ANATOMIA DELLA GOLA Faringe

Sinossi
La faringe è un condotto muscolomembranoso che si estende dalla base del cranio, in alto, alla sesta vertebra cervicale, in basso. Quest'organo fondamentale è unico, comune alle vie aeree superiori e alla parte iniziale dell'apparato digerente.
La contrattilità della sua struttura muscolare riveste un ruolo di primo piano durante la deglutizione, permettendo la progressione del bolo alimentare e assicurando la protezione delle vie aeree nasali e laringee. Contribuisce anche all'aerazione dell'orecchio medio e, infine, interviene nella fonazione.
Questa cavità, beante in modo permanente, rimane di difficile accesso al di fuori della porzione media direttamente osservabile clinicamente durante l'apertura della bocca. L'endoscopia e la risonanza magnetica permettono, attualmente, un'esplorazione completa e precisa delle parti superiori, profonde, incastrate sotto la base cranica, da una parte, e, dall'altra parte, della porzione inferiore, retrolaringea, così come dei loro rapporti con le strutture ossee o con le parti molli adiacenti.

 

Organogenesi
La faringe è la parte craniale dell'intestino primitivo, e l'apparato branchiale riveste un ruolo di primo piano nel suo sviluppo.
La faringe deriva dall'intestino anteriore circondato da archi scheletrici che rappresentano lo splancnocranio. La sua origine è duplice, a volte epiblastica, dallo stomodeo, ed entoblastica dall'intestino primitivo, inizialmente separati dalla membrana faringea, che si riassorbe al ventiseiesimo giorno di vita intrauterina.
La giunzione stomodeo-intestino cefalico si situa all'altezza della V linguale.
Dalla volta dello stomodeo deriva l'abbozzo della preipofisi; il peduncolo si riassorbe dopo la migrazione di questo abbozzo ipofisario; può comunque persistere sotto forma di un residuo, l'ipofisi faringea, situata al fornice o volta della faringe.
L'evoluzione principale della faringe è legata allo sviluppo degli archi branchiali laterali, separati in superficie da profondi solchi o tasche ectobranchiali nell'embrione di 5 (32 giorni) -10 mm (37 giorni).


Fig 1
Sviluppo delle tasche ento- e ectoblastiche (secondo Langman). I, II, III, IV. Archi branchiali; 1, 2, 3, 4. tasche ectoblastiche; a, b, c, d, e. tasche entoblastiche.
 1. Cavità timpanica primitiva; 2. condotto uditivo esterno; 3. foramen caecum; 4. tonsilla palatina; 5. paratiroide inferiore; 6. timo; 7. paratiroide superiore; 8. corpo ultimobranchiale; 9. tiroide; 10. intestino cefalico.

In profondità, l'epitelio endoblastico dell'intestino primitivo si invagina tra gli archi scheletrici per formare le tasche entobranchiali che daranno origine alla faringe, ma anche all'abbozzo laringotracheobronchiale, all'orecchio medio, ad alcune formazioni ghiandolari come la tiroide, le paratiroidi, infine a formazioni specifiche: tonsille palatine e timo.

Archi branchiali
Costituiti durante la quarta o quinta settimana di vita dell'embrione, sono cinque, numerati 1, 2, 3, 4 e 6 e daranno origine alle strutture ossee e muscolari.
Ogni arco branchiale è costituito da un asse mesenchimale; sarà così caratterizzato da un contingente muscolare proprio che sarà innervato in modo specifico, poiché il nervo segue il muscolo nella sua migrazione.

Fig 2
Tasche branchiali entoblastiche (secondo Langman).
 1. Tasche entobranchiali; 2. stomodeo; 3. abbozzo tiroideo; 4. abbozzo laringotracheale; 5. esofago; 6. aorta dorsale.


Il primo arco, o arco sottomandibolare, a destinazione buccofacciale, contribuisce alla formazione delle coane e del palato definitivo verso la fine della nona settimana. Ma lo spazio rinofaringeo a questo stadio è molto più stretto che nell'adulto.
Verso la decima settimana, la crescita maxillomandibolare determina un allargamento dello spazio faringeo.
La combinazione dei primi tre archi branchiali costituisce la struttura muscoloaponevrotica del palato; la combinazione del secondo, terzo e quarto arco forma la base della lingua; il quarto e il sesto arco permettono la formazione dello scheletro laringeo, dei muscoli costrittori della faringe e della muscolatura intrinseca del laringe (tabella I).

Tasche ectobranchiali
L'embrione di 5 settimane è caratterizzato dalla presenza di quattro tasche ectobranchiali.
La prima tasca dà origine al condotto uditivo esterno.
Le altre vanno scomparendo, mascherate dal secondo arco branchiale ipertrofico. Esse formano il seno cervicale, cavità ectoblastica temporanea che involve; la sua persistenza può dar luogo alla formazione di cisti e fistole laterocervicali congenite.

Fig 3
Innervazione degli archi branchiali (secondo Langman).
 1. Branca oftalmica del nervo trigemino; 2. branca mascellare del nervo trigemino; 3. branca mandibolare del nervo trigemino; 4. nervo faciale; 5. nervo glossofaringeo; 6. nervo pneumogastrico.

La prima rappresenta il diverticolo o recesso tubotimpanico, che viene a contatto con l'epitelio della prima tasca ectoblastica. Essa formerà anche la tuba uditiva.
La seconda persiste solo sotto forma di una proliferazione epiteliale che sarà colonizzata dal mesoblasto e formerà la tonsilla palatina, la fossetta di Rosenmüller e la fossa sottotonsillare.
Dalla terza e quarta tasca nasceranno delle formazioni ghiandolari: paratiroidi, tiroidi e timo. Esse contribuiscono, d'altra parte, alla costituzione dei recessi piriformi.
La quinta tasca, diverticolo della quarta, dà origine al corpo ultimobranchiale precursore delle cellule C della tiroide, che secernono calcitonina.
Le pareti laterali e posteriori della faringe derivano dalla parete posteriore dell'intestino cefalico primitivo.
L'abbozzo laringotracheale di origine endoblastica nasce dalla parete anteriore dell'intestino primitivo sotto forma di un'evaginazione ventrale, appena dopo l'ultima tasca entobranchiale.

Configurazione generale (vedi fig 9, 10, 11, 12, 13, 14 e 15)La faringe è un condotto muscolomembranoso esteso verticalmente dalla base del cranio fino all'altezza della sesta vertebra cervicale posteriormente, e dal bordo inferiore della cricoide anteriormente, dove si prosegue con l'esofago.
A forma di doccia mediana, simmetrica, aderisce alla curvatura della colonna cervicale sulla quale si applica per tutta la sua altezza. I rilievi della faccia anteriore dei corpi vertebrali sono palpabili, addirittura visibili, soprattutto a livello di C6. Questa doccia è aperta in avanti e presenta sette orifizi che la dividono in tre piani: 
piano nasale: apertura delle fosse nasali attraverso le coane e, lateralmente, delle tube uditive; è il rinofaringe; 
piano buccale o orofaringe che comunica con la cavità buccale attraverso l'istmo delle fauci; 
piano inferiore o ipofaringe o laringofaringe.
Termina in basso a livello della bocca dell'esofago.
La sua altezza totale è di 14-15 cm a riposo; al momento della deglutizione, la sua estremità inferiore si innalza di circa 3 cm, accompagnata dal blocco laringotracheale e dal parenchima tiroideo. Per Poirier, questo innalzamento al momento della deglutizione può causare una riduzione in altezza di 7 cm.
Il diametro della faringe è in media di 4-5 cm in direzione trasversale, di 2-3 cm in senso antero-posteriore.
Questo diametro non è regolare, e si riduce dall'alto in basso fino a raggiungere 2 cm a livello della giunzione faringoesofagea.
Allo stesso modo, a livello del piano rinofaringeo, questo condotto è ampio (6 cm) ma poco profondo (2 cm); l'orofaringe è grossolanamente cilindrico, di un diametro medio di circa 4 cm; l'ipofaringe è la regione più stretta: 2 cm di larghezza, 1 cm di profondità.
Esistono infine dei cambiamenti fisiologici delle dimensioni a riposo, in particolare a livello del rinofaringe: variazioni durante il sonno, secondo la posizione della lingua, dovute ai movimenti del velo palatino (Pruzanski e Groth [13]).
Alcune variazioni sono correlate all'età e al sesso: 
nel neonato, tenuto conto di un angolo molto aperto tra la base del cranio e la colonna cervicale, da una parte, e dello sviluppo incompleto del massiccio faciale, dall'altra, il velopendulo è posto in alto, in corrispondenza dell'atlante, e il rinofaringe è quasi nell'asse dell'orofaringe, mentre nell'adulto essi formano un angolo aperto in basso e in avanti; 
il rinofaringe aumenta con l'età, soprattutto tra i 9 e i 13 anni; il volume è maggiore nei maschi ma la differenza sarebbe significativa solo verso l'età di 13 anni [13].


Struttura della faringe

Generalità
Il solco faringeo, verticale, concavo in avanti, è ormeggiato sotto la base cranica, quadro osseo fisso.
L'inserzione del bordo superiore è costituita sulla faccia esocranica della base del cranio, da una spina dello sfenoide all'altra, passando sul tubercolo faringeo e la faccia inferiore basilare dell'occipitale secondo una curva concava in avanti. Lateralmente, l'inserzione passa davanti al canale carotideo e raggiunge il canale osseo della tuba uditiva successivamente obliquo anteriormente, e verso l'interno sul bordo posteriore della lamina mediale del processo pterigoideo.
I margini laterali si inseriscono sullo scheletro facciale successivamente laringeo; dall'alto in basso: processo pterigoideo, rafe pterigomandibolare, linea miloioidea della mandibola, corna dell'osso ioide, cartilagine cricoidea e bordo posteriore delle ali tiroidee della laringe.
La faccia posteriore è posta anteriormente al rachide cervicale ricoperta dai muscoli lunghi del collo, e costeggia la testa poiché è separata da uno spazio cellulare lasso che rappresenta lo spazio retrofaringeo.

Muscoli
Le pareti laterali della faringe sono formate da tre muscoli, i costrittori superiore, inferiore e medio, a fibre grossolanamente orizzontali. Questi tre muscoli si sovrappongono in parte, poiché il costrittore inferiore è il più superficiale, realizzano un ventaglio e si uniscono indietro sulla linea mediana, tra loro e con i loro omologhi controlaterali. Essi assicurano la propulsione del bolo alimentare riducendo i diametri antero-posteriore e trasversale della faringe. Nell'ambito di questi tre muscoli si insinua il muscolo stilofaringeo.
Il solco così formato da questi quattro muscoli è ricoperto da due fasce, una esterna, la fascia perifaringea, la seconda intrafaringea più resistente, la fascia faringobasilare. Queste fasce sono ricoperte da una mucosa di due tipi, nasale in corrispondenza del rinofaringe e orale a livello delle altre due parti.


Muscolo costrittore superiore della faringe
Realizza una lamina muscolare sottile, larga e continua. È formato da quattro fasci: 
il fascio pterigofaringeo, che si inserisce sul bordo posteriore della lamina mediale del processo pterigoideo e sull'hamulus pterigoideo; 
il fascio orofaringeo, che si inserisce sul rafe pterigomandibolare e si prolunga in avanti con il muscolo buccinatore; 
il fascio milofaringeo, che si inserisce sull'estremità posteriore della linea miloioidea del corpo della mandibola, dietro il muscolo miloioideo; 
il fascio glossofaringeo, espansione muscolare che si prolunga fino al bordo laterale della lingua.
Tutte queste fibre si dirigono dorsalmente, e incrociano sulla linea mediana le fibre omonime controlaterali per formare un rafe mediano.
Le fibre superiori sono distanti dalla base del cranio e si inseriscono sul tubercolo faringeo, creando così uno spazio tra la base del cranio e il bordo superiore del fascio pterigofarigeo, spazio colmato dal condotto uditivo e dalla fascia faringobasilare.
Le fibre inferiori formano, con il muscolo del velo palatino che costeggiano, lo sfintere palatofaringeo che chiude l'istmo faringonasale, o ostio intrafaringeo, durante la deglutizione.


Muscolo costrittore medio della faringe
Nasce con due fasci, il fascio ceratofaringeo, che nasce dal grande corno, e il fascio condrofaringeo, che origina dal piccolo corno dell'osso ioide.
Si apre in un largo ventaglio, le cui fibre superiori ricoprono il costrittore superiore e risalgono fino a livello dell'atlante; le fibre inferiori discendenti vanno fino al bordo inferiore della cartilagine tiroidea.


Muscolo costrittore inferiore della faringe
Origina con due fasci, uno tirofaringeo ascendente, che si inserisce sul lato esterno della cartilagine tiroidea, l'altro cricofaringeo, quasi orizzontale, che si inserisce sull'arcata fibrosa tra le cartilagini tiroide e cricoide e sul bordo inferiore della cartilagine cricoidea. Le fibre, provenienti dalla cartilagine cricoidea, possono essere isolate e corrispondono allo sfintere esofageo superiore; ne risulta una deiscenza della parete, responsabile di ernie mucose che portano alla formazione di un diverticolo faringoesofageo.


Muscolo stilofaringeo

Elemento più mediano del velo stiliano, nasce alla base del processo stiloide del temporale. Si insinua tra le fibre dei muscoli costrittori superiore e medio; la sua terminazione a ventaglio è intrafaringea ed è posta sulla fascia faringobasilare sotto la tonsilla palatina, sul bordo laterale e sulla superficie anteriore della cartilagine epiglottica, sul corno superiore della cartilagine tiroidea, e infine sul bordo superiore della cartilagine cricoidea.
Crea un rilievo mucoso, la piega faringoepiglottica, al momento della sua inserzione sull'epiglottide. C'è un muscolo elevatore del laringe e della bocca dell'esofago di 3 cm in media, al momento della deglutizione.

Fasce

Fascia faringobasilare
È uno strato connettivale sottomucoso, fibroso e resistente in alto, sottile e cellulare in basso, che si prolunga con la sottomucosa delle fosse nasali, del velo palatino, del laringe e dell'esofago. È in contatto diretto con la tonsilla palatina della quale formerebbe la capsula.


Fascia perifaringea
Lamina connettivale che circonda i muscoli faringei, emette due espansioni: 
una posteriore, chiamata barriera sagittale, che si unisce indietro alla lamina prevertebrale della fascia cervicale; 
la seconda laterale, chiamata aletta laterale della faringe, che unisce la parete laterale della faringe al muscolo stilofaringeo, parte più interna del diaframma stiliano; questa fascia continua in basso con la guaina viscerale del collo, che circonda la trachea, la tiroide e l'esofago.
Indietro, si unisce alla fascia del muscolo lungo della testa.
Le due fasce faringee si uniscono alla loro porzione superiore, a livello del bordo superiore del muscolo costrittore superiore della faringe, per formare la fascia salpingofaringea, che raggiunge la faccia inferiore della tuba uditiva, vero e proprio legamento sospensore della faringe.

Iato
Il bordo superiore del costrittore superiore della faringe raggiunge la base del cranio sulla linea mediana posteriore, a livello del tubercolo faringeo dell'occipitale. Lateralmente, esiste uno iato occupato dalla tuba uditiva.
Lo spazio, situato tra il bordo inferiore del costrittore superiore e il bordo superiore del costrittore medio, è occupato dal muscolo stilofaringeo e corrisponde all'area di proiezione dell'amigdala.
Tra il bordo inferiore del costrittore medio e il bordo superiore del costrittore inferiore, esiste una deiescenza che corrisponde alla proiezione del recesso piriforme.



Configurazione interna


Mucosa
La cavità faringea è tomentosa, irregolare: ciò comporta la presenza di numerose pieghe, recessi e aperture.
La mucosa e la fascia faringobasilare, vera e propria aponeurosi intrafaringea, aderiscono ai differenti rilievi disegnati mediante le strutture ossee, cartilaginee e muscolari.
La mucosa è: 
sia di tipo nasale, epitelio cilindrico stratificato con ciglia vibratili sulla volta e sulle pareti laterali del rinofaringe, sull'orifizio della tuba uditiva, sul dorso del velo palatino così come a livello del vestibolo della laringe; 
sia di tipo orale, epitelio malpighiano pavimentoso stratificato non cheratinizzato, identico a quello della cavità buccale e dell'esofago su tutto il resto della cavità faringea: l'ugola palatina, gli archi palatali, la superficie anteriore del velo così come la parete posteriore su tutta la sua altezza.
Le ghiandole mucose sono suddivise nella mucosa di tipo nasale, in particolare nel recesso faringeo.
Le ghiandole salivari accessorie sono riscontrate nel terzo inferiore del velo molle.
Il tessuto linfoide è particolarmente ricco sotto forma di infiltrato linfocitario diffuso, da una parte, di follicoli linfoidi capsulati, dall'altra. Questi sono isolati nella mucosa o raggruppati in ammassi che costituiscono l'anello del Waldeyer.

Rinofaringe
Parte puramente aerea della faringe, il rinofaringe è in relazione diretta con le fosse nasali in avanti, comunica l'orecchio medio mediante il condotto uditivo lateralmente, e si apre nell'orofaringe in basso.
Situato anteriormente al rachide cervicale e al di sotto della base del cranio, possiede una forma grossolanamente esagonale nell'adulto; nel bambino, è ridotto a una semplice fessura il cui diametro antero-superiore è nettamente più grande del diametro verticale. La superficie del nasofaringeo è in media di 249,6 a 289,9 mm2. La sua crescita avviene parallelamente a quella del massiccio facciale.
La parte nasale della faringe è costituita da 6 pareti.


Parete superiore e posteriore
Formano un piano osseo continuo. La parete superiore, detta anche cranica o fornice, è inclinata in basso e indietro, e realizza una curva armoniosa con la parete posteriore che diventa verticale. La loro giunzione è rappresentata da una linea orizzontale che passa per il tubercolo faringeo dell'occipitale.

Parete superiore
Il suo scheletro osseo è rappresentato dalla parte posteriore della faccia inferiore del corpo dello sfenoide e dalla parte basilare dell'occipitale.
Si prolunga in avanti da una parte e dall'altra del setto nasale con la volta delle fosse nasali. Tra la parete superiore e il setto nasale, si trova la plica salpingonasale, piega mucosa falciforme tesa su entrambi i lati del setto nasale al bordo laterale delle coane fino all'orifizio tubarico.

Parete posteriore
Sulla linea mediana, essa è formata dalla parte basilare dell'occipitale, situata appena dietro il tubercolo faringeo e attraverso la membrana atlanto-occipitale, che si fonde con i fasci faringeo e faringobasilare. Lateralmente, è formato dai muscoli lunghi della testa, che formano due rilievi parietali, ed essa partecipa alla formazione dei recessi faringei (o fossetta del Rosenmuller).
La tonsilla faringea occupa gran parte della volta faringea. Costituisce il segmento dorsale dell'anello del Waldeyer. Questa importante formazione linfoide è sviluppata nello spessore della mucosa faringea. Il suo aspetto classico è raggiunto all'età di 2-4 anni quando il suo sviluppo è massimo. Il fenomeno regredisce a partire dai 12 -13 anni, lasciando la volta faringea liscia o irregolare in caso di reliquato nell'adulto.
Essa realizza un tappeto spesso 3-4 mm, di colorito roseo, percorso da solchi. Il solco mediano è più marcato, e presenta alla sua estremità posteriore il recesso mediano della faringe, fossetta mediana verso cui convergono gli altri solchi. Nel fondo del recesso mediano, esiste a volte una borsa di 5-10 mm, la borsa faringea, dovuta a un'aderenza tra la notocorda e la parete faringea posteriore durante il secondo mese di vita intrauterina.
Il recesso mediano si modifica con l'età e può assumere l'aspetto di una fessura o di un orifizio beante.
La borsa faringea può persistere e dare luogo alla formazione di cisti: cisti di Thornwald, la cui frequenza reale è difficile da stabilire [17]. Deve essere distinta dall'ipofisi faringea, reliquato della tasca di Rathke, diverticolo dello stomodeo di origine epiblastica, che è posto anteriormente, situato nella parete superiore del rinofaringe, endomucoso o nel periostio dell'osso sfenoide.
Piccolo cordone di natura ghiandolare analoga a quella dell'adenoipofisi, sarebbe quasi costante per alcuni Autori.


Pareti laterali


Fig 4
Faringe: scansione sagittale (secondo Sobotta).
 1. Torus tubarico; 2. tonsilla faringea; 3. ostio faringeo della tuba uditiva; 4. palato molle; 5. arco palatofaringeo; 6. tonsilla palatina; 7. plica salpingofaringea; 8. forame caecum; 9. fascia faringobasilare; 10. plica faringoepiglottica; NF: nasofaringe; OF: orofaringe; LF: laringofaringe.

Sono muscoloaponevrotiche, eccetto la porzione anteriore, dove sono formate dalla lamina mediale del processo pterigoideo.
A livello della loro porzione inferiore, sono formate dal muscolo costrittore superiore della faringe le cui fibre laterali si inseriscono sulla parte inferiore del bordo posteriore e dell'uncino (o hamulus) della lamina mediale del processo pterigoideo. È rivestita, internamente, dalla fascia faringobasilare e, esternamente, dalla fascia buccofaringea, che demarca il limite esterno del rinofaringe; queste due fasce sono spesse e fuse a questo livello.
Al di sopra del costrittore superiore della faringe, la struttura muscoloaponeurotica è rinforzata da una cinghia muscolare, costituita dal muscolo elevatore del velo palatino, verso l'interno dalla fascia buccofaringea e dal muscolo elevatore del velo palatino, al di fuori dalla fascia buccofaringea e, di conseguenza, extrafaringea.
Le pareti laterali sono centrate dall'ostio faringeo della tuba uditiva che è situato: 
7-10 mm dietro il turbinato inferiore sulla sua linea di inserzione; 
15-20 mm davanti alla parete posteriore del rinofaringe; 
8-10 mm al di sopra del velo palatino; 
8-10 mm al di sotto della volta del rinofaringe.
Forma una sporgenza a forma di padiglione triangolare, a base inferiore di 5 mm di larghezza circa, di 6-8 mm di altezza, ridotta a una semplice fessura a riposo.
È orientato verso il basso, verso l'interno e in avanti in direzione delle coane.
Il suo labbro anteriore (meno sporgente e più corto del superiore) corrispondente al bordo posteriore della lamina mediale o processo pterigoideo, è prolungato, in basso e indietro, dalla piega salpingofaringea e, in avanti, in direzione del velo palatino, dalla piega salpingopalatina, sollevata dal legamento salpingopalatino, che lega il condotto uditivo al velo palatino; essa è prolungata in avanti in direzione delle coane dalla piega salpingonasale.
Il suo labbro posteriore è sporgente, sollevato dal torus tubarico (estremità mediale della cartilagine della tuba uditiva); essa è prolungata in basso dal torus dell'elevatore del velo palatino, piega obliqua in basso, in avanti e verso l'interno, formata dal rilievo del muscolo elevatore del velo palatino, che separa i due solchi, uno posteriore, il solco salpingofaringeo, e il secondo anteriore, il solco salpingopalatino, che proseguono esternamente sul pavimento tubarico.
La mucosa che circonda l'ostio della tuba contiene dei follicoli linfoidi, la tonsilla tubarica.
Il recesso faringeo è una profonda depressione situata tra il labbro posteriore dell'ostio della tuba e della plica salpingofaringea e la parete posteriore del rinofaringe.
La sua forma è allungata verticalmente; è prolungata in avanti, al di sopra dell'ostio tubarico, dalla fossetta sopra-tubarica, e verso il basso, dal solco che forma la parete faringea laterale, dietro l'arco palatofaringeo.
Possiede una grande variabilità: 
nella sua forma: doccia, fessura, tasca profonda; 
nelle sue dimensioni: larghezza di 4-8 mm, altezza di circa 15 mm, profondità da 5 a 20 mm; 
nel suo aspetto: liscia o irregolare a causa di un'infiltrazione di tessuto linfoide.
Ha due versanti, uno posteriore, formato dalla parete posteriore della porzione nasale della faringe, il secondo anteriore, costituito dalla parete postero-mediale del torus tubarico.


Parete anteriore
È costituita dalle coane separate sulla linea mediana dal margine dorsale del setto nasale.
Le coane sono degli orifizi situati in un piano obliquo in basso e in avanti, di sezione ovalare al grande asse verticale le cui dimensioni sono di 25 -30 mm di altezza, 13-15 mm di larghezza e 15 mm al massimo di lunghezza, nella parte superiore. I loro limiti sono formati esteriormente dal margine dorsale della lamina mediale del processo pterigoideo, in avanti dal margine posteriore del vomere, in alto dalla faccia inferiore del corpo dello sfenoide e dal bordo dorsale delle ali del vomere, e in basso dal margine posteriore della lamina orizzontale del palatino, con la spina nasale posteriore a livello della sua porzione mediana.


Parete inferiore
È formata dalla faccia dorsale del velo palatino obliqua in basso, quasi verticale a riposo, che prolunga il pavimento delle cavità nasali.
Dietro al velo palatino, l'ostio intrafaringeo fa comunicare il nasofaringe e l'orofaringe. È delimitata in avanti dal velo e dall'ugola palatina, lateralmente dagli archi palatofaringei e posteriormente dalla parete posteriore della faringe.
Questo orifizio è chiuso al momento della deglutizione: il muscolo costrittore superiore della faringe orizzontalizza il velo che si addossa alla parete faringea posteriore.


Rapporti anatomici del rinofaringe
Il rinofaringe corrisponde: 
al corpo dello sfenoide e al seno sfenoidale in alto; 
indietro, alla fossa cranica posteriore mediante il clivus; 
lateralmente in alto, alla tuba uditiva e all'arteria carotide interna nella parte posteriore del seno cavernoso, mediante l'apice della rocca e dei forami laceri.
La distanza tra il bordo anteriore della carotide interna e il torus tubarico varia, a seconda dell'età e del peso, di 6,1-28,6 mm, distanza raggiunta a 12 anni e 56 kg in media. Questo rapporto molto simile nel bambino piccolo spiegherebbe l'importanza della mortalità per emorragia postadenoidectomia [6].
I rapporti laterali sotto la base cranica saranno studiati con quelli dell'orofaringe.

Velo palatino

Descrizione
Rappresenta la separazione tra il rinofaringe in alto e l'orofaringe in basso. È una struttura muscolomembranosa deformabile e contrattile che prolunga indietro il palato duro e il pavimento della cavità nasale.
Di forma quadrilatera, obliqua in basso e indietro, misura da 30 a 35 mm di lunghezza, da 60 a 70 mm di larghezza sulla sua faccia buccale, da 30 a 35 mm di larghezza sulla sua faccia nasale e 10 mm di spessore.
È caratterizzata da due facce e quattro bordi.

Faccia antero-inferiore
Concava e orientata verso il basso e in avanti.
La sua superficie è liscia, demarcata sulla linea mediana da una sporgenza smussata antero-posteriore che prolunga indietro il rafe del palato duro.

Faccia postero-superiore
È convessa, meno larga della faccia antero-inferiore, e prolunga il pavimento delle cavità nasali. Si situa all'altezza dell'arco ventrale dell'atlante e del corpo dell'epistrofeo.
Presenta delle irregolarità dovute alle formazioni linfoidi e medialmente un rilievo allungato in rapporto con i muscoli uvulari.

Bordo antero-superiore
Lega il velo palatino al palato duro: medialmente sulla spina nasale posteriore e lateralmente al bordo posteriore della lamina orizzontale del palatino.

Bordi laterali
In alto e in avanti, sono legati al bordo inferiore della lamina mediale dei processi pterigoidei e dell'hamulus pterigoideo.
In basso e posteriormente, si perdono sulla parete laterale della faringe.

Margine postero-inferiore
Concavo in basso, è libero e fluttuante. Presenta sulla linea mediana un prolungamento cilindrico o conico, alto da 10 a 15 mm, largo da 10 mm alla sua base: l'ugola palatina.
L'arco palatoglosso è un ripiegamento mucoso pari, simmetrico, appiattito dalla parte anteriore alla posteriore, che nasce dalla faccia antero-inferiore del velo palatino, si dirige obliquamente in avanti, in basso e lateralmente per terminare nella regione marginale posteriore della lingua, a livello del punto di unione della lingua mobile con la base della lingua (V linguale). Contiene Il muscolo palatoglosso e forma il limite anteriore della fossa tonsillare. Delimita, con la base della lingua, l'ugola palatina e la sua omologa controlaterale, l'istmo della gola, comunicazione cavità buccale-orofaringe.
L'arco palatofaringeo, ugualmente pari e simmetrico, è un ripiegamento mucoso, rigonfiato, più mediano dell'arco palatoglosso. Nasce a livello della base uvulare, posteriormente e inferiormente all'arco palatoglosso, si dirige in basso, esternamente e posteriormente, e si perde nella parete laterale della faringe nella regione infra- e retrotonsillare, a livello dell'origine della plica faringoepiglottica. Forma il limite posteriore della fossa tonsillare e partecipa con il suo omologo controlaterale alla formazione dell'ostio intrafaringeo.


Struttura del velo palatino
È formato anteriormente da uno scheletro muscoloaponeurotico rigido ed è, posteriormente, puramente muscolare.

Lamina fibrosa
Molto resistente, essa arma la zona anteriore del velo palatino. Si estende indietro per circa 15 mm, ossia i due quinti della lunghezza del velo, ed è fissata al bordo posteriore del palato duro e agli hamulus pterigoidei.
È considerata sia come il tendine terminale dei due muscoli tensori del velo palatino, sia come un'espansione fibrosa posteriore del palato duro.

Muscoli velari


Fig 5
Muscoli del velo palatino (secondo Chevrel).
 1. Muscolo elevatore del velo; 2. muscolo palatofaringeo; 3. muscolo uvulare; 4. muscolo tensore del velo; 5. muscolo stilofaringeo; 6. muscolo costrittore superiore; 7. muscolo palatoglosso; 8. muscolo costrittore medio; 9. muscolo costrittore inferiore.

Sono in numero di dieci.
Il muscolo tensore del velo palatino è situato al di fuori della fascia faringobasilare ed è quindi extrafaringeo. È formato da due strati, uno superficiale ad azione di copertura, il secondo profondo ad azione tubarica.
Lo strato superficiale si inserisce lungo il labbro antero-laterale della doccia tubarica. Le sue fibre formano un triangolo a base superiore e si dirigono in basso e medialmente. Esse si prolungano mediante un tendine che si riflette sull'hamulus pterigoideo, separato da questo da una borsa sierosa. Le fibre tendinee si ramificano in un ventaglio aponeurotico orizzontale che costituisce l'aponeurosi palatina, vera e propria struttura del velo palatino. Innervato da una ramificazione del nervo mandibolare, il suo ruolo sembra minore.
Lo strato profondo si inserisce sulla lamina laterale della cartilagine tubarica e va a terminare sull'hamulus pterigoideo, e ha per ruolo l'apertura dell'ostio della tuba uditiva.
Il muscolo elevatore del velo palatino si inserisce da una parte sulla faccia inferiore della rocca, anteriormente all'ostio carotideo e a livello dell'estremità antero-mediale del protimpano e, dall'altra parte, sulla tuba uditiva cartilaginea. Il suo corpo muscolare è intrafaringeo; è situato medialmente rispetto alla fascia faringobasilare, sotto-mucosa, obliquo anteriormente e verso l'interno, fino a livello del pavimento dell'ostio tubarico, dove si flette fino a divenire quasi orizzontale, sollevando la mucosa per formare il torus dell'elevatore. La sua terminazione avviene in due parti, una parte delle fibre anteriori si inserisce sull'aponeurosi palatina, il resto delle fibre forma un rafe mediano con le fibre controlaterali. Il suo ruolo è l'apertura dell'ostio della tuba uditiva e la chiusura dell'ostio intrafaringeo.
Il muscolo palatofaringeo è costituito da tre capi: uno principale, il capo palatino, la cui inserzione si fa a livello della faccia dorsale dell'aponevrosi palatina, incrociandosi con le fibre controlaterali e con quelle dei muscoli elevatori del velo; gli altri due accessori: il capo pterigoideo, che si inserisce a livello dell'hamulus pterigoideo, e il capo tubarico, che si inserisce a livello dell'estremità mediale del torus tubarico.
I tre fasci si riuniscono per formare un corpo muscolare intrafaringeo, obliquo inferiormente e posteriormente, che solleva l'arco palatofaringeo. La sua terminazione si attua in due fasci, uno tiroideo, anteriore, che si inserisce sulla parte laterale del bordo superiore e sul bordo posteriore della cartilagine tiroidea; il secondo faringeo, posteriore, le cui fibre si incrociano con i loro omologhi controlaterali.
Il suo ruolo è quello di evitare il reflusso nasale al momento della deglutizione, innalzando il velo.
Il muscolo palatoglosso è teso fra il velo palatino e la lingua, partecipa alla formazione dell'arco palatoglosso. Nasce dalla faccia antero-inferiore dell'aponeurosi palatina, incrociandosi con il suo omologo controlaterale sulla linea mediana.
Il suo corpo muscolare, molto sottile, si dirige verso l'esterno e verso il basso, quindi verso l'interno e in avanti; termina alla giunzione arco palatoglosso-porzione marginale posteriore della lingua in due fasci, uno sagittale che segue il margine laterale della lingua, l'altro trasversale che si dirige alla base della lingua fino al setto linguale.
Il suo ruolo consiste nel restringere l'istmo delle fauci al momento della deglutizione.
Il muscolo uvulare, solo muscolo mediano, è interamente contenuto nel velo palatino. Si inserisce anteriormente sulla faccia dorsale dell'aponeurosi palatina e sulla spina nasale posteriore, dirigendosi indietro, e termina formando, con il suo omologo controlaterale, l'ugola.
Il suo ruolo è quello di sollevare e accorciare l'ugola per ispessire medialmente il velo, facilitando così la propulsione del bolo alimentare.

Valvola faringea
Gli orientamenti dei muscoli del velo palatino permettono di spiegare differenti configurazioni della valvola velofaringea chiusa.
La valvola velofaringea è il risultato di un'integrazione muscolare dei diversi muscoli: il sollevamento del velo molle dipende dall'orientamento spaziale del muscolo elevatore, mentre il movimento della parete faringea laterale dipende dall'orientamento dei muscoli palatofaringei e dai muscoli costrittori; la protrusione della parete faringea posteriore dipende dall'orientamento delle fibre del costrittore superiore, la cui contrazione realizza il cuscinetto di Passavent.
Questi orientamenti muscolari differenti sono legati a variazioni delle loro inserzioni della base del cranio; la variabilità delle strutture della base del cranio riveste quindi un ruolo nella morfologia della valvola velofaringea a riposo e al momento della chiusura, che rendono conto delle modificazioni di volume del rinofaringe.
Esisterebbe, d'altra parte, un reclutamento progressivo di muscoli differenti: muscolo elevatore, quindi palatoglosso, palatofaringeo e costrittore superiore.
Studi endoscopici, videofluoroscopici e tomografici permettono di definire quattro tipi di occlusione, secondo Finkelstein.


Fig 6
Valvola velofaringea (secondo Finkelstein).
 1. Chiusura coronale; 2. chiusura coronale con movimenti laterali; 3. chiusura circolare; 4. chiusura sagittale.

Infine il cuscinetto tubarico è di forma variabile: 
a seconda del tipo di chiusura: prominente nelle chiusure sagittali; la piega salpingofaringea è allora molto marcata, visibile all'endoscopia; 
a seconda dell'età: 7,4 ± 2,6 mm nel soggetto giovane contro 3,6 ± 3,7 mm nel soggetto anziano a seconda dell'atrofia delle parti molli; il recesso faringeo è, in questo caso, ben visibile all'endoscopia.

Orofaringe
È delimitato superiormente dalla faccia antero-inferiore del velo palatino e dall'ostio intrafaringeo, lateralmente dalle logge tonsillari, anteriormente dall'istmo delle fauci e dalla base della lingua, nella parte posteriore dalla parete posteriore della faringe e, inferiormente, dal piano orizzontale passante per il margine superiore dell'epiglottide e per il corpo dell'osso ioide.
La sua superficie in media va da 544 a 664 mm2. Alcune delle sue strutture sono già state descritte (vedi sopra) e non saranno riprese.


Pareti laterali
Sono rappresentate dalle logge tonsillari, depressioni comprese tra i due archi palatali. Contengono nella loro porzione superiore la tonsilla palatina, che sporge nel fondo del solco amigdaloglosso.

Tonsilla palatina
È grossolanamente a forma di mandorla con l'asse maggiore quasi verticale, le cui dimensioni medie sono di 1,5 cm in senso antero-posteriore, 2 cm di altezza e 1 cm di spessore.
È una formazione linfoide bilaterale che costituisce l'elemento più voluminoso dell'anello del Waldeyer, ed occupa la metà superiore della loggia tonsillare.
Possiede una faccia liscia. È la capsula tonsillare, unita alla parete faringea da tessuto connettivo lasso, ma ben vascolarizzata, cosa che permette una separazione chirurgica agevole; una faccia mediale, direttamente accessibile all'ispezione irregolare, convessa, percorsa da cripte; il polo superiore è affusolato e lascia libera la parte superiore della fossa tonsillare, il polo inferiore rigonfiato rimane 2 cm al di sopra della piega glossoepiglottica laterale.

Loggia tonsillare
È delimitata posteriormente dall'arco palatofaringeo. Realizza una depressione ovalare ad asse maggiore verticale e misura circa 4 cm di altezza.
La sua parete inferiore è costituita dal solco amigdaloglosso, obliqua in basso, posteriormente e medialmente, delimitata in avanti dal piede dell'arco palatoglosso, medialmente e anteriormente indietro dal bordo laterale della base della lingua, dalla piega glossoepiglottica laterale e, indietro, dalla piega faringoepiglottica tesa tra la parete faringea laterale, inferiormente e anteriormente all'arco palatofaringeo e al bordo laterale dell'epiglottide. La piega faringoepiglottica corrisponde al rilievo mucoso formato dal fascio epiglottico del muscolo stilofaringeo. L'apice è caratterizzato dalla giunzione dei due archi faringei che delinea un'ogiva smussata con un ripiegamento mucoso, la piega semilunare che può proseguire in avanti con la piega triangolare. Così si trova delimitata la fossetta sopratonsillare, vestigio embrionale della seconda fessura branchiale, a sviluppo molto variabile.
Le sue pareti sono costituite da tre piani, dall'interno verso l'esterno: la fascia faringobasilare, la muscolatura faringea, costituita dai muscoli costrittori superiore e medio, dallo stilofaringeo e dallo stiloglosso, e la fascia perifaringea.


Parete anteriore dell'orofaringe
Comprende, a livello della sua porzione superiore, l'istmo della gola e, della sua porzione inferiore, la porzione faringea della base della lingua, dietro la V linguale, la cui mucosa è sollevata dalla tonsilla linguale.
Il dorso della lingua si prolunga sulla linea mediana attraverso la faccia anteriore dell'epiglottide, poiché è separata da un solco trasversale crociato da tre pliche glossoepiglottiche, una mediana e due laterali, creando così le due vallecole epiglottiche.


Rapporti dell'orofaringe


Fig 7
Spazi parafaringei; scansione assiale a livello di C1 (secondo Kahn).
Pareti muscolari: 1. muscolo massetere; 2. muscolo pterigoideo mediale; 3. muscolo costrittore superiore della faringe; 4. muscoli prevertebrali; 5. ventre posteriore del muscolo digastrico.
Pareti aponeurotiche: a. aletta laterale della faringe; b. velo stiliano; c. fascia perifaringea; d. aletta posteriore della faringe.
 Spazi faringei: RP: spazio retrofaringeo; PS: spazio prestiliano; RS: spazio retrostiloideo (asse vascolare giugulocarotideo); IX - X - XII: pareti craniche.

Posteriormente, la parete posteriore dell'orofaringe corrisponde alla terza vertebra cervicale per mezzo dei muscoli prevertebrali tappezzati dalla lamina prevertebrale della fascia cervicale.
In avanti, l'orofaringe si apre sulla cavità buccale e sul suo contenuto.
I rapporti principali sono laterali, con gli spazi laterofaringei ben studiati grazie alla moderna diagnostica per immagini (tomografia e risonanza magnetica), che consente nuovi approcci chirurgici dal piano nasofaringeo fino alla base dell'orofaringe.
Lo spazio laterofaringeo è diviso in spazi pre- e retrostiliani attraverso il diaframma stiliano, costituito da un insieme musculolegamentario collegato al suo interno da formazioni fibrose. Il diaframma stiliano si estende dalla parete laterale della faringe alla faccia mediale del sternocleidomastoideo, e inguaina dall'interno all'esterno i muscoli stilofaringei, stiloglosso, stiloioideo e il ventre posteriore del digastrico. Costituisce l'aletta laterale della faringe, rinforzata dal legamento stiloioideo e da quello stilomandibolare.
Lo spazio prestiliano è suddiviso dalla fascia interpterigoidea, rinforzata in due compartimentazioni dai legamenti pterigospinosi, sfenomandibolari e timpanomandibolari: la loggia parotidea esternamente e posteriormente, lo spazio paratonsillare o pterigofaringeo verso l'interno e anteriormente.
Nello spazio retrostiloideo, i rapporti essenziali sono neurovascolari, essendo l'arteria carotide interna l'elemento più mediale.

Laringofaringe
Si estende dal bordo superiore dell'epiglottide al bordo inferiore della cartilagine cricoidea, cosa che corrisponde posteriormente al corpo della quarta, della quinta e della sesta vertebra cervicale.
Anteriormente, presenta l'ingresso della laringe, il margine della laringe o aditus laringeo e, più in basso, la sua faccia posteriore; lateralmente, presenta i due recessi piriformi che si estendono dalla plica faringoepiglottica in alto alla bocca dell'esofago in basso.

Margine della laringe
Possiede una forma circoscritta ovalare con una grande estremità antero-superiore. È formato anteriormente dal margine libero dell'epiglottide, lateralmente dalle pieghe faringoepiglottiche, che si estendono indietro fino alla cartilagine cuneiforme formando così il muro faringolaringeo; posteriormente, dall'incisura aritenoide situata tra le due cartilagini corniculate e, sotto il margine della laringe, dalla lamina cricoidea che forma un rilievo ricoperto dai muscoli aricricoidei posteriori.

Recesso piriforme
Corrisponde a un'invaginazione della mucosa ipofaringea nella parte posteriore dello spazio iotirolaringeo. È compreso tra la laringe medialmente, lateralmente l'apparato iotiroideo, in alto l'orofaringe, in basso la bocca dell'esofago. L'asse maggiore, quasi verticale, è lievemente obliquo in basso, posteriormente e medialmente e disegna un arco a concavità antero-mediale che aderisce alla prominenza del laringe.
Le sue dimensioni sono di 20-25 mm di altezza per la parete mediale, 25-35 mm per la parete laterale e 14-18 mm di profondità a livello della porzione alta, mentre sono di 4-6 mm in basso. La sua larghezza è di 10 mm in alto e 1 mm in basso.

Parete laterale
Alta e larga, di forma generale trapezoide, è leggermente concava verso l'interno. È delimitata in alto dalla metà posteriore del grande corno dell'osso ioide, in avanti da una linea frastagliata che corrisponde dall'alto verso il basso al bordo inferiore della plica faringoepiglottica, all'angolo anteriore del recesso piriforme e al fondo del recesso; posteriormente, alla parte superiore, attraverso il margine posteriore della membrana tiroidea e il legamento omonimo, obliqua in basso e indietro e, a livello della porzione inferiore, con i due terzi superiori del bordo posteriore della lamina tiroidea.
Presenta una plica obliqua in basso e medialmente appena al di sotto della plica faringoepiglottica che rappresenta il tragitto della branca interna del nervo laringeo superiore, la piega del nervo laringeo.

Parete mediale
Rappresenta la parete faringolaringea. È delimitata nella parte posteriore da un margine smussato corrispondente al margine posteriore dell'aritenoide e al terzo superiore della cartilagine cricoidea; in alto, dalla cresta della plica ariepiglottica; in avanti, dall'angolo anteriore del recesso piriforme fino al fondo di questo. Il suo limite superiore è rappresentato dalla piega faringoepiglottica che separa la vallecola e il recesso piriforme, che demarca anche la giunzione orolaringofaringea. Il suo angolo anteriore, acuto, è costituito dalla giunzione delle pareti laterale e mediale. Il suo bordo inferiore è caratterizzato dalla piega di Betz tesa tra il bordo superiore della cartilagine cricoidea e il bordo posteriore dell'ala tiroidea.

Rapporti del laringofaringe
Anteriormente, si inserisce sullo scheletro laringeo attraverso il legamento corniculofaringeo, in alto, che si perde nella sottomucosa della parete anteriore dell'ipofaringe; in basso, mediante il legamento sospensore dell'esofago, più avanti, inserito sulla lamina posteriore della cricoide. Esso entra in rapporto, per mezzo della laringe, con il corpo tiroideo all'altezza del secondo o terzo anello tracheale.
Posteriormente, il rachide da C4 a C6 è rivestito dai muscoli prevertebrali ricoperti dalla lamina prevertebrale della fascia cervicale.
Lateralmente, esternamente alla fascia perifaringea e attraverso il suo intermedio, entra in contatto con tutti gli elementi neurovascolari della doccia giugulocarotidea, bordata in superficie dal muscolo sternocleidomastoideo (fig 7).

Bocca esofagea
Anteriormente si situa in corrispondenza del bordo inferiore della cartilagine cricoidea, all'altezza del bordo inferiore di C6, posteriormente, a 15 cm dalle arcate dentarie all'endoscopia.
È costituita dalle fibre cricofaringee del muscolo costrittore inferiore da una parte, dalla muscolatura esofagea dall'altra parte, con il muscolo semicircolare superiore dell'esofago.
Costituisce una zona di transizione tra vie digestive inferiori a muscolatura liscia, a innervazione simpatica, senza comando volontario, e vie aereodigestive superiori a muscolatura striata, a innervazione cranica, a comando volontario. La separazione muscolo striato-muscolo liscio avverrebbe, per altri Autori, a livello della biforcazione tracheale.
L'altezza del muscolo cricofaringeo è in media di 17,6 mm, cioè con una differenza significativa dipendente dal sesso: 18,9 ± 3,1 mm nell'uomo rispetto ai 15 ± 3,6 di mm nella donna.
La separazione tra il muscolo cricofaringeo e il muscolo semicircolare superiore dell'esofago è netta nel 20-25% dei casi.
A riposo, orofaringe ed esofago sono particolari a causa dell'assenza di contrazione ritmica come sul resto del tratto digerente. Esiste, tuttavia, un tono a riposo nell'orofaringe e a livello dei due sfinteri velofaringeo e cricofaringeo.
La contrazione tonica dei muscoli striati dell'orofaringe è debole e provoca l'occlusione della faringe; viceversa, la contrazione tonica del muscolo cricofaringeo è forte e chiude la giunzione faringoesofagea.
Al momento della deglutizione, il tono dei muscoli striati dell'orofaringe cade all'improvviso, prima che la contrazione peristaltica non chiuda il lume faringeo a livello della sua porzione terminale.
Il tono dello sfintere esofageo superiore si rilascia durante la contrazione peristaltica della faringe, lasciandola proseguire lungo il corpo dell'esofago.

Vascolarizzazione della faringe



Fig 8
Vascolarizzazione; vista posteriore della faringe.
 1. Arteria faringea ascendente; 2. arteria palatina ascendente; 3. arteria tiroidea superiore; 4. arteria tiroidea inferiore; 5. gruppo laterale di linfonodi giuguloomoioidei; 6. arcata venosa laterofaringea; 7. vena giugulare interna; 8. collettore del piano infraglottico.

Vascolarizzazione arteriosa
Deriva dall'arteria carotide esterna a eccezione di una branca a destinazione laringofaringea, che proviene dal sistema subclavicolare.

piano naso- e orofaringeo
La vascolarizzazione si compie da: 
l'arteria faringea ascendente, che sale lungo la parete faringea postero-laterale, lungo i muscoli costrittori medi e superiori della faringe, dietro lo stilofaringeo, fino al forame giugulare, dove diventa arteria meningea posteriore; vascolarizza le pareti laterale e posteriore del rinofaringe, la parete posteriore dell'orofaringe e la parte postero-laterale del velo palatino, così come il polo superiore della loggia tonsillare; 
l'arteria palatina ascendente, che origina da quella faciale a contatto del muscolo costrittore superiore e della tonsilla palatina; genera l'arteria tonsillare inferiore, principale peduncolo della loggia tonsillare, si pone all'interno del muscolo stiloglosso e si distribuisce agli archi del velo palatino e alla parte adiacente della faringe; 
l'arteria del canale pterigoideo e l'arteria faringea superiore, collaterali dell'arteria palatina discendente, che si indirizzano al fornice della faringe, ai muscoli elevatore e tensore del velo e alla tuba uditiva; 
l'arteria dorsale della lingua, collaterale dell'arteria linguale, che assicura la vascolarizzazione della parete anteriore dell'orofaringe e dà un ramo all'arteria polare inferiore, destinata alla tonsilla palatina.


piano laringofaringeo
La vascolarizzazione dipende da due territori distinti: 
dal sistema carotideo esterno, l'arteria laringea postero-inferiore, branca di divisione dell'arteria laringea superiore, proveniente dalla tiroidea superiore; 
dal sistema subclaveare; l'arteria tiroidea inferiore fornisce un ramo che si anastomizza con l'arteria laringea postero-superiore per formare l'arcata anastomotica posteriore.

Drenaggio venoso
Si realizza verso la vena giugulare interna.
È formato da due plessi: 
uno profondo, sottomucoso, particolarmente marcato a livello della regione pterigoidea e a livello del velo, della base della lingua e sulla parete posteriore del laringofaringe; è drenato verso il plesso esterno da vene perforanti che decorrono sotto il costrittore; 
il plesso perifaringeo, tra muscoli e fasce, che forma una rete di vene ampie riunite tra di loro, e realizza una via collaterale profonda laterofaringea, che drena in direzione della giugulare interna.
Il plesso sottomucoso dell'orofaringe, in particolare del versante dorsale alto del velo e della parte superiore della fossa tonsillare, drena nella vena giugulare esterna.

Vie linfatiche
A livello del piano nasofaringeo, il drenaggio è comune a quello delle cavità nasali, e si dirige verso i linfonodi retro- e laterofaringei e giugulodigastrici del linfocentro cervicale profondo.
Le vie di drenaggio sono identiche a livello del piano orofaringeo. Il drenaggio è bilaterale per i collettori che derivano dal velo palatino.
I vasi linfatici del laringofaringe formano un peduncolo che accompagna i vasi e i nervi laringei superiori, e raggiungono i linfonodi scaglionati lungo la vena giugulare interna fino a livello del muscolo omoioideo.

Innervazione della faringe
La faringe di solito è costituita dai muscoli striati volontari che dipendono dal nervo glossofaringeo (IX) e dal vago (X). Ciò comporta anche una mucosa secretiva innervata da fibre simpatiche e parasimpatiche. L'insieme delle fibre forma il plesso faringeo, particolarmente ricco.

Innervazione motoria
L'innervazione motoria di tutti i muscoli della faringe dipende dal nono e decimo paio di nervi cranici, ad eccezione del muscolo tensore del velo palatino, innervato da una branca terminale del nervo mascellare inferiore, ramo del nervo trigemino (V).

Innervazione sensitiva
È garantita dal: 
nervo glossofaringeo, soprattutto, per il naso- e l'orofaringe; 
il nervo vago per il laringofaringe; 
il nervo mascellare inferiore per il fornice della faringe e il velo palatino.
L'innervazione della mucosa faringea resta poco conosciuta; in seguito ai lavori di Ito, realizzati nel gatto, sembra che il rinofaringe riceva delle fibre dal ganglio cervicale superiore e dal ganglio pterigopalatino monolateralmente; un'innervazione parasimpatica controlaterale per il ganglio pterigopalatino è stata tuttavia descritta.
L'oro- e il laringofaringe sono simili: sono entrambi innervati dalle fibre che derivano dai linfonodi cervicali superiori e medi così come dal ganglio cervicotoracico bilateralmente. Non ci sarebbero fibre derivate dal ganglio pterigopalatino.