73 d13 (F 1) e 67 dB (F2), mentre Avan e Bonfils osservarono correlazione solo con stimoli di 52-62 dB, non essendo però possibile con tali intensità analizzare perdite uditive maggiori di 30 dB.

      Noi abbiamo osservato una accettabile corrispondenza semiquantitativa (<25 dB — 25/35 dB — 35/60 dB - >60 dB) e frequenziale con stimoli isointensi di 70 dB in soggetti con ipoacusia a dip ristretto.

      La corrispondenza quantitativa e frequenziale fra Dpgramma e audiogramma tonale è influenzata da molti fattori: l’età, l’intensità assoluta e reciproca dei due stimoli, la frequenza degli stimoli, il tipo di ipoacusia etc. Circa la corrispondenza frequenziale del deficit, questa non è infatti sempre perfetta. In effetti per ottenere un prodotto di distorsione cocleare si stimolano due distinti siti cocleari corrispondenti a frequenze, Fl e F2, in rapporto frequenziale fisso fra loro pari a 1,22, tali stimoli producono distorsione cocleare in un terzo sito, solitamente pari a 2Fl-F2 e l’ampiezza della risposta viene paragonata alla soglia tonale corrispondente ad un quarto sito cocleare (Fl*F2)”2(Fig. 7).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

      Fig. 7(da audiologia e vestibologia Precerutti la goliardica pavese 2004)

 

 

      L’influenza reciproca dell’intensità degli stimoli (L1 e L2) sull’ampiezza delle risposte dipende inoltre principalmente dal livello L1 e dalla frequenza.

      Riducendo nel normale L2, con L1 pari a 70 dB, si provoca una lenta ma continua riduzione del prodotto di distorsione a 1000, 1500 e 4000 Hz ((Fl*F2), mentre a 2000 e 3000 si registra un piccolo incremento allorché L2 è inferiore a L1 di 5/10 dB.

Per L1 pari a 65 dB o meno, la riduzione nel normale di L2 a 5/10 dB sotto L1 provoca incremento    della risposta a tutte le frequenze.

La riduzione nel normale di Ll sotto L2 produce invece sempre rapida riduzione delle risposte.

Nell’ipoacusico con stimoli di diversa intensità in dB HTL, ma di pari livello di sensazione (isofonici),  si ottengono normalmente risposte analoghe e ciò indipendentemente dalle diverse condizioni cocleari (Precerutti).

Per giustificare eventuali discordanze si potrebbe ipotizzare che parità di variazione di livello di Loudness dello stimolo non producano parità di variazione della risposta in quanto il prodotto di distorsione agisce su zone cocleari (2F1*F2) con possibile diversa attività funzionale e che poi il risultato viene relazionato con una frequenza tonale propria di una sede cocleare ancora diversa.

Tutto ciò giustifica discrepanze fra risposte DPOAE, normalmente rappresentate mediante la funzione Ampiezza1Frequenza (Dpgram) e soglia tonale.

Nonostante ciò, la rapidità dell’esame, la sufficiente specificità quantitativa e frequenziale e la ripetitività delle risposte, fanno proporre tale metodica come screeening obbiettivo in audiologia industriale ove tale grado di corrispondenza potrebbe essere sufficiente per documentare una eventuale simulazione o un peggioramento nel tempo (Fig.8 a-b).

Da molte parti si è testato anche la possibilità di uno screening neonatale con tale metodica di rilievo che offrirebbe maggiori informazioni frequenziali.

Noi abbiamo dapprima esaminato i dimessi dalla locale NICU (prevalenza della sordità fra i dimessi 1.6%) e i neonati normali con i prodotti di distorsione registrando una specificità pari al 98% con sensibilità del 100%. Comunque in generale i TEOAE avrebbero specificità lievemente maggiore.

 

Fig.8 a-b

Audiometria industriale La morfologia del Dpgramma conferma il deficit tonale soggettivo nonostante nel caso si possano rilevare piccole discrepanze frequenziali delle risposte (da audiologia e vestibologia Precerutti la goliardica pavese 2004)

Fig.8 a-b

 

 

BIBLIOGRAFIA

     Ballantyne D. (1993), Manuale di tecniche audiologiche, Milano, Masson.

     Bonfils P. e Avan P. (1992), Distortion product otoacustic emissions, «Arch. Otolaryngol. Head

     and Neck Surg.», vol. 118, pp. 1069-1076.

     Bonfils P., Dumont A., Marie P., Francois M. e Narcy P. (1990), Evoked otoacustic emissions

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     I° APPROFONDIMENTO

      Esistono due categorie principali di OAE: spontanee (SOAE) ed evocate (EOAE). Le prime sono costituite da segnali a frequenza singola o multipla, generati spontaneamente dalla coclea. Il loro significato non sembra legato a una condizione di patologia, e quindi il loro valore clinico è pressoché nullo, Le otoemissioni evocate si suddividono in base alla stimolazione usata per ottenerle:

       — 1)otoemissioni evocate da stimoli transitori (TEOAE)

       — 2)otoemissioni evocate da toni puri e costituite da prodotti di distorsione (DPOAE).

     EMISSIONI OTOACUSTICHE SPONTANEE (SOAES):APPLICAZIONI CLINICHE

      Le SOAEs non sono le emissioni otoacustiche di scelta per valutare clinicamente la funzione cocleare poiché non sono misurabili in tutte le orecchie normali e appaiono a frequenze imprevedibili. Tuttavia, la presenza di una SOAE indica che la coclea nella regione di frequenza corrispondente alla emissione funziona (Probst 1987, Bright 1986) e che la soglia media per quell’orecchio è migliore di 25 dB HL (Moulin 1991).

     OTO 3)OTOEMISSIONI DA  STIMOLI TRANSIENTI (TEOAES) I Approfondimento

     La stimolazione è costituita da transienti( TEOAEs ), cioè da stimoli ( click) o tone-bursts vengono dette anche "echi cocleari" o di Kemp, con un’energia distribuita su un ampio spettro di frequenze inviati in serie a un’intensità di 70-75 dB SPL. La risposta viene analizzata nella sua riproducibilità e nel dominio della frequenza e quindi il risultato è fornito come analisi di spettro sovrapposto allo spettro del rumore rilevato nel condotto uditivo esterno, Se la risposta eccede di 8 dB lo spettro del rumore questa viene giudicata presente (Fig. 9 a-b-c).

     Le otoemissioni acustiche evocate transitorie (TEOAEs) sono segnali acustici evocabili sia per via aerea da clicks o tone-bursts, che devono avere una frequenza compresa tra 0,5 e 4 KHz. Le TEOAE sono caratterizzate da un gruppo di onde che compaiono 5 msec dopo l’invio dello stimolo sonoro e durano 10 msec o più. Nel 1988 fu sviluppata, presso i laboratori «Institute of Laryngology and Otology» di Londra, la prima apparecchiatura di registrazione delle TEOAE sufficientemente semplice, miniaturizzata ed economica, tale da poter essere immessa nel commercio. Questo sistema fu denominato dal nome dell’istituto e dall’anno in cui venne messo a punto ILO 88.

      Successivamente venne immesso sul mercato un nuovo sistema capace di registrare i prodotti di distorsione delle otoemissioni acustiche e denominato ILO 92. I principali parametri delle TEOAE utilizzabili per scopi clinici sono: soglia, ampiezza, latenza e spettro di frequenza. Si possono determinare due tipi di soglia: una detta soglia di comparsa che corrisponde alla più bassa intensità dello stimolo capace di evocare una risposta, e l’altra, detta soglia di saturazione, data dal livello di intensità oltre il quale non si osservano più incrementi di ampiezza. L’ampiezza progredisce con andamento non lineare rispetto all’intensità dello stimolo, sino a 80-90 dB SPL; successivamente si ha una rapida crescita lineare.

     La latenza è strettamente dipendente dalla frequenza dello stimolo: le alte frequenze hanno una latenza minore delle basse frequenze. Lo spettro di frequenza è rappresentato da un picco dominante correlato allo stimolo evocante, e da frequenze, non comprese nello spettro dello stimolo, da mettere in relazione all’attività biologica della coclea. La banda di frequenza si riduce con l’età e con incremento dello stimolo.

      Le TEOAE sono presenti nel 96-100°/o dei soggetti normoudenti, mentre sono assenti se la soglia uditiva è più elevata di 25-35 dB HL. Quindi queste risposte sono degli ottimi indicatori dell’integrità globale della coclea, sebbene occorra tener presente che la miglior corrispondenza fra soglia uditiva e TEOAE si ha nel campo di frequenze fra 1 e 3 kHz.

      Le TEOAE posseggono una eccellente riproducibilità intersoggettiva (variazioni entro i dB) che si conserva nel tempo. sia fra test e re-test. sia intra-individuale, che si mantiene anche a distanza di anni da una prima registrazione alla successiva.. Al contrario sono caratterizzate da una notevole variabilità inter-individuale, Per tali caratteristiche le TEOAE sono state equiparate a delle “impronte digitali” cocleari. 

     La variabilità invece tra gli individui, per quanto riguarda le caratteristiche di latenza, spettro e ampiezza risulta essere molto rilevante. Dai dati raccolti a questo riguardo, si è visto come le TEOAE registrate in lattanti o bambini con udito normale, siano simili a quelle rilevate negli adulti ma con ampiezze maggiori e con componenti a più alta frequenza ( oltre i 4 KHz ), rispetto ad essi. Gli studi di Bonfils hanno riportato che la prevalenza delle evocate in un gruppo di soggetti con età oltre i 60 anni declina di un 35% circa. Probabilmente questo fatto può essere dovuto alla influenza dell’incidenza dei processi senili e patologie a carico dell’apparato uditivo, maggiore in questa fascia di età.

      Lo spettro delle TEOAE dipenda da diversi fattori quali lo spettro dello stimolo, la durata della stimolazione e la risonanza dell’orecchio in cui viene fatta la registrazione. Per questi motivi lo spettro delle TEOAE è peculiare per il soggetto e contiene picchi di frequenza che possono variare individualmente in numero e frequenza. Questi picchi normalmente dominano lo spettro nelle frequenza tra 0.5 e 4 KHz ed hanno una notevole stabilità nel tempo.

      La latenza, un’altra caratteristica delle TEOAE, è il tempo che trascorre dal momento in cui si invia lo stimolo al momento in cui compare un picco di risposta predefinito. Ciascun tipo di emissione evocata possiede un apprezzabile periodo di latenza o di ritardo rispetto allo stimolo di partenza; questo è il caso delle TEOAE , mentre per le DPOAE si parla di una non latenza o risposta istantanea. Si presuppone che l’origine delle diverse latenze sia situata nei diversi componenti subcellulari delle CCE, che sostengono la formazione delle emissioni evocate istantaneamente o con ritardo. Nelle TEOAE la latenza dipende principalmente dal tipo di stimolo (click o tone burst), ma soprattutto dipende anche dalla frequenza della otoemissione.

      E’ stato osservato ad esempio che un click (stimolo veloce) produce latenze brevi, dell’ordine di 10-16 ms per frequenze attorno a 1 KH. Il valore standard di latenza è fissato a 20 ms, che permette la visualizzazione della maggior parte delle risposte TEOAE. Un’altra particolarità delle risposte evocate è l’ampiezza che dipende, oltre che dal tipo di stimolo, da fattori specifici quali la frequenza di risonanza dell’orecchio medio, le frequenze dei picchi dominanti e il sistema di registrazione delle TEOAE.

     La peculiarità delle risposte evocate, che si evidenzia in tutte le orecchie riguarda la funzione ingresso-uscita. Questa funzione variabile da soggetto a soggetto è lineare e passa da lineare a non lineare arrivando alla saturazione delle risposte approssimativamente attorno a valori di circa 70 dB SPL. Questo fenomeno a livello cocleare si traduce con l’impossibilità da parte delle CCE, di amplificare i movimenti della MB (Membrana Basilare).

      Visto i complicati meccanismi cocleari che sono alla base delle TEOAE, sono state svolte numerose ricerche con lo scopo di valutare l’influenza del sistema efferente mediale nella generazione delle OAE. Studi svolti da Froehlich et al (1990) e Collet et al (1990), hanno valutato la possibilità che una stimolazione controlaterale con rumore bianco a banda larga influenza l’ampiezza delle TEOAE, facendola diminuire di 1 dB.

      Attraverso il controllo delle influenze potenzialmente contaminati del riflesso acustico, questi ricercatori hanno concluso che i decrementi osservati nei micro meccanismi cocleari erano dovuti all’azione del sistema efferente mediale. I vari esperimenti svolti sulla stimolazione controlaterale stabiliscono un importante modello che può essere usato per esplorare la funzione del sistema efferente cocleare negli umani.

      Le TEOAE scompaiono dopo somministrazione di farmaci ototossici o dopo stimolazione sonora affaticante, possono inoltre scomparire rapidamente in presenza di ipossia, per ricomparire a recupero della funzione cocleare. Pertanto le TEOAE possono essere un utile strumento di screening in audiologia neonatale: sono infatti state trovate nel 100% dei neonati normoudenti, per cui sarebbe sufficiente rilevare la loro presenza per formulare la diagnosi di normoacusia. Le TEOAE possono essere utili per svelare lesioni cocleari subcliniche in cui, pur essendo ancora negativi i test tonali, siano tuttavia presenti segni clinici quali acufeni o senso di ovattamento dell’udito.

      Le otoemissioni, sulla base dell’esperienza di numerosi autori, si sono dimostrate un test affidabile, che consente di individuare in maniera oggettiva i soggetti con funzione uditiva integra rispetto a quelli ipoacusici, con una facilità e rapidità di esecuzione (cinque minuti circa) inusuali per le tecniche abitualmente utilizzate nella diagnosi audiologica infantile, e con un basso costo sia economico che di risorse umane.

      I limiti di tale tecnica sono costituiti dalla possibile, anche se rara, presenza di falsi positivi e dall’impossibilità di effettuare una diagnosi della sede e del tipo di ipoacusia eventualmente riscontrata, sulla base delle sole otoemissioni.

      Questo limite è facilmente superabile indirizzando i casi dubbi verso indagini fondamentali per un migliore inquadramento clinico (ABR - TAC - RMN).

 

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Otoemissioni TransientiBella1

http://www.oae.it/www.oae.it/screening/images/Macchina_mantova.jpgFig. 9 a-b-c

 

 

 

 

 

     OTO 4) I Approfondimento OTOEMISSIONI ACUSTICHE (PRODOTTI DI DISTORSIONE - DPOAE)

     Le otoernissioni acustiche (OAE) Fig. 10 a-b-c, sono deboli suoni che possono essere registrati da un microfono nel condotto uditivo esterno in risposta ad una stimolazione acustica. Per tale motivo sono stati anche definiti “echi cocleari”. Poiché la loro presenza è legata all’attivazione meccanica della coclea, e in particolare all’integrità funzionale delle cellule cigliate esterne, hanno trovato importanti applicazioni sia nella ricerca che nella clinica La limitazione delle OAE è data dalla debole intensità dei segnali, che spesso si confondono con il rumore di fondo del condotto uditivo esterno. Inoltre la loro energia può essere ulteriormente indebolita. fino a scomparire, a causa d’imperfezioni del meccanismo di conduzione dell’orecchio medio, il quale deve trasferire all’orecchio esterno, per via retrograda. l’energia generata dalla coclea.

     Esistono due categorie principali di OAE: spontanee (SOAE) ed evocate (EOAE). Le prime sono costituite da segnali a frequenza singola o multipla, generati spontaneamente dalla coclea. Il loro significato non sembra legato a una condizione di patologia, e quindi il loro valore chimico è pressoché nullo, Le otoemissioni evocate si suddividono in base alla stimolazione usata per ottenerle:

 — otoemissioni evocate da stimoli transitori (TEOAE).

— otoemissioni evocate da toni puri e costituite da prodotti di distorsione (DPOAE).

 

     I Prodotti di Distorsione Otoacustici (DPOAE) si possono definire come un’energia acustica prodotta dall’interazione di due toni inviati puri(frequenze primarie) legati fra loro da un rapporto di frequenza., inviati simultaneamente alla coclea. I due toni devono essere di frequenza abbastanza vicina in modo da creare sulla partizione cocleare due pattern di vibrazione che in parte si sovrappongono.   I Prodotti di Distorsione Otoacustici (OAEPD) sono toni continui emessi dalla coclea in seguito all’invio di una stimolazione acustica costituita da due toni sinusoidali denominati f1 f2, definiti “primari”. di frequenza fi e f2 tale che il rapporto f2/f1=i.22, sono inviati a un’intensità di 65-70 dB SPL (Fig. 2), le cui caratteristiche frequenziali sono funzione matematica dei suoni primari (f1- f2; 2f1-f2; 2f2-f1). In risposta a tale stimolazione la coclea emette come “eco” un’energia sonora alle frequenze fi e f2, più altra energia ad altre frequenze aggiuntive (prodotti di distorsione). Fra queste. quella più evidente ha una frequenza pari a 2f1-f2, Varie coppie di stimoli con diverse fi-fr possono essere presentate in successione, in modo da esplorare una porzione di coclea sufficientemente estesa. L’ampiezza della DPOAE può essere riportata in funzione di f2. in un grafico definito “DP-gramma”. nel quale viene anche rappresentato lo spettro del rumore di fondo.

      Se l’ampiezza delle DPOAE eccede il rumore per un certo criterio (usualmente 3 dB s r la risposta è considerata presente per la combinazione di toni definita da f2. Rispetto alle otoernissioni da transitori le DPOAE sono risposte più specifiche in frequenza. e per questo motivo si prestano a localizzare più precisamente una perdita di cellule cigliate.

     La presenza delle otoemissioni acustiche testimonia lo stato di buona funzionalità meccanica delle sinapsi delle cellule ciliate esterne e delle strutture ad esse collegate (stereociglia, membrana tectoria, giunzioni cilio-tectorie, membrana basale, sistema olivo- cocleare laterale e mediale); meno mirata è, invece, la misura che esse forniscono sull’assetto funzionale della cellula ciliata interna. Le DPOAE possono essere rilevate in soggetti con soglia uditiva fino a 35-10 dB HL.

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Fig. 10 a-b-c

Otoemissioni Prodotti-di-distorsioniAmplificazione

   

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Otoemissioni acustiche Spontanee

      Le otoemissioni acustiche o emissioni cocleari sono suoni spontanei (SOAE) Fig. 11 a-b, evocati da una determinata stimolazione acustica esterna (EOAE), generati dalla coclea1. Questi ultimi a loro volta si suddividono in: TEOAE e DPOAE.

     Le SOAE sono misurabili in condizioni di non stimolazione, risultano nel tempo stabili in frequenza e presentano una forte vulnerabilità alle noxae patogene; richiedono, però, un ambiente particolarmente insonorizzato, oltre che apparecchiature di analisi estremamente sensibili, dato che possono avere ampiezze molto ridotte.

 

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    Fig. 11 a-b

    Modalità richieste per la somministrazione del test (SOAEs, TEOAEs, DPOAEs)

     G. Cianfrone - F. Mazzei - G. Altissimi - R. Turchetta

     OTO 4)OTOEMISSIONI ACUSTICHE II° approfondimento

     Le emissioni otoacustiche (OAEs) sono suoni che si registrano nel meato uditivo esterno e che originano da una attività vitale e vulnerabile della coclea. Ci sono numerose evidenze sperimentali che questa attività sia strettamente associata con il processo uditivo.

      L’esistenza e la natura delle emissioni otoacustiche stimolabili dall’orecchio umano fu pubblicata per la prima volta nel 1978 (Kemp 1978).

     Le OAEs costituiscono una delle manifestazioni più interessanti e più facilmente rilevabili dell’attività, prevalentemente motoria, delle cellule ciliate uditive, attività che si esprime attraverso complessi fenomeni di non linearità. La correlazione tra presenza di OAEs misurabili e stato di salute della coclea è elevatissima, dal momento che un danno anatomico anche minimo o solo un’alterazione funzionale delle cellule ciliate, soprattutto esterne, sono in grado di provocare una repentina caduta di non linearità e di operatività attiva dei fini elementi biologico-strutturali contenuti nella coclea. Le OAEs sono generate dal movimento del timpano, guidato dalla coclea attraverso la catena dell’orecchio medio, e possono essere registrate solo quando l’organo di Corti è in condizioni normali e il sistema dell’orecchio medio funziona correttamente. I suoni generati dalla coclea sono molto bassi ma potenzialmente udibili; talvolta raggiungono i 30 dB SPL. Essi possono essere prodotti spontaneamente, poiché il suono ricircola perpetuamente nella coclea, ma più comunemente OAEs seguono una stimolazione acustica. Per registrare le OAEs non sono necessari elettrodi. Le OAEs, infatti, non sono di natura elettrica ma vibratoria; per captarle vengono usati microfoni e successivamente vengono convertite in segnale elettrico, per poter essere processate.

      L’integrità dell’orecchio medio è indispensabile, poiché la coclea non diffonde il suono attraverso l’aria; infatti, a frequenze al di sotto di 3 KHz., le OAEs, benché trasmesse dall’orecchio medio, non sarebbero registrabili, se non venisse completamente chiuso il condotto uditivo esterno. Chiudere il condotto uditivo esterno è una parte essenziale della tecnica di registrazione e permette che il timpano oscilli e crei efficienti compressioni e rarefazioni senza che l’aria fluisca silenziosamente all’esterno del canale uditivo.

      In questo modo, posizionando più o meno in profondità il probe, cioè la sonda contenente i microfoni, si possono avere diversi volumi di aria nel condotto uditivo e può in tal modo variare l’intensità delle OAEs registrate; stesse variazioni si possono avere per le diverse proprietà conduttive della catena ossiculare (Fig. 12).


 

    

     Quindi non si può dare un significato assoluto ai livelli di OAEs e non si può traslare un livello di OAEs in una corrispondente soglia audiometrica. Orecchie con bassissimi valori di OAEs possono avere una soglia audiometrica di 0 dB e al contrario orecchie con alti livelli di OAEs possono avere una soglia di 20 o 30 dB SPL.

    Integrando, però, le informazioni che si ottengono con le consolidate indagini strumentali, le OAEs nelle diverse forme divengono uno strumento insostituibile e unico per “comunicare” con le cellule ciliate esterne.

    Le emissioni otoacustiche possono essere classificate in:

    - Otoemissioni acustiche spontanee o spontaneous otoacoustic emissions (SOAE) presenti in assenza di stimolazione sonora;

    - Otoemissioni acustiche evocate o evoked otoacoustic emissions (EOAE) prodotte da uno stimolo sonoro.

    Lo stimolo sonoro può essere di diversi tipi ed in funzione dello stimolo acustico somministrato le EOAE possono essere classificate in (Ballantyne 1993):

     - Otoemissioni acustiche evocate transitorie (TEOAE), dette anche echi cocleari, ottenute con click o con tone-burst;

     -Otoemissioni da prodotti di distorsione acustica (DPOAE) ottenute con la presentazione contemporanea di due stimoli sonori (f1 e f2) o toni primari, legati fra loro da un rapporto di frequenza;

    - Otoemissioni acustiche evocate simultanee determinate da uno stimolo sonoro continuo, difficili da registrare e meno studiate delle altre.

 

     

Fig. 12 Probe all’interno del condotto uditivo esterno

OTO 4.1.1) EMISSIONI OTOACUSTICHE SPONTANEE (SOAES)

      Le emissioni otoacustiche spontanee (SOAEs) sono toni di bassa intensità misurati nella parte esterna del canale uditivo in assenza di stimoli acustici. Solitamente esse non sono udibili dalle persone dalle quali vengono registrate e la loro presenza indica che la sensibilità uditiva della coclea è normale vicino alla frequenza della SOAE rilevata.

     Sono presenti in circa il 60% degli orecchi normali e non necessitano di alcuno stimolo sonoro evocante per cui sono registrabili nel silenzio; sono sovente di livello acustico molto basso per cui richiedono un’apparecchiatura tecnologicamente sofisticata per la loro analisi e misura. La loro configurazione acustica è analoga a quella dei segnali sinusoidali e il loro riconoscimento si effettua attraverso un’accurata analisi di Fourier (Fast Fourier Trasform, FFT) del fenomeno. La loro origine è sicuramente fisiologica, legata ai meccanismi attivi intracocleari, ma vi sono numerose osservazioni che indicano, in situazioni di danno molto selettivo o di disfunzione localizzata e iniziale, possibili fattori enfatizzanti la generazione spontanea di emissioni.

     Kemp, nel 1979, fu il primo a documentare la presenza di queste vibrazioni (Kemp 1979). Oggi ci sono forti evidenze che la generazione di SOAEs dipenda da una normale funzione cocleare. Esse sono considerate sottoprodotti dell’amplificatore cocleare, processo responsabile della selettività di frequenza, dell’alta sensibilità e del largo spettro di frequenza udibile dalla coclea (Kemp 1986[1]). L’esatto meccanismo responsabile della generazione delle SOAEs non è conosciuto, sebbene sia certo che derivino dall’attività non lineare delle cellule ciliate esterne poste nel punto della coclea che vibra per quella frequenza registrata (Keilson 1993).

     SOAEs sono continue e a banda stretta (circa 1 Hz.) (Wit 1990). Esse sono vulnerabili a diverse cause patogene in grado di determinare sofferenze a carico delle cellule ciliate esterne. Le cause più comuni che inducono sofferenza delle cellule esterne sono l’ipossia (Evans 1981), i farmaci ototossici (Long 1988) ed il rumore (Norton 1989).

     Nelle orecchie umane le SOAEs non sono state registrate in presenza di perdite d’udito maggiori di 25 – 30 dB HL (Moulin 1991, Probst 1987), sebbene possano essere rilevate in soggetti con lievi danni neurosensoriali.

      Questa sezione è stata compilata da Maddalena Rossi UNIVERSITÀ  DI FERRARA

     OTO 4.2.1) EMISSIONI OTOACUSTICHE EVOCATE DA STIMOLI TRANSIENTI   (TEOAE)

     OTO 4.1)Introduzione

     Una delle maggiori sottoclassi delle emissioni evocate è definita come emissioni acustiche evocate transitoriamente (TEOAE), perché queste risposte sono solitamente provocate da stimoli acustici brevi, quali i transienti. Kemp si riferisce a queste emissioni con il termine di echi, definendo questo tipo di risposta come emissioni otoacustiche evocate ricorrenti a causa della loro tipica incidenza dopo gli stimoli.

      Il tipo di transiente che normalmente viene usato è il click, con formo d’onda rettangolare e durata quasi istantanea. Viene utilizzato il click perché è in grado di eccitare, anche se in modo diverso, tutta la partizione cocleare ottenendo l’attivazione sincrona della maggiore parte delle unità neurali del nervo acustico, un altro tipo di stimolo che può essere usato è il tone burst, più caratterizzato in frequenza rispetto al click è di durata più lunga e, distinto da una forma d’onda sinusoidale .

      Molti studi condotti su soggetti con normale udito, rilevando le risposte evocate da click, hanno riscontrato una elevata prevalenza delle TEOAE nella quasi totalità degli individui (Johnsen e Elberling,1982; Kemp et al,1986; Bonfils et al,1988). Gli occasionali fallimenti verificatisi durante le ricerche, sono causati dalla presenza di patologie dell’orecchio medio, da particolari proprietà anatomiche del CUE o addirittura dalla elevata rumorosità dell’ambiente esterno, non opportuno nella rilevazione delle OAE.

      Considerando questo aspetto si può quindi confermare che le TEOAE sono una proprietà generale del sistema periferico-uditivo umano, visto che sono evocate nella maggioranza (se non totalità) dei soggetti con funzionalità dell’orecchio medio e integrità del CUE.

      Come per le DPOAE anche per l’acquisizione delle TEOAE si utilizza una sonda acustica inserita nel CUE e collegata al software adatto. La sonda è fornita di un trasduttore di segnale per l’invio dello stimolo e di un microfono per la registrazione delle emissioni. Una volta raccolte le TEOAE, il software permette di analizzare i parametri e le caratteristiche relativi alle evocate.

 

 

 

Sonda per otoemissioni

 

 

 

 

 

 

Figura 13: Sonda per le Otoemissioni

 

 

 

     OTO 4.2.2) GENERAZIONE DELLE TEOAE

     Kemp (1980) formulò la prima ipotesi sul possibile meccanismo di generazione delle TEOAE, sostenendo che la discontinuità di impedenza della MB determinasse la riflessione di parte dell’energia dell’onda viaggiante e che questa venisse registrata nel CUE come emissioni. Tale ipotesi era basata sulla teoria della meccanica cocleare che sosteneva la presenza nell’orecchio interno di oscillatori armonici non lineari.

      Nel 1983 Ruggero rappresentò la discontinuità di impedenza della MB, presumendo una irregolarità nella meccanica delle cellule ciliate esterne causata da "disfunzionalità " di alcune di esse. Secondo il suo modello ogni gruppo funzionale di CCE avrebbe la capacità di esercitare una duplice azione di feedback (re-invio di segnale).

      Un feedback positivo che rinforza il movimento di quella specifica regione di MB che inizia dalla frequenza caratteristica di quella porzione di membrana; un feedback negativo che utilizza le efferenze nervose delle cellule acustiche, per inibire l’attivazione dei gruppi di CCE vicini e aumentare quindi la specificità in frequenza della risposta.

      Ogni disfunzionalità delle cellule ciliate esterne può alterare l’effetto di feedback positivo che controlla il movimento delle cellule stesse e quindi il massimo spostamento della MB, causando una parziale deflessione dell’onda viaggiante. L’entità dell’energia riflessa dipende dallo scarto di impedenza, cioè dalla differenza di impedenza fra i diversi gruppi di cellule esterne confinanti. Il valore dello scarto di impedenza dipende anche dalla frequenza dell’onda viaggiante (Kemp,1986), visto che lo spostamento della MB è massimo alla frequenza di risonanza caratteristica delle CCE di quel tratto di membrana, mentre lo spostamento si riduce per frequenze anche vicine alla frequenza di risonanza.

      La teoria di Ruggero sull’origine delle TEOAE sembra essere confermata da una generale irregolarità nell’organizzazione spaziale delle CCE, dovuta al fatto che la coclea presenta anche in condizioni di normalità numerose imperfezioni morfologiche. La conferma di questa anomalia delle cellule, più marcata nella regione delle frequenze basse e medio - basse dell’organo del Corti è espressa come variabilità nella distribuzione dei gruppi di stereociglia, ed è stata dimostrata da ricerche di Lansbury-Martin (1988) condotte sulla coclea di scimmie rhesus. Studi svolti per la valutazione delle caratteristiche della MB hanno rilevato l’importanza delle CCE nell’amplificazione dell’onda viaggiante e come la risposta di tali cellule, dipenda dall’intensità dello stimolo.

     La cellule ciliate esterne possono essere rappresentate con elementi di linearità e non linearità che corrispondono ad uno stato passivo ed uno stato attivo rispettivamente e, probabilmente a bassi livelli di stimolazione queste due componenti sono attive contemporaneamente. La componente attiva prevede uno o due elementi di feedback, (positivo e negativo) che introducono la caratteristica non lineare delle CCE (Zweig,1991).

http://www.oae.it/www.oae.it/images/Lecture_TEOAE_OHCs.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

     Figura 14: Le Cellule Ciliate Esterne (CCEs)

 

L’onda retrograda che si forma nell’orecchio interno a seguito dei meccanismi cocleari, si propaga dalla coclea, attraverso gli ossicini dell’orecchio medio, fino alla membrana timpanica. Comportandosi come un diaframma di un altoparlante, la membrana timpanica trasforma l’energia che si presenta come gradiente di pressione sonora, in vibrazione acustica. L’effetto della conduzione retrograda a livello dell’orecchio medio non è ancora stato studiato in modo esteso ma, vi è generale indicazione che tale sistema sia lineare con una minima dispersione di energia causata dalla conduzione inversa, meno efficace di quella normale (Kemp 1980;1981, Kemp 1986).

Siccome lo stimolo utilizzato, il click, è un segnale ad ampio spettro è improbabile che la risposta TEOE registrata possa essere il risultato di una singola onda retrograda. La stimolazione di modelli cocleari che utilizzano discontinuità di impedenza per generare le onde retrograde, ha infatti evidenziato la presenza di riflessioni multiple in punti diversi della MB, causate da un effetto riflettente a livello della finestra ovale. Questo effetto crea nuove onde anterograde che si propagano lungo la MB e che a loro volta determinano altre onde retrograde.

L’effetto totale di questo fenomeno risulta in una cancellazione di fase multipla di diverse onde (Zwicker,1986; Fukazawa,1992; ). Probabilmente la cancellazione di fase è responsabile della lunga latenza osservata nelle TEOAE e per la presenza di alcuni picchi di frequenza caratteristici nello spettro di questi segnali.

 

OTO 4.2.3)  CARATTERISTICHE DELLE TEOAE

Generalmente le emissioni acustiche evocate transitoriamente sono registrate nella totalità delle orecchie normoudenti. Le TEOAE sono caratterizzate da una notevole riproducibilità intersoggettiva, che si mantiene anche a distanza di anni da una prima registrazione alla successiva.

La variabilità invece tra gli individui, per quanto riguarda le caratteristiche di latenza, spettro e ampiezza risulta essere molto rilevante. Dai dati raccolti a questo riguardo ( Stevens e al.1987, Johnsen e al. 1988 ), si è visto come le TEOAE registrate in lattanti o bambini con udito normale, siano simili a quelle rilevate negli adulti ma con ampiezze maggiori e componenti a più alta frequenza ( oltre i 4 KHz ), rispetto ad essi. Gli studi di Bonfils e al. (1988) hanno riportato che la prevalenza delle evocate in un gruppo di soggetti con età oltre i 60 anni declina di un 35% circa. Probabilmente questo fatto può essere dovuto alla influenza dell’incidenza dei processi senili e patologie a carico dell’apparato uditivo, maggiore in questa fascia di età.

Lo spettro delle TEOAE dipenda da diversi fattori quali lo spettro dello stimolo, la durata della stimolazione e la risonanza dell’orecchio in cui viene fatta la registrazione. Per questi motivi lo spettro delle TEOAE è peculiare per il soggetto e contiene picchi di frequenza che possono variare individualmente in numero e frequenza. Questi picchi normalmente dominano lo spettro nelle frequenza tra 0.5 e 4 KHz ed hanno una notevole stabilità nel tempo.

La latenza, un’altra caratteristica delle TEOAE, è il tempo che trascorre dal momento in cui si invia lo stimolo al momento in cui compare un picco di risposta predefinito. Ciascun tipo di emissione evocata possiede un apprezzabile periodo di latenza o di ritardo rispetto allo stimolo di partenza; questo è il caso delle TEOAE , mentre per le DPOAE si parla di una non latenza o risposta istantanea. Si presuppone che l’origine delle diverse latenze sia situata nei diversi componenti subcellulari delle CCE, che sostengono la formazione delle emissioni evocate istantaneamente o con ritardo. Nelle TEOAE la latenza dipende principalmente dal tipo di stimolo ( clik o tone burst ) ma soprattutto dipende anche dalla frequenza della otoemissione.

E’ stato osservato ad esempio che un click (stimolo veloce) produce latenze brevi, dell’ordine di 10-16 ms per frequenze attorno a 1 KHz ( Johnsen e Elberling, 1982; Norton e Neely,1987 ). Il valore standard di latenza è fissato a 20 ms, che permette la visualizzazione della maggior parte delle risposte TEOAE ( Zwikcker 1983; Probst et al, 1986 ).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Figura 15: Risposta TEOAE da un soggetto adulto

         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un’altra particolarità delle risposte evocate è l’ampiezza che dipende, oltre  che dal tipo di stimolo, da fattori specifici quali la frequenza di risonanza dell?orecchio medio, le frequenze dei picchi dominanti e il sistema di registrazione delle TEOAE.

            La peculiarità delle risposte evocate, che si evidenzia in tutte le orecchie riguarda la funzione ingresso-uscita. Questa funzione variabile da soggetto a soggetto è lineare e passa da lineare a non lineare arrivando alla saturazione delle risposte approssimativamente attorno a valori di circa 70 dB SPL. Questo fenomeno a livello cocleare si traduce con l’impossibilità da parte delle CCE, di amplificare i movimenti della MB.

           Visto i complicati meccanismi cocleari che sono alla base delle TEOAE, sono state svolte numerose ricerche con lo scopo di valutare l’influenza del sistema efferente mediale nella generazione delle OAE. Studi svolti da Froehlich et al (1990) e Collet et al (1990), hanno valutato la possibilità che una stimolazione controlaterale con rumore bianco a banda larga influenza l’ampiezza delle TEOAE, facendola diminuire di 1 dB.

           Attraverso il controllo delle influenze potenzialmente contaminati del riflesso acustico, questi ricercatori hanno concluso che i decrementi osservati nei micro meccanismi cocleari erano dovuti all’azione del sistema efferente mediale. I vari esperimenti svolti sulla stimolazione controlaterale stabiliscono un importante modello che può essere usato per esplorare la funzione del sistema efferente cocleare negli umani.

 

         OTO 4.2.4)  TEOAE IN RELAZIONE ALLE PATOLOGIE

          Siccome le TEOAE sono registrate nelle orecchie di soggetti essenzialmente normali, esse sono in continuo studio come strumento " oggettivo " per la valutazione uditiva e in modo particolare per valutare le soglie delle ipoacusie. E’ particolarmente importante stabilire, per l’uso clinico delle evocate, delle relazioni attendibili tra le TEOAE e disordini dell’udito nella popolazione dei pazienti.

           I processi patologici a carico dell?orecchio medio, per esempio, sono in grado di alterare notevolmente la mobilità della catena ossiculare influenzando la capacità di condurre le onde retrograde. Questo è stato dimostrato nei casi di ipoacusia trasmissiva in cui i soggetti presentavano un audiogramma a toni puri ( PTA: Pure Tone Audiometry) con   livelli medi di soglia maggiore di 35 dB HL.

           Kemp (1978) è stato il primo ad esaminare le orecchie con perdita uditiva neurosensoriale usando le TEOAE e ha riscontrato che le emissioni erano assenti nelle orecchie con diminuzione uditiva maggiore di 30 dB HL, stabilendo così una soglia del PTA oltre la quale non si registrano le OAE. In altri studi, Hinz e Wedel (1984) esaminarono pazienti che avevano subito una repentina perdita di udito e in una parte di essi riscontrarono la presenza delle TEOAE solo dopo un parziale o completo recupero della funzione uditiva. Con questi risultati dimostrarono che le evocate possono essere " indicative " dei cambiamenti nella funzione cocleare.

           Si può dedurre con affidabilità ragionevole che la presenza delle TEOAE indica una soglia di udibilità di 30 dB HL o migliore. Comunque con le TEOAE non si ottiene nessuna informazione sulle altre regioni di frequenza , sennonché quelle presenti nello spettro delle TEOAE (Probst et al, 1987; Cope e Lutman,1988 ).

            In altre parole se la presenza di una otoemissione ad una data frequenza indica una soglia uditiva migliore di 30 dB HL, non è possibile invece ottenere una informazione dettagliata che riguarda la configurazione di frequenza con perdita uditiva nello spettro delle TEOAE. Questo perché l’assenza di una certa frequenza non può essere interpretata come una soglia maggiore di 30 dB, quindi il livello di udito è semplicemente sconosciuto.

           Un aiuto per determinare il dominio delle frequenze della perdita uditiva può essere dato dall’uso di stimoli specifici in frequenza (Probst e al,1986; Norton e Neely, 1987 ), ma sono pochi gli esiti di studi sulle emissioni evocate da tali stimoli. Indagini svolte invece su orecchie con perdita uditiva dovuta a neurinoma dell’acustico ( Kemp e al, 1986; Bonfils e al, 1988 ), hanno evidenziato che le TEOAE erano registrate solamente in un terzo di esse.

           Questi risultati evidenziano la difficoltà nell’utilizzare le TEOAE nella diagnosi differenziale delle patologie sensoriali e che la perdita di udito indotta dalla presenza di neurinoma, potrebbe essere associata, in una alta percentuale di casi, a patologie cocleari prodotte da alterazioni vascolari dell’organo del Corti o delle innervazione efferenti. Per questi motivi, la diagnosi di una significativa perdita uditiva retrococleare attraverso la presenza delle TEOAE, non è realizzabile o solamente in parte.

           Sommariamente si può affermare che la generazione delle emissioni otoacustiche evocate transitoriamente è condizionata oltre che dalla soglia di udibilità, anche dalla eziologia del disordine uditivo che modifica le caratteristiche delle emissioni.

      Si è visto come le TEOAE non sono dipendenti dalla funzione cocleare pienamente intatta, perché preservazioni relative in alcune regioni di frequenza presumono la generazione delle OAE. Sembra che la regione specifica per le frequenze di 1 e 2 KHz sia la più suscettibile per la formazione delle TEOAE in soggetti con ipoacusia neurosensoriale inferiore a circa 35 dB HL.

      Il click che genera le TEOAE non invia la stessa energia di stimolo a tutte le regioni della coclea; per ovviare a questo sono stati svolti alcuni studi con l’utilizzo di tone burst a frequenza specifica di 1, 2 e 4 kHz (Grandori, 1985; Probst et al, 1986; Tanaka 1990, 1992). In questo modo a causa del maggiore input di energia nella coclea, si possono ottenere TEOAE non rilevabili con la stimolazione da click.

      Tanaka (1990) ha dimostrato infatti che si possono rilevare risposte cocleari anche in soggetti con soglia del PTA a 55 dB. Esaminando un ampio gruppo di soggetti con ipoacusia neurosensoriale, Tanaka (1992) ha rilevato che le emissioni evocate da tone burst presentano due caratteristiche dominanti attorno alle latenze di 9 ms e 12 ms. La componente a latenza breve sembra essere un buon indicatore per valutare il coinvolgimento dell?orecchio interno, e potrebbe essere utilizzato nella valutazione delle diverse ipoacusie neurosensoriali.

 

     OTO 4.2.5)  APPLICAZIONI CLINICHE DELLE TEOAE

     Una conclusione possibile ottenuta dai risultati in orecchie normali e patologiche è che il test svolto con le OAE " non quantifica la perdita uditiva ma rivela la sua presenza " (Kemp et al, 1986 ). Di conseguenza le TEOAE possono rappresentare un mezzo ideale per salvaguardare l’udito; la non invasività e la non richiesta collaborazione da parte di chi si sottopone al test, permette alle evocate di essere l’esame ideale per la popolazione neonatale.

      L’ipoacusia è un handicap invisibile che spesso sfugge ai famigliari dei bambini che ne sono affetti, perché generalmente nei primi mesi di vita un bambino ipoacusico può non manifestare segni evidenti della sua condizione.

      Attualmente l’età media di identificazione delle ipoacusie è tra i 18 e 30 mesi di vita. I primi tre anni sono fondamentali per l’acquisizione della memoria uditiva e del linguaggio. La mancanza totale o parziale di imput acustici durante questa fase, conduce pertanto ad una permanente e significativa riduzione della capacità psico-linguistica e relazionale con conseguente difficoltà di integrazione socio-culturale dell’individuo. Da studi svolti è risultato che la ipoacusia grave-profonda bilaterale è presente nel 1-2 per mille dei neonati sani e nel 4-5 per cento dei nati a rischio audiologico (Ruth et al.1985; Hall,1992); si è visto inoltre che la prevalenza della ipoacusia profonda bilaterale è dell?1 per mille nella popolazione mondiale quindi 4,5 milioni di soggetti ipoacusici, di cui 2 milioni bambini (Holborow,1983). Alla luce di queste statistiche, negli Stati Uniti, fino a qualche anno fa per l’identificazione precoce delle ipoacusie, veniva utilizzato un protocollo che si divideva in due parti. Una prima procedura prevedeva la selezione di un gruppo di soggetti a rischio audiologico dalla popolazione presunta sana, mediante i criteri raccomandati dalla Joint Committee on Infant Hearing. Secondo questi criteri erano considerati fattori di rischio audiologico la famigliarità di ipoacusia (congenita o acquisita), infezioni e uso di farmaci ototossici durante la gravidanza, peso alla nascita inferiore di 1,5 Kg, livello di iperbilirubinemia elevato, indice di APGAR minore di 3 a 5 minuti di vita, ventilazione meccanica prolungata, ricovero nella unità di cura neonatale intensiva (NICU). La seconda procedura consisteva nell’eseguire uno screening audiologico selettivo su questo gruppo, mediante lo studio dei potenziali evocati del tronco (ABR).

      L’utilizzo di questo protocollo non è risultato efficace in quanto il test usato come screening, cioè l’ABR è costoso ed inoltre i criteri di base per la selezione dei soggetti a rischio, identificano solamente il 50% delle persone affette da ipoacusia grave o profonda, poiché soltanto la metà della popolazione ipoacusica presenta evidenti fattori di rischio alla nascita; (Elssmann et al, 1987; Mauk et al,1991 ). Dal momento che un tale screening audiologico effettuato in un gruppo di neonati a rischio, comporta in molti casi un grave ritardo diagnostico, si è raggiunta una concordanza di opinioni sull’esigenza di uno screening audiologico di massa, che sia in grado di distinguere dalla popolazione dei soggetti sani quelli probabilmente ipoacusici il più precocemente possibile.

      Lo screening è un elemento fondamentale della prevenzione secondaria, che ha lo scopo di individuare precocemente la malattia o il difetto prima non noti, e instaurare l’opportuna terapia prima dell’evoluzione verso fasi più gravi o invalidanti. L’obbiettivo dello screening viene realizzato attraverso l’esecuzione di un test, un esame o altra procedura eseguibile in modo rapido. Lo screening non è una procedura diagnostica , in quanto i soggetti che risultano positivi al test devono rivolgersi allo specialista per la conferma della diagnosi e per l’eventuale trattamento.

      Nel programmare un esame per screening devono essere valutati alcuni fattori quali: il costo dell’esame, la non invasività della metodica, il miglioramento effettivo della vita a cui deve portare la diagnosi precoce della malattia, la validità dello screening valutata in base alla sensibilità e specificità. La sensibilità rappresenta l’efficacia di un esame nell? identificare i casi positivi , quindi più la sensibilità è alta e maggiore è la probabilità che la malattia venga identificata; la specificità invece è l’efficacia di identificare i casi normali. Un buon esame di screening dovrebbe avere la più alta sensibilità e una alta specificità, in modo tale da individuare il numero più alto possibile di casi.

          La registrazione delle emissioni otoacustiche evocate da click, durante i primi giorni di vita   è stato indicato come la metodica di screening migliore che risponde ai criteri di semplicità, sensibilità, specificità, rapidità, e basso costo.

 

    OTO 4.2..6) SCREENING NEONATALE CON LE TEOAE

     Le TEOAE rappresentano dei fenomeni di natura non lineare, espressione di una normalità cocleare presente nella totalità dei normoacusici. E’ noto che le lesioni dell?orecchio interno coinvolgano le CCE , ma possiamo distinguere le ipoacusie cocleari come motorie e sensoriali. La ipoacusia è motoria quando la sofferenza delle CCE è causata da traumi acustici, idrope endolinfatica, ecc.; è nella forma sensoriale quando la lesione delle CCE o delle fibre nervose è causato da malformazioni o assenze stabilite geneticamente, e da degenerazione delle fibre afferenti. La differenza tra le due forme di ipoacusia cocleare è caratterizzata dal fatto che nella motoria le emissioni otoacustiche sono assenti, mentre sono presenti nella forma sensoriale. Questa distinzione però è in realtà influente sulle emissioni in quanto le forme sensoriali non si presentano mai pure, di conseguenza le OAE sono assenti in entrambe le forme.

      Nonostante l’utilizzo delle TEOAE come screening non escluda la presenza di falsi negativi della metodica (soggetti che superano il test, ma che in realtà sono ipoacusici ), non è in grado di differenziare la componente retrococleare di una ipoacusia. Tuttavia se le TEOAE non possono essere considerate un esame diagnostico, esse presentano i presupposti ideali per un loro inserimento nell’ambito degli screening audiologici neonatali e infantili poiché sono presenti nel 100% dei nati sani, nei bambini con ABR presente per stimoli di 30 dB HL e sono invece assenti in ogni caso di ipoacusia superiore a 30 dB HL.

 

 

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    Fig 16: Risposta TEOAE da un neonato Well-Baby (NIDO)



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Fig. 17: Risposta TEOAE da un neonato a pre-termine di 33 settimane (NICU)

 

 

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     OTO 4.3.1)  I PRODOTTI DI DISTORSIONE DELLE EMISSIONI OTOACUSTICHE – (DPOAE)

     Nella classe delle OAE evocate, i prodotti otoacustici di distorsione (DPOAE), rappresentano un particolare tipo di emissione acustica evocata. Questo tipo di emissione è generata da due toni puri le cui frequenze hanno una correlazione precisa e sono presentate nel CUE attraverso due trasduttori.

     L’esistenza delle DPOAE è nota fin dai primi studi di Helmholtz, ma fu Goldstein (1967) il primo a dimostrare con mezzi psicoacustici che le DPOAE sono generate dell?orecchio interno. Kemp nel 1979 confermò la presenza dei prodotti di distorsione associati alle emissioni otoacustiche, in soggetti normoudenti. Nel 1984 Brown e Kemp, in uno studio svolto sulle DPOAE nell’animale e nell’uomo, dimostrarono che nonostante i prodotti nell’animale siano più consistenti in ampiezza e spettro di frequenza, le caratteristiche del segnale sono simili nelle due specie.

 

     OTO 4.3 .2)  CARATTERISTICHE GENERALI DELLE DPOAE

      I prodotti di distorsione acustica sono evocati da due toni posti all’ingresso di un sistema biologico, quale è la coclea, e che subiscono all’interno di questo sistema dei fenomeni più o meno evidenti. All’uscita di questo sistema si registrano quindi delle componenti non presenti all’ingresso o più semplicemente modificazioni dei segnali inviati. La distorsione legata alla non linearità del sistema acustico e coinvolta nella generazione delle DPOAE è la distorsione di intermodulazione: questa consiste nella creazione di toni di combinazione matematica fra i toni primari usati per stimolazione. I nuovi segnali derivati da questo tipo di distorsione sono definiti Prodotti di Distorsione.

      Dai dati raccolti negli esperimenti sugli animali (Kim et al, 1980; Brown, 1987; Johnston et al, 1990) e nell’uomo (Wier et al.,1988; Cianfrone et al, 1990; Probst et al, 1990 ), si è visto come le DPOAE sono rilevatori di macro- e micro fenomeni di non linearità operanti nella coclea, in condizioni di normalità anatomo-funzionale.

       I prodotti di distorsione possono essere suddivisi secondo la combinazione matematica dei due toni primari: F1 a più bassa frequenza e F2 a più alta frequenza. Fra i diversi tipi di prodotti di distorsione i più interessanti e maggiormente studiati sono i Prodotti di Differenza Cubica (CDT: cubic difference tones ), sicuramente legati ai processi di non linearità della coclea. I CDT presentano diverse caratteristiche utili quali: essere quelli a più alta intensità; essere stabili e riproducibili nella quasi totalità dei soggetti; permettere una esplorazione tonotopica della partizione cocleare; essere influenzati dagli agenti nocivi per la coclea.

      La caratteristica più interessante dei CDT è però la loro strettissima dipendenza dal valore assoluto di frequenza dei due toni primari e ancora di più dal loro rapporto numerico. Generalmente i prodotti di distorsione sono individuati nella gamma di frequenze comprese tra 1 e 8 KHz. L’ampiezza dei CDT dipende da diversi fattori parametrici come l’intensità, la frequenza dei toni primari e le proprietà di ogni orecchio.

      Riguardo a questa variabile è interessante osservare che se la frequenza del prodotto coincide con una otoemissione spontanea o con la frequenza dominante di una evocata, l’ampiezza del prodotto di distorsione può essere molto grande. Quando invece non ci sono spontanee, l’ampiezza delle DPOAE è inferiore di circa 60 dB rispetto all’intensità dei due toni primari.

      Generalmente l’intensità assoluta dei due toni primari alla quale cominciano ad evidenziarsi i CDT è di 40-50 dB SPL. L’ampiezza dei prodotti è influenzata anche dal rapporto di frequenza tra i due toni primari; le risposte migliori si ottengono con un rapporto F2/F1 fra 1,1 e 1,3. Piccole variazioni al di fuori di questo range possono provocare grossi cambiamenti, fino alla scomparsa dei prodotti di distorsione. Per quanto riguarda il livello di intensità dei due tono primari, secondo studi svolti a riguardo, si ottengono le DPOAE con ampiezza maggiore quando l’intensità di F1 è inferiore di non più di 5 dB rispetto alla intensità di F2.

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     Fig. 19 : La prima modalità di rappresentate le risposte DPOAE: DP-gram (2F1-F2) da un soggetto  neonatale (NIDO)

 

 

 


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     Fig. 20  La seconda modalità di rappresentare le risposte DPOAE: Un curva ingresso- uscita (IO) da un soggetto adulto a F2 = 4 kHz

 

    OTO 4.3.3)  MECCANISMI DÌ GENERAZIONE DEI DPOAE

     Come per i meccanismi di generazione delle SOAE anche per quelli delle DPOAE, possono essere formulate solamente alcune ipotesi. Un dato certo è che i CDT costituiscono sicuramente manifestazioni della normale funzionalità cocleare, di conseguenza la loro origine è da ricercare all’interno dell’organo del Corti. A questo punto sorge il problema secondo il quale i CDT siano generati da processi non lineari solo passivi oppure sia indispensabile anche l’intervento di meccanismi attivi di feedback, per la loro determinazione.

      Secondo l’ipotesi che considera i meccanismi non lineari passivi, si ritiene che una interferenza meccanica lungo la membrana basilare tra le onde prodotte dai due toni primari, potrebbe originare toni di combinazione ( DPOAE ) che dal punto di interferenza avrebbe un andamento bidirezionale verso la base e verso l’apice della coclea. La teoria dei meccanismi attivi di feedback, ritiene invece responsabili delle DPOAE le microstrutture cellulari (CCE e CCI) che operano nel punto esatto della partizione corrispondente alla media geometrica dei due toni inviati. Cianfrone e Mattia hanno ritenuto che all’origine dei CDT ci sia un meccanismo combinato attivo e passivo, nel quale sono coinvolte le onde viaggianti di diversa altezza tonale dei due toni primari e gli elementi cellulari sensoriali collegati ai sistemi afferenti ed efferenti.

      Per la registrazione delle DPOAE viene impiegata una sonda collegata ad un software opportuno. La sonda è provvista di tre fori, e posizionata nel CUE permette l’invio contemporaneo dei due toni primari e la registrazione dei prodotti di distorsione. Il software che viene adoperato permette la raccolta dei dati e la loro elaborazione.

      L’utilità clinica delle DPOAE è ancora potenziale ma le caratteristiche di avere una notevole specificità in frequenza, essere evocabili nella totalità degli orecchi umani normali, facilmente registrabili e sensibili ad agenti tossici per la coclea, li rende ottimali per l’impiego nello studio di situazioni cliniche di deficit uditivi e di ipoacusie neonatali.

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     Fig. 21: Il "beat" il segnale acustico che arriva alla coclea ed evoca le DPOAEs

 

 

 

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Fig. 22: Lo spostamento della membrana basilare (BM) nel caso delle DPOAEs. Il nuovo tono (2F1-F2) si vede all destra della figura (lo spostamento della BM più apicale).

 

 

 

 

OTO 4.3.4) APPLICAZIONI CLINICHE ED INTERPRETAZIONE DPOAE  Le DPOAEs sono risultate particolarmente interessanti per la loro capacità di analizzare la coclea in modo frequenza specifico. Si è ipotizzato che le DPOAEs potessero essere usate per predire la soglia uditiva per stretti range di frequenza (Lonsbury-Martin 1990, Lonsbury¬-Martin 1993). Sono stati eseguiti studi di comparazione fra le DPOAEs e le soglie audiometriche all’interno di popolazioni di normoudenti e di popolazioni con danni cocleari (Kimberley 1994). In questo modo si sono potuti selezionare schemi grazie ai quali si può stabilire l’ipotetica soglia audiometrica dalle DPOAEs con un risultato corretto nell’85% dei casi. Sebbene, data la percentuale di predizione corretta, le DPOAEs non possano sostituire l’esame audiometrico tonale liminare, esse senza dubbio sono in relazione con la fisiologia delle cellule ciliate esterne e possono fornirci interessanti informazioni sullo stato funzionale della coclea prima che ci sia un danno clinicamente evidente.

      Negli ultimi anni sono stati studiati software che hanno permesso la registrazione delle DPOAEs utilizzando strumenti portatili per lo screening delle sordità genetiche. È un dato significativo in quanto permette di avere informazioni indicative sulla morfologia della curva audiometrica, che risultano molto utili quando è necessario il posizionamento precoce di una protesi acustica.

 

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OTO 5) REFERTAZIONE E INTERPRETAZIONE DEI TRACCIATI QUADERNI MONOGRAFICI DI AGGIORNAMENTO AOOI 2008

     La misura delle OAEs richiede preliminarmente un esame otoscopio ed un esame impedenzometrico in quanto problemi meccanici di vario tipo a carico dell’apparato di trasmissione potrebbero inficiare la risposta cocleare che, per essere registrata al condotto uditivo esterno, richiede un meccanismo di trasferimento inverso di energia non compromesso.

      A)Il modo migliore per estrarre e misurare le risposte cocleari spontanee (SOAEs) è quello di utilizzare un analizzatore di spettro professionale FFT per rilievi di acustica, quindi non specificamente dedicato, con un microfono ad alta sensibilità e basso rumore intrinseco posizionato nel condotto uditivo. L’analisi va effettuata a banda stretta e l’esame va rigorosamente condotto in ambiente silente. Non deve essere inviato alcuno stimolo acustico. Tale modalità di registrazione richiede personale alta-mente specializzato. E’ possibile però registrare con una certa approssimazione ed in maniera indiretta le SOAEs (pseudo-SOAEs) anche con le apparecchiature in commercio dedicate per la misura delle emissioni evocate; in tal caso verranno registrati e misurati i fenomeni acustici (spontanei) presenti nel condotto immediatamente dopo l’avvio dello sti-molo (click) e del sistema di triggeraggio, durante il periodo di latenza della risposta cocleare evocata, mediante averaging dei fenomeni acustici eventualmente presenti. Le risposte saranno visibili nel tracciato FFT, sarà possibile studiarne la collocazione frequenziale ed il livello di ampiezza in dB SPL. Ulteriori informazioni tecniche sono contenute nei commenti dei tracciati appresso riportati.

      B)Le TEOAEs sono misurabili e registrabili da molti anni ormai attraverso apparecchiature cliniche dedicate sia da tavolo che portatili o addirittura palmari da screening. In commercio ne esistono numerosi tipi e normalmente per un uso clinico non richiedono un complesso addestramento per cui sono ben gestibili sia da personale medico che paramedico (tecnici audiometristi). Il probe da inserire con una facile manovra nel condotto uditivo (dispositivo ovviamente diverso per bambini ed adulti), parzialmente smontabile per le esigenze di manutenzione, contiene principalmente tre elementi: un altoparlante per l’erogazione dello stimolo (click), un microfono per la recezione della risposta cocleare ed un tubicino di ventilazione per ridurre onde stazionarie nel condotto. Le risposte cocleari così ottenute sono robuste ed i filtraggi acustici impiegati sono efficaci, per cui le esigenze di silenziosità ambientale sono meno tassative rispetto alle SOAEs. Le più importanti valutazioni statistiche e di validazione sono fatte automaticamente e la loro lettura è semplice nelle varie finestre disponibili (caratteristiche dello stimolo evocante, pattern FFT cioè analisi di Fourier della risposta, parametri di reiezione del rumore, indici di riproducibilità della risposta per bande di frequenza e complessiva, stabilità della risposta, ecc.). L’analisi temporale è molto ben apprezzabile ed è facilmente misurabile la latenza e la morfologia attraverso sistemi di averaging. Diverse modalità di erogazione dello stimolo daranno luogo a diversi pattern della risposta. Negli apparecchi palmari la risposta viene fornita in maniera automatica: l’algoritmo ed i criteri di validazione interna determineranno il riconoscimento o meno della risposta cocleare, medi-ante una segnalazione del tipo “sì” o “no”. Per ulteriori dettagli tecnici consultare appresso i commenti dei tracciati.

     C) DPOAEs: Le modalità ambientali di esame sono del tutto simili a quelle delle TEOAEs. Le apparecchiature impiegabili, da tavolo, portatili o palmari, sono oggi tendenzialmente polifunzionali, cioè in grado di fornire test per TEOAEs e per DPOAEs ma spesso anche pseudo-SOAEs o addirittura ABRs. Anche in questo caso la semplificazione dei sistemi di stimolazione e di misura ne permette l’utilizzazione clinica anche da parte di personale non particolarmente esperto dopo un breve periodo di training. Trovando però le DPOAEs un interessante impiego anche nel campo della sperimentazione clinica è in tale ambito raccomandato il coinvolgi-mento di personale medico o paramedico con particolare esperienza. Il probe è del tutto simile quanto ad aspetto a quello delle TEOAEs; è solo un po’ più voluminoso in quanto deve contenere due altoparlanti separati per l’erogazione dei due stimoli tonali primari. La raffigurazione dei parametri di stimolazione e di risposta è diversa da quella delle TEOAEs; a parte la possibilità di evidenziare gli indici selezionati di reiezione del rumore, il pattern acustico della cavità residua a probe inserito nel con-dotto e la stabilità dei due toni primari inviati, vi saranno alcune opzioni selezionabili di visione ed analisi della risposta: “DP-gram”, cioè il grafico che rappresenta la distribuzione di ampiezza del prodotto di distorsione in funzione delle varie frequenze di stimolazione dei toni primari, restante ferma l’intensità di stimolazione (un DP-gram per ogni intensità selezionata); a questa consueta configurazione se ne affiancano a scelta dell’esaminatore almeno altre due: “funzione di crescita” o “growth rate” o “funzione ingresso-uscita”, cioè l’andamento dell’ampiezza di risposta in funzione delle variazioni di intensità di stimolazione, restando ferma la frequenza dei toni primari (un growth rate per ciascuna frequenza selezionata) e “spectral history” cioè l’andamento dell’ampiezza della risposta su una frequenza prefissata, nel dominio del tempo. Per ulteriori dettagli tecnici si rimanda appresso ai commenti dei singoli tracciati.

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