Orecchio Interno

Neurinoma dell’acustico

NEURINOMA ACUSTICO- NEURINOMA DEL NERVO VIII

SCHWANNOMA VESTIBOLARE

NEUROFIBROMATOSI TIPO 2(NF-2)

INDICE

Che cosa è la neurofibromatosi di tipo 2?

Quanto è diffusa la neurofibromatosi di tipo 2? Epidemiologia

Crescita e Cause del Neurinoma

Segni e Sintomi

Quali sono i sintomi di un neuroma acustico? 

Perdita Uditiva Acufene Vertigine

Paralisi Facciale

Diagnosi del  Neurinoma Acustico :

Audiometria Convenzionale Esami Abr ENG

Immagini Cerebrali

Diagnosi Differenziale

Gestione dei  Neuromi Acustici 

acoustic neuroma

http://www.anac.ca/sites/default/files/acoustic-neuroma-3col.jpg

Neurinoma del Nervo Acustico (gonfiore del nervo 8°, appena al di sotto del nervo facciale)

Punti Principali:

  • 1. Il Neuroma del n. acustico rappresenta, una rara causa,di perdita uditiva unilaterale, vertigini, e raramente vi sono altri sintomi cerebrali.
  • 2. Le prove migliori per fare diagnosi di neuroma del n. acustico sono gli esami audiometrici e la RM  della testa con mezzo di contrasto (gadolinio).
  • 3. Circa la metà, di tutti i neuromi acustici , sono trattati con la chirurgia, circa un quarto con radioterapia ( in aumento), ed un quarto controllati nel tempo .
  • 4. Non importa quale metodo di trattamento viene utilizzato, la conservazione dell'udito è molto difficile.

CHE COSA È LA NEUROFIBROMATOSI DI TIPO 2?

  Ipoacusia genetica associata a disturbi neurologici

   Neurofibromatosi tipo 2(NF-2).

   - trasmissione autosomica dominante

   - elevata penetranza

   - neoplasie del sistema nervoso centrale

   - neurofibromatosi cutanea

   - dicromatismi cutanei

Ci sono due tipi principali di neurofibromatosi:

•    Neurofibromatosi di tipo 1 (NF1) è il tipo più comune di neurofibromatosi, che colpisce circa uno su 3.000 persone.

•    Neurofibromatosi di tipo 2 (NF2) è meno comune, che colpisce circa uno su 35.000 persone.

http://www.my-personaltrainer.it/salute-benessere/img/neurofibromatosi.jpg

http://www.yvonnefoong.com/images/an.jpg

Neurofibromatosi di tipo 1 (NF1)

Neurofibromatosi di tipo 2 (NF2)

Nonostante che condividono lo stesso nome, i due tipi di neurofibromatosi sono distinte condizioni che hanno diverse cause e sintomi.

La Neurofibromatosi tipo 2 (NF-2) è determinata da una mutazione nel gene “merlin”, un gene soppressore tumorale localizzato nella regione 22ql2. Presenta modalità di trasmissione autosomica dominante a penetranza elevata (123). Il 50% dei casi è rappresentato da nuove mutazioni. Questa condizione patologica si ritrova in circa il 5% di soggetti affetti da neurinoma dell’acustico (sordità neurosensoriale retrococleare) Il quadro clinico è rappresentato dalla presenza di tumori del sistema nervoso centrale e periferico (neurinomi, glomi, meningiomi), che a seconda della loro sede danno luogo a sintomi diversi Le prime manifestazioni avvengono in età giovanile, spesso è presente

    La Neurofibromatosi di tipo II (o "Sindrome MISME", per "Schwannomi  Multipli Ereditati, meningiomi , e Ependimomi ") o Neurofibromatosi centrale, o neurofibromatosi tipo 2 (NF2),è una malattia ereditaria , genetica caratterizzata dalla predisposizione a sviluppare una varietà di tumori del sistema nervoso centrale e periferico. La manifestazione principale della malattia è lo sviluppo di tumori cerebrali non- malignisimmetrici, nella regione del VIII nervo cranico , che è il "nervo cocleo -vestibolare" che trasmette informazioni sensoriali dal orecchio interno al cervello. La maggior parte delle persone con questa condizione possono avere  problemi visivi. La  NF2 è causata da mutazioni del gene  [1] "Merlin"  che sembra influenzare la forma e il movimento delle cellule . I principali trattamenti consistono nella rimozione neurochirurgica dei tumori e nel trattamento chirurgico delle lesioni oculari. In contrasto con la neurofibromatosi di tipo 1 (NF1), la NF2 produce una scarsità di manifestazioni cutanee.

Quanto è diffusa la neurofibromatosi di tipo 2? Epidemiologia

La prevalenza alla nascita della Neurofibromatosi tipo ii è stata stimata di 1/40.500- 87.000; circa il 4% dei soggetti con neurinoma dell’VIII nervo cranico presenta una NF’-Z (126, 127, 128). Nel 1920 Feiling e Ward (Evans D.G.R., et  AL., 1999) descrissero una famiglia con neurinoma dell’Vili nervo cranico bilaterale ed ipoacusia neurosensoriale, tuttavia casi isolati erano già stati descritti un secolo prima (Feiling A., Ward E., 1920).

L'incidenza stimata di neurofibromatosi tipo 2 (NF2) è di 1 su 37.000 all'anno, con circa la metà degli individui affetti rappresentano i primi casi in famiglia a seguito di nuove mutazioni dominanti.

Sebbene il cambiamento genetico che causa NF2 è presente al momento del concepimento, le manifestazioni cliniche si verificano nel corso di molti anni. L'età tipica di esordio dei sintomi è nella tarda adolescenza a 20 anni, ma la fascia d'età copre l'intero ciclo di vita Goutagny S,.e 2013. Alcune evidenze indicano che l'età di insorgenza dei sintomi clinici è più basso in NF2 maternamente trasmesso. Mentre NF2 è abbastanza variabile in gravità da persona a persona, famiglia studi hanno dimostrato una certa coerenza intrafamilial in età di insorgenza. Mosaicismo somatico per la mutazione NF2 in casi sporadici può anche complicare il quadro clinico, con conseguente sottostima o diagnosi tardiva.

       

Tuttavia, poiché circa la metà dei casi derivano da nuove mutazioni, la storia familiare è spesso negativa.

         Diversamente dal NF1, che spesso è associato con un numero di indizi diagnostici cutanei, l’NF2 è accompagnato da pochi segni esterni. I Sintomi con cui si  presenta sono i seguenti:

Nella maggior parte dei casi i sintomi si manifestano nell’adolescenza o attorno ai 20 anni; raramente possono comparire precocemente, durante i primi 10 anni di vita, o tardivamente, dopo i 70 anni. Circa il 70% dci soggetti manifesta un deficit della vista (Vishart J.H.,1822). Dal 20 al 65% dei casi sviluppano pochi piccoli neurofibromi cutanei, soprattutto a livello dello scalpo (Maccollin M., Maumer VF., 1998). Circa il 40% degli affetti presenta poche piccole macchie cutanee color ‘caffelatte” (Kluwe I., Et Al., 2000). La perdita dell'udito, ronzio nelle orecchie, e problemi di equilibrio associata a lesioni del nervo vestibolare Sembra possibile identificare due Forme: il Tipo Wishart con neurinomi dei nervi cocleo-vestibolari e di altri nervi ad insorgenza precoce e decorso rapido (Feiling A., Ward E., 1920), e il Tipo Gardner con neurinomi dei nervi cocleo-vestibolari solamente ad insorgenza tardiva e decorso lento (Kanter W.R., EI AL.,1980;        Gardner W.J., Frazier C.H., 1999).

Criteri diagnostici sono considerati: neurinoma dell’Vili nervo cranico bilaterale, un familiare di primo grado affetto da NF-2 e neurinoma dell’VIII nervo cranico monolaterale, oppure nn familiare di primo grado affetto da NF-2 e due delle seguenti forme: glioma, meningioma,  neurofibroma, schwannoma, opacità lenticolare subcapsulare posteriore giovanile (         Evans D.G.R., Et AL., 1992) Paralisi dei nervi cranici

I Neuromi acustici, noti anche come neurinomi vestibolari, non sono tumori maligni dell'ottavo nervo cranico . Generalmente nel 98% dei casi prendono origine  dalle cellule del rivestimento (cellule di Schwann) del nervo vestibolare inferiore (Komatsuzaki e Tsunoda, 2001; Kras, 2007). Possono anche insorgere nel labirinto (Neff et al, 2003). Insorge, nella maggioranza dei casi,nel nervo vestibolare (superiore o inferiore), in corrispondenza del passaggio tra il rivestimento mielinico centrale e quello periferico, nella così detta ‘transition zone’, dove l’anatomia delle fibre, consistenza della mielina e fine vascolarizzazione intraneurale, sono più fragili. Questa zona di transizione è situata a livello del meato acustico interno. La definizione più corretta sarebbe in effetti schwannoma vestibolare e così è oggi definito nella letteratura internazionale, è chiamato neurinoma dell’acustico per la sintomatologia clinica, che, in una prima fase almeno, è a carico del nervo uditivo (nervo cocleare propriamente detto) per un evidente effetto compressivo e, talora, persino destruente delle fibre uditive da parte delle cellule tumorali. E’ questa sintomatologia che rende diagnosticabile il neurinoma in fasi precoci.

Fig.2A-2B Distribuzione dei casi di neurinoma del VIII secondo l’età ed il sesso. A maschi ,B donne (Dutton ed al 1999) 

Si possono anche produrre  nel labirinto (Neff et al, 2003). Essi comprendono circa il 6 per cento di tutti i tumori intracranici, dopo i gliomi e i meningiomi. (Anderson et al, 2000), circa il 30% dei tumori del tronco cerebrale, e circa il 85% dei tumori nella regione ponto-cerebellare - altro 10% sono meningiomi.Il numero 6% probabilmente è troppo alto come i meningiomi e tumori ipofisari sono sottostimati. Solo circa 10 tumori acustici per milione di persone sono ultimamente  diagnosticati ogni anno (Evans et al, 2005), corrispondenti a 2000 e 3000 nuovi casi ogni anno negli Stati Uniti. Un altro modo di vedere questo è che una persona media ha un rischio di circa 1/1000 di sviluppare un neuroma acustico nel corso della loro vita (Evans et al, 2005). In Danimarca, l'incidenza annuale è stato stimato a 7,8 pazienti operati / anno (Tos et al, 1992). Come la tecnologia è migliorata, i tumori più piccoli sono stati diagnosticati, con conseguente analoga stima di circa 10 tumori / milioni / anno. Si manifestano prevalentemente nel sesso femminile tra i 35 e 60 anni di età (Fig.2A-2B).

 E’ stato descritto per la prima volta da Sandifort E. nel 1772.circa il 30% dei tumori del tronco encefalico, e circa l'85% dei tumori nella regione del ponto-cerebellare - un altro 10% sono rappresentati dai meningiomi. Sono solo  circa 10, i nuovi tumori , che vengono diagnosticati  ogni anno per milione di persone (Evans et al, 2005), corrispondente negli Stati Uniti a 2000/ 3000 nuovi casi  il ogni anno. Un altro modo di considerare questi dati  è che una persona normale ha un rischio di circa 1 / 1000 di sviluppare un neuroma acustico nel ciclo della propria  vita (Evans et al, 2005).


Nei pazienti con asimmetria uditiva , si ritiene che solo 1 su 1000 abbia una  neuroma acustico (fonte: NIH), sebbene alcuni autori riportano una prevalenza più alta 2,5%  elevati a (Baker et al.2003). Questa  prevalenza più elevata non risulta dalla nostra esperienza clinica. I neuromi acustici si verificano soprattutto negli adulti - sono molto rari  nei bambini. Solo in 39 casi di neurinomi nei bambini è stato riportato riportati in letteratura, come ad esempio nel  2001 (Pothula et al, 2001).

Quali geni sono legati alla neurofibromatosi di tipo 2?

Le mutazioni nel gene causa neurofibromatosi di tipo 2 NF2 .Il  gene NF2 fornisce istruzioni per fare una proteina chiamata Merlin smeriglio (noto anche come schwannomin). Questa proteina viene prodotta nel sistema nervoso, in particolare nelle cellule di Schwann, che circondano e isolano le cellule nervose (neuroni) nel cervello e nel midollo spinale. Merlin agisce come un soppressore del tumore, il che significa che permette alle cellule di crescere e dividendo troppo rapidamente o in modo incontrollato. Anche se la sua funzione esatta non è nota, questa proteina è probabile anche coinvolto nel controllo dei movimenti delle cellule, forma delle cellule, e la comunicazione tra le cellule. Mutazioni nel gene NF2 piombo per la produzione di una versione non funzionale della proteina esmerejon che non può regolare la crescita e la divisione delle cellule. La ricerca suggerisce che la perdita di merlin permette alle cellule, in particolare le cellule di Schwann, per moltiplicare troppo frequentemente e formare tumori caratteristici della neurofibromatosi di tipo 2.

Per saperne di più sul NF2 gene.

Come fanno i pazienti  ad ereditare la neurofibromatosi di tipo 2?

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/6/63/Autosomal_Dominant_Pedigree_Chart.svg/220px-Autosomal_Dominant_Pedigree_Chart.svg.png

NF-2 può essere trasmessa come autosomica dominante moda, così come attraverso la mutazione casuale.

La Neurofibromatosi di tipo 2 è considerato abbia  un modello di trasmissione autosomica dominante, anche se la metà degli individui affetti hanno NF2 a seguito di una nuova  mutazione del gene.. Le persone con questa condizione sono nati con una copia mutata del gene NF2 in ogni cellula. In circa la metà dei casi, il gene alterato è ereditato da un genitore affetto. I casi rimanenti derivano da nuove mutazioni del gene NF2 e si verificano in persone senza storia di malattia nella loro famiglia. L'incidenza della malattia è di circa 1 a 60.000 Evans DG (2009). Vi è un ampio spettro clinico noto, ma tutti i pazienti controllati sono stati trovati per avere qualche mutazione dello stesso gene sul cromosoma 22 . Attraverso le statistiche, si sospetta che una metà dei casi siano ereditati, e la metà sono il risultato di nuove  mutazioni .

A differenza di molte altre condizioni autosomiche dominanti, in cui per causare il disturbo è sufficiente una copia alterata del gene in ogni cellula, due copie del gene NF2 devono essere modificati per innescare la formazione di tumori nella neurofibromatosi di tipo 2 Una mutazione nella seconda copia di il gene NF2 si verifica in cellule di Schwann o altre cellule del sistema nervoso durante la vita di una persona. Quasi tutti coloro che sono nati con una mutazione NF2 acquista una seconda mutazione (noto come una mutazione somatica) in queste cellule e sviluppa i tumori caratteristici della neurofibromatosi di tipo 2.

     Patogenesi, Biologia Molecolare e rapporti fisiopatologici 

NF 2 è causata da un difetto nel gene che produce normalmente un prodotto chiamato Merlin o Schwannomin, localizzato sul cromosoma 22 banda q11-13.1. Si pensa che Questo peptide  abbia  una funzione soppressiva sul  tumore. In una cellula normale, le concentrazioni di Merlin attivo (defosforilato) siano controllati mediante processi quali l’adesione cellulare (il che indica la necessità di limitare la divisione cellulare). E 'noto che la carenza di Merlin può provocare progressione mediata attraverso il ciclo cellulare a causa della mancanza di soppressione tumorale contatto mediata, sufficiente a causare tumori caratteristici della neurofibromatosi tipo II. Mutazioni di NF II si presume provochino  sia un fallimento per la sintesi del Merlin o la produzione di un peptide difettoso che manca il normale effetto soppressivo sul tumore. Il peptide Schwannomin è formato  da 595 aminoacidi . Il confronto dello Schwannomin con le altre proteine​​mostra somiglianze alle proteine ​​che collegano ilcitoscheletro alla membrana cellulare . Mutazioni nel gene-Schwannomin si pensa  alterino il movimento e la forma delle cellule colpite con perdita di inibizione da contatto.

     Patologia 

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/5d/Vestibularis-Schwannom.jpg/220px-Vestibularis-Schwannom.jpg

http://bits.wikimedia.org/static-1.24wmf14/skins/common/images/magnify-clip.png

Schwannoma del N. Vestibolare

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/02/Recklinghausen2.jpg/220px-Recklinghausen2.jpg

http://bits.wikimedia.org/static-1.24wmf14/skins/common/images/magnify-clip.png

      Meningioma in un paziente con NFII

 Il cosiddetto neuroma acustico  NF II è in realtà uno Schwannoma del nervo, vestibolare o Schwannoma vestibolare. Il termine improprio di neurinoma del nervo acustico è ancora utilizzato spesso. Gli Schwannomi vestibolari  crescono lentamente all'ingresso interna del meato uditivo interno (meato acoustico interno). Esse derivano dalle guaine nervose della parte superiore dei nervi vestibulari nella regione tra la mielina centrale e periferica (Obersteiner-Redlich-Zone) all'interno dell'area del poro acustico, ad 1 cm dal tronco cerebrale.

    Correlazione  Genotipo-fenotipo

   Molti pazienti con NF II sono stati inclusi negli studi che sono stati progettati per confrontare tipo di malattia e la progressione con la determinazione esatta della mutazione associata. Lo scopo di tali confronti di genotipo e fenotipo è determinare se mutazioni specifiche causano rispettive combinazioni di sintomi. Questo sarebbe estremamente utile per la predizione della progressione della malattia e la pianificazione di terapia partendo in giovane età. I risultati di tali studi sono i seguenti:

·         Nella maggior parte dei casi peptidi La mutazione nel gene cause NF II abbreviato.

·         Non ci sono hot-spot mutazionali.

·         I pazienti con mutazione Frameshift - o mutazioni nonsenso soffrono prognosi infausta.

·         I pazienti con mutazioni missense hanno una prognosi migliore.

·         Nei casi con mutazioni nel splice accettore-regione , non c'è una buona correlazione per determinare.

·         Le mutazioni puntiformi possono avere solo effetti minori.

·         I casi sono pubblicati citazione necessaria ], in cui esattamente la stessa mutazione è associata ad esito chiaramente diverso.

Questi risultati suggeriscono che probabilmente altri fattori (ambientali ed altre mutazioni) determineranno l'esito clinico.

    Una mutazione frameshift (chiamato anche un errore di frame o l'orientamento reading frame) è una mutazione genetica causata da indels ( inserzioni o delezioni ) di un numero di nucleotidi in una sequenza di DNA che non è divisibile per tre. Due to the triplet nature of gene expression by codons , the insertion or deletion can change the reading frame (the grouping of the codons), resulting in a completely different translation from the original. A causa della natura tripletta di espressione genica da codoni , l'inserimento o l'eliminazione possono cambiare il reading frame (il raggruppamento dei codoni), risultando in un completamente diversa Traduzione dall'originale. The earlier in the sequence the deletion or insertion occurs, the more altered the protein. [ 1 ] A frameshift mutation is not the same as a single-nucleotide polymorphism in which a nucleotide is replaced, rather than inserted or deleted.

    In genetica , una mutazione non senso è una mutazione puntiforme in una sequenza di DNA che si traduce in un premature codone di stop che provoca il troncamento delle proteine risultanti, o un codone dialogo nel mRNA trascritta  e in un tronco  incompleto e di solito prodotta proteina non funzionale

    In genetica , una mutazione missenso (un tipo di sostituzione nonsynonymous ) è una   mutazione puntiforme in cui un singolo nucleotide risulti cambiamento in un codone che codifica per un diverso amminoacido . [1]

CRESCITA E CAUSE DEL NEURINOMA 

Le cause che determinano la crescita di un neurinoma non sono attualmente note . Circa 7 su 100 neuromi acustici sono causati da neurofibromatosi tipo 2 (NF2). NF2 è una malattia genetica molto rara che provoca tumori benigni del sistema nervoso. Essa colpisce circa 1 su 350.000 persone. Quasi tutti con NF2 sviluppa un neuroma acustico su entrambi i nervi acustici (cioè, tumori bilaterali). Il neurinoma del nervo acustico  si presenta in due forme: una forma sporadica ed una forma associata con una sindrome ereditaria chiamata neurofibromatosi di tipo II (NF2). Circa il 93 per cento di tutti i casi sono sporadici.

Maggiori informazioni su NF2 si possono trovare alla http://ghr.nlm.nih.gov/gene=nf2

Attualmente non vi è evidenza che le radiazioni emesse dai telefoni cellulari possono causare  neuroma acustico (Muscat et al, 2002).  Solo nei casi di Neurofibromatosi tipo II si può attribuire una causa genetica. I tumori del nervo acustico generalmente hanno una crescita lenta (circa 2 mm). Se il neurinoma, come avviene nella maggior parte dei casi, si sviluppa nel segmento del nervo in prossimità delineato acustico interno, e pertanto può espandersi (la sua crescita è di ca. 0,5 cm. all’anno) verso il meato acustico interno e attraverso questo, diffondersi nella cavità endocranica .A tal punto il quadro clinico si modifica. Il deficit uditivo peggiora. si aggravano la vertigine, i disturbi dell’equilibrio e la sensazione di incertezza della marcia. Compare la cefalea che e prevalentemente localizzata in sede occipitale o frontale Si rendono manifesti i segni di sofferenza del n. faciale a causa della comparsa dell’asimmetria della rima palpebrale e di quella buccale. Essi rimangono avvolti da una capsula e tendono a erodere l'osso e a spostare i tessuti neurovascolari normali. Per la crescita lenta esiste un adattamento graduale dell'organismo alternato a periodi di sintomi più o meno evidenti dovuti alla compressione del nervo uditivo e/o del nervo facciale, quindi il tumore esce dal canale osseo ed invade lo spazio dell'angolo ponto-cerebellare. A questo stadio, alla risonanza magnetica cerebrale, il tumore assume l'aspetto di una massa globosa peduncolata sul C.U.I.. Nella sua ulteriore crescita, il tumore comprime il nervo trigemino ed il tronco cerebrale rendendo il trattamento chirurgico non dilazionabile.

gruppo otologico - neurinoma acustico - neurinoma sinistro

Figura 2: Neurinoma dell'acustico sinistro di circa 1,5 cm nell'angolo ponto-cerebellare. Non compressioni sul tronco cerebrale. Il CUI non appare deformato ed è appena lievemente allargato.  Figura 3: Neurinoma dell'acustico destro di dimensione superiore a 4 cm. Importante deformazione del tronco cerebrale e del cervelletto. Notevole allargamento del CUI 

 

gruppo otologico - neurinoma acustico - neurinoma destro

Figura 3: Neurinoma dell'acustico destro di dimensione superiore a 4 cm. Importante deformazione del tronco cerebrale e del cervelletto. Notevole allargamento del CUI


Compare la cefalea che e prevalentemente localizzata in sede occipitale o frontale Si rendono manifesti i segni di sofferenza del n. faciale a causa della comparsa dell’asimmetria della rima palpebrale e di quella buccale.

Si osserva una riduzione del riflesso corneale e un’alterazione della lacrimazione nell’occhio omolaterale alla sede della lesione. La presenza, nel 25-30% dei casi, di una ipoestesia all’emifaccia indica una sofferenza del V. La comparsa di un deficit a carico di altri nervi cranici (VI, IX, X, XII) dimostra che la neoplasia si è ulteriormente diffusa. Si realizza in tal modo, un quadro clinico neurologico con un corredo sintomatologico multiforme a causa non solo della paralisi dei nn. cranici e dell’interessamento dei distretti bulbare, cerebellare e pontino ma anche della comparsa di un’ipertensione endocranica per l’ostacolo al deflusso del liquor.

SEGNI E SINTOMI:

La diagnosi di una richiede di solito un medico con esperienza otologica che possono integrare insieme l'intera immagine, o una risonanza magnetica con gadolinio(Fig. 8d ). Perché neuromi acustici sono molto rari, e la RM sono molto costose, a nostro parere - tutti i pazienti con un rischio sostanziale di avere una chitarra acustica devono essere valutati da un medico con esperienza otologica. In altre parole , tutti i pazienti , con una inspiegabile stabile perdita uditiva, asimmetrica , in generale dovrebbero essere valutati da un medico con esperienza otologica. Il testo seguente descrive come questo processo di integrazione possa essere effettuato .

Quali sono i sintomi di un neuroma acustico?  

I sintomi iniziali sono costituiti da ipoacusia, che si verifica in 9 su 10 pazienti, cioè diminuzione progressiva dell’udito dal lato della neoformazione che spesso inizia con un’alterata comprensione del significato di parole e frasi nella conversazione al telefono, da acufeni (ronzii e fischi all’orecchio). Gli acufeni, che si presenta in 7 su 10 persone, rappresentano il motivo più frequente di visita medica in questi pazienti.  A questi due sintomi spesso si associa un lieve disturbo dell’equilibrio,  quasi la metà delle persone con un neuroma acustico hanno questo sintomo, ma meno di 1 su 10 lo hanno come  primo sintomo. Intorpidimento del viso, formicolio o dolore . Questi sintomi sono dovuti alla pressione del neuroma acustico su altri nervi. Il nervo comunemente colpite è chiamato il nervo trigemino che controlla sensazione in faccia. Circa 1 persona su 4 con neurinoma acustico ha qualche intorpidimento del viso - questo è un sintomo più comune di quanto la debolezza dei muscoli facciali. Tuttavia, è spesso un sintomo inosservato ; mentre la perdita dell'udito è comune nel neuroma acustico (vale a dire che è sensibile), ci sono miriadi di altre cause di perdita dell'udito (l’ipoacusia cioè è molto aspecifica). A causa della elevata sensibilità, ma bassa specificità, l'uso di routine di un test diagnostico molto costoso come un gad-RM(risonanza magnetico con gadolinio) della IAC(condotto uditivo interno) in tutte le persone con una perdita uditiva asimmetrica non è sempre giustificata. In altre parole, gli errori sono possibili sulla base del rapporto costi / benefici sociali. Mentre alcuni clinici effettuano una RM su tutti i pazienti con udito asimmetrico, questo è un modo molto costoso per "trovare" una neurinoma acustico.

La perdita dell'udito è il sintomo più frequente del  neuroma acustico, che si verificano in più del 95% dei pazienti. L'ipoacusia è generalmente associata ad un ronzio o rumore monolaterale nonchè a disturbi dell'equilibrio con instabilità o, raramente, vere crisi vertiginose. Non è raro che un neurinoma dell'acustico possa presentarsi con i sintomi di una Malattia di Ménière (vertigini violente accompagnate da perdita di udito e acufeni).. Circa il 90 per cento si presentano  con una , perdita uditiva lentamente progressiva monolaterale. Un esempio è riportato qui di seguito.

I medici spesso cercano di stimare il rischio di un neuroma acustico guardando il modello di perdita dell'udito (vedi sotto per audiogrammi più frequenti). Il tipo più comune è un  pattern neurosensoriale   ad alta frequenza, si verifica in circa in due terzi dei pazienti. Nel terzo rimanente l'osservazione più comune è una  perdita dell'udito a bassa frequenza (che sarebbe più tipico della Malattia di Ménière). Ancora meno frequentemente, alcuni hanno il morso "cookie pattern " (indicativi di perdita dell'udito congenita o di una incisura da rumore noise notch).

Alcune volte il sintomo rilevatore di un neurinoma dell'acustico può essere una sordità improvvisa, talvolta con recupero uditivo dopo trattamento medico, oppure il paziente può sperimentare una ipoacusia fluttuante o senso di orecchio pieno. Una perdita uditiva improvvisa si verifica in circa il 25 per cento dei pazienti con neuroma acustico. Tuttavia, poiché il neuroma acustico è una condizione rara, la perdita uditiva improvvisa dovuta a un tumore acustico si verifica solo nel 1-5 per cento dei pazienti con perdita uditiva improvvisa in quanto ci sono molte cause più comuni (Daniels et al, 2000). Anche una perdita improvvisa dell'udito, con recupero completo può essere causato da una chitarra acustica(Nageris e Popovtzer, 2003).

Una ipoacusia asimmetrica  è sensibile ma non specifica di neuroma acustico. La mancanza di specificità e rarità di neuromi acustici, rispetto alla miriade di altre cause di audizione asimmetrica rende il "costo" della  scansione di ogni persona con un udito asimmetrico, per trovare una chitarra acustica in 1 / 1000 estremamente elevato. La mancanza di specificità è stato commentato da Margolis e Saly (2008). Questa conclusione deve essere temperata da altre informazioni cliniche ,qualcuno con una progressiva riduzione asimmetrica dell'udito neurosensoriale avrà  (a nostro parere) una probabilità di gran lunga maggiore, di avere una chitarra acustica rispetto a qualcuno con una asimmetria statico o che migliora nel tempo .

La specificità è un'altra considerazione è. A questo proposito,   alcuni riscontrano una funzionalità uditiva  del tutto normale in circa  l'11% dei pazienti (Morrison e Sterkers, 1996).  A  parere, di Heine  tale percentuale è alta, ma  certamente il neurinoma dell’acustico si può trovare in persone con udito simmetrico.

Acufene

L’Acufene è molto comune nel neuroma dell’acustico, è solitamente unilaterale e limitato nell'orecchio colpito, se avete un acufene, è molto molto improbabile che si abbia  un neuroma acustico, perché questi tumori sono molto più rari rispetto ad altri meccanismi di danno uditivo.

Vertigine

Nonostante l'origine abituale del neurinoma acustico  dal nervo vestibolare inferiore (Komatsuzaki e Tsunoda, 2001; Kraj et al, 2007), le vertigini (spinning) prima di un intervento chirurgico non sono comuni,  si verificano solo in circa nel 20 per cento delle persone con neuroma acustico. Quando la neoplasia si espande nell’angolo ponto-cerebellare a ridosso delle strutture nervose centrali, compare un nistagmo nello sguardo diretto verso il lato della lesione (nistagmo di Bruns) E di tipo orizzontale, aritmico. con scosse di piccola ampiezza. In questo stadio del neurinoma, si osservano quindi due tipi di nistagmo di opposta direzione l’uno spontaneo di tipo “deficitario”, presente fin dall’inizio della malattia dovuto all’asimmetria vestibolare periferica, l’altro “da direzione dello sguardo”, di tipo “irritativo”, omolaterale alla sede della lesione d’origine centrale, Questo nistagmo indica che la neoplasia. dopo essersi estesa all’angolo ponto-cerebellare, comprime parzialmente le aree nucleari vestibolari del bulbo e contemporaneamente le vie di connessione vestibolo-cerebellari omolaterali alla sede della neoplasia (Fig. 4A).

Anche la motilità oculare riflessa risulta compromessa. Si osserva, infatti, una anomalia dei movimenti lenti di inseguimento (pursuit) diretti verso il lato del neurinoma. Il NOC risulta facilitato, per l’interferenza del nistagmo spontaneo quand’è diretto verso il lato opposto alla sede del tumore, mentre appare parzialmente inibito e aritmico quand’ è diretto omolateralmente

A causa dell’ulteriore estensione del tumore, l’interessamento delle strutture nervose del tronco encefalico si fa più evidente. Il nistagmo da “direzione dello sguardo” omolaterale alla sede del tumore subisce delle profonde modificazioni del ritmo e della forma delle scosse. Se si invita il paziente a volgere lo sguardo verso il lato malato. si nota infatti che le scosse nistagmiche appaiono, all’inizio, assai frequenti ma. dopo qualche secondo, esse si riducono progressivamente di ampiezza e di numero man mano che i bulbi oculari ritornano lentamente e in modo del tutto involontario nella posizione primaria di sguardo.

Fig. 4A - Z.S., a. 52 - Neurinoma dell’VIII° di destra.

Ipoacusia neurosensoriale destra, nistagmo spont. “deficitario” diretto verso sinistra; nistagmo di Bruns diretto verso destra;

iporeflettività vest. destra allo stim. cal. (20°) del lab.; RMN Con mdc evidenzia una formazione ovalare a Contorni netti, ancora parzialmente insinuata nel meato ac. int. Che determina modesta impronta sul ponte e sull’emisfero cerebellare. BABIGHIAN-OTONEURGIA-PICCIN-2008-

Si tratta del nistagmo “dello sguardo paretico” che indica una soffe- renza più profonda delle connessioni cerebellopontine e dei centri nervosi del tronco encefalico che regolano l’attività oculomotoria, Una volta che i bulbi oculari hanno raggiunto la posizione primaria dello sguardo. il nistagmo dello “sguardo paretico” cessa totalmente e sul grafico ricompare il nistagmo “deficitario” diretto verso il lato opposto alla sede della lesione (Fig. 4C-D). Il NOC evocato ipsilateralmente alla sede della neoplasia appare, in questo caso, maggiormente alterato e, a volte,può anche mancare. È lo stadio della malattia in cui, oltre alla cefalea occipitale e frontale e agli altri sintomi neurologici (paralisi di nervi cranici, atassia, disdiadococinesi), si osservano i primi segni dell’ipertensione endocranica (papilla da stasi, vomito mattutino a stomaco vuoto, ecc.) mentre i caratteri istochimici del liquor risultano normali. In qualche caso. si può anche notare un nistagmo “alternante” (Fig. 4B) di tipo orizzontale o diagonale che, come si è già detto, è caratterizzato da gruppi di scosse di opposta direzione che si alternano tra loro separati da brevi periodi di pausa  Secondo la maggior parte degli Autori, tale nistagmo dipenderebbe dalla mancanza dell’azione inibitrice che le aree cerebellari svolgono sui neuroni dei nuclei vestibolari mentre per altri il nistagmo “alternante” conseguirebbe all’interessamento di alcune strutture nervose del tronco encefalico in particolare della reticolare paramediana del tetto del ponte e anche dei mesencefalo.

Fig. 4B nistagmo “alternante”

La diagnosi differenziale andrà posta con alcun neoplasie della fossa cranica posteriore: meningioma, lipoma. angioma, cisti aracnoidea, tumore del giorno giugulare, neurinoma di altri nervi cranici, medulloblastoma o con altre lesioni quali l’aracnite della base. anomalie vasali, etc. Anche le metastasi di neoplasie del polmone, del rene, della prostata e della mammella che realizzano la cosiddetta “sindrome maligna dell’angolo ponto-cerebellare” dovranno venir considerate per la diagnosi differenziale.

Fig. 4C- F.S, a. 22. Neurinoma dell’VIII° in sede di a. ponto-cerebellare destro con paresi del VII. Grave deficit uditivo all’or, destro, nist. spont. “deficitario” diretto verso sinistra; nistagmo dello “sguardo paretico” verso destra (col ritorno involontario degli occhi nella posizione primaria compare il nistagmo spontaneo), areflessia vest. destra. allo stim. cal. (20°) del lab. (A); NOC oriz. alterato; RMN eseguita con mdc rivela una masserella rotondeggiante a livello del meato. ac. mt. di destra che sporge nell’a. pontocerebellare (B). BABIGHIAN-OTONEURGIA-PICCIN-2008-

Siccome il nervo vestibolare inferiore innerva il canale semicircolare posteriore ed il sacculo, ci si potrebbe aspettare che i VEMP’s , che sono un esame funzionale del  sacculo , siano uniformemente anormali nel  neurinoma dell’acustico  ed in effetti questi esami sono abbastanza sensibili. Allo stesso modo, ci si potrebbe aspettare che una VPPB ipsilaterale sia rara. Tale questione non è stata affrontata. Si può anche prevedere anomalie nelle OAE in quanto lei vie uditive efferenti entrano nell'area cocleare tramite la divisione inferiore del nervo. Ancora una volta, la questione non è stata affrontata.

Fig. 4D Neurinoma dell’VIII° in sede di ang. ponto-cerebellare di sinistra. Anacusia sin.; nist. “deficitario” verso destra, nist. dello ‘sguardo paretico” verso sinistra; areflessia vest, sinistra alla stim. cal. (200) del lab; alterazioni del NOC orizzontale in particolare di quello verso sinistra; RMN con mdc: grossa formazione a livello dell’ang. ponto-cerebellare sinistro.

ABR tracciato destrutturato a sinistra, non deficit di altri nervi cranici; non segni di stasi al fundus. BABIGHIAN-OTONEURGIA-PICCIN-2008-

La vertigine  è più comune nei piccoli  tumori .L’instabilità è molto più diffusa rispetto alle vertigini alle vertigini e circa il 70 per cento dei pazienti con tumori di grandi dimensioni hanno questo sintomo.  I sintomi CerebellarI (cioè scarso coordinamento delle armi) sono inusuali.

L’iperventilazione che produce  nistagmo è un segno fisico poco conosciuto che può essere molto più specifici per il neuroma acustico. Valutazione delle HVIN richiede delle attrezzature più sofisticate di quanto non sia disponibile nella maggior parte degli uffici. Richiede anche che l'esaminatore abbia ad avere familiarità con questo segno -.

Paralisi facciale

 I Disturbi Sensoriali  Facciali si verificano  solo nei tumori di grandi dimensioni (circa nel 50 per cento di quelli con dimensioni superiori a 2 centimetri di). Il disturbo sensoriale  del viso può rispondere alla carbamazepina o oxcarbamazine farmaco utilizzato per le nevralgie. Una debolezza del facciale è rara. Contrazioni del viso, note  anche come synkinesis facciale o spasmo facciale, si verifica in circa il 10 per cento dei pazienti. Mal di testa prima di un intervento chirurgico si verifica in circa il 40 per cento dei pazienti i con un tumore  di grandi dimensioni. . La presenza, nel 25-30% dei casi, di una ipoestesia all’emifaccia indica una sofferenza del V. La comparsa di un deficit a carico di altri nervi cranici (VI, IX, X, XII) dimostra che la neoplasia si è ulteriormente diffusa.

DIAGNOSI DEL NEURINOMA ACUSTICO :

Diagnosi

Prenatale 

Neuromi acustici bilaterali sono diagnostici di NF2. [2]

Postnatale 

 Ferner et al, 2011. danno tre serie di criteri diagnostici per NF2:

1.  Schwannoma vestibolare bilaterale (VS) o storia familiare di NF2 più VS  unilaterale o due di: meningioma, glioma, schwannoma, neurofibroma, posteriore subcapsulare opacità del cristallino

2.  Schwannoma vestibolare unilaterale VS più eventuali due di meningioma, glioma, schwannoma, neurofibroma, posteriore subcapsulare opacità del cristallino

3.  Due o più meningioma più VS unilaterale o due di glioma, schwannoma e cataratta.

NF II può essere diagnosticata con il 65% di precisione prenatale con villocentesi o amniocentesi . [4]

Un'altra serie di criteri diagnostici è il seguente:

·         Rilevamento di neuroma acustico bilaterale da parte di procedure di imaging

·         Parente di primo grado con NF 2 ea comparsa di  :

·         Neurofibroma , meningiomi , glioma o Schwannoma  

·         Parente di primo grado con NF 2 e l'insorgenza di cataratta sottocapsulare posteriore giovanile.

La diagnosi di NF2 comporta quanto segue:

I test genetici

Studi di imaging

Esami uditivi, oftalmici, e istologiche

I test genetici

Una volta che la diagnosi clinica è stata stabilita inequivocabilmente in un dato individuo, analisi molecolare diretta può essere offerto

Tassi di rilevamento per i test molecolari basati su approcci 65%

Se viene trovata una mutazione, altri familiari asintomatici possono beneficiare di test presintomatico

Test molecolare del tessuto tumorale può aumentare studi molecolari tradizionali quando l'analisi del DNA ottenuto da linfociti di sangue è non diagnostico

Per le famiglie in cui nessun mutazione può essere identificato in una persona colpita nota, analisi di linkage o metodi di test genetici indiretti possono essere utilizzati

Test presintomatico dei membri a rischio della famiglia richiede un vigoroso processo di consenso informato e potrebbe essere meglio fatto durante una sessione di consulenza genetica in un cancro, centro genetico, o neurofibromatosi specializzata in tali questioni

Test prenatale per NF2 è la seguente:

Quando un genitore ha NF2, test prenatale può essere fatto su amniociti o villi coriali, sia attraverso l'analisi diretta mutazione del gene quando è stata identificata la modifica o mediante analisi di linkage

La diagnosi prenatale può non essere possibile se il genitore affetto è la prima persona colpita in famiglia e una mutazione non può essere trovato

Se un genitore prospettico ha una nota NF2 mutazione, la diagnosi genetica preimpianto può essere possibile se la coppia è disposto a sottoporsi a fecondazione in vitro con trasferimento di embrioni non affetti

La risonanza magnetica

MRI rimane il fondamento per la diagnosi e lo screening del sistema nervoso centrale, nervi cranici e tumori del midollo spinale

Soggetti a rischio possono essere monitorati per i tumori del sistema nervoso centrale che iniziano durante l'adolescenza, con scansioni MRI annuali della testa eseguita attraverso i loro fine degli anni '50

MRI con 3 dimensioni (3D) volumetria è ora il metodo preferito per seguire la crescita schwannoma vestibolare nel tempo Harris GJ, e 2008.

Routine MRI del midollo spinale probabilmente non è indicato nei soggetti asintomatici affetti oa rischio

Risonanza magnetica della colonna vertebrale è indicata diagnostico quando un individuo si presenta con motori o sensoriali modifiche suggestivi di una lesione del midollo spinale o lesioni

Come accennato in precedenza - il neurinoma acustico  può essere diagnosticata o da un medico con esperienza otologica, che possa  integrare insieme l'intera immagine, o con una risonanza magnetica con gadolinio del cervello. Siccome le MRI,  sono molto costose , il metodo più efficiente per contenere i  costi della diagnosi (già scritto nella 2008), è che , tutti i pazienti con una inspiegabile perdita dell'udito asimmetrica, siano  valutati da un medico con esperienza otologica. Qualcosa che finora è stato trascurato nella valutazione preoperatoria dei pazienti con neurinoma dell’acustico è stato di stabilire preoperatoriamente, in tutti i casi, i parametri della funzione facciale ricavati dalla elettroneuronografia e dal blink test e i dati dell’udito preoperatorio da accertamenti più approfonditi che comprendano:

• es audiometrico tonale  e vocale

• test sopraliminari

• audiometria automatica

• potenziali evocati uditivi

• test audiometrici vocali competitivi

• valutazione protesica sia con protesi acustiche tradizionali che con protesi ad induzione magnetica

solo la combinazione di tutte queste informazioni ottenute bilateralmente potrebbe darci la possibilità di offrire informazioni più precise ai nostri pazienti cui va peraltro spiegato che ogni intervento chirurgico è una realtà a sé e che le possibilità offerte sono solo quelle su base statistica (se siamo in due e io mangio una mela per la statistica ne abbiamo mangiato ciascuno il 50%!!!) è inoltre da considerare tra le altre cose anche l’applicazione di un impianto BAHA nei casi di perdita totale dell’udito e, in un futuro si spera non lontano, un impianto cocleare più sofisticato di quelli attualmente disponibili per offrire la possibilità di un ripristino seppur parziale di una funzione uditiva nel lato

audiogram in acoustic neuroma

Fig.5 Audiogramma tipico di paziente con un neuroma acustico.

Audiometria Convenzionale è il test più utile per diagnosticare un neurinoma acustico. L'anomalia più comune è una  perdita neurosensoriale asimmetrica alle  alte frequenze (vedi figura 5 sopra). Non più di 1 su 20 pazienti , con tumori di grandi dimensioni , hanno una asimmetria  entro 15 dB a 4000 Hz. Tuttavia, bisogna ricordarsi  che solo 1 su 1000 pazienti con asimmetria uditiva può avere neuroma del nervo acustico . È stato stimato che il 5 per cento delle persone con ipoacusia neurosensoriale hanno un neurinoma  acustico (Daniels et al, 2000), ma questa stima è sospetta in quanto comporterebbe una prevalenza molto più elevato di neuromi acustici di quanto siano  comunemente accertati. L'audiometria vocale  (SRT) è normale in molti pazienti con tumori di piccole dimensioni. La discriminazione vocale  è eccellente in circa il 50% dei pazienti con piccoli tumori, e un terzo dei pazienti con tumori di grandi dimensioni hanno una discriminazione  vocale ancora quasi normale (> 80%), la discriminazione discorso. Perché l’asimmetria uditiva è  dovuta  dovuto principalmente a condizioni diverse da neuromi acustici, altri elementi di informazione devono essere integrati per  fare la diagnosi clinica di neuroma acustico. Di solito questo processo di integrazione è fatto da un medico con esperienza otologica, e non dagli audiometristi .

http://www.dizziness-and-balance.com/disorders/tumors/images/audiogram%20acoustic%20symmetrical%20hearing.jpg

Fig. 6 Audiogramma del paziente con un grande neuroma acustico sul lato sinistro, ma (quasi) la funzionalità uditiva è quasi simmetrica . Questo esempio dimostra che i test con simmetria uditiva, non sempre escludono  la diagnosi di un neuroma acustico. Si veda il commento in testo.

Ipoacusie simmetrica o anche normale funzionalità uditiva  non escludere una chitarra acustica, ma è molto raro .si sono trovati diversi pazienti con una funzionalità uditiva simmetrica , ma con un grande neurinoma acustico da un lato  sopra è  riportato  un esempio di un uomo che aveva una grande neurinoma acustico sul lato sinistro - per essere sicuri che si deve fare una risonanza magnetica, è di essere il più sicuri possibile, si deve fare una risonanza magnetica ad alta risoluzione del IAC (condotto uditivo interno )con gadolinio. Perché quest’esame è terribilmente costoso (lo screening di tutti i pazienti con problemi d'udito di qualsiasi tipo), tuttavia a volte sono stati fatti degli errori i. Mentre questa è davvero una decisione che per gli economisti sanitari, ci sembra che complessivamente sono ammissibili degli  errori occasionali è ammissibile, se uno  considera ciò che è meglio per una grande popolazione .

Esami ABR Fig. 6b

Quando l’esame audiometrico è anormale con un peggioramento uditivo  progressivo, audiometria in genere vengono effettuati  ulteriori test, come l’ABR (Auditory Brainstem Response ) o risposte uditive del tronco cerebrale, e RM (risonanza magnetica), con determina la diagnosi. L’esame  ABR è meno sensibile di quello RM (il tasso di falsi negativi è di circa il 33%), ma è molto meno costosa. Una nuova tecnica chiamata "summated ABR", in sostanza, ABR diversi registrati in tempi diversi , possono dare una migliore sensibilità. Nel nostro contesto clinico, questa tecnica è non è poco indicata e comunemente  il test più sensibili per l'acustica (MRI) è così. Tuttavia, questo metodo potrebbe avere utilità in contesti in cui le RM sono di difficile accesso.

Una configurazione  caratteristica ABR  in una persona con un neuroma acustico è un'onda i e dopo nulla  assenza delle  onde 3° o 5° (10-20% dei casi). Un ritardo dell’intervallo onda I- III  è comune,  un ritardo dell’onda V si verifica nel 40-60% dei casi. Con l’ ABR si hanno un elevato numero di falsi positivi e falsi negativi. Fino a 1 / 3 dei pazienti con tumori di piccole dimensioni (con MRI) hanno un ABR normale.

Figura 27

Fig 6b. ABRs registrato da pazienti con tumori acustici chirurgicamente confermati. La forma d'onda superiore in ogni pannello è da un orecchio normale. La forma d'onda inferiore a (a) mostra l'intervallo I-V prolungato da un paziente con un neuroma acustico. La forma d'onda inferiore a (b) mostra l'assenza dell’ onda V da un paziente con un meningioma dell'angolo ponto-cerebellare.

 


Esami Videonistagmografici( ENG)

La Videonistagmografia, (test ENG) è spesso alterata e circa il 60 per cento di  tutti i tumori , sono associati ad una iporeflettività unilaterale alle prove  caloriche (Hulshof et al, 1989). Tuttavia, l’ ENG non è un test diagnostico specifico. Il Test con la sedia rotatoria è meno sensibile del test calorico. La posturografia è insensibile al neuroma acustico. Il decay test,o test di Anderson (decadimento del riflesso acustico) è anche poco sensibile (circa il 36%). Anche le Otoemissioni acustiche sono considerate un test poco sensibile  per il neurinoma acustico. Come accennato in precedenza, ci si aspetterebbe che i VEMP’s siano sensibili al neuroma acustico.

 

neuroma acustico (79.926 bytes)

http://www.dizziness-and-balance.com/disorders/tumors/images/acoustics/intracanalicular.jpg

Fig.-7a Risonanza magnetica del cervello (coronale) che mostra un neuroma acustico (la macchia bianca sul lato sinistro della foto).

Fig.-7b Risonanza magnetica del cervello assiale (con contrasto) che mostra un gran neuroma acustico intracanalicolare, sul lato destro del cervello (parte sinistra della scansione).

acustico

Acoustic 3 centimetri

Fig.-7c Un altro neurinoma acustico intracanaliculare sul lato destro.

Fig.-7d Grande neurinoma acustico di tre centimetri con interessamento del tronco cerebrale sul lato L.

Esame oftalmico

I controlli annuali sono raccomandate per i bambini e gli adulti con NF2

Visite oculistiche dilatati per opacità del cristallino, amartomi retinici, o membrane epiretiniche può essere molto utile anche in un bambino a rischio di NF2

Cataratta giovanile possono essere visti molto prima che un bambino mostra alcun segno di schwannoma vestibolare

IMMAGINI CEREBRALI

Anche se è relativamente costosa rispetto all’ audiometria o ABR, la prova ottimale per escludere il neuroma acustico è un RMI T1 con gadolinio ( vedi foto sopra). Con la RM, i neuromi acustici sono spesso ingrossati n modo uniforme , densi, e si  espandono nel condotto uditivo interno. A Una variante della RM(fast spin-echo T2 )è molto sensibile al neuroma del nervo acustico, e in alcune situazioni cliniche,  può essere effettuato  a buon mercato. Se una risonanza magnetica non può essere fatta, come ad esempio nei pazienti con un pacemaker o di clips metalliche, - dovrebbero essere effettuata  nei  soggetti ad alto rischio un CT  aperta, in particolare se l'ABR è indicativo di un neuroma acustico. La TAC con contrasto non è un buon esame per la diagnosi di neuromi acustici, in quanto ha un alto tasso di falsi negativi (circa il 37%).

Mentre la RM è la prova più sensibile per il neuroma acustico, anche se si possono commettere errori. Falsi negativi (errori )si verificano soprattutto nelle persone con tumori molto piccoli, o nelle scansioni  eseguite  male (come ad esempio in  una scansione fatto con una bassa-unità di campo e senza contrasto). Errori di tipo falsi positivi sono molto rari, ma anche possibili (House et al, 2008).

Un Neuroma acustico può raggiungere dimensioni anche di a 4 cm. Il più piccolo, neuroma acustico  intracanalicolare (vedi sopra a destra), è misurata in millimetri. Un "piccolo" neuroma acustico  è inferiore a 1,5 cm (sopra a sinistra). Un neuroma acustico "moderato" acustica è 1,5-3 cm, e un "grande" un neuroma acustico  è di 3 cm o superiore.

I tumori sono  stadiati in base alla  combinazione della loro localizzazione ed alle dimensioni. Un tumore "intracanalicolare" è piccolo ed è collocato nel IAC (condotto uditivo interno). A tumore "cisternale" si  estende  al di fuori della IAC. Un tumore "compressivo" l è quello a contatto con il cervelletto ed il tronco encefalico, e un tumore "idrocefalico" è quello che sta  ostruendo le vie di drenaggio del CSF(liquido-cefalo-rachidiano) nel IV° ventricolo .Il Neuroma acustico si può estendere dal nervo all'orecchio interno,il che può rendere più difficile la loro rimozione (Falcioni et al, 2003). Gli schwannomi Intralabirintici nonché gli schwannoma intracocleari  esistono (Kennedy et al, 2004). Il neurinoma acustico riportato al di sopra ,nella figura a destra ha una piccola estensione intracocleare.

http://www.dizziness-and-balance.com/disorders/tumors/images/nf2.jpg

Fig.8a Immagine Assiale di un paziente con NF2 mostra un neuroma acustico su entrambi i lati (Image cortesemente fornita dal  Dr. Richard Wiet ). Fig.8b  Immagine a più elevata definizione  che mostra meningiomi multipli in uno stesso paziente con NF2.

Raramente, i neuromi acustici sono di origine  ereditaria. Neuroma acustico causato da una neurofibromatosi di II tipo ,dovrebbe essere sospettata nei giovani pazienti e in quelli con una storia familiare di tumori neurali. La figura sopra mostra un esempio di tale paziente. E 'comune in questa malattia  diventare sordi a causa di neuromi acustici bilaterali. Il test genetico per la NF1 e NF2 è disponibile in commercio, per esempio, dalla diagnostica Athena.

http://2.bp.blogspot.com/-pe_xbj6hcgs/UhdLMQPiIKI/AAAAAAAAAE0/qeuQxlGMBUk/s320/acoustic_neuroma.JPG

Fig.8c

Caratteristiche radiologiche di neuroma acustico:

1.    Ampliamento del meato acustico interno "segno di Trumpet"

2.    Estensione extracanalicolare  ponto-cerebellare (percorso di minor resistenza) può portare a comparsa del "cono gelato”

http://www.drmkotb.com/myimages/MRI%20acoustic%20neuroma.jpg

Fig.8d MRI petrous bone with gadolinium is the most diagnostic one.

Diagnosi Differenziale

Ci sono diversi altri tumori che possono verificarsi nella stessa regione del cervello, l'angolo cerebello-pontine o CPA, come i neuromi acustici. Di tutte le lesioni del CPA, l'angolo ponto cerebellare i neuromi acustici rappresentano rappresentano all’incirca il 70-90 per cento. I meningiomi sono secondi  per frequenza  (10 per cento), seguita dai tumori  epidermoidi, e successivamente dai  lipomi. Di tanto in tanto i tumori collocati in altri organi, come il polmone, possono metastatizzare al CPA. I tumori metastatici di solito crescono rapidamente – La funzionalità uditiva peggiora  velocemente, e spesso il nervo facciale è coinvolto con una paralisi di Bell (Bells palsy), , nel corso di poche settimane.

Neuromi Acustici Scoperto per Caso Accidentalmente

Siccome la TC e la risonanza magnetica sono più comunemente utilizzati, sempre più Neuromi Acustici,   sono scoperti casualmente . Per esempio, una persona che ha un mal di testa o emicrania, può richiedere  una risonanza magnetica, che rivela un neuroma acustico. O qualcuno che ha avuto un incidente automobilistico, potrebbe  richiedere  una risonanza magnetica, che rivela un neuroma acustico.


Questa situazione ha un considerevole potenziale di guai. Non è molto probabile che un neuroma acustico in precedenza in silenzio, all'improvviso si manifesta al tempo stesso come un altro problema -, come un lieve infortunio testa o emicrania. Piuttosto, è comunemente il caso che la persona che avrà una delle cause più comuni di vertigine, e appena capita di avere una chitarra acustica in silenzio.


Se qualcuno in una simile situazione procede con la chirurgia o radioterapia, n è certo che l'intervento chirurgico o radiazioni creeranno uno squilibrio vestibolare e sordità. Questo alla fine si verificano in ogni caso, ma il trattamento di un tumore che non è in crescita accelererà il processo. Per questo motivo, estrema cautela è suggerita - a nostro parere, fatta eccezione per i tumori di grandi dimensioni, è meglio avere una prova oggettiva - ossia la progressione della perdita di udito o di un allargamento su MRI - che il tumore è in crescita prima di imbarcarsi su un intervento chirurgico o radioterapia. Vale la pena di chiedere un  secondo parere .

DIMENSIONE DEL TUMORE

 

I rischi e le complicanze della chirurgia di un tumore del nervo acustico, variano a seconda delle dimensioni.

Più grande è il tumore, più seria e maggiore è lo probabilità di avere delle complicanze. La rimozione di un tumore del nervo acustico, sia grande che piccolo, è un  procedimento chirurgico importante , con la possibilità di gravi complicazioni, inclusa la morte.

Il rischio nella chirurgia di questi tumori non deve mai essere minimizzato.

Classifichiamo i tumori come: piccoli, medi, grandi, molto grandi.

I nostri accertamenti indicano che il vostro tumore è:

A) INTRAMEATALE   ( ancora dentro l’osso)

B) PICCOLO( inferiore a 1 cm nell’angolo ponto-cerebellare )

C) MEDIO( maggiore di 1 cm, inferiore a 2 cm )

D) GRANDE( maggiore di 2 cm, inferiore a 4 cm )

E) MOLTO GRANDE   ( maggiore di 4 cm )

Gestione Dei  Neuromi Acustici 


Nikolopoulos E  O'Donoghue hanno  recentemente rivisto 111 articoli  sul trattamento del  neuroma acustico e ha dichiarato che non esistono metodi "ben programmati per poter  effettuare   un confronto tra i diversi  trattamenti, e quindi la  pretesa di medici che sono favorevoli  ad  un trattamento particolare, sono infondate" (2002). Noi non pensiamo che la saggezza e l’esperienza clinica non debbano essere prese in considerazione , ma certamente al momento attuale ci sembra essere che il trattamento del neuroma acustico sia uno un'arte.


           Ci sono tre opzioni distinte:

            • gestione medica o attesa vigile "wait and see" [aspetta ed osserva

              (trattamento   conservativo)]

            • intervento chirurgico per rimuovere il tumore

            • radioterapia con Gamma-Knife o radioterapia  stereotassica

Che linee guida mettere in atto di fronte ad un neurinoma di pochi millimetri nel condotto uditivo interno?

In questi casi ci sono due opzioni che vanno discusse con il paziente. La prima è l’attesa vigile la seconda un intervento chirurgico volto alla preservazione dell’udito. I fattori da considerare nella scelta sono: età e condizioni generali del paziente, udito nell’orecchio interessato e funzione del nervo facciale

E se si tratta di una neoformazione di parecchi centimetri che occupa tutto l’angolo ponto-cerebellare (fase otoneurologica), o peggio con effetto compressivo sul ponte, escavazione del peduncolo cerebellare e del cervelletto (fase francamente neurologica)?

Vanno distinti i tumori in fase otoneurologica da quelli in fase neurologica; quest’ultimi vanno rimossi in toto o in parte al più presto per salvare la vita del paziente mentre per quelli senza segni neurologici esiste la doppia opzione della chirurgia e della radioterapia stereotassica. L’orientamento terapeutico si baserà essenzialmente sulla durata dei sintomi, sulla loro intensità e i desideri del paziente una volta che gli siano stati spiegati i pro e i contro delle due opzioni. Nella tabella che segue sono riportati vantaggi e svantaggi delle due opzioni.

vantaggi

svantaggi 

microchirurgia 

asportazione completa

diagnosi certa bassissimo rischio per la vita 

bassa percentuale di conservazione dell udito alta percentuale di paralisi facciale postoperatoria

radioterapia stereotassica con raggi gamma 

nessun rischio chirurgico

basso rischio di perdita uditiva

basso rischio di paralisi facciale

eseguibile in pazienti in cattive condizioni di salute

permanenza del tumore

diagnosi non certa necessità di continui controlli

Gestione

Assistenza medica per i pazienti con neurofibromatosi di tipo 2 è costituito da esami di routine incentrati sulla diagnosi precoce di alcuni dei potenziali complicazioni legate alla CNS o lesioni del midollo spinale. [2] Gestione da un team di specialisti in una clinica multidisciplinare può fornire la più completa e conveniente cura nel tempo. Quello che segue è uno schema di linee guida ragionevoli nella cura del paziente con NF2:

Esame annuale neurologico cercando deficit sottili o cambiamenti di stato neurologico che potrebbero suggerire la progressione della malattia

Screening uditivo annuale con BAER, con rinvio ad un audiologo per le raccomandazioni di amplificazione, di aumento o di logopedia

MRI annuale per monitorare le lesioni esistenti o per cercare lesioni presintomatica

Valutazioni oftalmologiche annuali per monitorare l'acuità visiva

Gestione Medica (attesa Vigile): Circa il 25% di tutti i neuromi acustici sono trattati con il trattamento medico. L’attesa vigile si attua nei pazienti con neurinoma dell’acustico piccolo nell’unico orecchio udente, nei pazienti che hanno un alto rischio operatorio per altre patologie concomitanti e nei pazienti che rifiutano le altre due modalità di intervento Il trattamento medico consiste nel controllo periodico dello stato neurologico del paziente, l'uso di apparecchi acustici da parte di questi pazienti, se del caso, controlli periodici radiologici(come RM). Si tratta di un appropriato metodo di trattamento per  alcuni pazienti (Hoistad et al, 2001). Non esistono farmaci noti che anno un effetto rilevante sulla crescita dei tumori acustici. I tumori possono crescere molto lentamente, a circa 1-1/2 mm per  anno, e si può scegliere di seguire un tumore con una serie di esami audiometrici  e / o risonanza magnetica (Shin et al, 2000). Nei pazienti di età avanzata, una grave minaccia per la vita o la funzione corporea di crescita tumorale può essere giudicata improbabile  nel resto della prospettiva o durata di vita prevista di un paziente e per questo motivo, può essere preferita  la gestione medica (Perry et al, 2001). Una volta che un tumore è diagnosticato, la Ia RM viene effettuata dopo 6 mesi e poi con cadenza annuale (Perry et al, 2001).


Questa procedura ha i suoi rischi. Anche quando non si riscontra una crescita del tumore con la  RM, vi è sempre il rischio che il paziente perda la funzionalità uditiva utile, rendendo il paziente  non più un candidato per la chirurgia conservativa. All’incirca  dal  10 al  43% dei pazienti ,seguiti per circa 2 anni, perde quella percentuale di udito “utile” per sentire (Warrick et al, 1999; Shin et al, 2000; Lin et al, 2005).

Trattamento medico sistemico 

In uno  studio clinico del 2009 presso il Massachusetts General Hospital  si è utilizzato il farmaco antitumorale Bevacizumab (nome commerciale: Avastin ) per il trattamento di 10 pazienti con neurofibromatosi di tipo II. Il risultato è stato pubblicato nel New England Journal of Medicine . Dei dieci pazienti trattati con bevacizumab, i tumori si è ridotto a 9 di loro, con il miglior tasso di risposta medio del 26%. La funzione uditiva è migliorata in alcuni dei pazienti, ma i miglioramenti non sono stati fortemente correlati con restringimento del tumore. Bevacizumab agisce tagliando l'apporto di sangue ai tumori e quindi privandoli del loro vettore di crescita. Gli effetti collaterali durante lo studio incluso alanina aminotransferasi , proteinuria e ipertensione (pressione sanguigna elevata) tra gli altri. [8] Uno studio separato, pubblicato in The Neuro-oncologia Journal , mostrano riduzione del tumore del 40% nei due pazienti con NF2, insieme con significativo miglioramento dell'udito Mautner VF,  et al. (January 2010). 

Nel complesso, i ricercatori credono che il bevacizumab ha mostrato effetti clinicamente significativi sui pazienti NF II. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche prima che gli effetti del bevacizumab possAno essere stabilite nei pazienti NF2.

La terapia farmacologica per meningioma NF2 legati 

Sunitinib è stato studiato per il trattamento di meningioma che è associato con Neurofibromatosi . [10]

Sono in corso studi per verificare mTORC1 inibitore rapamicina come un potenziale terapeutico in schwannomi NF2 e meningiomi

La terapia farmacologica per schwannoma vestibolare 

Lapatinib è stato studiato da Jeffrey Allen presso la NYU Langone Medical Center per il trattamento di schwannoma vestibolare in Neurofibromatosi di tipo II. [11]

L'uso terapeutico di erlotinib ha mostrato risultati promettenti nel trattamento di inoperabili, schwannoma vestibolare progressivo, che comporta non solo una riduzione delle dimensioni del tumore, ma anche nel miglioramento della funzione uditiva. Ulteriori studi clinici sono in ordine prima con questo agente chemioterapico orale può essere consigliato su una base di routine. [16] Una prova di bevacizumab, un fattore di crescita endoteliale anticorpo monoclonale antivascolare, ha anche mostrato una certa efficacia nel ritiro di schwannoma vestibolare; l'udienza farmaco migliorato in alcuni pazienti con tumori non operabili. [Plotkin SR,e  2009]

D'altra parte, non importa quale tipo di trattamento viene utilizzato, nel lungo tempo, è molto improbabile che l'udito rimanga  "utile". La cosiddetta "chirurgia conservativa dell’udito " raramente mantiene una funzionalità  uditiva utile, questa   tende a deteriorarsi abbastanza rapidamente con il tempo, anche se il tumore non è più presente. In base a questi dati , alcuni chirurghi consigliano semplicemente di eliminare tutto l’intero nervo 8°, in quanto questa soluzione rende molto improbabile una recidiva del tumore. A nostro parere, questo è un giudizio opportuno - ma non un'idea irragionevole. Una stima ragionevole è che dopo più di un anno, circa il 75% dei tumori avrà un allargamento visibile, una media di 1,5 millimetri, e circa il 25% non lo avrà. Alcune varietà crescono molto più rapidamente di altri.

Nei pazienti con la  neurofibromatosi, l'udito è destinato a rimanere stabile nel orecchio operato per circa 1-2 anni (Masuda et al, 2004).

La Radioterapia con raggi gamma ha la finalità di bloccare l’accrescimento del tumore e ottiene questo in un’alta percentuale di casi con minori rischi e complicanze della chirurgia. Naturalmente il tumore rimane e deve essere controllato nel tempo.


Gamma Knife: quando il rischio di intervento chirurgico è elevato a causa di altri problemi di salute, o se il paziente rifiuta la chirurgia,  può essere utilizzata la "gamma Knife "  . Questo è un metodo di irradiare il tumore, inventato da Lars Leksell nel 1971. Questa procedura evita un intervento chirurgico con i rischi che ne possono derivare. In passato, questa opzione è stata generalmente consigliata solo per i casi , a più elevato rischio chirurgico, a causa della possibilità di complicazioni tardive da  radiazione, e la necessità di un monitoraggio continuo con RM dei risultati della procedura.


Non si consiglia utilizzare la gamma knife ad alte dosi a causa della possibilità di complicazioni da radiazione dopo e oltre i 2 anni. Tuttavia, gamma knife a basso dosaggio è alla ricerca molto meglio e ci sono sicuramente molte volte quando è l'opzione migliore. Basse dosi di radiazioni (ad esempio 13 Gy) sono attualmente consigliato a causa del rischio molto più basso di debolezza e intorpidimento facciale (Wackym et al, 2004).


Una conseguenza interessante del protocollo di radiazioni a basso dosaggio è che si è riscontrato che i pazienti, dopo le radiazioni, non hanno una  perdita completa dell'udito o della funzione vestibolare. In alcuni casi questa ridotta funzionalità vestibolare  può essere molto fastidiosa in quanto può provocare sintomi di irritabilità nervosa, come ad esempio l'iperventilazione che può indurre del nistagmo. Ciò è una probabile conseguenza di utilizzare una metodologia di trattamento che agisce  più lentamente rispetto ad un intervento chirurgico. Sembra probabile che questa complicanze siano più comune nelle pazienti  che hanno tumori di piccole dimensioni.

In queste situazioni l'iperventilazione induce un nistagmo che  batte verso la lesione (a differenza del nistagmo provocato dalle  vibrazioni che batte in direzione opposta alla  lesione). Spesso è un nistagmo molto intenso . Nei pazienti  con questo segno, ci si può aspettare che scompaia (questa scomparsa del nistagmo indotto da iperventilazione  potrebbe richiedere diversi anni), si può provare qualche farmaco che riduca l'irritabilità del nervo, in caso contrario si  riconsiderare il trattamento chirurgico.


http://www.dizziness-and-balance.com/images/sitecd.jpg Materiale supplementare sul
sito DVD : Video di nistagmo indotto da  iperventilazione in pazienti con neuroma acustico sul lato sinistro

Radioterapia stereotassica. Radiazione diversi dai raggi gamma possono essere utilizzati anche per il trattamento di neuroma acustico. Essi comprendono l’acceleratore lineare (LINAC) e Cyberknife. Le altre modalità sono simili a Gamma Knife nelle caratteristiche generali. La conservazione dell'udito a lungo termine è molto raro in persone con radioterapia stereotassica (6,7% secondo Lin et al, 2005). In altre parole, anche se l '"obiettivo" è quello di preservare l'udito, praticamente questo non è realistico. Non vediamo alcun motivo particolare per utilizzare la radioterapia stereotassica, piuttosto che Gamma Knife. La probabilità di recidiva del tumore utilizzando regimi di dosaggio attuale è di circa il 5-10%. La crescita del tumore è rara in pazienti che rimangono stabili dopo 6-7 anni di terapia  .

I Problemi della  radioterapia sono le recidive (5-10%), perdita dell’ udito (alla fine il 93%), il rischio di irradiare tumori di grandi dimensioni (> 2 cm) dovute al rigonfiamento del tumore nel primo anno, il rischio di malignità (Tanbouzi et al, 2011 , Markou et al, 2011), idrocefalo (raro), aneurisma rotto IAC (raro), e accelerata aterosclerosi vertebro-basilare (es. Jackler, 2007).

Gestione di perdita di udito in NF2 Impianti uditivi del tronco encefalico

Perché la perdita dell'udito in quelli con NF2 si verifica quasi sempre dopo l'acquisizione di competenze linguistiche verbali, i pazienti non si integrano sempre bene nella cultura dei sordi e sono più propensi a ricorrere a uditivo tecnologie assistive . Il più sofisticato di questi dispositivi è l' impianto cocleare , che a volte può ripristinare un alto livello di funzione uditiva anche quando udito naturale è totalmente persa       Schwartz MS,e 2008.  . Tuttavia, la quantità di distruzione al nervo cocleare causato dalla tipica schwannoma NF2 spesso preclude l'utilizzo di tale impianto. In questi casi, un impianto uditivi del tronco encefalico (ABI) in grado di ripristinare un livello primitivo di udito, che, quando è integrato da lettura labiale , in grado di ripristinare una conoscenza funzionale della lingua parlata.

http://www.dizziness-and-balance.com/disorders/tumors/images/acoustic%20large.jpg

Fig.-9 Neuroma acustico molto grande (proiezione coronale, il tumore è la grande macchia bianca). Fonte: Mayo Clinic Neuroscience Update.

Trattamento chirurgico: Lo scopo primario della chirurgia del neurinoma dell'acustico è l'exeresi totale del tumore conservando, ove possibile, l'integrità anatomica e funzionale dei nervi cranici, con le minori sequele circa la metà di tutti i neuromi acustici sono attualmente trattati con la chirurgia. Questa opzione probabilmente diminuirà nei prossimi decenni, per  l'uso crescente  del trattamento con gamma knife . La figura sopra mostra un neuroma acustico ,di grandi dimensioni ,in questi casi è da preferire  il trattamento  chirurgico. Nella maggior parte dei casi la rimozione chirurgica del tumore è l'opzione preferita perché previene complicanze potenzialmente fatali di crescita del tumore (anche se questa evenienza è piuttosto insolita).L’intervento chirurgico potrebbe in teoria permettere di "conservare" la funzionalità  uditiva, anche se è molto raro che l'udito sia  effettivamente utile dopo l'intervento chirurgico. Di solito l'intervento viene effettuato presso un centro universitario da un team di chirurghi compreso un neurotologo (un otorinolaringoiatra specializzato) e un neurochirurgo. Ci sono diversi approci operativi.

http://www.dizziness-and-balance.com/disorders/tumors/images/acoustic-surgery.jpg

Fig.-10 a

Comuni approcci chirurgici per il Neuroma Acustico

testa.

Translabirintica (attraverso l'orecchio interno).

 La perdita dell'udito è previsto e inevitabile.

 Non adatto per i tumori di grandi dimensioni.

Retrosigmoidea o suboccipitale (attraverso il craniodietro l'orecchio).

Retrazione del cervelletto (parte del cervello) è necessaria.

Mal di testa sono comuni dopo tale approccio.

(Immagine da Jackler R, Atlas of Neurotology e

Skull Base Surgery (Mosby 1996, prima edizione).

  Ciascuno di questi approcci chirurgici ha vantaggi e svantaggi che devono  essere considerati nella scelta di un approccio ottimale. Il trattamento chirurgico in cui il cervello è esposto è quasi sempre eseguita da un team di chirurghi, di solito sono presenti  un neurootologo ed  un neurochirurgo. La maggior parte dei pazienti vengono  ricoverati in ospedale il giorno prima dell'operazione. Dopo l'intervento chirurgico, è bene trascorrere la 1a  notte in una unità intensiva. La maggior parte dei pazienti sono dimessi dall'ospedale entro 4-6 giorni dal'intervento chirurgico, ed entro  6 settimane di solito è possibile riprendere l'attività lavorativa .La RM  di solito viene effettuata dopo 1 e 5 anni per rilevare eventuali residui o recidive  tumorali. Si consiglia la rimozione del tumore totale o quasi totale (95%)  (Sanna et al, 2002). Si consiglia un attento follow-up con ricorrenti RM .La presenza di noduli od un allargamento progressivo del condotto uditivo interno può rappresentare una ricrescita del tumore (Brors et al, 2003).

  I tumori che si estendono nel labirinto stesso (vale a dire "gli schwannomi intracocleare") non possono  essere rimossi con l'approccio retrolabintico " e vi possono essere recidive ai tumori, e possono ripresentarsi. Ci possono essere  molte complicazioni importanti, che possono derivare da un intervento chirurgico , queste complicazioni debbono essere prese in considerazione (vedi sotto).

  riguardo alle chirurgia conservativa dell'udito , conservazione sempre  auspicabile, purtroppo, la possibilità che l'udito sia preservato dopo un intervento chirurgico di neuroma acustico è minimo. Nedzelski e colleghi hanno recentemente riferito che solo il 16% circa dei pazienti ha avuto un udito utilizzabile nei  follow-up dopo l'intervallo di "chirurgia conservativa  dell'udito". (Lin et al, 2005). Mentre la funzionalità uditiva può  essere "conservava" immediatamente dopo l'intervento chirurgico,  di solito si deteriora in  pochi anni.


Prognosi

La prognosi di neurofibromatosi tipo 2 (NF2) dipende da una serie di fattori, tra cui l'età di insorgenza dei sintomi, il grado di sentire deficit, e il numero e la posizione dei vari tumori. Anche se l'età di insorgenza è relativamente simile all'interno delle famiglie, la fascia d'età può variare 2-70 anni. Mentre i tumori stessi sono relativamente indolente e non subiscono la trasformazione maligna, studi effettuati alla fine del 1980 e all'inizio del 1990 hanno mostrato chiaramente che i tassi significativi di mortalità e morbilità sono associati con la diagnosi di NF2.

Uno di questi studi ha suggerito che la sopravvivenza dal momento della diagnosi medie effettive a 15 anni; tuttavia, questo potrebbe cambiare in meglio con diagnosi migliore, tecniche chirurgiche, la sorveglianza, lo screening e il riconoscimento di malattia lieve (dovuto in parte alla maggiore consapevolezza del medico e la disponibilità di opzioni di diagnostica molecolare).

Morbilità e mortalità

Schwannoma vestibolare sono la caratteristica più comune e ben riconosciuto di NF2 che porta a una significativa morbidità. I sintomi di tinnito, perdita dell'udito progressiva, e anche la disfunzione vestibolare sono spesso i primi segnali di NF2.Anche se la perdita uditiva unilaterale è il numero 1 che presenta sintomi, sordità bilaterale sarebbe previsto per eventualmente verificarsi in individui più colpiti.Schwannoma vestibolare non trattati possono estendere a livello locale e possono causare compressione del tronco cerebrale, idrocefalo, e, occasionalmente, paralisi del nervo facciale.

Schwannomas midollo spinale a forma di manubrio sono abbastanza comuni in NF2 e determinano una significativa morbilità; essi presentano una grande sfida terapeutica. Ependimoma midollo spinale, astrocitomi e meningiomi si verificano anche, ma meno frequentemente. Meningiomi intracranici, d'altra parte, è frequente; essi possono essere asintomatici, o possono causare una varietà di sintomi e deficit del SNC 10.           Aboukais R,e 2010.

Schwannomas Nonvestibular si verificano in più della metà dei pazienti e sono spesso diagnosticati in pazienti con una precedente età alla diagnosi di NF2.Nervi cranici III e V sono più comunemente coinvolti, ma la rara presenza di schwannomas forame giugulare potenzialmente impattare il glossofaringeo, vago, e / o nervi spinali accessorio può portare a disfagia, disturbi della motilità esofagea, raucedine, o aspirazione.

D'altra parte, schwannoma nonvestibular in pazienti con NF2 tendono ad essere più indolente e crescere lentamente nel tempo. Questo può complicare il trattamento del processo decisionale, dal momento che le opzioni includono la chirurgia, la radioterapia e vigile attesa Fisher LM,e 2008. 

Subcapsulare posteriore, o giovanile, la cataratta può precedere CNS sintomatologia. Le cataratte possono progredire nel corso del tempo, portando a riduzione dell'acuità visiva. Una buona percentuale di individui affetti si trovano ad avere amartomi retinici o membrane epiretiniche che possono o non possono essere visivamente notevole.

Polineuropatia sensoriale motore è visto in alcuni individui con NF2 che possono o non possono avere tumori identificabili lungo la lunghezza del nervo periferico (s) di interesse.

Educazione del paziente

I pazienti ed i membri a rischio della famiglia dovrebbero essere resi consapevoli dei sintomi specifici, come tinnito, deficit dell'udito, debolezza focale, cambiamenti sensoriali, o problemi di equilibrio, che potrebbe suggerire la crescita del tumore e deve richiedere l'attenzione medica immediata.

I pazienti con schwannoma vestibolare devono essere avvertiti circa le immersioni e attività subacquee, a causa di un aumentato rischio di disorientamento e il potenziale di annegamento.

I pazienti e le loro famiglie possono essere attribuiti alla neurofibromatosi (NF)-specifici gruppi regionali e nazionali di sostegno per continui aggiornamenti sui progressi nel trattamento, nonché per il sostegno emotivo. Neurofibromatosi, Inc., per esempio, può essere raggiunto al numero verde 1-800-942-6825.

La NF2 Review, che si trova a Los Angeles, CA, può essere raggiunto a 1-213-483-4431 e non solo ha un bollettino specifico NF2, ma ha anche un particolare interesse di ricerca in NF2, con un team di specialisti che lavorano su uditiva Tronco cerebrale impianti (Abis) e le più recenti approcci chirurgici per schwannoma vestibolare.

Risorse online includono il sito Web NIH e di un gruppo di sostegno NF2 da persona a persona conosciuta come l' equipaggio NF2 .

Approccio  dell Dr. Hain's.

Si suggerisce ai  potenziali candidati per un intervento chirurgico  in primo luogo considerare la sicurezza e la probabilità di complicazioni quando si deve prendere in considerazione  la chirurgia o gamma knife. Se uno ha un udito utilizzabile , e non c'è altro pericolo di aspettare (come ad esempio se necessitano di una operazione più importante ), si potrebbe ragionevolmente semplicemente aspettare fino a che la funzionalità uditiva diventi  inutilizzabile, prima di procedere con la chirurgia o radioterapia. In questi casi la procedura dovrebbe essere : controlli periodici della funzionalità uditiva e meno frequentemente RM . La frequenza delle prove è determinato principalmente dal tasso di variazione nelle misure, ma circa ogni 6 mesi per l'esame audiometrico  e circa una volta / anno per l'esame MRI e di solito una frequenza appropriata

Sia un intervento chirurgico che e gamma-knife sembrano dei  metodi ragionevoli per la  gestione dei tumori acustica , la scelta dipende da fattori individuali. La gestione chirurgica ha il vantaggio che si "ottengono dei risultati con rapidità ". La gamma knife è meno stressante all'inizio , ma può ritardare la risoluzione delle  vertigini.

Riabilitazione Vestibolare

Nella maggior parte dei casi, i risultati della chirurgia del neuroma acustico  comportano una  perdita completa della funzione vestibolare sul lato operato. La Gamma knife inoltre è associato ad  una diminuzione sostanziale della funzione vestibolare (Wackym, 2004). A seconda della quantità della funzione vestibolare   presente prima di un intervento chirurgico, i pazienti possono avere  vertigini o disturbi dell'equilibrio dopo l'intervento  (Levo et al, 2004). La riabilitazione vestibolare può accelerare il recupero di questo deficit. A meno che non vi sia  già una completa perdita della funzione vestibolare prima dell'intervento chirurgico o delle radiazioni (come documentato con la  ENG), pensiamo che sia meglio che il paziente che intende sottoporsi ad un'operazione chirurgica per  neuroma dell’ acustico visiti di un fisioterapista vestibolare  per assicurarsi che  sia in  " buona forma  ", e che  imparare le procedure di base, e per iniziare  un programma singolo settimanale di PT per 1-2 mesi dopo la dimissione. È importante che il chirurgo otologo che esegue l'operazione sia coinvolto con la terapia, in qualche modo  (ad esempio nei pazienti con perdita di CSF), in questi casi la terapia deve essere ritardata.

Popolazioni speciali e trattamento

Piazza e altri di recente hanno  suggerito che negli anziani, dovrebbe essere seguito il presente algoritmo: Se il neurinoma acustico protrude meno di un  1 cm i nell'angolo  ponto-cerebellare, una risonanza magnetica dovrebbe essere ripetuta entro in un anno. Se il tasso di crescita è <2 mm / anno, il paziente deve essere osservato. Se la velocità è  superiore superiore , bisognerebbe proporre la chirurgia .
Secondo Piazza, per i tumori che> sporgono 1 centimetro nel’ angolo PC (ponto-cerebellare), ai  pazienti in buona salute generale, dovrebbe essere proposto  un intervento chirurgico. Nei pazienti in cattive condizioni di salute generale, dovrebbe essere proposta  la radiochirurgia (Piazza et al, 2003)

Complicanze della Chirurgia

 Il trattamento chirurgico, di per sé, ha un rischio notevole. Nel complesso, il rischio di

morte dovuto ad  un intervento chirurgico di neuroma acustico è di circa 0,5 al 2 per cento. Complicanze post-operatorio Impreviste si verifica in circa il 20 per cento , ancora  più complicazioni  si verificano nei soggetti anziani e infermi e quelli con tumori di grandi dimensioni (Kaylie et al, 2001). Complicazioni, ordinato da rare a  frequenti, sono elencati.

Stroke (raro)

• Lesioni al cervelletto, ponte o del lobo temporale (rare)

• morte  (all in circa 0,5 per cento al 2%, a seconda del centro)

• perdita di CSF (5-15 per cento di tutti i pazienti)

• Meningite (2-10 per cento)

• Debolezza facciale (incidenza dal 4 al 15 per cento di paralisi totale). Le dimensioni del tumore è   un   grande fattore di rischio per  questa complicanza.

• rischio di perdita dell'udito (immediatamente   dopo l'intervento chirurgico)

Translabirintica - 100%

retrosigmoidea - 60%

Fossa  cranica Media --40%. L'udito occasionalmente  migliora con l'approccio attraverso la   fossa  media (Stidham e Roberson, 2001).

• Mal di testa (persistenti nel  10-34 per cento, Ruckenstein et al 1996; Soumekh et al, 1996)
• Squilibrio e vertigini (quasi in tutti i pazienti che hanno una funzione vestibolare prima dell'intervento, avranno  un peggioramento dell'equilibrio  dopo l'intervento chirurgico).

APPROFONDIMENTO DEI RISCHI E COMPLICAZIONI DELLA CHIRURGIA DEI TUMORI DEL NERVO ACUSTICO

Non è possibile elencare in modo dettagliato tutte le complicanze che possono intervenire prima, durante e dopo l’atto chirurgico.

Il seguente elenco è stato realizzato allo scopo di indicare alcuni dei principali  e più importanti rischi possibili  della chirurgia dei tumori del nervo acustico.

1 - PERDITA DELL’UDITO

Nei piccoli tumori è talora possibile salvare l’udito rimuovendo il tumore ( vedi paragrafo sui problemi relativi alla conservazione dell’udito ).

La maggioranza delle neoplasie sono comunque grandi e l’udito dell’orecchio interessato viene perso in seguito alla rimozione chirurgica. Il paziente potrà continuare una vita del tutto normale con un solo orecchio udente.

2 – RUMORE (acufeni)

Nella maggior parte dei casi il rumore rimane inalterato, come prima dell’intervento. Nel 10% dei casi dopo l’intervento può essere più intenso, in alcuni casi ( 20-30 % circa ) il rumore può anche scomparire.

3 - DISTURBI DEL GUSTO E SECCHEZZA DELLA BOCCA

I disturbi del gusto e la secchezza della bocca sono comuni, per alcune settimane, dopo l’intervento. Nel 5% dei pazienti questi disturbi possono durare più a lungo.

4 - VERTIGINE E DISTURBI DELL’EQUILIBRIO

Nella chirurgia dei tumori del nervo acustico è necessario anche rimuovere una parte o tutto il nervo dell’equilibrio. Nella maggior parte dei casi è, inoltre, necessario rimuovere il labirinto.

Poiché il nervo dell’equilibrio è spesso danneggiato dal tumore, la sua rimozione quasi sempre comporta un miglioramento dell’instabilità preoperatoria.

Tuttavia la vertigine è comune nel post operatorio e può essere anche grave per alcuni giorni o per qualche settimana. Disequilibrio, o instabilità con il movimento della testa, possono essere presenti per lungo tempo ( nel 30% dei pazienti ), fino a che non avviene il compenso da parte degli altri centri dell’equilibrio.

5 - PARALISI DEL NERVO FACCIALE

I tumori del nervo acustico sono in intimo contatto con il nervo facciale ( nervo che determina il movimento sia dei muscoli deputati alla chiusura dell’occhio, sia quelli che controllano l’espressione del viso ).  In seguito all’asportazione di un tumore del nervo acustico può verificarsi una paralisi temporanea dell’emiviso interessato, ciò comporta un’asimmetria del volto con impossibilità a chiudere l’occhio.

La paralisi del nervo facciale può essere la conseguenza di un edema,  di una lesione diretta del nervo o di una compromissione della vascolarizzazione .

Solo tramite un’attenta chirurgia  con l’ausilio del microscopio e  del monitoraggio intraoperatorio del nervo facciale è possibile conservare l’integrità e la funzionalità del nervo. Nonostante ciò,  una paralisi transitoria del facciale può insorgere ugualmente.

Generalmente il recupero avviene spontaneamente.

Il recupero della funzionalità facciale, è molto variabile da soggetto  a soggetto; può avvenire nel giro di alcune settimane o di alcuni mesi (fino a 10-12 mesi)  e può non essere completa al 100%. Oltre questo termine le probabilità di recupero sono molto ridotte ed il chirurgo può proporre al paziente l’esecuzione di un secondo intervento che ha lo scopo di collegare il nervo facciale all’undicesimo nervo cranico ( anastomosi ipoglosso-facciale ) onde evitare l’atrofia dei muscoli della faccia e permettere la chiusura dell’occhio.

Nel 5 % dei casi il nervo facciale è completamente avvolto o inglobato dalla massa tumorale. In casi molto rari il tumore può anche originare direttamente dal nervo facciale ( neurinoma del nervo facciale). In entrambe queste condizioni, è necessario interrompere il nervo facciale per poter eseguire l’asportazione del tumore. In tal caso  può essere possibile ricostruire immediatamente il nervo mediante un trapianto. Se ciò non è possibile, si può effettuare in un secondo tempo un  intervento per collegare il nervo facciale ad un nervo del collo ( anastomosi ipoglosso-facciale). Debolezza facciale di vario grado , ma la debolezza grave con i punteggi di House- Brackman V-VI A ad  1 anno si sono verificati  nel 6% (Mass et al, 1998). Wiet e altri hanno recentemente riportato risultati  su  500 casi (Wiet et al, 2001).
6 - COMPLICAZIONI OCULARI

La paralisi del nervo facciale spesso rende l’occhio asciutto e privo di difese. La consulenza di un oculista può essere indicata. Talora si rende necessario applicare delle lacrime artificiali, utilizzare un occhialino protettivo e/o un pesino palpebrale esterno o  parziale chiusura chirurgica delle palpebre per ridurre il rischio di una cheratite o di un’ulcera corneale. Questi accorgimenti mantengono l’occhio umido evitando così le complicazioni oculari.

7 - DIMINUZIONE DELLA FUNZIONALITÀ DI ALTRI NERVI NEI GRANDI  TUMORI
Il tumore del nervo acustico può prendere contatto con i nervi  che controllano i muscoli oculari, della faccia, della bocca e della gola. Questi nervi possono essere lesi e provocare una visione doppia, intorpidimento della gola, della faccia e della lingua, debolezza della motilità della spalla, disfonia e difficoltà alla deglutizione.

Questi problemi possono rimanere permanentemente. Tale eventualità è però molto rara.

8 - COMPLICAZIONI CEREBRALI E MORTE

I tumori del nervo acustico sono localizzati vicino ai centri cerebrali vitali che controllano la respirazione, la pressione sanguigna e la funzionalità cardiaca. Poiché il tumore ha una crescita progressiva, può venire a contatto con questi centri cerebrali e può inglobare vasi sanguigni che irrorano queste aree del cervello. Un’ attenta e scrupolosa dissezione del tumore permette, generalmente, di evitare tali complicanze. Se l’irrorazione sanguigna di questi centri cerebrali è compromessa, possono instaurarsi serie complicanze: perdita del controllo muscolare, paralisi ed anche la morte. Vi è una incidenza complessiva dello 0,5 per cento di morte a causa di un intervento chirurgico neuroma acustico .Nella esperienza del gruppo si SANNA, la mortalità peri-operatoria è inferiore all’ 1% nei piccoli tumori e medi; tale percentuale aumenta nei tumori grandi o giganti ( 2-3 % ).

9 - PERDITA POSTOPERATORIA DI LIQUIDO CEREBROSPINALE  MENINGITE

La chirurgia dei tumori del nervo acustico comporta una perdita temporanea di liquido cerebrospinale ( il liquido che avvolge il cervello ). Per evitare tale complicanza dopo la rimozione del tumore, la cavità viene riempita con grasso prelevato dall’addome. Occasionalmente la fuoriuscita di liquido può presentarsi dopo l’intervento   e per farla cessare può essere necessario reintervenire oppure inserire un drenaggio lombare.

Il controllo e la risoluzione immediata della fuoriuscita di liquor è determinante per evitare l’insorgenza di una meningite, che è una temibile infezione del liquido e del tessuto attorno al cervello. Quando si ha questa complicanza, è necessaria un’ospedalizzazione prolungata.

E’ spesso indicato inoltre un trattamento con elevati dosaggi di antibiotici. Una recente revisione delle complicazioni dell’  intervento chirurgico  ha riscontrato che le complicanze più comuni sono perdite di CSF (9,4%) e la meningite (1,5%) (Slattery et al, 2001).

10 - EMORRAGIA POSTOPERATORIA ED EDEMA CEREBRALE

Emorragia ed edema cerebrale possono svilupparsi dopo la chirurgia per tumore del nervo acustico (1%) . Se accade, può essere necessario un ulteriore intervento, d’urgenza, per aprire la ferita, bloccare il sanguinamento e permettere al cervello di riespandersi.

L’emorragia è una complicazione molto seria, e rappresenta un’urgenza chirurgica per cui il paziente viene sottoposto a continui monitoraggi in terapia intensiva.

12 - REAZIONI DA TRASFUSIONE DI SANGUE

Raramente è necessario praticare delle trasfusioni di sangue durante un intervento per tumore del nervo acustico. Reazioni immediate sono rare. Una complicanza tardiva della trasfusione è un’ infezione virale del fegato ( epatite); evento molto raro in quanto la legge obbliga i donatori ad esami specifici prima della donazione.

  il

successo complessivo di  conservare l una  funzionalità uditiva  era del 

27%, i    risultati nettamente migliori si sono ottenuti durante quando il paziente veniva operato attraverso la fossa media .

Anche se non proprio una complicazione, l'udito all'orecchio operato spesso si deteriora nel tempo in  misura maggiore di quanto l'orecchio non operato, anche in assenza di recidiva neoplastica (Chee et al. 2003). La percentuale di persone con "udito utilizzabile" può deteriorarsi del 25% nel tardo post-operatorio. Questo peggioramento uditivo  è stata variamente attribuita: alla cicatrizzazione, fibrosi, o microemorragie  durante l'intervento . Nel lungo periodo, pochissimi pazienti conservano una funzionalità uditiva utile (Lin et al, 2005). Alcuni autori hanno suggerito che, dato la modesta funzionalità uditiva  che viene recuperato in pochi pazienti che sono candidati ad un intervento chirurgico per preservare l'udito risparmiatori di, che la conservazione dell'udito non si ritiene utile una  chirurgia del neuroma acustico che abbia come ’obiettivo per la conservazione dell'udito (Tos et al, 1988). La nostra opinione è che di tanto in tanto vale la pena  tentare, ma le aspettative devono essere realistiche.

L'equilibrio  peggiora dopo l'intervento del neuroma acustico a causa dei danni  chirurgia o per la rimozione del  nervo vestibolare (Levo et al, 2004). A lungo termine (cioè 2 anni), l la funzionalità vestibolare  torna in generale a quasi normale, ma i pazienti  che hanno deficit sensoriali i, come ad esempio disturbi visivi (cataratta ), perdita di sensibilità (neuropatia ), danni al cervello (ad danni  cerebellari o al tronco cerebrale causati dal tumore o dal’intervento chirurgico), o scarso adattamento (ad esempio a causa dell'età avanzata) non può mai ottenere la restituzione completa dell’ equilibrio.

 In una recente riunione presso l'ANA (Associazione del neuroma acustico) si è   partecipato ad una sessione di 2 ore e intervistato 8 pazienti che avevano vertigini persistenti. Come regola generale, i pazienti che avevano vertigini 2 anni dopo l'intervento, avevano  avuto contemporaneamente  una lesione del cervelletto ed una  totale perdita vestibolare, associata ad un difficile intervento chirurgico (di solito per un tumore >  4 centimetri). La risonanza magnetica di uno di questi pazienti è i sotto riportata

  

traction cerebellum

Fig.-22 RM di paziente  che aveva un neuroma acustico rimosso per mezzo di approccio retro labirintico e con vertigini refrattarie i. Sul lato destro della foto (a sinistra della testa), si trova una zona nera dove c'era un danneggiamento del  cervelletto, presumibilmente connessi con la chirurgia.

    Nella pratica clinica dell'autore a Chicago Illinois , si suggerisce che i potenziali candidati alla chirurgia operativi considerano prioritaria la sicurezza e la probabilità di complicazioni quando si considera la chirurgia o Gamma Knife. Se uno ha un udito utile, e non c'è altro pericolo di attesa (ad esempio, necessitano di un funzionamento più grande), ci si potrebbe ragionevolmente attendere fino a quando l’udito diventa inservibile prima di procedere con la chirurgia o la radioterapia. Ecco la procedura sarebbe: periodici test dell'udito  e le scansioni RM meno frequenti. La frequenza delle prove è determinata principalmente dal tasso di variazione nelle misure, ma circa ogni 6 mesi test audiometrici e circa una volta l’anno  scansione RM sono in genere appropriati.

    Entrambi i metodi di chirurgia e di gamma-knife di gestione tumori acustici sembrano ragionevoli a questa scrittura, con la scelta dipende da fattori individuali. Il trattamento chirurgico ha il vantaggio che essa "viene finita in fretta". Gamma Knife è meno stressante acuto, ma può ritardare la risoluzione di vertigini.

Riabilitazione vestibolare

Nella maggior parte dei casi, come risultato della chirurgia del neurinoma   dell’acustico si ha una perdita completa della funzione vestibolare sul lato operato. Anche il trattamento con Gamma Knife è associato ad un un sostanziale declino della funzione vestibolare (Wackym, 2004). I pazienti spesso sperimentano vertigini e disequilibrio post-chirurgico (Levo et al, 2004; Tufarelli et al, 2007). La riabilitazione vestibolare può accelerare il recupero da questo deficit. A meno che non ci sia già una perdita completa della funzione vestibolare prima dell’ intervento chirurgico o della radioterapia  (come documentato in ENG ), pensiamo che sia meglio che il paziente che sta progettando di essere sottoposto ad  un intervento chirurgico di neurinoma dell’acustico consulti un fisioterapista vestibolare per fare in modo che ci sia una " buon  adattamento "e  impari le procedure di base, e per l'individuo di iniziare un programma settimanale di riabilitazione  per 1-2 mesi dopo la dimissione. È importante che l’otochirurgo  che  comunque esegue parte della terapia come in alcune situazioni (ad esempio pazienti con perdita del CSF ), in questi casi la terapia riabilitativa deve essere ritardata.

    Gestione di popolazioni speciali

   Piazza e altri recentemente suggeriscono che negli anziani, il seguente algoritmo dovrebbe essere seguito: Se il neurinoma dell’acustico sporge meno di 1 cm in ponto-cerebellare, una risonanza magnetica deve essere ripetuto in un anno. Se il tasso di crescita è <2 mm / anno, occorre osservare il paziente. Se valori maggiori di quelli soprariportati , offerto chirurgia.

Secondo Piazza, per i tumori che sporgono> 1 cm nel angolo CP,  pazienti in buona salute generale dovrebbero essere offerti chirurgia. Ai pazienti in cattive condizioni di salute generale, dovrebbero essere offerta la radiochirurgia (Piazza et al, 2003).

   Le complicazioni e le conseguenze di un intervento chirurgico per  neurinoma acustico:

   Il trattamento chirurgico, di per sé, ha un rischio sostanziale. Complessivamente, il rischio di morte dalla chirurgia neuroma acustico è di circa 0,5 a 2 per cento . Inaspettate complicanze post-operatorie si verificano in circa il 20 per cento con più complicazioni che si verificano in individui anziani e infermi e quelli con tumori di grandi dimensioni (Kaylie et al, 2001).

    Le complicazioni, ordinate da rare a frequenti, sono sottoelencati.

    Corsa (raro)

    Lesioni al cervelletto, ponte o lobo temporale (raro oggi (2013), ma più comune in passato)

    Decessi (circa 1/2 per cento al 2%, a seconda del centro)

    Perdita di CSF  (5-15 per cento di tutti i pazienti)

    Meningite (2-10 per cento)

    Paralisi del  facciale (4 al 15 per cento l'incidenza di paralisi totale). La    dimensione del tumore è un grande fattore di questa complicanza.

     Sentendo il rischio di perdita (subito dopo l'intervento chirurgico)

    Translabirintica - 100%

     Retrosigmoidea - 60%

     Fossa media - 40%. La funzionalità uditiva occasionalmente migliora per    l'approccio della fossa media (Stidham e Roberson, 2001).

    Mal di testa (persistente nel 10-34 per cento, Ruckenstein et al 1996;    Soumekh et al, 1996)

    Disequilibrio e vertigini (quasi tutti i pazienti che hanno una funzione vestibolare prima dell'intervento, si ha un peggioramento dell’equilibrio dopo        l'intervento chirurgico). Questa non è una complicazione, ma una conseguenza.

Una recente revisione delle complicazioni di un intervento chirurgico suggerisce che le perdite del QCS (9,4%) e la meningite (1,5%) sono le complicanze più comuni (Slattery et al, 2001).

Lesione cerebellare:

cervelletto trazione

danno cerebellare postop

Risonanza magnetica da persona che ha avuto neuroma acustico rimosso tramite approccio retrolab, e con vertigini refrattario. Sul lato destro della figura (lato sinistro della testa), c'è una zona nera dove erano presenti danni al cervelletto, presumibilmente associati alla chirurgia

Un'altra scansione che mostra i danni cerebellare dopo chirurgia neuroma acustico. Questo tipo di lesione sarà probabilmente accompagnata da squilibrio permanant grazie alla combinazione di una lesione cerebellare e perdita di funzione dell'orecchio interno sulla sinistra.

ceebellar messaggio acustico

acustico cerebellare

Tumore operato nel 1961. Vi è un chiaro danno cerebellare sul lato sinistro del cervelletto (lato destro della figura).

Neuroma acustico residuo nonché danni cerebellare, in questo paziente che ha avuto un intervento chirurgico nel remoto passato.

In una revisione dei risultati di 258 pazienti operati con approccio translabirintica, ictus o lesioni del cervelletto cerebellar injury si sono verificato nel 1,1%. Lesione cerebellare può verificarsi a causa di trazione, nonché a causa di lesioni alla arteria cerebellare inferiore anteriore (Hegarty et al, 2002). Immagini di lesione cerebellare da trazione sono  sopra riportate . Questi pazienti hanno generalmente segni oculomotori molto importanti (ad esempio, nistagmo) e disequilibrio persistente (ad esempio per tutta la vita).

Decessi

Vi è nel complesso una incidenza dello 0,5 per cento di morte a causa di un intervento chirurgico per neurinoma dell’acustico. Vi è anche le possibilità di assistenza per la riabilitazione a lungo termine (1,2%)ed a breve termine (4,4%) (Barker et al, 2003). Pertanto,  vi è più o meno una possibilità dell 1,7% di morte o di assistenza o cura necessaria a lungo termine  dopo l'intervento chirurgico di neuroma dell’acustico. Le probabilità sono migliori se si sceglie un ospedale e chirurgo con"alto volume" di interventi.

Altre complicazioni includono ​​perdita del CSF nel 7,8%, la meningite a 1,6%.

Paralisi facciale

Paralisi facciale di vario grado apparso in più, ma una grave paralisi del facciale, di grado V-VI con la classificazione di House-Brackman  ad 1 anno si è verificato nel 6% (Messa et al, 1998). Wiet e altri hanno recentemente riportato risultati in 500 casi (Wiet et al, 2001). Successo complessivo a  mantenere  una funzionalità uditiva  utile è stata del 27%, con risultati decisamente migliori ottenuti  tramite l'approccio della fossa media.

la conservazione dell’udito con l'intervento chirurgico  è di solito solo un pio desiderio.

l’udito all'orecchio operato spesso si deteriora nel tempo in misura maggiore dell'orecchio non operato, anche senza un tumore recidivante (Chee et al. 2003). La percentuale di persone con "udito funzionale" potrebbe deteriorarsi del 25% nel periodo post-operatorio . Questo è stato variamente attribuito a cicatrici, fibrosi, o micro emorragie durante l’operazione.

Nel lungo termine, pochissimi pazienti conservano un udito utilizzabile (Lin et al, 2005). Alcuni autori hanno suggerito che, dato  la modesta funzione uditiva  che è recuperata in pochissimi pazienti che sono candidati per sentire con la chirurgia conservativa,  la conservazione dell'udito come obiettivo della chirurgia neuroma acustico non è utile (Tos et al, 1988). La nostra opinione è che  di tanto in tanto la pena di tentare, ma le aspettative di uno devono essere realistico.

L'equilibrio  generalmente peggiora dopo l'intervento chirurgico neuroma acustico

L'equilibrio si deteriora dopo l'intervento del neurinoma acustico perché  la chirurgia danneggia  o rimuove la rimantenente funzione del nervo vestibolare (Levo et al, 2004; Tufarelli et al, 2007). Tufarelli e associati hanno riferito che il 10% dei 459 pazienti ha giudicato il loro squilibrio come invalidante, e il 73% ritiene di avere una oscillopsia moderata (difficoltà a vedere con la testa in movimento)

E 'stata la nostra esperienza che nel lungo periodo (cioè 2 anni), bilancia ritorna in generale a quasi normale, ma le persone che hanno altri deficit, come disturbi visivi (ad esempio, cataratta), perdita sensoriale (ad esempio neuropatia), danni cerebrali (ad es cerebellare o danno cerebrale a causa del tumore o intervento chirurgico), o scarso adattamento (ad esempio a causa dell'età avanzata) non possono mai ottenere completo ritorno di equilibrio.

In una recente riunione presso la ANA (neuroma acustico associazione), l'autore di questa pagina ha partecipato ad una sessione di 2 ore al giorno e ha intervistato otto pazienti che hanno avuto vertigini persistente. Come regola generale, i pazienti che avevano vertigini due anni dopo l'intervento, avevano avuto una miscela di una lesione cerebellare e perdita totale vestibolare, associato ad un difficile intervento (di solito per un tumore + 4 centimetri). La risonanza magnetica di due pazienti sono  qui sopra riportati. Come regola generale, i pazienti che hanno perso sia la funzione dell'orecchio interno (dal acustico), e la sostanziale funzione cerebellare (da un intervento chirurgico dell’ acustico), avranno una perdita durevole di equilibrio 

Immediatamente dopo l'intervento chirurgico, la maggior parte dei  pazienti hanno  vertigini. Una discussione dettagliata di capogiri, vertigini e squilibrio, prima e dopo l'intervento chirurgico può essere trovato

Mal di testa post-operatorio

Mal di testa significativi possono verificarsi in seguito ad interventi chirurgici per neurinomi dell'acustico   (revisione Driscoll e Beatty, 1997). L'incidenza varia molto tra un chirurgo e l'altro e dipende anche  dalla scelta dell’approccio chirurgico, ma effettuando una panoramica della letteratura si è riscontrata  una incidenza di circa il 20-35%. Di  fronte di un'incidenza di circa l'8% dopo radiochirurgia.

Schessel et al (1996) hanno osservato e documentato i l'aderenza  dei muscoli del collo, sulla dura , dopo craniotomia e segnalato una diminuzione drastica del mal di testa nei pazienti che avevano craniotomia con la sostituzione del lembo osseo. Allo stesso modo, Harner anche notato una riduzione del di mal di testa nei pazienti nei quali avevano avuto una craniotomia in cui era stato utilizzato  metacrilato di metile  al posto della sola  craniotomia  (Harner et al, 1995). Si pensa che Il meccanismo sia dovuto, alla trazione  sulla dura da parte dei movimenti dei muscoli del collo. Molti pazienti affetti da questa sindrome avevano montato un aggravamento  con la tosse o lo sforzo.

Schessel et al (1996) affermano  che, nei pazienti che avevano avuto un intervento chirurgico per via  retrosigmoidea , la frequenza di mal di testa era significativamente più elevata rispetto a quelli che avevano avuto un approccio translabirintico. Molti altri gruppi di ricercatori hanno trovato  dei dati simili . Schaller e Bauman (2003) hanno riscontrato  forti mal di testa che richiedono farmaci giornalmente, accompagnati da una sensazione di incapacità nel 34% dei pazienti  dopo 3 mesi dall'intervento per via retrosigmoidea. Essi hanno scoperto che questi mal di testa sono stati associati con meningite asettica e, inoltre, che sono associati all'utilizzo di colla di fibrina e di perforazione in faccia posteriore del condotto uditivo interno. Hanno suggerito che la prevenzione del mal di testa post-operatoria può essere realizzata mediante la sostituzione del lembo osseo, alla fine di un intervento chirurgico, l'uso di duraplastic invece di diretta chiusura durale, ed evitare l'uso di colla di fibrina o di perforazione estesa della faccia posteriore del condotto uditivo interno.

Hanno suggerito che la prevenzione del mal di testa post-operatorio può essere realizzata mediante la sostituzione del lembo osseo, alla fine di un intervento chirurgico, utilizzando  duraplastica invece della  chiusura diretta con la dura  ed evitando  l'uso di colla di fibrina o di una perforazione estesa della faccia posteriore del condotto uditivo interno

Attualmente ci  sono poche informazioni circa l'incidenza di mal di testa utilizzando il metodo della fossa, ma i pochi dati disponibili indicano una incidenza piuttosto bassa (Driscoll et al, 1997).


Nella gestione della cefalea post operatoria si utilizzano  analgesici, miorilassanti, antidepressivi e anticonvulsivanti, in modo simile alla
gestione dell'emicrania. I farmaci per l'emicrania  e comunque, e I farmaci specifici profilattici per l'emicrania non sono raccomandati nella maggior parte dei casi. Tuttavia, un recente rapporto ha rilevato che sumatriptan (un farmaco per l’ emicrania), migliora il mal di testa  in 9 / 10 pazienti che avevano una cefalea  post-chirurgica. Ciò riflette probabilmente il fatto che , l'emicrania è una condizione molto comune per la salute, che peggiora con qualsiasi tipo di mal di testa.

Un dolore persistente , da incisione, si può  verificare  per L’intrappolamento del nervo occipitale o dalla formazione di un neuroma occipitale. I massaggi, il calore locale, e gli analgesici possono  aiutare. Blocchi del nervo occipitale (come avviene nella clinica del dolore) possono  anche essere utile.


Un altro meccanismo che è stato suggerito  è che, la polvere ossea, intrappolata all'interno della cavità intracranica possa  causare una risposta infiammatoria protratta con conseguente mal di testa cronici (Driscoll, 1997). Le immagini di RM talvolta mostrano un accrescimento della dura  (la membrana che ricopre il cervello "sale sopra") e le immagini TC possono mostrare calcificazioni lungo il tronco cerebrale (Schaller e Bauman, 2003). Questo tipo di mal di testa non dovrebbe  rispondere al blocco dei nervi del cuoio capelluto (come avviene nella clinica del dolore), e tale procedura può essere di qualche utilità diagnostica. In questi pazienti, logicamente, il trattamento potrebbe includere gli agenti anti-infiammatori ed eventualmente corticosteroidi. Analgesici narcotici sono talvolta indicati.
.

RM Post-operatoria 

Non esistono norme in materia di follow-up del paziente dopo resezione completa del neuroma acustico. In media, però, 3-6 scansioni sono comuni è comune nel corso di un follow-up di circa 5 anni. (Lee e Isaacson, 2005).

Impianti  Cocleari

Molto raramente, una persona con un neuroma acustico potrebbe desiderare un impianto cocleare. Ciò potrebbe verificarsi se un tumore acustico è presente nel solo orecchio funzionante o dopo una chirurgia che abbia rimosso  un neurinoma acustico bilateralmente. Belal (2001) ha riferito che l'impianto cocleare è possibile solo se vi è un nervo cocleare intatto (come mostrato da una risposta positiva alla stimolazione promontorio), e se l'impianto è fatto al momento della rimozione del tumore acustico, prima della ossificazione della coclea. .

Links:

References: Timothy C. Hain, MD


·Acoustic Neuroma. NIH Consensus Statement Online 1991 Dec 11-13 ;9(4):1-24

·  Anderson, T. D., L. A. Loevner, et al. (2000). "Prevalence of unsuspected acoustic neuroma found by magnetic resonance imaging." Otolaryngol Head Neck Surg 122(5): 643-646.

·  Asthagiri AR, Vasquez RA, Butman JA, Wu T, Morgan K, Brewer CC, King K, Zalewski C, Kim HJ, Lonser RR.PLoS One. Mechanisms of hearing loss in neurofibromatosis type 2. 2012;7(9):e46132. doi: 10.1371/journal.pone.0046132. Epub 2012 Sep 26.

·  Baker R, Stevens-King A, Bhat N and Leong P (2003). "Should patients with asymmetrical noise-induced hearing loss be screened for vestibular schwannomas?" Clin Otolaryngol 28(4): 346-51.

·  Barker FG, 2nd, Carter BS, Ojemann RG, Jyung RW, Poe DS and McKenna MJ (2003). "Surgical excision of acoustic neuroma: patient outcome and provider caseload." Laryngoscope 113(8): 1332-43.

·  Belal A. Is cochlear implantation possible after acoustic tumor removal ? Otol Neurotol 22:497-500, 2001.

·  Brors D, Schafers M, Bodmer D, Draf W, Kahle G, Schick B. Postoperative magnetic resonance imaging findings after transtemporal and translabyrinthine vestibular schwannoma resection. Laryngoscope 2003 Mar;113(3):420-6

·  Chee GH, Nedzelski JM and Rowed D (2003). "Acoustic Neuroma Surgery: The Results of Long-term Hearing Preservation." Otol Neurotol 24(4): 672-6.

·  Driscoll CLW, Beatty CW. Pain after acoustic neuroma surgery. Otolaryngologic clinics of North America, vol 30, #5, 1997, 893-903

·  Daniels and others. Causes of unilateral sensorineural hearing loss screened by high-resolution fast spin echo magnetic resonance imaging: review of 1070 consecutive cases. Am. J. otol 21:173-180, 2000

·  Evans, D. G., A. Moran, et al. (2005). "Incidence of vestibular schwannoma and neurofibromatosis 2 in the North West of England over a 10-year period: higher incidence than previously thought." Otol Neurotol26(1): 93-7.

·  Falcioni M, Taibah A, Di Trapani G, Khrais T, Sanna M. Inner ear extension of vestibular schwannomas. Laryngoscope. 2003 Sep;113(9):1605-8.

·  Haggard M, Gatehouse S, Davis A. The high prevalence of hearing disorders and its implications for services in the UK. Brit J. Audiol 1981;15:241-51

·  Harner SG, Beatty CW, Ebersold MJ. Headache after acoustic neuroma excision. Am J. Otolaryngol 14:552, 1993

·  Hegarty JL. Distal anterior inferior cerebellar artery syndrome after acoustic neuroma surgery. Otol Neurotol 23:560-571, 2002

·  Hoistad DL and others. Update on conservative management of acoustic neuroma. Otol Neurotol 22:682-685, 2001

·  House JW, Bassim MK, Schwartz M. false-positive magnetic resonance imaging in the diagnosis of vestibular schwannoma. Otology and Neurotology 29:1176-1178, 2008

·  Hulshof JH, Hilders CGJM, Barrsma EA. Vestibular investigations in acoustic neuroma. Acta Otolaryngol (stockh) 198, 108; 38-44

·  Tanbouzi Husseini S, Piccirillo E, Taibah A, Paties CT, Rizzoli R, Sanna M Malignancy in vestibular schwannoma after stereotactic radiotherapy: A case report and review of the literature. .Laryngoscope. 2011 May;121(5):923-8. doi: 10.1002/lary.21448.

·  Jackler RF. Acoustic Neuroma (chapter 21) in Neurotology (Eds Jackler and Brackman, Mosby, 1994).

·  Jackler RF. Diagnosing Acoustic Neuromas. Audio-Digest Otolaryngology 33, 04, Feb 21, 2000

·  Jackler RF. Acoustic neuromas: selective management Audio Digest Otolaryngology, April 7, 2007.

·  Kaplan DM, Hehar SS, Tator C, Guha A, Laperriere N, Bance M, Rutka JA. Hearing loss in acoustic neuromas following stereotactic radiotherapy..J Otolaryngol. 2003 Feb;32(1):23-32.

·  Kaylie and others. Acoustic neuroma surgery outcomes. Otol Neurotol 22:686-689, 2001

·  Kennedy RJ and others. Intralabyrinthine schwannomas" diagnosis, management, and a new classification system. Otol Neurotol 25:166-167, 2004.

·  Komatsuzaki A, Tsunoda A. Nerve origin of the acoustic neuroma. J Laryngol Otol 2001 May;115(5):376-9

·  Khrais T, Romano G, Sanna MJ . Nerve origin of vestibular schwannoma: a prospective study..Laryngol Otol. 2007 Nov 27;

·  Lee, W. J. and J. E. Isaacson (2005). "Postoperative imaging and follow-up of vestibular schwannomas." Otol Neurotol26(1): 102-4.

·  Levo H, Blomstedt G, Hirvonen T, Pyykko I I. Causes of persistent postoperative headache after surgery for vestibular schwannoma. Clin Otolaryngol 2001; 26: 401-406.

·  Levo H, Blomstedt G, Pyykko I. Postural stability after vestibular schwannoma surgery. Ann Otol Rhinol Laryngol 2004;113:994-9.

·  LIMB CJ, Long DM, Niparko JK. Acoustic Neuromas after Failed Radiation Therapy: Challenges of Surgical Salvage. Laryngoscope 2005;115:93-98.

·  Lin VY, Stewart C, Grebenyuk J, Tsao M, Rowed D, Chen J, Nedzelski J. Laryngoscope. Unilateral Acoustic Neuromas: Long-Term Hearing Results in Patients Managed with Fractionated Stereotactic Radiotherapy, Hearing Preservation Surgery, and Expectantly.2005 Feb;115(2):292-296.

·  Lin, D., J. L. Hegarty, et al. (2005). "The prevalence of "incidental" acoustic neuroma." Arch Otolaryngol Head Neck Surg 131(3): 241-244.

·  Markou K, Eimer S, Perret C, Huchet A, Goudakos J, Liguoro D, Franco-Vidal V, Maire JP, Darrouzet VUnique case of malignant transformation of a vestibular schwannoma after fractionated radiotherapy. .Am J Otolaryngol. 2011 Jun 20.

·  Mass S, Wiet RJ, Dinces E. Complications of the translabyrinthine approach for removal of acoustic neuromas. Arch Otolaryngol HNS 1999:125:801-804

·  Massuda A and others. Hearing changes after diagnosis in neurofibromatosis type 2. Otol Neurotol 25:150-154, 2004

·  Mayo clinical update. Volume 14, #2, 1998.

·  Morrison GA, Sterkers JM. Unusual presentations of acoustic tumors. Clin Otolaryngol 1996, 21(1) 80-3.

·  Muscat JE and others. Handheld cellular phones and risk of acoustic neuroma. Neurology 2002:58:1304-06

·  Nageris BI, Popovtzer A. Acoustic neuroma in patients with completely resolved sudden hearing loss. Ann Otol Rhinol Laryngol 2003 May;112(5):395-7

·  Neff B, Willcox T, Sataloff R. Intralabyrinthine schwannomas. Otol Neurotol 24: 299-307, 2003

·  Nikolopoulos TP, O'Donoghue Gm. Acoustic neuroma management: an evidence-based medicine approach. Otol Neurotol 23:534-41, 2002

·  Noren G and others. Gamma knife surgery in acoustic neuroma. Acta Neurochirg Suppl 1993:58:104-7

·  Perry BP, Gantz BJ, Rubinstein JT. Acoustic neuromas in the elderly. Otol Neurotol 22: 389-391, 2001

·  Piazza F and others. Management of acoustic neuromas in the elderly: Retrospective study. ENT journal, May 2003, 374-378

·  Pollock BE, Lunsford LD, et al. Outcome analysis of acoustic neuroma management: a comparison of microsurgery and stereotactic radiosurgery. Neurosurgery 1995:36:215-229.

·  Pothula VB, Lesser T, Mallucci C, May P, Foy P. Vestibular schwannomas in children. Otol Neurotol 22:903-907, 2001

·  Ruckenstein MJ, and others. Pain subsequent to resection of acoustic neuromas via suboccipital and translabyrinthine approaches. Am J. Otology 17:620-624, 1996

·  Sanna M and others. Treatment of residual vestibular schwannoma. Otol Neurotol 23:980-987, 2002

·  Schaller B, Baumann A Headache after removal of vestibular schwannoma via the retrosigmoid approach: A long-term follow-up-study. Otolaryngol Head Neck Surg 2003 Mar;128(3):387-95

·  Schessel DA, Nedzelski JM, Rowed D, et al. Pain subsequent to resection of acoustic neuromas via suboccipital and translabyrinthine approaches. Am J Otol 17:620, 1996

·  Shin YJ et al. Effectiveness of conservative management of acoustic neuromas. AM J. Otol 21:857-862, 2000

·  Slattery WH, Francis S, House KC. Perioperative mortality of acoustic neuroma surgery. Otol Neurotol 22:895-902, 2001

·  Soumekh B, Levine S, Haines SJ, Wulf J. Retrospective study of postcraniotomy headaches in suboccipital approach: diagnosis and management. Am J. Otology 1996:17:617-619

·  Stewart, T. J., J. Liland, et al. (1975). "Occult schwannomas of the vestibular nerve." Arch Otolaryngol 101(2): 91-95.

·  Stidham KR, Robserson JB. Hearing improvement after middle fossa resection of vestibular schwannoma. Otol Neurotol 22:917-921, 2001

·  Tos M, Thomsen J, Harmsen A. Is preservation of hearing in acoustic neuroma worthwhile ? Acta Otolarygol (Stockh) 1988: 452: 57-68

·  Tufarelli D, Meli A, Labini FS, Badaracco C, De Angelis E, Alesii A, Falcioni M, Sanna M. Balance impairment after acoustic neuroma surgery. Otol Neurotol. 2007 Sep;28(6):814-21.

·  UNGER F, Dominikus K, Haselsberger K. [Stereotactic radiosurgery and fractionated stereotactic radiotherapy of acoustic neuromas.] HNO. 2010.

·  Wackym PA and others. Gamma knife radiosurgery for acoustic neuromas performed by a neurotologist: early experiences and outcomes. Otol Neurotol 25:752-761, 2004

·  Warrick P, Bance M, Rutka J. The risk of hearing loss in nongrowing, conservatively managed acoustic neuromas. Am J Otol 20:758-762,

·  Wiet RJ, Mamikoglu B, Odom L, Hoistad DL. Long-term results of the first 500 cases of acoustic neuroma surgery. Otolaryngol Head Neck Surg 2001; 124: 645-51. (Comment: Note that Dr. Wiet sees patients in the same location as Dr. Hain, the author of this review)

BIBLIOGRAFIA NEURINOMI: Gruppo Otologico Sanna

1) Diagnosi radiologica del neurinoma dell'acustico intracanalare: la cisternografia opaca è ancora giustificata? (in coll. con P. Bassi, C. Zini, G. Jemmi) Atti 69° Congr. Soc. Ital. O.R.L., Roma 19-23 Maggio 1982.

2) Hearing preservation in acoustic neuroma surgery: middle fossa versus sub occipital approach. (in coll. con C. Zini, A. Mazzoni, A. Gandolfi, R. Pareschi, E. Pasanisi, R. Gamoletti) Am. J. Otol. 8, 500-506, 1987.

3) Hearing preservation in acoustic neuroma surgery: middle fossa vs. sub occipital approach. (in coll. con C. Zini, A. Mazzoni, A. Gandolfi, R. Pareschi, R. Pasanisi, R. Gamoletti) Clinical Audiology 87.

4) Management of facial nerve in acoustic tumors surgery. (in coll. con A. Gandolfi, A. Mazzoni, C. Zini, E. Pasanisi) Atti International Conference on: 
Controversies in Otology and Otoneurosurgery, 31 agosto 6 settembre 1986, Alghero
5) Facial nerve and acoustic neuroma.
(in coll. con C. Zini, A. Mazzoni, A. Gandolfi, E. Pasanisi, R. Pareschi) In: Neurinomes de L'Acoustique - Acquisitions et Controverses, 71-80, 1988. Ed Medicales Pierre Fabre.
6) The clinical diagnosis of acoustic neuromas. (in coll. con A. Gandolfi, C. Zini, F. Piazza) Neurological Surgery of the ear and skull base. Kugler and 
Ghedini Pubb. Amsterdam, l55-159, 1989133) Atypical presentation of acoustic neuroma. (In coll. con L. Vassalli, M. Landolfi. A.K. Taibah, A. Russo, E.Pasanisi, M. Shaan) Acoustic Neuroma, 1992 Proceedings of the First International Conference - Copenhagen, Denmark, August 25-29, 1991 Kugler and Ghedini Pub., Amsterdam, 23-30, 1992.

7) Hearing preservation: a criticai review of the literature. (in coll. con C. Zini, R. Gamoletti, M. Landolfi, M. Shaan, F. Piazza) Acoustic Neuroma, 1992 
Proceedings of the First International Conference Copenhagen, Denmark, August 25-29, 1991 Kugler and Ghedini Pub., Amsterdam, 631-638, 1992

8) Growth rate of acousdc neuromas. (in coll. con A.K. Taibah, M.Landolfi, L. Vassalli, A. Russo, E. Pasanisi, M. Shaan)Acoustic Neuroma, 1992 Proceedings of the First International Conference Copenhagen, Denmark, August 25-29, 1991 Kugler and Ghedini Pub., Amsterdam, 183-186, 1992.

9) Preservation of the facial nerve in acoustic neuroma Surgery via the translabyrinthine approach. (in coll. con A.K. Taibah, M. Landolfi, L. Vassalli, A. Russo, E. Pasanisi, M. Shaan) Acoustic Neuroma, 1992 Proceedings of the First International Conference Copenhagen, Denmark, August 25-29, 1991 Kugger and Ghedini Pub., Amsterdam, 389-390, 1992.


10) Translabyrinthine removal of an acoustic neuroma in a contracted mastoid. 
Acoustic Neuroma, 1992 Proceedings of the First International Conference 
Copenhagen, Denmark, August 25-29,1991 Kugler and Ghedini Pub., Amsterdam, 391-392,1992.

11) Translabyrinthine removal of a very large acoustic neuroma. (in coll. con A. Russo, A.K. Taibah, M. Landolfi, L. Vassalli, E. Pasanisi, G. Chelmis) 

Acoustic Neuroma,1992 Proceedings of the First Internadonal Conference Copenhagen, Denmark, August 25-29,1991 Kugler and Ghedini, Amsterdam, 393-395, 1992.
12) Acoustic neuroma removal through enlarged middle fossa. 
(in coll. con A.K Taibah, M. Landolfi, L. Vassalli, E. Pasanisi, M. Shaan) 
Acoustic Neuroma, 1992 Proceedings of the First International Conference 
Copenhagen, Denmark, August 25-29, 1991 Kugler and Ghedini Pub., Amsterdam, 495-496, 1992

13) The pors and cons of the translabyrinthine, middle cranial fossa and retrosigmoid approaches in the of acoustic neuromas. (in coll. con C. Zini, A. Gandolfi, F. Piazza) Acoustic Neuroma, 1992 Proceedings of the First International Conference Copenhagen, Denmark, August 25-29, 1991 Kugler and Ghedini Pub., Amsterdam, 499-500, 1992

14) The problem of facial nerve anatomical and functional preservation in relation to different approaches(in coll. con F. Piazza, C. Zini, C. Iagher) Acoustic Neuroma, 1992 Proceedings of the First International Conference Copenhagen, Denmark, August 25-29, 1991 Kugler and Ghedini Pub., Amsterdam, 767-770, 1992

15) Rerouting and end-to-end anastomosis of the facial nerve in translabyrinthine removal of acoustic neuromas. (in coll. con L. Vassalli, A.K. Taibah, M. Landolfi, A. Russo, E. Pasanisi, G. Chelmis) Acoustic Neuroma, 1992 Proceedings of the First International Conference Copenhagen, Denmark, August 25-29, 1991 Kugler and Ghedini Pub., Amsterdam, 775-776, 1992

16) Removal of a meningioma of the cerebellopontine angle via the extended translabyrinthine approach. (in coll. con M. Landolfi, L. Vassalli, A.K. Taibah, A. Russo, E. Pasanisi, G. Chelmis) Acoustic Neuroma, 1992 Proceedings of the First International Conference Copenhagen, Denmark, August 25-29,1991 Kugler and Ghedini Pub., Amsterdam, 965-968,1992

17) Synopsis on: Hearing preservation following acoustic neuroma surgery. 
(in coll. con R. Gamoletti, M. Tos, J. Thomsen) Acoustic Neuroma, 1992 Proceedings of the First International Conference Copenhagen, Denmark, August 25-29, 1991 Kugler and Ghedini Pub., Amsterdam, 965-968, 1992

18) Atypical preservation of acoustic neuroma(in coll. con M. Shaan, L. Vassalli, M. Landolfi, A. Taibah, A. Russo) Otolaryngol. Head Neck Surg., 109, 865-870, 1993.159) Decision making in acoustic neuroma management: the only hearing ear. (in coll. con M. Naguib, E. Saleh, M. Aristegui, A. Mazzoni) Skull Base Surgery 4, 1, 43-47, 1994.

19) Management of the high jugular bulb in the translabyrinthine approach.
(in coll. con E. Saleh, M. Aristegui, A. Taibah, A. Mazzoni) Otolaryng. Head Neck Surg. 110, 397-399, 1994.

20) The enlarged translabyrinthine approach for removal of large vestibular schwannomas. (in coll. con M. Naguib, E. Saleh, Y. Cokkeser, M. Aristegui, M. Landolfi, A. Taibah, A. Mazzoni) Journ. Laryng. Otol. 108, 545-550,1994.

21) Via della fossa cranica media allargata: una analisi morfometrica. (in coll. con M. Landolfi, M. Aristegui, A. Taibah, A. Russo, E. Saleh) Acta 
Otorhinol.
Ital. 14, 127-134,1994

22) Management of the high jugular bulb in the translabyrinthine approach. (in coll. con E. Saleh, M. Aristegui, A. Taibah, A. Mazzoni) Otolaryngol. Head 
Neck Surg. 110, 397- 399, 1994.

195) Incidenza della normacusia nel neurinoma dell'acustico. (in coll. con G. De Donato, A. Russo, E. Saleh) Acta Otorhinol. Ital. 15, 1995.

23) Measurement of endocochlear DC potentials in ears with acoustic neuromas: a preliminary report. (In coll. con T. Kobayashi, A. Aslan, T. Chiba, T. Takasaka)

Acta Otolaryngol. (Stockh) 116, 791-795,1996.

24) Vestibular schwannoma and the only hearing ear. (In coll. con S. Bhatia, S. Karmarkar, A. Taibah, A. Russo) The Journal of Laryng. and Otol. 110, 366-
369,1996.
25) Hearing preservation following the enlarged middle fossa approach for vestibular schwannoma removal. (In coll. con A. Russo, S. Karmarkar, E. Saleh, A. Taibah, F. Mancini) Acoustic Neuroma and Skull Base Surgery, pp. 241-249

Proceedings of the 2nd International Conference on Acousdc Neuroma Surgery and 2nd European Skull Base Society Congress, Paris, France, April 22-26, 1995. Edited by J. M. Sterkers, R. Charachon and 0. Sterkers
1996 Kugler Publications, Amsterdam/New York 

26) Management of acoustic neuroma through the enlarged translabyrinthine approach. How can we improve the results ? (In coll. con F. Mancini, M. Falcioni, M. Landolfi, A. Taibah, A. Russo, A. Mazzoni) Acoustic Neuroma and Skull Base Surgery, pp. 185-193Proceedings of the 2nd International Conference on Acoustic Neuroma Surgery and 2nd European Skull Base Society Congress, Paris, France, April 22-26,1995. Edited by J. M. Sterkers, R. Charachon and O. Sterkers
1996 Kugler Publications, AmsterdanvNew

27) Normal hearing in acoustic neuroma. (In coll. con M. Falcioni, G. De Donato, E. Saleh, A. Taibah, A. Russo) Acoustic Neuroma and Skull Base Surgery, pp. 83-86.Proceedings of the 2nd International Conference on Acoustic Neuroma Surgery and 2nd European Skull Base Society Congress, Paris, France, April 22-26, 1995. 
Edited by J. M. Sterkers, R. Charachon and O. Sterkers
1996 Kugler Publications, Amsterdam/New York

28) Normal hearing in acoustic neuroma patients: a critical evaluation. (In coll. con E. Saleh, M. Aristegui, M. Naguib, Y. Cokesser, M. Landolfi) The 
American Journal of Otology 17, 127-132,1996.

29) La liquorrea come complicanza della via translabirintica nel trattamento del neurinoma dell'acustico. (In coll. con Falcioni M., Taibah A., De Donato G., Sanna M.) Acta Otorhinolaryngol. Ital. 18, 63-69,1998

30) Coesistenza di un neurinoma dell'acustico e di un tumore glomico timpanico.
(in coll. con Falcioni M,Caruso A,) Acta Otorhinol. Ital. 18; 398-401, 1998 

31) Identificazione del nervo facciale nella via translabirintica: un metodo alternativo. (in coll. con Falcioni M, De Donato G, Piccirillo E, Taibah A, Russo A, Mancini F, Caruso A, Piccirillo E.) Acta Otorhinol. Ital. 19; 1-5, 1999

32) Transpetrous removal of residual vestibular schwannoma. 
(in coll. con Falcioni M, Taibah A, De Donato G, Russo A, Mancini F, Piccirillo E, Amico Giuseppe.)
Third International Conference on Acoustic Neurinoma and Other C.P.A. Tumors. Rome, 12 to 17 June 1999, CIC international editions.

33) Translabyrinthine vs retrosigmoid approach for small tumors.(in coll. con Bacciu A, Bruzzo M, Falcioni M, Chays A, Magnan J.)
Third International Conference on Acoustic Neurinoma and Other C.P.A. Tumors. Rome, 12 to 17 June 1999, CIC international editions.

34) Technical refinements in translabyrinthine approach for acoustic tumor removal. (in coll con Aristegui M, Falcioni M, De Donato G, Taibah A, Russo A, Mancini F.) Third International Conference on Acoustic Neurinoma and Other C.P.A. Tumors. Rome, 12 to 17 June 1999, CIC international editions.

35) Facial nerve in translabyrinthine approach: an alternative technique.
(in coll. con Russo A, Taibah A, Mancini F, Falcioni M, De Donato G, Piccirillo E.) Third Intemational Conference on Acoustic Neurinoma and Other C.P.A. 
Tumors. Rome, 12 to 17 June 1999, CIC edizioni internazionali.
36) Is the modified translabyrinthine approach suitable for large and giant acoustic tumors?(in coll. con Mancini F, Taibah A, Russo A, Falcioni M, 
De Donato G, Piccirillo E, Piccioni L.) Third Intemational Conference on Acoustic Neurinoma and Other C.P.A. Tumors. Rome, 12 to 17 June 1999, CIC intemational editions.

37) Complications in translabyrinthine approach. (in coll. con De Donato G, Taibah A, Russo A, Mancini F, Falcioni M, Piccirillo E.)
Third Intemational Conference on Acoustic Neurinoma and Other C.P.A. Tumors. Rome, 12 to 17 June 1999, CIC intemational editions.

38) Hospital stay in CPA surgery. (in coll. con Piccioni L, Taibah A, Mancini F, Falcioni M, De Donato G, Piccirillo E.) Third Intemational Conference on Acoustic Neurinoma and Other C.P.A. Tumors. Rome, 12 to 17 June 1999, CIC intemational editions.

39) Decision making in acoustic neuroma of only hearing ear. 
(in coll. con Caruso A, Taibah A, Russo A, Mancini F, Falcioni M, De Donato G, Piccirillo E.) Third International Conference on Acoustic Neurinoma and Other C.P.A. Tumors. Rome, 12 to 17 June 1999, CIC international editions.

40) Normal hearing and sudden hearing loss in acoustic neurinoma.
(in coll. con Piccioni L, Taibah A, Russo A, Mancini F, Falcioni M, De Donato G, Amico G.)Third International Conference on Acoustic Neurinoma and Other C.P.A. Tumors. Rome, 12 to 17 June 1999, CIC international editions.
41) Intraoperative facial nerve monitoring: personal experience and considerations.
(in coll. con Piccirillo E, Nakao Y, Burdo A, Taibah A, Falcioni M, Mancini F.)
Third International Conference on Acoustic Neurinoma and Other C.P.A. Tumors. Rome, 12 to 17 June 1999, CIC international editions.

42) Il trattamento dei neurinomi dell'acustico residui. (in coll. con Falcioni M, Piccioni L, Taibah A, De Donato G, Russo A, Piccirillo E.) Acta Otorhinol. Ital. 20; 151-8; 2000.

43) Hearing preservation in vestibular schwannoma surgery: fact or fantasy.
Grading Systems for pre-and post-operative hearing session III Nov. 7, Wed. 15:35. The kejo Journal of medicine – Volume 50 supplement 4 – October 2001
44) Fast growing vestibular schwannoma. 
(in coll. con Falcioni M, Taibah A, De Donato G, Piccirillo E, Russo A.) Skull Base Surgery 10; 95-99, 2000.

45) Arachnoid cysts of the petrous apex in a patient with vestibular schwannoma.
(in coll. con Falcioni M, Caruso A, Taibah A, De Donato G, Piccirillo E, Russo A.)
Otolaryngol. Head Neck Surg. 123, 657-60, 2000.

46) Electromyographic evaluation of facial nerve damage in acoustic neuroma surgery. (in coll. con Nakao Y, Piccirillo E, Falcioni M, Taibah A, Kobayashi T.)
Otol. & Neurotol. 22, 554-557, 2001.

47) La via translabirintica allargata nei neurinomi dell'acustico di grandi dimensioni. (in coll. con Falcioni M, Russo A, Mancini F, Taibah A, Piccioni L, De Donato G, Caruso A.) Acta Otorhinol. Ital. 21, 226-236, 2001.

48) Identification of the facial nerve in the translabyrinthine approach: an alternative technique. (in coll con Saleh E, Russo A, Falcioni M.) Otolaryngol. Head Neck Surg. 124, 105-6, 2001.

49) Electromyographic evaluation of facial nerve damage in acoustic neuroma surgery. (in coll. con Nakao Y, Piccirillo E, Falcioni M, Taibah A, Kobayashi T.)
Otol. & Neurotol. 22, 554-557, 2001.

50) Treatment of residual vestibular schwannoma. (in coll. con Falcioni M., Taibah A.K., De Donato G., Russo A. Piccirillo E.) Otology and Neurotology 2002.

51) Prediction of facial nerve outcome using electromyographic responses in acoustic neuroma surgery. (in coll. con Nakao Y, Piccirillo E, Falcioni M, Taibah A, Russo A, Kobayashi T.) Otol. & Neurotol. 23, 93-95, 2002.

52) Residual vestibular schwannomas treatment. (in coll. con Falcioni M, Taibah A, De Donato G, Russo A, Piccirillo E.) Otol. & Neurotol. 23: 980-987; 2002

53) Neurinoma dell'acustico ipervascolarizzato. (in coll. con Di Trapani G, Falcioni M, Taibah A, Russo A.) ORL up-to-date. 89° Congresso Nazionale della 
Società Italiana di Otorinolaringologia e Chirurgia Cervico-Facciale, San Benedetto del Tronto, 22-25 Maggio 2002.
Passali. -Bellussi L. edts, 369-371.
54) A retrospective correlation of ABR and magnetic resonance imaging for acoustic neuromas/vestibular schwannomas.
(in coll. con Skinner LJ, Piccirillo E, Agarwal M, Falcioni M.) IVth international conference on vestibular shwannoma and other CPA lesions. Cambridge UK, 13th-17th July 2003. Baguley D, Ramsden R and Moffat D eds. Immediate proceedings LDT, 84-85.

55) Hearing preservation surgery in vestibular schwannomas. (in coll. con Piccirillo E, Russo A, Khrais T, Rohit, Falcioni M.) IVth international conference 
on vestibular shwannoma and other CPA lesions. Cambridge UK, 13th-17th July 2003. Baguley D, Ramsden R and Moffat D eds. Immediate proceedings LDT,167-8.
56) Facial nerve function after vestibular schwannoma removal.
(in coll. con Falcioni M, Luppino L, Agarwal M, Romano G.) IVth international conference on vestibular shwannoma and other CPA lesions. Cambridge UK, 13th-17th July 2003. Baguley D, Ramsden R and Moffat D eds. 
Immediate proceedings LDT, 169-170. 

57) CSF Teak after vestibular schwannoma surgery. (in coll. con Mancini F, Khrais T, Falcioni M, Di Trapani G.) IVth international conference on vestibular shwannoma and other CPA lesions. Cambridge UK, 13th-17 th July 2003. Baguley D, Ramsden R and Moffat D eds. Immediate proceedings LDT, 2001.

58) Enlarged translabyrinthine approach for the management of large and giant acustic neuromas (vestibular schwannomas). A report of 175 consecutive cases.
(in coll. con Russo A, Taibah A, Falcioni M, Agarwal M.) Ann. Otol. Rhinol. Laryngol

59) Perioperative complications in acoustic neuroma ( vestibular schwannoma) surgery. (in coll. con Taibah A., Russo A., Falcioni M., Agarwal M.) Otology and 
Neurotology 25.000-000; 2004.

60) Facial nerve grafting in the cerebellopontine angle. ( in coll con Yogesh J., Falcioni M., Mancini F., Romano G.) The Laryngoscope 114: April 2004
61) Trasapical extension in difficult cerebellopontine angle tumors. ( in coll con Agarwal M., Mancini F., Taibah a.) Annals of Otology, Rhinology and 
Laryngology, Volume 113, number 8, August 2004.

62) Hearing preservation surgery in vestibular schwannoma: the hidden truth. (in coll con: Khrais T., Russo A., Piccirillo E., Augurio A.) Annals of Otology, 
Rhinology and Laryngology, Volume 113, number 2, February 2004.
63) Management of acoustic neuroma in the only hearing ear. Eur Arch Otorhinolaryngol. 2005 Feb;262(2). (in coll con Naguib MB, Cokkessr Y)

64) [Clinical experience in 36 cases of using of the extended translabyrinthine technique for the treatment of large acoustic neuromas]
Zhonghua Er Bi Yan Hou Tou Jing Wai Ke Za Zhi. 2005 Sep;40(9):705-7. 
(in coll con Tong MC, Lam JM, Hu BH).

65) Preoperative predictive factors for hearing preservation in vestibular schwannoma surgery. Ann Otol Rhinol Laryngol. 2006 Jan;115(1):41-6. (in coll con Rohit, Piccirillo E, Jain Y, Augurio A).

66) Hearing preservation surgery in vestibular schwannoma.
J Laryngol Otol. 2006 May;120(5):366-70. Epub 2006 Mar 24. 

67) Quality of life after acoustic neuroma surgery. Otol Neurotol. 2006 Apr;27(3):403-9. (in coll con Tufarelli D, Meli A, Alesii A, De Angelis E, Badaracco C, Falcioni M)

68) Intracanalicular meningioma: clinical features, radiologic findings, and surgical management. Otol Neurotol. 2007 Apr;28(3):391-9. (in coll con Bacciu A, Piazza P, Di Lella F).

69) Management of intralabyrinthine schwannomas. Auris Nasus Larynx. 2007 Dec;34(4):459-63. Epub 2007 Apr 27. (in coll con Di Lella F, Dispenza F, De Stefano A, Falcioni M)

70) Intraoperative cochlear nerve monitoring in vestibular schwannoma surgery--does it really affect hearing outcome? Audiol Neurootol. 2008;13(1):58-64. Epub 2007 Sep 20. in coll con Piccirillo E, Hiraumi H, Hamada M, Russo A, De Stefano323) Cerebrospinal Fluid Leak After Retrosigmoid Excision of Vestibular Schwannomas. Otol Neurotol. 2007 Dec 28; (in coll con Maurizio Falcioni, Romano G, Nitin Aggarwal)

71) Nerve origin of vestibular schwannoma: a prospective study. J Laryngol Otol. 2007 Nov 27;:1-4(in coll con Khrais T, Romano G) 327) Decision making for solitary vestibular schwannoma and contralateral Meniere's disease.

Dispenza F, De Stefano A, Flanagan S, Romano G, Sanna M.
Audiol Neurootol. 2008;13(1):53-7. Epub 2007 Sep 11.PMID: 17848792 [PubMed - indexed for MEDLINE] 

72) Intraoperative cochlear nerve monitoring in vestibular schwannoma urgery--does it really affect hearing outcome? Piccirillo E, Hiraumi H, Hamada M, Russo A, De Stefano A, Sanna M. Audiol Neurootol. 2008;13(1):58-64. Epub 2007 Sep 20.







Ipoacusia associata a patologie extra-auricolari

IPOACUSIA ASSOCIATA A PATOLOGIE EXTRA-AURICOLARI

(Martini Prosser Audiologia e Foniatria Ed Omega 2011 pag 1-2)


Definizione. Si tratta di un’ipoacusia neurosensoriale insorta od aggravata a seguito dell’insorgenza di alcune condizioni patologiche, piuttosto che all’esposizione ad alcuni fattori ambientali.

Fra le possibili cause, oltre ai farmaci ototossici ed al rumore. di cui si è già parlato, occorre annoverare il diabete mellito, le patologie cardiovascolari, la dieta, l’esposizione a prodotti chimici, l’abuso di alcool e fumo di sigaretta.


Diabete Mellito. L’associazione tra diabete mellito ed ipoacusia è ancora controversa in letteratura, anche se alcuni studi sembrano dimostrare che il diabete possa, interferendo con il microcircolo. aggravare alcune forme di ipoacusia neurosensoriale, Tali Autori riportano che la perdita uditiva neurosensoriale è più comune e più marcata nei pazienti diabetici rispetto ai loro pari età di controllo.

In particolare da studi effettuati su ossa temporali, è stato possibile osservare nei soggetti affetti da diabete mellito rispetto ai controlli, un più evidente ispessimento dell’endotelio a livello della stria vascolare, un’atrofia a carico dei neuroni del ganglio spirale. ed aree di demielinizzazione a carico dell’VIII° NC.


Correlando i dati ottenuti con l’audiometria tonale liminare, diversi Autori hanno cercato di individuare il rapporto tra ipoacusia neurosensoriale e diabete mellito, tuttavia le conclusioni ditali lavori risultano ancora controverse, dal momento che la maggior parte di questi è stato effettuato su piccole popolazioni (scarsa significatività statistica).

Invece, i parametri elettrofisiologici dell’ABR più significativamente alterati nei pazienti diabetici insulino-dipendenti, secondo altri studi condotti da altri Autori, sarebbero la latenza dell’onda V. l’intervallo I-V ed in alcuni casi l’intervallo 1-111. Tali dati indicherebbero uno stato di sofferenza delle vie uditive del tronco encefalo e sarebbero presenti fino anche al 28%o dei soggetti diabetici (Fig. 1).


Malattie cardiovascolari e dislipidemie. E noto che l’orecchio interno è particolarmente vulnerabile all’ipossia. Episodi ischemici locali possono essere causa di danni irreversibili sia a livello centrale che periferico del sistema uditivo.

In particolare, uno stato duraturo di ipossia cocleare, ad esempio indotto da difetti di circolazione locale, può causare un accumulo di mutazioni mitocondrialilmetaboliche a carico delle cellule ciliate direttamente, o indirettamente, per danno della stria vascolare. cui consegue una diminuzione del potenziale elettrico endococleare.
Inoltre, nei soggetti affetti da disturbi dell’assetto lipidico, il rischio di incidenti vascolari di origine aterosclerotica è aumentato. compresa la possibilità di ischernie del distretto vertebro-basilare In particolare, secondo alcuni Autori, l’iperlipidemia correla significativamente con un incremento degli intervalli I-III e I-V nei tracciati ABR.


Esposizione a prodotti chimici. I solventi organici per le loro specifiche caratteristiche chimiche e fisiche presentano una notevole affinità per il tessuto nervoso. La tossicità sul sistema nervoso centrale e periferico dei solventi organici è uniformemente accettata ed i dati al riguardo sono abbastanza concordi.
E stato dimostrato che in lavoratori esposti a solventi come toluene, tricloroetilene. xilene e stirene esiste una probabilità più elevata di sviluppo di ipoacusia neurosensoriale per le alte frequenze. rispetto ai soggetti non esposti. Inoltre i tracciati AER si caratterizzano per un incremento dei valori di latenza delle onde I, III,V, ed un aumento degli intervalli interpicco I-V e III-V
Fig. 1.

Abuso di alcool, fumo di sigaretta e dieta. Nel corso di intossicazione acuta da etanolo, indotta sperimentalmente nelle cavie e nel gatto. sono state riscontrate alle valutazioni uditive elettrofisiologiche. variazioni significative dei valori assoluti di latenza delle onde IL III. IV V. mentre i valori di latenza dell’onda I sono risultati più stabili. Tali alterazioni sono state attribuite da alcuni Autori all’ipotermia cerebrale indotta dall’elevata alcolemia,

Al di là dell’effetto acuto, l’alcool può determinare un danno a livello del tronco encefalo per abuso cronico. Nel corso di etilismo cronico, vi è una maggiore compromissione delle condizioni generali del soggetto. con un coinvolgimento polifunzionale dell’organismo. fl sistema nervoso è frequentemente colpito da neuropatia periferica e centrale (es. mielinosi del ponte. encefalopatia di Wernicke). la cui patogenesi può essere attribuita ad un danno diretto o a deficit tossico-nutrizionali alcool relati, Infatti, alcuni studi in letteratura, riportano che i forti bevitori sono a rischio per lo sviluppo di ipoacusia neurosensoriale (es presbiacusia) più severa rispetto ai controlli: inoltre, in circa il 40% dei soggetti sono stati riscontrati disturbi della velocità di conduzione centrale dello stimolo acustico all’ABR.

L’effetto del fumo di sigaretta è ancora controverso Proprio recentemente, alcuni Autori hanno osservato che il fumo aumenta il rischio di sviluppare forme più severe di presbiacusia con il tempo e che tale effetto sarebbe “dose-dipendente”. più accentuato quindi nei forti fumatori, Anche un elevato indice di massa corporea sarebbe da correlarsi, secondo alcuni studi. ad un a maggiore probabilità di sviluppare forme più severe di presbiacusia.

In conclusione, uno stile di vita sano sarebbe in grado di “proteggere” contro lo sviluppo di ipoacusia neurosensoriale (V presbiacusia.

APPROFONDIMENTO

IPOACUSIA ASSOCIATA A PATOLOGIE EXTRA-AURICOLARI

Definizione. Si tratta di un’ipoacusia neurosensoriale insorta od aggravata a seguito dell’insorgenza di alcune condizioni patologiche, piuttosto che all’esposizione ad alcuni fattori ambientali.

Fra le possibili cause, oltre ai farmaci ototossici ed al rumore. di cui si è già parlato, occorre annoverare il diabete mellito, le patologie cardiovascolari, la dieta, l’esposizione a prodotti chimici, l’abuso di alcool e fumo di sigaretta.


DIABETE MELLITO.
Il diabete mellito è risultato significativamente associato con un aumentato rischio di sviluppare improvvisa perdita dell'udito neurosensoriale (SSHL sudden sensorineural hearing loss), La comorbidità della malattia coronarica o retinopatia nei pazienti diabetici sembrano essere associati ad un aumentato rischio di sviluppare SSHL. Il rischio di sviluppare SSHL aumentata con la gravità del diabete. L’associazione tra diabete mellito ed ipoacusia è ancora controversa in letteratura, anche se alcuni studi sembrano dimostrare che il diabete possa, interferendo con il microcircolo. aggravare alcune forme di ipoacusia neurosensoriale, Tali Autori riportano che la perdita uditiva neurosensoriale è più comune e più marcata nei pazienti diabetici rispetto ai loro pari età di controllo,

In particolare da studi effettuati su ossa temporali, è stato possibile osservare nei soggetti affetti da diabete mellito rispetto ai controlli, un più evidente ispessimento dell’endotelio a livello della stria vascolare, un’atrofia a carico dei neuroni del ganglio spirale. ed aree di demielinizzazione a carico dell’Vili NC.

http://www.tinnitusjournal.com/imagebank/images/v9n2a06-fig01.jpgCorrelando i dati ottenuti con l’audiometria tonale liminare, diversi Autori hanno cercato di individuare il rapporto tra ipoacusia neurosensoriale e diabete mellito, tuttavia le conclusioni ditali lavori risultano ancora controverse, dal momento che la maggior parte di questi è stato effettuato su piccole popolazioni (scarsa significatività statistica).

Figura 1. audiogramma a toni puri - e potenziale evocato uditivo del tronco encefalico la registrazione di un soggetto di controllo udito normale (A), un paziente diabetico con udito normale (B), e un paziente diabetico con ipoacusia neurosensoriale (C).

Invece, i parametri elettrofisiologici dell’ABR più significativamente alterati nei pazienti diabetici insulino-dipendenti, secondo altri studi condotti da altri Autori, sarebbero la latenza dell’onda V. l’intervallo I-V ed in alcuni casi l’intervallo I-III. Tali dati indicherebbero uno stato di sofferenza delle vie uditive del tronco encefalo e sarebbero presenti fimo anche nel 28°/o dei soggetti diabetici (Fig. 1). La neuropatia autonomica cardiovascolare è una complicanza frequente del  Diabete Mellito. Tuttavia, le anomalie dell’ABR  puntano verso la presenza di una neuropatia del nervo acustico. I parametri della neuropatia autonomica, di conseguenza peggiorano insieme a diverse anomalie della funzione del tronco cerebrale. I nostri dati supportano l'ipotesi che la neuropatia diabetica può essere rivelato come causa di alcune disfunzioni della periferia e delle vie uditive centrali Tóth F. ed Al.,2003;.,

REFERENCES 
Clements RS, Bell DSH. Diagnostic, pathogenetic and therapeutic aspects of diabetic neuropathy. Spect Top Endocrinol Metab 3:1-43, 1983.

Donald MW, Bird CE, Lawson JS, et al. Delayed auditory brainstem responses in diabetes mellitus. J Neurol Neurosurg Psychiatry 44:641-644, 1981.

Ewing DJ, Campbelll W, Clarke BF. Vascular reflexes in diabetic autonomic neuropathy. Lancet 2:1354-1356, 1976.

Fedele 0, Martini A, Cardone C, et al. Impaired auditory brain stem-evoked responses in insulin-dependent diabetic subjects. Diabetes 33:1085-1089, 1984.

Khardori R, Soler NG, Good DC, et al. Brainstem auditory and visual-evoked potentials in type I (insulin-dependent) diabetic patients. Diabetologia 29:362-365, 1986.

Kondo J, Tachibana H, lnuzumi K, et al. Involvement of central nervous system in patients with diabetes mellitus detected by evoked potentials. Rinsho-Byori 38:457-462, 1990.

Lin SW  , Lin YS , Weng SF , Chou CW .Risk of developing sudden sensorineural hearing loss in diabetic patients: a population-based cohort study. Otol Neurotol. 2012 Dec;33(9):1482-8.

Martini A, Fedele 0, Comacchio F, et al. Auditory brain-stem-evoked responses in clinical evaluation of diabetic encephalopathy. In C Morocutti, PA Rizzo (eds), Evoked Potentials. Neurophysiological and Clinical Aspects. Amsterdam: Elsevier Science, 1985:231-235.

Martini A, Comacchio F, Fedele D, et al. Auditory brainstem evoked responses in the clinical evaluation and follow-up of insulin-dependent diabetic subjects. Acta Otolaryngol (Stockh) 103:620-627, 1987.

Parving A, Elberling C, Balle V, et al. Hearing disorders in insulin-dependent diabetes mellitus. Audiology 29:113-121,1990.
Tóth F, Varkonyi TT, Rovo L, Lengye C, Legrady P, Jori J, Czigner J, et al. 
Indagine su Auditory funzione del tronco cerebrale in pazienti diabetici. Int acufene J. 2003; 9 (2) :84-8610.

Várkonyi TT, Tóth F, Rovó L, et al. Impairment of auditory brainstem function in diabetic neuropathy. Diabetes Care 25(3):631-632, 2002. 

APPROFONDIMENTO

 Diabete di tipo 2 e perdita  uditiva (Joann Jovinelly)

·         http://www.pnwaudiology.com/wp-content/uploads/2013/12/Diabetes-and-Hearing-Loss-pic.png Dopo anni di tentativi e non riuscendo a trovare una relazione netta tra diabete di tipo 2 e perdita di udito, studi recenti hanno confermato che il rapporto. Nel 2008, il National Institute of Health (NIH) ha rilevato che la perdita dell'udito è due volte più comune nelle persone che sono diabetici

·         In realtà, secondo l'American Diabetes Association (ADA), circa 35 milioni di persone negli Stati Uniti hanno una qualche forma di perdita dell'udito; molti di loro sia diabetico o pre-diabetica (una condizione in cui il glucosio nel sangue è alto, ma non abbastanza da giustificare una diagnosi di diabete). L'ADA continua, "dei 79 milioni di adulti pensato di avere pre-diabete, il tasso di perdita dell'udito è del 30 per cento superiore rispetto a quelli con normale zucchero nel sangue."

·         Nello studio pilota 2008 NIH pubblicato negli Annals of Internal Medicine, i ricercatori hanno analizzato i dati dalle prove di adulti in età lavorativa di età compresa tra 20 e 69 tra dell'udito. Essi hanno concluso che il diabete porta alla perdita dell'udito da danneggiare i nervi e vasi sanguigni, informazioni confermate da studi autoptici. Studi simili hanno confermato che la perdita dell'udito è dovuta a neuropatia (danni ai nervi), e che i diabetici che soffrono di perdita dell'udito sono anche a maggior rischio di altre complicazioni della malattia, come l'ipertensione , retinopatia, neuropatia in altre parti del corpo, e reni malattia.

Cause di perdita dell'udito con il diabete

·         In diabetici di tipo 2, la perdita dell'udito è causata da neuropatia. I piccoli sanguigni vasi e nervi che fanno parte dell'orecchio interno riescono a ottenere sangue o di ossigeno sufficiente a causa di hypergylcemia a lungo termine, e che sono stati danneggiati. Nel corso del tempo, che danno porta alla perdita dell'udito evidente. Questo tipo di perdita dell'udito neurosensoriale si chiama.

I sintomi di perdita dell'udito

·         La perdita dell'udito può essere così graduale che non si può notare esso. Bambini e adulti possono sperimentare la perdita dell'udito in qualsiasi momento. Non pensare che sei troppo giovane per perdere l'udito. Ponetevi le seguenti domande se si pensa di poter essere a rischio di perdita dell'udito:

Article Sources:

§  Abdulbari Bener. (2008) Association between hearing loss and Type 2 Diabetes Mellitus in elderly people in a newly developed society. Biomedical Research . 19 (3): 187-193. http://www.biomedres.org/journal/pdf/289.pdf

§  American Diabetes Association. (2011) Diabetes and Hearing Loss. Living With Diabetes. http://www.diabetes.org/living-with-diabetes/seniors/hearing-loss/

§  National Institute of Health. (2008) Hearing Loss Is Common in People With Diabetes. NIH News Release.http://www.nih.gov/news/health/jun2008/niddk-16.htm

Diabete e perdita  uditiva (Hearing Impairment): una prospettiva epidemiologica

 Il diabete mellito è un gruppo di malattie caratterizzate da alterazioni del metabolismo del glucosio, con conseguente livelli di glucosio nel sangue. Il diabete è di solito classificata come di tipo 1 o tipo 2. Nel diabete di tipo 1, le cellule beta del pancreas non fanno più insulina. Nel diabete di tipo 2, il pancreas continua a produrre insulina, ma una insufficienza cellulare in sensibilità ai risultati di insulina nei livelli di glucosio nel sangue sollevate. Il diabete colpisce circa il 10,7% della popolazione adulta degli Stati Uniti, circa il 40% dei quali non diagnosticata (Cowie et al, 2009;. Dipartimento di Salute e Servizi Umani, 2007 US).

Diabetes20 Le persone con diabete hanno esperienza di una  serie di gravi complicazioni mediche. La maggior parte degli adulti con diabete ha rischio di malattie cardiovascolari come l'ipertensione e il colesterolo alto ed il rischio di eventi cardiovascolari avversi come l’ictus o un evento cardiaco fatale che è da due a quattro volte superiore tra gli adulti con diabete rispetto a quelli senza diabete. La retinopatia diabetica è la principale causa di cecità negli Stati Uniti. Tra gli americani, il diabete è anche la principale causa di insufficienza renale. Forme gravi di malattia nervosa diabetica sono una delle principali cause di amputazioni degli arti inferiori. Neuropatie autonomiche diabetici possono influenzare cardiovascolare, gastrointestinale, vescica e la funzione erettile. Perché il diabete è una malattia sistemica con  patologia che colpisce vari organi, è ragionevole chiedersi se il sistema uditivo è tra gli organi  colpiti.

I primi tentativi di stabilire un'associazione tra diabete e danni all'udito non erano molto convincenti. I ricercatori, utilizzando i dati raccolti con gli  ispanici (Salute e Nutrition Examination Study), hanno esaminato le soglie per i toni puri per via aerea a 500, 1000, 2000, e 4000 Hz in base allo stato di diabete, ma hanno trovato una soglia più alta tra le persone con diabete solo a una singola frequenza (500 Hz , Ma, Gomez-Marin, Lee, e Balkany, 1998). I ricercatori nello studio di coorte Framingham, uno degli studi epidemiologici più rispettati basati sulla popolazione, la media per i toni puri per via aerea  sopra i 250, 500 e 1000 Hz, così come a 4000, 6000, e 8000 Hz nell'orecchio migliore e nell'orecchio peggiore ; hanno definito ipoacusia la media per i toni puri in dB HL > 40 ma non hanno trovato associazione con il diabete (Gates, Cobb, D'Agostino, e Lupo, 1993; Ma et al, 1998.). Solo gli studi epidemiologici di perdita dell'udito , in un'indagine basata sulla comunità condotta in Beaver Dam, nel Wisconsin, ha rilevato un modesto aumento dell'incidenza di danni all'udito tra gli adulti con il diabete rispetto a quelli senza diabete, quando hanno definito impairment come media per i toni puri superiore a> 25 dB HL nell'orecchio peggiore a 500, 1000, 2000 e 4000 Hz (Dalton, Cruickshanks, Klein, Klein, e Wiley, 1998). Sono stati condotti altri studi per identificare un tale nesso in ambienti industriali o militari e non poteva escludere la possibilità che l'effetto del diabete era limitata a individui che sono stati predisposti a perdita di udito a causa di esposizione al rumore sul lavoro (Ishii, Talbott, Findlay, D ' Antonio, e Kuller, 1992; Sakuta, Suzuki, Yasuda, e Ito, 2007). Prove contrastanti non ha consentito di ipoacusia correlata al diabete di guadagnare molta attenzione tra gli scienziati di ricerca, né l'accettazione tra i professionisti sanitari.

Costruire evidenze epidemiologiche dipende da una definizione solida di una condizione, in modo che i risultati possano essere confrontati tra gli studi. Per ipoacusia, tuttavia, è stata stabilita una definizione definitiva. Recentemente, utilizzando i dati degli esami audiometrici della salute e nutrizione in uno studio nazionale, i ricercatori hanno valutato la compromissione dell'udito alle  alte frequenza (3000 -, 4000 -, 6000 - e 8000 Hz), così come le  medie a frequenze medio basse  - (500 -, 1000 - e 2000 Hz), a due livelli di gravità (> 25 e> 40 dB HL), sia l'orecchio, migliore e peggiore (Bainbridge, Hoffman, e Cowie, 2008). I risultati hanno dimostrato che la prevalenza di ipoacusia dipende da come la condizione è definita, ma una maggiore prevalenza di ipoacusia è stata osservata tra gli adulti con diabete diagnosticato , a prescindere dalla definizione utilizzata (vedi Figura 1).

Figura 1.

AccessAud_0310_figure_diab

L'analisi ha esaminato il rapporto attraverso una varietà di caratteristiche sociodemografiche. La maggiore prevalenza di ipoacusia tra le persone con diabete si è verificato tra i gruppi di età e livello d'istruzione (vedi Figura 2a) e in entrambi gli uomini e le donne, così come nelle persone che si sono identificati come non-ispanici bianchi o neri non ispanici, e di quelli per i quali la razza o l'etnia informazioni specifiche non era disponibile (vedi Figura 2b).

Figura 2a.

AccessAud_0310_figure_dia2

Figura 2b.

AccessAud_0310_figure_race

La maggiore presenza di ipoacusia non era limitata a quelli che avrebbero potuto essere predisposti alla condizione, come i fumatori, coloro che hanno riportato professionale o esposizione al rumore del tempo libero, o che l'assunzione di farmaci ototossici. Oltre a valutare il diabete diagnosticati, i ricercatori hanno potuto identificare le persone con diabete non diagnosticato dai valori di glicemia a digiuno che erano disponibili per circa la metà dei partecipanti allo studio. Nessuna differenza nella prevalenza è stata osservata tra le persone con diabete diagnosticato rispetto a quelli con diabete non diagnosticato.

http://www.hear-it.org/multimedia/diabetes.jpgUlteriori analisi hanno dimostrato un forte legame tra il diabete diagnosticato e la menomazione uditiva nelle persone più giovani rispetto alle persone più anziane. Questa osservazione potrebbe spiegare perché studi precedenti che hanno reclutato gli individui più anziani sono stati in grado di dimostrare una relazione (come è avvenuto per lo studio Framingham) o rivelati solo un'associazione moderata (come nel Epidemiologia della perdita dell'udito Study). Con una varietà di cause concorrenti che si accumulano nel corso della vita contribuendo al deterioramento dell'udito legata all'età, la differenza di prevalenza tra gli adulti con diabete e coloro in cui  l’udito  non sembra diminuire con l'aumentare dell'età (vedi Figura 2a). Questa idea è supportata quando le soglie medie per i toni puro sono esaminate per  gruppi di età. Tra le persone di età 30-39 anni, le soglie medie alle frequenze 3000-8000 Hz sono di 10-16 dB HL maggiori tra le persone con diabete. In ogni successivo gruppo di età di 10 anni, le soglie in entrambi i gruppi aumentano, ma la differenza tra le soglie del gruppo diabetico e quelli del gruppo non diabetico si restringe. Tra quelli tra i 50-59 anni e tra i 60-69 anni, le soglie medie a  3000-8000 Hz sono solo di 4-6 dB HL maggiori per quelli con diabete. Il diabete può essere responsabile di un invecchiamento prematuro dell'orecchio (Bainbridge et al., 2008).

La spiegazione fisiopatologica per la perdita dell'udito legate al diabete è speculativo. Complicanze del diabete, tra cui la retinopatia, nefropatia, e la malattia arteriosa periferica sono principalmente di origine vascolare. Neuropatie diabetiche influenzano la sensazione periferica e varie funzioni autonome. I cambiamenti patologici che accompagnano il diabete possono causare lesioni in modo simile al sistema vascolare od al sistema nervoso dell'orecchio interno. Evidenza istopatologica di coinvolgimento vascolare o di coinvolgimento neurologico ottenuti da pazienti sottoposti ad autopsia con il diabete comprende sclerosi dell'arteria uditiva interna, le pareti dei vasi della stria vascularis e della membrana basilare sono più spessi, è presente demielinizzazione del nervo cocleare ed atrofia del ganglio spirale (Makishima & Tanaka , 1971). Tra i pazienti con diabete è stata anche osservata perdita di cellule cigliate esterne (Fukushima et al., 2006).

L'evidenza epidemiologica che dimostrano una relazione tra diabete e insufficienza dell'udito sta emergendo e deve essere confermati in altri studi. La maggior parte prova viene dalla sezione trasversale analisi in cui l'accertamento del diabete e perdita dell'udito è stato fatto nello stesso punto nel tempo. Studi prospettici volti a verificare se ipoacusia ha un esordio più precoce tra le persone con diabete rispetto tra le persone senza diabete sarebbe stabilire il rapporto temporale e far avanzare la tesi che precede il diabete e sta contribuendo al deficit uditivo.

I dati statunitensi suggeriscono che tra le persone con diabete di età compresa tra 50 e 69 anni tra, hanno più del 70% di deficit uditivo alle alte frequenze e un terzo hanno deficit uditivo a frequenza bassa o media. I dati suggeriscono inoltre che le persone con diabete possono sperimentare la perdita dell'udito in età precoce. Gli Audiologi vedendo pazienti di mezza età con  perdita dell'udito inspiegabile dovrebbero informarsi sul eventuale  diabete e sulla storia familiare di diabete. I pazienti con diabete dovrebbero essere incoraggiati nei loro sforzi per mantenere un buon controllo della glicemia in conformità con le linee guida della American Diabetes Association (2010). I pazienti che non hanno il diabete, ma che hanno un genitore o un fratello con il diabete dovrebbero essere informati che sono ad aumentato rischio di diabete e possono beneficiare di regolari test del glucosio nel sangue.

References

American Diabetes Association. (2010). Standards of medical care in diabetes—2010. Diabetes Care , 33 (Suppl. 1), S11–S61.

Bainbridge, K., Hoffman, H., & Cowie, C. (2008). Diabetes and hearing impairment in the United States: Audiometric evidence from the National Health and Nutrition Examination Survey, 1999 to 2004. Annals of Internal Med icine , 149, 1–10.

Cowie, C., Rust, K., Ford, E., Eberhardt, M., Byrd-Holt, D, Li, C., ... Geiss, L. (2009). Full accounting of diabetes and pre-diabetes in the US population in 1988–1994 and 2005–2006. Diabetes Care, 32, 287–294.

Dalton, D., Cruickshanks, K., Klein, R., Klein, B., & Wiley, T. (1998). Association of NIDDM and hearing loss. Diabetes Care, 21, 1540–1544.

Fukushima, H., Cureoglu, S., Schachern, P., Paparella, M., Harada, T., & Oktay, M. (2006). Effects of type 2 diabetes mellitus on cochlear structure in humans. Archives of Otolaryngology—Head & Neck Surgery, 132, 934–938.

Gates, G., Cobb, J., D'Agostino, R., & Wolf, P. (1993). The relation of hearing in the elderly to the presence of cardiovascular disease and cardiovascular risk factors. Archives of Otolaryngology—Head & Neck Surgery, 119, 156–161.

Ishii, E., Talbott, E., Findlay, R., D'Antonio, J., & Kuller, L. (1992). Is NIDDM a risk factor for noise-induced hearing loss in an occupationally noise exposed cohort? Science of the Total Environment, 127, 155–165.

Ma, F., Gomez-Marin, O., Lee, D., & Balkany, T. (1998). Diabetes and hearing impairment in Mexican American adults: A population-based study. The Journal of Laryngology and Otology, 112, 835–839.

Makishima, K., & Tanaka, K. (1971). Pathological changes of the inner ear and central auditory pathway in diabetics. Annals of Otology, Rhinology & Laryngology, 80, 218–228.

Sakuta, H., Suzuki, T., Yasuda, H., & Ito, T. (2007). Type 2 diabetes and hearing loss in personnel of the Self-Defense Forces. Diabetes Research and Clinical Practice, 75, 229–234.

US Department of Health and Human Services, National Institutes of Health, National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases. (2007). National diabetes statistics, 2007. Retrieved from http://diabetes.niddk.nih.gov/dm/pubs/statistics/index.htm .

Diabete Ereditato Per Via Materna e Sordità

Spesso abbreviato in (MIDD) Maternally Inherited Diabetes and Deafness

Su questa pagina: 

·         Descrizione

·         Cambiamenti genetici

·         Eredità

·         Diagnosi

·         Ulteriori informazioni

·         Altri nomi

·         Definizioni Glossario

Che cosa è il MIDD?

Il Diabete Ereditato Per Via Materna e Sordità (MIDD) è  causata da una mutazione nel DNA mitocondriale (3243 tRNA)ed è una forma di diabete che è spesso accompagnata da perdita dell'udito, soprattutto dei toni alti. Il diabete in MIDD è caratterizzata da livelli elevati di zucchero nel sangue (iperglicemia) derivanti da una carenza di insulina, l'ormone che regola la quantità di zucchero nel sangue. Nel diabete MIDD, la perdita uditiva  di solito si  presenta prima dei 40 anni La perdita dell'udito è variabile, ma può richiedere un apparecchio. E’ causata di un difetto nella funzione delle cellule beta con normale sensibilità all'insulina, anche se  si può verificare  dall'infanzia sino alla tarda età . Tipicamente, la perdita dell'udito si verifica prima del diabete.

Alcune persone con MIDD sviluppano una malattia dell'occhio chiamata distrofia maculare della retina, che è caratterizzata da macchie colorate nel tessuto sensibile alla luce che riveste la parte posteriore dell'occhio (retina). Questo disturbo di solito non causano problemi di visione nelle persone con MIDD. Gli individui con MIDD possono anche sperimentare crampi muscolari o debolezza, in particolare durante l'esercizio; problemi di cuore; malattie renali; e costipazione. Gli individui con MIDD sono spesso più brevi rispetto ai loro coetanei.

Ereditarietà materna diabete e sordità (MIDD)

La chiave che identifica le caratteristiche del diabete maternamente ereditati e sordità (MIDD), come suggerisce il nome, sono la presenza di diabete e / o la sordità che vengono ereditate dai bambini di una madre colpita ma non dai figli di un padre colpito

Ereditarietà materna diabete e sordità (MIDD) è causata da un cambiamento o mutazione nel DNA mitocondriale (il cambiamento più comune è conosciuto come 3243 A> G) ed è stato identificato per la prima nel 1992. Come tutti i mitocondri che INH erit vengono ereditate dalle nostre madri T E cambiamento genetico è tramandata da una madre colpita A tutti i suoi figli.  Tuttavia, con questi cambiamenti genetici particolari è molto variabile in quanto le persone che ereditano queste cambiano s sono  colpite .Questo significa che alcuni bambini avranno solo la sordità o solo hanno il diabete o possono avere problemi a all. Ai Padri che hanno MIDD può essere rassicurato che non trasmetteranno   la malattia  ai loro figli in quanto  tutti i mitocondri vengono ereditati dal madre. Ciò significa che, anche se i bambini di entrambi i sessi erediteranno i mitocondri solo le donne colpite passeranno la condizione alla prossima generazione.

E 'importante fare una diagnosi genetica definita di MIDD come th aiuta è diag n ose la causa della sordità e diabete, aiuta con il trattamento, guide che ulteriori test sono consigliati e aiuta consigli gli altri membri della famiglia.

Perché i mitocondri sono importanti?

Lo scopo principale è di mitocondri per produrre energia all'interno delle cellule producendo una sostanza chiamata ATP questo permette alla cellula di svolgere le loro funzioni correttamente. MIDD tende ad interessare gli organi dove le cellule sono più attivi come il pancreas e la coclea (nell'orecchio) e in alcuni casi la retina (parte posteriore dell'occhio), i muscoli, reni e cervello.

Quanto è comune la MIDD?

la MIDD colpisce fino al 1% di tutti i diabetici, ma spesso non viene riconosciuto ed è MISD io di natura incerta sia come tipo 1 o diabete di tipo 2 r. L'età media in cui si sviluppa il diabete è di 37 anni, ma si va 11 anni a 68 anni di età e spesso ha bisogno di un trattamento con insulina. Quelli con MIDD sono di solito di peso corporeo normale. MIDD conduce al diabete bec aus E riduce la quantità di insulina da parte delle cellule beta s nel pancreas.

La maggior parte delle persone con MIDD può, all'inizio, essere trattata con cambiamenti nella dieta o compresse. Tuttavia la terapia insulinica  è di solito necessario entro 2 anni dalla diagnosi che mostra  una ridotta secrezione di insulina. Probabilmente è meglio evitare la metformina, che è un trattamento comunemente usato nel diabete ,in quanto è noto che la metformina può interferire con la funzione mitocondriale e può essere aumentato il rischio di acidosi lattica, anche se questo non è stato riportato .

Quali sono i cambiamenti genetici legati alla MIDD?

Le mutazioni nel MT-TL1, MT-TK, o MT-TE gene sono la causa del MIDD. Questi geni sono presenti nel DNA mitocondriale (3243 tRNA), che fa parte di strutture cellulari chiamate mitocondri. Sebbene la maggior parte del DNA è confezionato in cromosomi all'interno del nucleo cellulare, mitocondri hanno anche una piccola quantità di DNA proprio (noto come DNA mitocondriale o mtDNA).

La MT-TL1, MT-TK, ei geni MT-TE forniscono istruzioni per fare molecole chiamate RNA di trasferimento (tRNA), che sono cugini chimiche del DNA. Queste molecole aiutano a montare blocchi di proteine ​​(aminoacidi) in proteine ​​funzionanti.Il geneMT-TL1 fornisce istruzioni per fare una forma specifica di tRNA che viene designato come tRNA Leu (UUR). Durante il montaggio proteina, questa molecola attribuisce alla leucina (Leu) e lo inserisce nelle posizioni appropriate nella proteina crescente. Analogamente, la proteina prodotta dal gene MT-TK, chiamato tRNA Lys, attribuisce alla lisina (Lys) e lo inserisce proteine ​​stati assemblati. Inoltre, la proteina prodotta dal gene MT-TE, chiamato tRNA Glu,attribuisce alla acido glutammico amminoacido (Glu) e lo aggiunge alle proteine ​​crescenti.

Queste molecole di tRNA sono presenti solo nei mitocondri, ed aiutano ad assemblare proteine ​​che sono coinvolte nella produzione di energia per le cellule. In alcune cellule del pancreas chiamate cellule beta, i mitocondri svolgono anche un ruolo nel controllo della quantità di zucchero (glucosio) nel sangue. In risposta ad elevati livelli di glucosio, i mitocondri aiutano a innescare il rilascio di insulina, che stimola le cellule di assorbire il glucosio dal sangue.

Mutazioni nel MT-TL1, MT-TK, o gene MT-TE riducono la capacità di tRNA di aggiungere amminoacidi alle proteine ​​crescenti, che rallenta la produzione di proteine ​​nei mitocondri e danneggia il loro funzionamento.I ricercatori ritengono che l'interruzione della funzione mitocondriale riduce la capacità dei mitocondri di contribuire a innescare il rilascio di insulina.In persone con questa condizione, il diabete risultati quando le cellule beta non producono abbastanza insulina per regolare efficacemente la glicemia. I ricercatori non hanno stabilito come le mutazioni portano alla perdita o le altre caratteristiche di MIDD dell'udito.

Per saperne di più sulla MT-TE , MT-TK , e MT-TL1 geni e del DNA mitocondriale .

Come fanno le persone ad ereditare il MIDD?

MIDD viene ereditata in un modello mitocondriale, che è anche conosciuto come eredità materna. Questo modello di ereditarietà applica ai geni contenuti nel DNA mitocondriale. Poiché le cellule uovo, ma non cellule spermatiche, contribuiscono mitocondri per l'embrione in via di sviluppo, solo le femmine passano condizioni mitocondriali ai loro figli. Malattie mitocondriali possono apparire in ogni generazione di una famiglia e possono colpire sia i maschi e femmine, ma i padri non passare tratti mitocondriali ai loro figli.

La maggior parte delle cellule del corpo contengono migliaia di mitocondri, ciascuno con una o più copie di DNA mitocondriale. Queste cellule possono avere un mix di mitocondri contenenti DNA mutato e immutata (eteroplasmia). La gravità di MIDD è pensato per essere associato con la percentuale di mitocondri con la mutazione del DNA mitocondriale.

Che dire della sordità?

La sordità è un risultato del nervo all'orecchio essere colpiti in entrambe le orecchie e si sviluppa in circa il 75% delle persone con MIDD che hanno anche il diabete. La perdita dell'udito sviluppa tipicamente in età adulta (anche se possono sviluppare come i bambini o poi nella vita) e di solito è presente prima del diabete. La sordità è più comune negli uomini rispetto alle donne e gli uomini hanno perdita di udito più grave e rapidamente progressiva. La metà di quelli con perdita di udito subire un rapido declino nella loro ha Aring mentre il resto ha una perdita dell'udito lentamente progressiva nel corso di molti anni, la perdita dell'udito è variabile, ma può richiedere un'audizione bilaterale Ai d s.; anche se porta raramente totale sordità. In genere i non udenti si riferisce alla incapacità di ascoltare le frequenze alte. La diagnosi precoce della sordità da audiogrammi periodici nei bambini è importante e tempestiva terapia antibiotica di eventuali infezioni dell'orecchio è anche logico. Gli impianti cocleari hanno avuto successo nei casi di grave perdita di udito in MIDD.

 Altre caratteristiche che possono verificarsi nel MIDD

In linea con altri disturbi mitocondriali, il MIDD può, in alcuni pazienti, può provocare  altri problemi di salute a parte il diabete e la sordità . .Come per il diabete e sordità vi è una notevole variazione nella misura in cui tale malattia si manifesta . Anche all'interno degli  individui della famiglia si può avere un numero variabile di gravità e di caratteristiche cliniche variabile in quanto il diabete da solo può  colpire altri  organi.

Altre caratteristiche talvolta associate al MIDD:

·         La bassa statura è comune nei pazienti MIDD sono spesso magri (indice di massa corporea inferiore a 20).

·         Problemi di cuore: è importante sottoporre a screening tutti i pazienti MIDD, nel caso in cui hanno coinvolgimento del cuore  che può causare seri problemi con il ritmo del cuore. Ciò include un ECG (e di solito un ecocardiogramma) all'età di 35 anni, o prima, se ci sono delle caratteristiche cliniche o storia di problemi di tutti i membri della famiglia. Negli individui ad alto rischio l‘esame dovrebbe essere condotta ogni anno. Farmaci statine dovrebbero essere usati nei pazienti con fattori di rischio cardiovascolare.

·         Miopatia (debolezza muscolare): problemi muscolari o debolezza o crampi possono essere presenti in circa il 40% dei casi di MIDD. T suo genere comporta muscoli prossimali (spalle, glutei e cosce) che vengono utilizzati quando salire le scale e presenta come indotta da esercizio crampi muscolari o debolezza.

·         Malattia Renale : Proteine si trova comunemente nelle urine dei pazienti MIDD, in particolare nelle donne. La malattia renale a volte si presenta prima del diabete e della sordità. Il problema renale più comune è chiamato sclerosi glomerulare focale segmentale e alcuni pazienti sviluppano in stadio terminale insufficienza renale. La funzione renale deve essere monitorata ogni anno come parte del check-up di routine del diabete. Le Compresse chiamati ACE inibitori dovrebbero essere utilizzate  presto a causa dell'elevato grado di complicazioni renali ed è anche importante un buon controllo della pressione sanguigna.

·         Retina : I problemi possono includere una distrofia oculare, comprese lesioni pigmentate e sottile dell'epitelio della retina . Sintomi visivi sono rari ma possono includere perdita visiva, la cecità notturna, punti ciechi e fotofobia alla luci. La maggior parte dei pazienti affetti da questa malattia maculare hanno avuto il diabete per più di 40 anni e sono di età superiore ai 40 anni. Il check-up  degli occhi è importante e deve essere effettuata annualmente.

·         ictus: nei giovani con di meno di 45 anni di età l’ictus può verificarsi in circa l'1% dei pazienti.

·         Malattia gastrointestinale: disturbi gastrointestinali possono essere abbastanza comune nalla  MIDD, in particolarmente stipsi.

I test genetici

Il test genetico dovrebbe essere condotto per confermare la diagnosi e può essere fatto utilizzando sangue, saliva o campioni di urina anche se a volte possono essere prese biopsie muscolari.

Famiglia di follow-up

Parenti adulti materni di pazienti con MIDD sono a rischio di sviluppare il diabete, la perdita di udito, insufficienza renale o problemi cardiaci così lungo periodo di follow up di parenti è consigliabile.

·         MedlinePlus - Informazioni sanitarie (3 collegamenti)

·         Risorse educative - Pagine di informazioni (4 collegamenti)

·         Supporto paziente - Per i pazienti e le famiglie (2 collegamenti)

Potreste anche essere interessati a queste risorse, che sono progettati per gli operatori sanitari e ricercatori.

·         Genetic Registry Test - Repository di informazioni test genetico (1 link)

·         PubMedThis link leads to a site outside Genetics Home Reference. - La letteratura recente

·         OMIMThis link leads to a site outside Genetics Home Reference. - Catalogo Malattia genetica

Quali altri nomi la gente usa per MIDD?

·         La sindrome Ballinger-Wallace

·         diabete mellito, di tipo II, con sordità

·         La sindrome del diabete-sordità maternamente trasmessa

·         mitocondriale ereditato il diabete e sordità

·         NIDDM con sordità

·         diabete mellito non insulino-dipendente con sordità

Per ulteriori informazioni sulla denominazione condizioni genetiche, vedere la Genetics Home ReferenceCondizione Linee guida di denominazione e di come sono condizioni genetiche e geni denominati? nel manuale.

Cosa succede se ho ancora domande specifiche su MIDD?

Chiedi alla Genetica e Malattie Rare Information CenterThis link leads to a site outside Genetics Home Reference. .

Malattie Cardiovascolari e Dislipidemie.

http://www.pnwaudiology.com/wp-content/uploads/2012/11/Cardio-and-Hearing-Loss4.png

E noto che l’orecchio interno è particolarmente vulnerabile all’ipossia. Episodi ischemici locali possono essere causa di danni irreversibili sia a livello centrale che periferico del sistema uditivo,

In particolare, uno stato duraturo di ipossia cocleare, ad esempio indotto da difetti di circolazione locale, può causare un accumulo di mutazioni mitocondrialilmetaboliche a carico delle cellule ciliate direttamente, o indirettamente, per danno della stria vascolare. cui consegue una diminuzione del potenziale elettrico endococleare.
Inoltre, nei soggetti affetti da disturbi dell’assetto lipidico, il rischio di incidenti vascolari di origine aterosclerotica è aumentato. compresa la possibilità di ischernie del distretto vertebro-basilare In particolare, secondo alcuni Autori, l’iperlipidemia correla significativamente con un incremento degli intervalli 1-111 e I-V nei tracciati ABR,

http://www.pnwaudiology.com/wp-content/uploads/2013/04/June-Figure-e1366181791629.png Anche se è generalmente inteso che l'udito peggiora con l'età avanzata, rimane un certo dibattito sul fatto che la storia rumore di esposizione, modelli alimentari, della salute e del patrimonio genetico degli individui contribuisce maggiormente a questo problema cronico. Negli ultimi dieci anni, e negli ultimi cinque anni in particolare, vi è stato un aumento del numero di studi pubblicati che esaminano i fattori di rischio modificabili che possono contribuire alla perdita dell'udito. Per esempio, ci sono studi in corso che mostrano un rapporto convincente tra acquisite deficit uditivo e la scarsa forma fisica cardiovascolare [ 1 , 2 ] e ipertensione [ 3 ]. Inoltre, disturbi cardio-metaboliche [ 4 , 5 ] (ad esempio, sindrome metabolica, diabete di tipo 2) e comportamenti ad alto rischio, come il fumo [ 6 ], sono stati implicati in difficoltà uditive acquisite. Viceversa, il consumo moderato è stato descritto come un fattore protettivo potenziale [ 7 ].

 Quindi, qual è l'ultima parola sulla questione? Fa malattie cardiovascolari causa perdita di udito, o no? È l'esercizio protettivo della funzione cocleare, o è un fattore di rischio? Può perdita di udito essere un'indicazione, o biomarker, per la malattia cardiovascolare di base?

Quello che possiamo dire con sicurezza è che gli stati di malattia, sia cardiovascolari o cardio-metabolico in natura, derivanti da modelli di comportamento generalmente legati alla cattiva alimentazione, mancanza di esercizio fisico, lo stress e il fumo, sono chiaramente legati alla perdita di udito acuità in adulti più anziani. Purtroppo, nessuno dei fattori di rischio di cui sopra sono facilmente modificabile. Inoltre, non vi è alcuna prova che l'inversione del rischio cardiovascolare o malattia può invertire il danno che è già stato fatto per l'orecchio.

Il quadro diventa più triste se si considera che l'attuale stato di salute negli Stati Uniti è in calo. Abbiamo tutti sentito parlare di epidemia di obesità e che l'aspettativa di vita stimata delle prossime generazioni, per la prima volta, è in declino [ 8 ]. Come la nostra società (in particolare le generazioni più giovani) diventa sempre più sedentario e sempre più dipendente dalle densi di calorie, diete nutrizionalmente sparse, ci sono probabilità di vedere un ampliamento di molte malattie / disordini, l'ultimo dei quali è la perdita dell'udito. Secondo Zhan et al. [ 9 ], in uno studio di differenze generazionali in perdita dell'udito prevalenza, ci sono prove che la perdita dell'udito è più bassa negli uomini e nelle donne tra i 'baby boomer' rispetto alle generazioni precedenti. Essi offrono la spiegazione che ambientale, stile di vita, o altri fattori modificabili, quali l'efficacia e l'uso diffuso di pressione sanguigna controllare farmaci; contribuire alla corrente eziologia di ipoacusia in adulti più anziani [ 9 ]. Si può sostenere, tuttavia, che la prevalenza ridotta di perdita dell'udito negli 'baby boomer' rispetto alla generazione dei loro genitori, come notato da Zhan et al., Vedrà un'inversione nelle generazioni successive.

Che i dati attuali dimostra che le professioni mediche specialistiche, tra cui la specialità di otorinolaringoiatria e delle sue discipline affini, non può più funzionare in un vuoto. Infatti idoneità del paziente, BMI, abitudini alimentari e comportamenti a rischio, come il fumo, possono avere un ampio impatto sul udito, come un esempio. Altri aspetti che possono essere ugualmente colpiti includono la funzione vestibolare, la qualità del sonno, vie aeree, e testa / collo tumore genesi. Non si dovrebbe discutere di un nuovo modello di cura, ma piuttosto, per un modello avanzata, in cui tutti i professionisti otorinolaringoiatria cercano e mantengono collaborazioni con altre specialità, che lo rende un punto di impegnarsi regolarmente i pazienti su tutti gli aspetti della loro salute generale e benessere. Forse, con l'applicazione generalizzata di sistemi elettronici di cartelle cliniche e la crescente popolarità di riviste ad accesso aperto, una nuova era nella comunicazione clinica e la collaborazione scientifica tra le specialità mediche può essere forgiato. Oltre a un rapido processo di peer review, il modello di accesso aperto si presta ad una maggiore social networking, traduzione, e altre funzionalità di accesso digitali che facilitano la diffusione delle informazioni nuove e altrimenti critica.

References

  1. Hutchinson KM, Alessio H, Baiduc RR (2010) Association between cardiovascular health and hearing function: pure-tone and distortion product otoacoustic emission measures. Am J Audiol 19: 26-35.
  1. Cristell M, Hutchinson KM, Alessio HM (1998) Effects of exercise training on hearing ability. Scand Audiol 27: 219-224.
  1. de Moraes Marchiori LL, de Almeida Rego Filho E, Matsuo T (2006) Hypertension as a factor associated with hearing loss. Braz J Otorhinolaryngol 72: 553-540.
  1. Hwang JH, Wu CC, Hsu CJ, Liu TC, Yang WS (2009) Association of central obesity with the severity and audiometric configurations of age-related hearing impairment. Obesity (Silver Spring) 17: 1796-1801.
  1. Sunkum AJ, Pingile S (2012) A clinical study of audiological profile in diabetes mellitus patients. Eur Arch Otorhinolaryngol.
  1. Cruickshanks KJ, Klein R, Klein BE, Wiley TL, Nondahl DM, et al. (1998) Cigarette smoking and hearing loss: epidemiology of hearing loss study. JAMA 279: 1715-1719.
  1. Popelka MM, Cruickshanks KJ, Wiley TL, Tweed TS, Klein BE, et al. (2000) Moderate alcohol consumption and hearing loss: a protective effect. J Am Geriatr Soc 48: 1273-1278.
  1. Olshansky SJ, Passaro DJ, Hershow RC, Layden J, Carnes BA, et al. (2005) A potential Decline in Life Expectancy in the United States in the 21st century. N Engl J Med 352: 1138-1145.
  2. Zhan W, Cruickshanks KJ, Klein BE, Klein R, Huang GH, et al. (2010) Generational differences in the prevalence of hearing impairment in older adults. Am J Epidemiol 171: 260-266.

La Cardiomiopatia dilatativa (DCM), una malattia caratterizzata da dilatazione ventricolare e disfunzione contrattile, è una delle principali cause di insufficienza cardiaca, con una prevalenza di 36,5 per 100 000 individui (Codd MB,ed Al.,1989). Diversi studi indicano che il 25% al 30% del DCM è familiare, Michels VV ,ed Al.,1992; Keeling PJ ed Al.,1995; Grünig E, ed Al.,1998, ma la definizione della posizione genomica dei loci malattia e l'identificazione di geni malattia è stata ostacolata sia dalla significativa mortalità e l'età di insorgenza tardiva di questa malattia. Tuttavia, 7 DCM loci (CMD1A - G) sono stati definiti in questa malattia geneticamente eterogenea. 9101112131415 Anche se non sono stati identificati i geni di malattia in questi loci, due geni malattia per DCM, actina e desmina, sono stati identificati da approcci genici candidati. 1617

Molte sindromi umane mostrano cuore e le orecchie anomalie in associazione con altre patologie d'organo. 18 La sindrome di Alstrom, che è stato recentemente mappata sul cromosoma 2p12 a 13, 19 provoca DCM e ipoacusia , distrofia oculare, 'obesità non. diabete insulino-dipendente 20 La Sindrome di Rosenberg causa cardiomiopatia X-linked e SNHL con iperuricemia e atassia. 18mutazioni nel tRNA mitocondri perturbano la funzione cardiaca e l'udito, 21,22,23,ma in genere hanno associato encefalomielopatia, miopatie scheletriche, e / o anomalie metaboliche; questi difetti sono ulteriormente distinti per successione matrilineare.

La scoperta della malattia cardiouditive in assenza di altre malattie è rara. L'esempio classico è Jervell e la sindrome di Lange-Nielsen, una malattia caratterizzata da sordità congenita e aritmie cardiache (sindrome del QT lungo); in particolare, in questa malattia, la struttura cardiaca è normale. Studi genetici di Jervell e la sindrome di Lange-Nielsen hanno dimostrato che le mutazioni recessive nel gene sul cromosoma 11p15.5 KVLQT1 o il gene ISK sul cromosoma 21q22.1 a 22.2 2425 causa questo disturbo.

Segnaliamo una nuova sindrome cardiouditiva  ereditaria caratterizzate da SNHL postlinguale con DCM e le mappe mostrano una  mutazione causale al cromosoma 6q23 a 24 (locus designazione CMD1J). Questo fenotipo unico fornisce vantaggi per l'identificazione di geni candidati e stabilisce un marker precoce per individuare le persone a rischio di malattia cardiaca significativa.

L'associazione tra fattori protrombotici ereditari ed  acquisiti in pazienti con improvvisa perdita dell'udito neurosensoriale e le malattie trombotiche in altri siti suggeriscono che un meccanismo multifattoriale può essere alla base della compromissione cocleare microvascolare. Indagini ematologiche, tra cui MTHFR, protrombina, piastrine, e genotipizzazione V di Leiden, può aiutare a individuare i pazienti a rischio potenziale di perdita dell'udito ricorrente e più malattie microvascolari, e potrebbe essere utilmente effettuata nelle perdite improvvise neurosensoriali idiopatiche dell'udito.

References

1.   

Petit C. Genes responsible for human hereditary deafness: symphony of a thousand. Nat Genet. 1996;14:385–391.

 CrossRefMedline

2.   

Morton NE. Genetic epidemiology of hearing impairment. Ann N Y Acad Sci. 1991;630:16–31.

CrossRefMedline

3.   

Reardon W. Genetic deafness. J Med Genet. 1992;29:521–526.

FREE Full Text

4.   

Proctor C. Diagnosis, prevention and treatment of hereditary sensorineural hearing loss. Laryngoscope. 1997;87:1–60.

5.   

Codd MB, Sugrue DD, Gersh BJ, Melton LJ. Epidemiology of idiopathic dilated and hypertrophic cardiomyopathy: a population-based study in Olmsted County, Minnesota, 1975–1984. Circulation. 1989;80:564–572.

Abstract/FREE Full Text

6.   

Michels VV, Moll PP, Miller FA, Tajik AJ, Chu JS, Discoll DJ, Burnett JC, Rodeheffer RJ, Chesebro JH, Tazelaar HD. The frequency of familial dilated cardiomyopathy in a series of patients with idiopathic dilated cardiomyopathy. N Engl J Med. 1992;326:77–82.

CrossRefMedline

7.   

Keeling PJ, Gang Y, Smith G, Seo H, Bent SE, Murday V, Caforio ALP, McKenna WJ. Familial dilated cardiomyopathy in the United Kingdom. Br Heart J. 1995;73:417–421.

Abstract/FREE Full Text

8.   

Grünig E, Tasman JA, Kücherer H, Franz W, Kübler W, Katus HA. Frequency and phenotypes of familial dilated cardiomyopathy. J Am Coll Cardiol.1998;31:186–194.

 CrossRefMedline

9.   

Messina DN, Speer MC, Pericak-Vance MA, McNally EM. Linkage of familial dilated cardiomyopathy with conduction defects and muscular dystrophy to chromosome 6q23. Am J Hum Genet. 1997;61:909–917.

Medline

10.

Olson TM, Keating MT. Mapping a cardiomyopathy locus to chromosome 3p22–25. J Clin Invest. 1996;97:528–532.

 CrossRefMedline

11.

Kass S, MacRae C, Graber HL, Sparks EA, McNamara D, Boudoulas H, Basson CT, Baker PB III, Cody RJ, Fishman MC, Cox N, Kong A, Wooley CF, Seidman JG, Seidman CE. A genetic defect that causes conduction system disease and dilated cardiomyopathy maps to 1p1–1q1. Nat Genet.1994;7:546–551.

 CrossRefMedline

12.

Durand JB, Bachinski LL, Bieling LC, Czernuszewicz GZ, Abchee AB, Yu QT, Tapscott T, Hill R, Ifegwu J, Marian AJ, Brugada R, Daiger S, Gregoritch JM, Anderson J, Quinones M, Towbin JA, Roberts R. Localization of a gene responsible for familial dilated cardiomyopathy to chromosome 1q32.Circulation. 1995;92:3384–3380.

13.

Krajinovic M, Pinamonti B, Sinagra G, Vatta M, Severini GM, Milasin J, Falaschi A, Camerini F, Giacca M, Mestroni L. Linkage of familial dilated cardiomyopathy to chromosome 9. Am J Hum Genet. 1995;57:846–852.

Medline

14.

Bowles KR, Gajarski R, Porter P, Goytia V, Bachinski LL, Roberts R, Pignatelli R, Towbin JA. Gene mapping an autosomal dominant familial dilated cardiomyopathy to chromosome 10q21–23. J Clin Invest. 1996;98:1355–1360.

Medline

15.

Siu BL, Niimura H, Osborne JA, Fatkin D, MacRae C, Solomon S, Benson DW, Seidman JG, Seidman CE. Familial dilated cardiomyopathy locus maps to chromosome 2q31. Circulation. 1999;99:1022–1026.

Abstract/FREE Full Text

16.

Olson TM, Michels VV, Thibodeau SN, Tai YS, Keating MT. Actin mutations in dilated cardiomyopathy, a heritable form of heart failure. Science..1998;280:750–752.

Abstract/FREE Full Text

17.

Li D, Tapscoft T, Gonzales O, Burch PE, Quinones MA, Zoghbi WA, Hill R, Bachinski LL, Mann DL, Roberts R. Desmin mutation responsible for idiopathic dilated cardiomyopathy. Circulation.. 1999;100:461–464.

Abstract/FREE Full Text

18.

Gorlin RJ, Toriello HV, Cohen MM, eds. Hereditary Hearing Loss and its Syndromes. New York: Oxford University Press; 1995:1–457.

19.

Collin GB, Marshall JD, Cardon LR, Nishina PM. Homozygosity mapping at Alstrom syndrome to chromosome 2p. Hum Mol Genet. 1997;6:213–219.

Abstract/FREE Full Text

20.

Michaud JL, Heon E, Guilbert F, Weill J, Puech B, Benson L, Smallhorn JF, Shuman CT, Buncic JR, Levin AV, Weksberg R, Breviere GM. Natural history of Alstrom syndrome in early childhood: onset with dilated cardiomyopathy.Pediatrics. 1996;128:225–229.

21.

Santorelli FM, Mak SC, El-Schahawi M, Casali C, Shanske S, Baram TZ, Madrid RE, DiMauro S. Maternally inherited cardiomyopathy and hearing loss associated with a novel mutation in the mitochondrial tRNA(Lys) gene (G8363A). Am J Hum Genet. 1996;58:933–939.

Medline

22.

Tranchant C, Mousson B, Mohr M, Dumoulin R, Welsch M, Weess C, Stepien G, Warter JM. Cardiac transplantation in an incomplete Kearns-Sayre syndrome with mitochondrial DNA deletion. Neuromusc Disord. 1993;3:561–566.

 CrossRefMedline

23.

Kearns TP. External ophthalmoplegia, pigmentary degeneration of the retina, and cardiomyopathy: a newly recognized syndrome. Trans Ophthal Soc UK. 1965;63:559–625.

24.

Tesson F, Denjoy I, Leibovici M, Donger C, Barhanin J, Faure S, Gary F, Coumel P, Petit C, Schwartz K, Guicheney P. A novel mutation in the potassium channel gene KVLQT1 causes the Jervell and Lange-Nielsen cardioauditory syndrome. Nat Genet. 1997;15:186–189.

 CrossRefMedline

25.

Schulze-Bahr E, Wang Q, Wedekind H, Haverkamp W, Chen Q, Sun Y, Rubie C, Hordt M, Towbin JA, Borggrefe M, Assmann G, Qu X, Somberg JC, Breithardt G, Oberti C, Funke H. KCNE1 mutations cause Jervell and Lange-Nielsen syndrome. Nat Genet. 1997;17:267–268.

 CrossRefMedline

26.

Vasan R, Larson M, Levy D, Evans J, Benjamin, E. Distribution and categorization of echocardiographic measurements in relation to reference limits the Framingham heart study: formulation of a height- and sex specific classification and its prospective validation. Circulation. 1997;6:1863–1873.

27.

Monolio TA, Baughman KL, Rodeheffer R, Pearson TA, Bristow JD, Michaels V, Abelmann WH, Harlan WR. Prevalence and etiology of idiopathic dilated cardiomyopathy (summary of a national heart, lung, and blood institute workshop). Am J Cardiology. 1992;69:1458–1466.

 CrossRefMedline

28.

Raffin M, Thornton A. QMASS Speech Audiometry. Vol I. Minneapolis, Minn: Qualitone Inc; 1988.

29.

Methods for Calculation of the Articulation Index. American National Standards Institute; 1969:S3–S5.

30.

Watkins H, MacRae C, Thierfelder L, Chou YH, Frenneaux M, McKenna W, Seidman JG, Seidman CE. A disease locus for familial hypertrophic cardiomyopathy maps to chromosome 1q3. Nat Genet. 1993;3:333–336.

CrossRefMedline

31.

Whitehead Mapping Project. Available at: http://www.genome.wi. mit.edu/index.html. Accessed February 29, 2000.

32.

Sanger Center Chromosome 6 Mapping Group Web site. Available at: http://www.sanger.ac.uk/HGP/Chr6. Accessed February 29, 2000.

33.

Genbank. Available at: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/index.html. Accessed February 29, 2000.

34.

Hidai H, Bardales R, Goodwin R, Quertermous T, Quertermous EE. Cloning of capsulin, a basic helix-loop-helix factor expressed in progenitor cells of the pericardium and the coronary arteries. Mech Dev. 1998;73:33–43.

CrossRefMedline

35.

Quaggin SE, Vanden Heuvel GB, Igarashi P. Pod-1, a mesoderm-specific basic-helix-loop-helix protein expressed in mesenchymal and glomerular epithelial cells in the developing kidney. Mech Dev. 1998;71:37–48.

CrossRefMedline

36.

Robb L, Mifsud L, Hartley L, Biben C, Copeland NG, Gilbert DJ, Jenkins NA, Harvey RP. Epicardin: a novel basic helix-loop-helix transcription factor gene expressed in epicardium, branchial arch myoblasts, and mesenchyme of developing lung, gut, kidney, and gonads. Dev Dyn. 1998;213:105–113.

CrossRefMedline

37.

Lu J, Richardson JA, Olson EN. Capsulin: a novel bHLH transcription factor expressed in epicardial progenitors and mesenchyme of visceral organs.Mech Dev. 1998;73:23–32.

CrossRefMedline

38.

O’Neill ME, Marietta J, Nishimura D, Wayne S, Van Camp G, Van Laer L, Negrini C, Wilcox ER, Chen A, Fukushima K, Ni L, Sheffield VC, Smith RJ. A gene for autosomal dominant late-onset progressive non-syndromic hearing loss, DFNA10, maps to chromosome 6. Hum Mol Genet. 1996;5:853–856.

Abstract/FREE Full Text

39.

Drici MD, Arrighi I, Chouabe C, Mann JR, Lazdunski M, Romey G, Barhanin J. Involvement of IsK-associated K+ channel in heart rate control of repolarization in a murine engineered model of Jervell and Lange-Nielsen syndrome. Circ Res. 1998;83:95–102.

Abstract/FREE Full Text

40.

Vetter DE, Mann JR, Wangemann P, Liu J, McLaughlin KJ, Lesage F, Marcus DC, Lazdunski M, Heinemann SF, Barhanin J. Inner ear defects induced by null mutation of the Isk gene. Neuron. 1996;17:1251–1264.

 CrossRefMedline

41

Capaccio P 1 , Cuccarini V , Ottaviani F , Fracchiolla NS , Bossi A , Pignataro L . Prothrombotic gene mutations in patients with sudden sensorineural hearing loss and cardiovascular thrombotic disease.

Ann Otol Rhinol Laryngol. 2009 Mar;118(3):205-10.


ESPOSIZIONE A PRODOTTI CHIMICI. I solventi organici per le loro specifiche caratteristiche chimiche e fisiche presentano una notevole affinità per il tessuto nervoso. La tossicità sul sistema nervoso centrale e periferico dei solventi organici è uniformemente accettata ed i dati al riguardo sono abbastanza concordi.
E stato dimostrato che in lavoratori esposti a solventi come toluene, tricloroetilene. xilene e stirene esiste una probabilità più elevata di sviluppo di ipoacusia neurosensoriale per le alte frequenze. rispetto ai soggetti non esposti. Inoltre i tracciati AER si caratterizzano per un incremento dei valori di latenza delle onde I, III, V, ed un aumento degli intervalli interpicco I-V e III-V

Fig I ABR e MLR in soggetti diabetici normoacusici risulta evidente l’aumento di latenza dell’onda V e la desincronizzazione del tracciato (particolarmente evidente in b) (da Martini et al, 1987).

OTOTOSSICI PROFESSIONALI

Solventi organici

I derivati del benzene (toluene, stirene, xilene) appartengono alla classe degli idrocarburi aromatici monociclici e sono assorbiti prevalentemente per via inalatoria. Non sono stati osservati effetti ototossici in tutti i lavoratori esposti a derivati benzenici, e la gravità del danno, qualora si manifesti, sembra correlata a diversi parametri tra i quali principalmente la diversa suscettibilità individuale all’azione di questi tossici.

Livello d’azione: le alterazioni isto funzionali più evidenti, conseguenti all’azione tossica dei solventi considerati, si manifestano principalmente a livello dei distretti anatomici più ricchi in lipidi, quali il sistema nervoso centrale e periferico, il fegato ed il midollo osseo, ma spiccano comunque per gravità e frequenza i disturbi del sistema nervoso e dell’epitelio stato-acustico. I disturbi audiovestibolari da inalazione dei vapori di derivati benzenici costituiscono l’iniziale e spesso unica manifestazione dell’ototossicità dei solventi organici. La complessità delle funzioni del labirinto, le sue elevate esigenze metaboliche ed energetiche e la sua discreta capacità di adattamento alle noxae chimiche spiegano perché l’area labirintica sia quella che più precocemente di ogni altra manifesta i segni di una sofferenza da agenti tossici (Pollastrini et al., 1994).

In uno studio condotto su 53 soggetti esposti cronicamente a vapori di benzene sono state valutate le alterazioni più precoci a carico delle funzioni vestibolo-oculomotorie e del sistema uditivo, conseguenti all’inalazione di derivati benzenici alle concentrazioni normalmente ammesse per l’aria degli ambienti di lavoro. I lavoratori sono stati sottoposti. oltre che ad una batteria di test vestibolari ed oculomotori, anche ad una serie di esami audiologici. Al termine dello studio i dati ottenuti dall’audiometria tonale liminare sono risultati nel range di normalità, mentre i’ audiometria vocale sensibilizzata, considerata strumento sensibile di diagnosi di lesioni corticali comprendenti la corteccia uditiva, ha evidenziato una riduzione di vario grado dell’intellegibilità in una percentuale superiore al 50% dei soggetti. In 24 soggetti le lesioni erano bilaterali mentre in 7 soggetti interessavano solo l’orecchio sinistro. Tale rilievo ha consentito di ipotizzare, come già evidenziato in passato (Larsby et al., 1980; Odkvist et ah, 1982), che nella esposizione cronica ad idrocarburi aromatici si può avere un interessamento della corteccia cerebrale, anche se lesioni del tronco encefalico possono essere alla base di risposte alterate quando vengano interessate le vie uditive. In questo studio il riflesso stapediale, ritenuto un test attendibile e sensibile per la diagnosi precoce di patologie del tronco encefalico, è risultato normale (Pollastrini et al., 1994).

Esposizioni multiple: alcuni studi condotti su animali da esperimento hanno dimostrato che gli effetti ototossici dei solventi, quando si ha un’esposizione combinata, mostrano interazioni additive, taluni sinergiche, altri antagonistiche.

Effetto sinergico con il rumore: da tempo è noto che il rumore interagisce in modo sinergico con i solventi organici nella patogenesi dell’ipoacusia (Dayal et al., 1975; Young et al., 1987).

In uno studio recente è stato dimostrato che l’esposizione contemporanea a rumore e solventi organici, anche a concentrazioni inferiori ai TLV, determina un danno uditivo (da insulto coclearie e corticale) maggiore della sola esposizione a rumore (Sliwimska-Kowalaska et al., 2001).

Toluene

Livello d’azione, caratteristiche del danno e progressione: numerosi studi hanno dimostrato insorgenza di ipoacusia ed evidenziato danni cocleari in topi esposti a toluene (Morata et aL, 1994). L’esame morfòlogico della coclea degli animali esposti ha mostrato perdita o danno delle cellule ciliate della parte basale della coclea.

In uno studio condotto su cavie esposte a bassi livelli di toluene (250, 500, 1000 ppm per 8 ore giorno, per 5 giorni/settimana, per 1-4 settimane) è stato osservato un danno uditivo conseguente ad alterazione del metabolismo energetico delle cellule ciliate, in particolare è stata osservata una diminuzione dell’attività enzimatica di succinato deidrogenasi nella regione cocleare delle medie frequenze. Tale alterazione insorge acutamente, e nonostante sia stata osservata una progressione della disfunzione uditiva da I a 4 settimane di esposizione, questi soggetti non hanno sviluppato un danno permanente, infatti non si è assistito a morte delle cellule ciliate. Questo studio evidenzia quindi un danno precoce al sistema uditivo della cavia esposta a basse dosi di toluene per deficit nel metabolismo energetico delle cellule ciliate (McWilliams et al., 2000).

In uno studio condotto su topi esposti a toluene è stato dimostrato che il danno interessa principalmente le alte frequenze (Johnson et al., 1988).

In un altro studio nel quale animali da esperimento sono stati esposti a livelli di toluene di 1750 ppm (per 6 ore/die, 5 giorni a settimana, per un mese) è stato osservato un deficit uditivo sia per frequenze di 12-14 kHz che 3-4 kHz (Books et al., 1999).

Effetto sinergico con il rumore: in uno studio trasversale sugli effetti dell’esposizione a rumore e solventi. Morata e collaboratori (1993) hanno dimostrato che esiste una interazione tra esposizione a rumore (88-98 dB) ed esposizione a toluene (100-365 ppm) nella genesi del danno uditivo. In un altro studio Morata e collaboratori (1997) hanno evidenziato che la prevalenza di ipoacusia in soggetti esposti a rumore e toluene, anche se al di sotto dei valori limite, era maggiore rispetto a gruppi di non esposti al solvente.

Altri studi hanno dimostrato che la simultanea esposizione a toluene e rumore determina un aumento della suscettibilità agli effetti uditivi di entrambi gli agenti (Morata et al.. 1994).

Relazione dose-risposta: in uno studio condotto su 193 donne non fumatrici e astemie esposte a toluene è stato dimostrato. suddividendo la casistica per classi di esposizione. che l’ipoacusia insorta in conseguenza a tale esposizione aveva un andamento dose-risposta, essendo correlata sia al tempo che all’intensità dell’esposizione (Lee-B-K et al., 1988).

Stirene

Tra i solventi organici l’ototossicità del toluene è stata spesso osservata in studi su animali.

Lo stirene è strutturalmente simile al toluene ed è ototossico per i topi.

Caratteristiche del danno e progressione: in alcuni studi è stato dimostrato che in lavoratori esposti a stirene in industrie plastiche non sono osservabili danni all’udito evidenziabili con l’audiometria; in particolare, in uno studio condotto da Sass-Kortsac e collaboratori (1995) su un gruppo di lavoratori di un’industria plastica, esposti a livelli di stirene inferiori a 50 ppm, non sono state osservate alterazioni a carico degli esami audiometrici.

E stato invece evidenziato un innalzamento della soglia uditiva in lavoratori esposti a bassi livelli di stirene.

Relazione dose-risposta: in questo studio l’innalzamento della soglia era direttamente proporzionale alla concentrazione di stirene nell’area respirabile. Inoltre è stata osservata una relazione dose-dipendente tra aumento della concentrazione di stirene nell’area respirabile, acido mandelico urinario e innalzamento della soglia uditiva.

Livello d’azione: molte sostanze ototossiche agiscono a livello dell’area cocleare corrispondente alle alte frequenze essendo questa la più suscettibile agli insulti dei farmaci.

I solventi organici, al contrario, determinano un danno iniziale che interessa le medie frequenze (Crofton et al., 1994), anche se studi condotti su animali esposti a stirene hanno evidenziato un coinvolgimento anche delle alte frequenze. Ciò ha condotto ad ipotizzare che l’ototossicità da stirene evidenzi una progressione dalle medie verso le alte frequenze (Marioka et aL, 1999).

Effetto sinergico con il rumore: esposizione a stirene e rumore hanno effetto additivo nell’insorgenza del danno acustico (Morioka et al., 1999; Morata et al., 199.3).

Tricloro etilene

Livello d’azione e caratteristiche del danno: già da tempo è stato dimostrato che l’esposizione a tricloroetilene può determinare l’insorgenza di ipoacusia neurosensoriale con coinvolgimento delle alte frequenze in lavoratori esposti, anche se alcuni studi condotti su animali da esperimento hanno evidenziato l’insorgenza di ipoacusia a livello delle medie-alte frequenze (Rebert et al., 1991).

In uno studio più recente condotto su topi esposti a livelli di tricloroetilene variabili da 400 a 3200 ppm è stato osservato un calo uditivo corrispondente alle medie frequenze negli animali esposti alle dosi più alte di tricloroetilene (Crofton et al., 1997).

Solfuro di carbonio

Caratteristiche del danno: in uno studio effettuato per valutare il potenziale contributo di test audiologici ed otoneurologici per evidenziare intossicazioni da solfuro di carbonio sono stati testati 259 lavoratori esposti a varie concentrazioni di solfuro di carbonio (da 30 a 900 mg/m3) e a livelli di rumore compresi tra 84-88 dB. I test condotti su questo gruppo hanno evidenziato un aumento di incidenza di sintomi di patologie vestibolari ed ipoacusia neurosensoriale rispetto a quelli condotti su un gruppo di lavoratori esposti agli stessi livelli di rumore ma non esposti a solfuro di carbonio.

Effetto sinergico con il rumore: numerosi studi hanno dimostrato che l’incidenza di ipoacusia è maggiore negli esposti contemporaneamente a solfuro di carbonio e rumore ed inoltre che il grado di ipoacusia è maggiore nei co-esposti rispetto agli esposti agli stessi livelli di rumore, ma non a solfuro di carbonio (Morata et al., 1994).

Monossido di carbonio

Livello d’azione e caratteristiche del danno: numerosi autori hanno ipotizzato che il meccanismo attraverso il quale il monossido di carbonio provoca un danno a livello della coclea sia di tipo ischemico o da ipossia ipossica. In uno studio compiuto su ratti acutamente esposti a monossido di carbonio, è stata osservata una buona corrispondenza tra livelli ematici di carbossiemoglobina e declino della funzione cocleare, inoltre la sede preferenziale del danno è risultata essere localizzata alle alte frequenze (Tawackoli et al., 2001).

Effetto sinergico con il rumore: numerosi studi hanno dimostrato che la simultanea esposizione a monossido di carbonio e rumore incrementa il danno uditivo di quest’ultimo. Tossico e rumore hanno effetto sinergico (Young et al., 1987; Fechter et al.. 1995; Cary et al., 1997; Morley et al., 1999).

Ciò è stato spiegato tramite l’osservazione che il rumore può indurre danno cocleare riducendo la disponibilità di ossigeno nei tessuti attraverso un aumento della richiesta metabolica, e tale effetto associato all’ipossia indotta da tossici quali il monossido di carbonio facilita l’insorgenza del danno cocleare negli esposti a rumore e monossido di carbonio (Cary et al., 1997).

Cianuri

Livello d’azione, caratteristiche del danno e progressione: nello stesso studio di Tawackoli. descritto per il monossido di carbonio, gli animali da esperimento sono stati esposti acutamente anche a cianuro di potassio. In questo caso si è osservato che il danno cocleare, dopo somministrazione di cianuro. era più precoce rispetto a quello che si è osservato dopo esposizione a CO. Anche nel caso del cianuro si è osservato un maggior coinvolgimento delle alte frequenze. E stato però ipotizzato che la somministrazione di cianuro di potassio determini una pro53

Linee guida per la formazione continua e Faccreditamento del Medico del Lavoro: rumore

gressiva distruzione della stria vascolare cocleare, interferendo con i canali di trasporto elettronico a livello di questa struttura metabolicamente attiva, mentre si ritiene che il bersaglio dell’azione ototossica del CO non sia la stria vascolare cocleare (Tawackoli et al., 2001).

Metilmercurio

Caratteristiche del danno: in topi esposti a dosi di metilmercurio di 4-8 mg/Kg è stato osservato un deficit uditivo per tutte le frequenze indagate (da 4 a 78 kHz) con maggior coinvolgimento delle alte frequenze (Books et al.. 1985).

Pesticidi

I dati riportati in letteratura circa l’ototossicità dei pesticidi sono ancora discordanti. In particolare. in un recente studio effettuato su 631 agricoltori è stata osservata una netta associazione tra deficit dell’udito e utilizzo di pesticidi. Tale risultato è però difficilmente interpretabile poiché la raccolta di informazioni sull’esatta tipologia di pesticidi utilizzati e il quantitativo è risultata difficoltosa. Inoltre l’operazione di applicazione dei pesticidi genera rumore. il che può contribuire all’ aggravamento dell’ ipoacusia (Beckett et al., 2000).

In un altro studio condotto su 9 lavoratori addetti allo spargimento di pesticidi da più di 20 anni è stato osservato un deficit uditivo conseguente a neurotossicità cronica (Horowitz et al.. 1999).

 Statistiche sulla Ototossicità

L’Ototossicità può colpire chiunque riceve un trattamento CON I  farmaci sopra elencati. Tuttavia, la probabilità di sviluppare ototossicità è altamente dipendente quale farmaco viene somministrato, alla durata dell'uso, e diversi altri fattori sottostanti, come funzione renale e l'uso di altri farmaci ototossici allo stesso tempo.

Circa il 10% delle persone che prendono antibiotici aminoglicosidici esperienza ototossicità, anche se fino al 33% è stata riportata anche in pazienti adulti, con una probabilità del 3% di tale danno sia permanente. In generale, ototossicità si verifica più comunemente negli adulti che nei bambini e neonati, dove il tasso di incidenza è di circa il 2%. Tossicità vestibolare da aminoglicosidi è documentato a verificarsi in circa il 4% dei pazienti adulti e circa il 2% dei pazienti trattati con il rapporto gentamicina perdita dell'udito.

Nei pazienti in trattamento con il cisplatino agente anti-cancro, ototossicità può verificarsi in circa il 50% dei pazienti. La velocità e la gravità di ototossicità è maggiore nei bambini e nei pazienti che hanno avuto precedente radioterapia alla testa e al collo. Circa il 60% dei bambini trattati con chemioterapia a base di platino esperienza di perdita dell'udito.

C'è una incidenza 6% e 0,7% di ototossicità dai diuretici, furosemide e acido etacrinico, rispettivamente. Fino al 1% dei pazienti riferisce ototossicità da aspirina, anche se questo si verifica più frequentemente negli anziani.

Fattori di rischio per Ototossicità

Ci sono alcuni fattori che possono mettere i pazienti ad aumentato rischio di ototossicità:

  • Dose e la durata della terapia
  • Velocità di infusione e la dose cumulativa di vita
  • Funzione renale alterata, che può portare ad un rapido accumulo del farmaco ototossico
  • La somministrazione concomitante di un altro farmaco ototossici (ad esempio aminoglicosidi e di diuretici dell'ansa)
  • Età
  • Perdita dell'udito preesistente, sordità neurosensoriale
  • L'esposizione durante la gravidanza
  • Precedente esposizione di testa e di radiazione del collo (per gli agenti chemioterapici)
  • Suscettibilità genetica
  • Storia familiare di ototossicità

Progressione dell’ Ototossicità

I sintomi di ototossicità possono verificarsi rapidamente o apparire mesi dopo la somministrazione. Spesso, nelle prime fasi, ototossicità non diagnosticata, come quando la perdita dell'udito è molto minimale o ristretta ad alti suoni acuti. E 'di solito quando la perdita dell'udito raggiunge le frequenze vocali basse che i pazienti notano nulla, e da quel momento si è già verificato un danno permanente.

Gli aminoglicosidi sono noti per la loro capacità di provocare la perdita permanente dell'udito, normalmente precedute da tinnito acuto e una graduale perdita dell'udito che inizia nelle frequenze più alte. Perdita di sensibilità vestibolare può anche essere permanente, e può causare visione del paziente di oscillare o rimbalzo.

Sintomi di aspirina e tossicità chinino sono dipendente dalla dose e sono generalmente reversibili. Essi sono caratterizzati da acufene e perdita di udito lieve. Grandi dosi di chinino, tuttavia, sono stati conosciuti per causare la perdita permanente dell'udito, in particolare nei pazienti anziani che assumono farmaci a lungo termine per i crampi alle gambe.

Gli agenti chemioterapici sono cause ben note di perdita che può essere grave e permanente dell'udito. La perdita dell'udito solito inizia come una perdita di alte frequenze in entrambe le orecchie, e progredisce ad una perdita di tutte le frequenze. La perdita dell'udito presenta come una sensazione di sentire voci soffocate. Effetti vestibolari (ad esempio perdita di equilibrio, incoordinazione, vertigini ) sono anche comuni. La perdita dell'udito si verifica in genere dopo 1-2 settimane di trattamento, anche se spesso può essere ritardata fino a 6 mesi dopo il trattamento.

Diuretici possono causare ronzio nelle orecchie o ridurre l'udito. Questo è di solito reversibile quando il trattamento viene interrotto.

Sintomi dell’ Ototossicità

I sintomi più comuni sperimentato da ototossicità sono:

  • Acufene o ronzio nelle orecchie
  • Perdita di udito bilaterale o unilaterale
  • Vertigini
  • Incoordinazione dei movimenti
  • Instabilità dell'andatura
  • Visione oscillante o rimbalzare

Come viene diagnosticata l’Ototossicità?

Diversi test audiologici sono disponibili specifici che il medico può svolgere.Essi comprendono varie udito e prove di equilibrio. Questi dovrebbero essere effettuate prima dell'inizio del trattamento con un noto agente ototossico, così come durante il trattamento e dopo l'interruzione del trattamento.

  • Tono di prova Pure conduzione aerea: Può rilevare piccolissime variazioni anche prima comparsa di acufeni, come la maggior parte agenti ototossici producono la perdita dell'udito nelle più alte frequenze per primo.La diagnosi precoce permette la modifica del trattamento prima frequenze vocali sono interessati.
  • Pure tono osso di conduzione: Utilizzato per determinare la funzione neurosensoriale.
  • Test di riconoscimento delle parole
  • Test di Romberg: prova Balance per rilevare il danno vestibolare.

Per i neonati ei pazienti criticamente malati che sono allettati o coma, test alternativi sono disponibili:

  • Emissioni otoacustiche (OAE): prevede l'utilizzo di un microfono per misurare i segnali che sono prodotte dalla coclea.
  • Risposta uditivi del tronco encefalico (ABR): Misure funzione uditiva che utilizza le risposte prodotte dal nervo uditivo e il tronco encefalico. Aiuta a differenziare sensoriale da perdita dell'udito neurale.

Prognosi dell’ Ototossicità

Come un paziente recupera da ototossicità dipende dal tipo di farmaco e la dose e la durata del trattamento. Di solito la perdita dell'udito dal trattamento con cisplatino è irreversibile, considerando che si verificano da salicilati e chinino è più spesso reversibile.

La maggior parte delle sostanze chimiche ambientali sono associati con la perdita permanente dell'udito. Mercury è stato associato a problemi di equilibrio permanente.

Se i sintomi sono diagnosticati precocemente, allora la probabilità di guarigione è molto più alta. Tuttavia, la maggior parte dei pazienti non si accorgono di eventuali variazioni significative fino a quando è troppo tardi.

Come si tratta l’Ototossicità ?

Attualmente non ci sono trattamenti disponibili per ototossicità, oltre a ritirare il farmaco non appena si sospetta la tossicità. La prevenzione è fondamentale per evitare la perdita permanente dell'udito. Quando un noto agente ototossico è prescritto, l'udito frequenti e prove di equilibrio dovrebbero essere condotte, in particolare nei pazienti che sono ad alta funzione risk.Kidney deve essere misurato prima di iniziare un farmaco ototossico.

Perdita di udito acuto spesso passa inosservato, e non è fino a quando una parola pronunciata non può essere sentito che i pazienti cercano di trattamento. A questo punto, il danno è in genere irreversibile. Questo è il motivo per test dell'udito regolari sono così importanti.

Ove possibile, i farmaci ototossici deve essere evitato, specialmente in combinazione.

I trattamenti disponibili sono volte a ridurre l'effetto del danno e ripristinare la funzione. Per ipoacusia grave e permanente, l'amplificazione usando apparecchi acustici o impianti cocleari può essere l'unica opzione di trattamento. Per ripristinare la funzione equilibrio perduto, terapia fisica può essere usato per aiutare riqualificare il cervello a sviluppare altri modi per mantenere l'equilibrio. Questo è spesso successo nei pazienti più giovani.

La ricerca ha scoperto che l'assunzione di taurina o un altro antiossidante (es. Vitamina E ) con il farmaco ototossico può essere in grado di ridurre l’ototossicità.

http://www.medindia.net/patients/patientinfo/images/hip-fracture-smoking-alcohol.jpgABUSO DI ALCOOL, FUMO DI SIGARETTA E DIETA. Nel corso di INTOSSICAZIONE ACUTA DA ETANOLO, indotta sperimentalmente nelle cavie e nel gatto. sono state riscontrate alle valutazioni uditive elettrofisiologiche. variazioni significative dei valori assoluti di latenza delle onde I. III. IV V. mentre i valori di latenza dell’onda I sono risultati più stabili. Tali alterazioni sono state attribuite da alcuni Autori all’ipotermia cerebrale indotta dall’elevata alcolemia,

Al di là dell’effetto acuto, l’alcool può determinare un danno a livello del tronco encefalo per abuso cronico.

Nel caso di etilismo cronico, vi è una maggiore compromissione delle condizioni generali del soggetto. con un coinvolgimento polifunzionale dell’organismo. fl sistema nervoso è frequentemente colpito da neuropatia periferica e centrale (es. mielinosi del ponte. encefalopatia di Wernicke). la cui patogenesi può essere attribuita ad un danno diretto o a deficit tossico-nutrizionali alcool relati, Infatti, alcuni studi in letteratura, riportano che i forti bevitori sono a rischio per lo sviluppo di ipoacusia neurosensoriale (es presbiacusia) più severa rispetto ai controlli: inoltre, in circa il 400/o dei soggetti sono stati riscontrati disturbi della velocità di conduzione centrale dello stimolo acustico all’ABR.

http://www.redorbit.com/media/uploads/2011/07/93999d5ded1ceebaa704af2d6c643890-617x415.jpgIn letteratura il ruolo del FUMO DI SIGARETTA come fattore predisponente lo sviluppo di ipoacusia è ancora dibattuto. Secondo alcuni autori può essere considerato un fattore di rischio per lo sviluppo di ipoacusia neurosensoriale (Siegelaub et al. 1974: Thomas et al., 1981; Cruickshanks et al., 1998; Starck et al., 1999). Secondo altri invece non è evidenziabile alcuna connessione tra insorgenza di ipoacusia neurosensoriale e fumo di sigaretta.

Livello d’azione, caratteristiche del danno: non solo il ruolo del fumo di sigaretta come fattore predisponente lo sviluppo di ipoacusia è ancora controverso, ma anche le ipotesi proposte per spiegare il meccanismo d’azione che può condurre ad tan danno al sistema uditivo non sono state ancora definitivamente chiarite.
A tal proposito sono stati ipotizzati danni cocleari diretti mediati dalla nicotina (Lehnhart et al., 1984). E stato inoltre suggerito che i più elevati livelli di carbossiemoglobina dei fumatori possano ridurre la disponibilità di ossigeno per l’organo del Corti (Chung et al., 1982).

Proprio recentemente, alcuni Autori hanno osservato che il fumo aumenta il rischio di sviluppare forme più severe di presbiacusia con il tempo e che tale effetto sarebbe “dose-dipendente”. più accentuato quindi nei forti fumatori, Anche un elevato indice di massa corporea sarebbe da correlarsi, secondo alcuni studi. ad un a maggiore probabilità di sviluppare forme più severe di presbiacusia.

In conclusione, uno stile di vita sano sarebbe in grado di “proteggere” contro lo sviluppo di ipoacusia neurosensoriale ( presbiacusia).  Si è visto che il fumo ha un effetto sinergico sull’insorgenza di fenomeno di Raynaud e sull’aumento della pressione diastolica. Di conseguenza è ipotizzabile che l’aggravamento del grado di ipoacusia neurosensoriale in soggetti fumatori ed esposti a rumore possa essere spiegato da cause vascolari (Starkh et al., 1999). In supporto a questa ipotesi c’è inoltre l’osservazione che il fumo aumenta il livello di PAF in LDL e HDL che può indurre allo sviluppo di aterosclerosi mediata dal fumo. Aterosclerosi prematura può inoltre essere correlata all’innalzamento dei livelli di carbossiemoglobina. La risultante formazione di placche aterosclerotiche nei vasi del sistema vertebrobasilare può indurre effetti sulla circolazione a livello cocleare. Ciò può determinare l’insorgenza di episodi ischemici e il rallentamento della circolazione cocleare, specialmente durante l’esposizione a rumore, quando la richiesta energetica cellulare a questo livello è maggiore (Starkh et al., 1999).

Fumo passivo  Collegato a perdita dell'udito nei bambini

Pubblicato il 19 settembre 2011 da Adam Bernstein

Un nuovo studio tra gli adolescenti ha trovato che l'esposizione al fumo passivo (SHS) può portare il tipo più comune di perdita dell'udito, perdita dell'udito neurosensoriale (SNHL). Questo tipo di ipoacusia in genere non può essere corretta chirurgicamente o medico.

http://thehearingprofessionals.files.wordpress.com/2011/09/second-hand-smoke-1.jpg?w=300&h=207Il fumo passivo è la combinazione di fumo rilasciata dalla combustione di prodotti del tabacco con il fumo esalato dai fumatori.Più le 7.000 sostanze chimiche sono in fumo passivo, e almeno 250 di loro sono noti per essere nocivi. Circa il 60% dei bambini americani sono esposti a questo fumo, che è stata implicata in precedenza identificato - e ora una nuova - problema di salute associati.

In un nuovo studio, Anil K. Lalwani, MD, e una squadra di New York University Langone Medical Center, hanno valutato i fattori di rischio per la perdita dell'udito senso neurosensoriale  tra 1.533 non fumatrici ragazzi dai 12 ai 19 anni che avevano partecipato al National Health and Nutrition Examination . Survey 2005-2006 I risultati appaiono nel luglio 2011 di Archives of Otolaryngology - Head and Neck Surgery .

Sulla base delle risposte degli adolescenti alle domande circa la loro salute, la storia medica, l'esposizione al fumo passivo, e ogni auto-riconoscimento di problemi di udito, nonché i risultati del test del sangue per la cotinina (un guasto nicotina-prodotto) e test dell'udito, i ricercatori hanno determinato che gli adolescenti esposti al fumo passivo hanno avuto perdita di udito più bassa e ad alta frequenza rispetto a quelli con nessuna esposizione.

Inoltre, la maggior parte (80%) dei ragazzi non si rendevano conto che avevano perso parte del loro udito. Gli esami del sangue hanno inoltre rivelato che il livello di cotinina è aumentato, così ha fatto il tasso di perdita dell'udito.

http://thehearingprofessionals.files.wordpress.com/2011/09/second-hand-smoke-2.jpg?w=300&h=190La perdita dell'udito è solitamente classificato in base al quale parte del sistema uditivo è interessato. Il tipo di perdita dell'udito valutati in questo studio, SNHL (ipoacusia neurosensoriale) si verifica quando l'orecchio interno (coclea) o channals nervosi dall'orecchio interno al cervello sono danneggiate. SNHL è il tipo più comune di perdita permanente dell'udito, e di solito non può essere chirurgico o medico corretto.

Ipoacusia neurosensoriale può essere causata da trauma cranico, una malformazione dell'orecchio interno, la malattia, i farmaci che sono tossici per il sistema uditivo, la genetica o eredità, esposti a rumori forti, e l'invecchiamento. Con SNHL, gli individui hanno una ridotta capacità di sentire i suoni deboli, e anche quando le voci sono abbastanza forte da sentire, possono essere attutito o poco chiare.

Una serie di studi hanno chiamato fumo passivo come uno dei principali problemi di salute nei bambini. Un nuovo studio di Pediatrics rileva che fumano l'esposizione aumenta il rischio di disturbi neurocomportamentali nei bambini, tra cui difficoltà di apprendimento, ADHA, e disturbi della condotta.

In una grande analisi retrospettiva dei dati provenienti da 192 paesi, i ricercatori hanno riportato in Lancet nel gennaio 2011 che in tutto il mondo, il 40 per cento dei bambini sono stati esposti a fumo passivo nel 2004, e quella dei 603.000 decessi attribuiti al fumo passivo, il 28 per cento erano bambini. I maggiori oneri di malattia sono stati associati con infezioni respiratore inferiori nei bambini di età inferiore ai 5 anni (quasi 6 milioni di casi) e asma nei bambini (651.000).

Gli autori del nuovo studio negli Archives sottolineano che "gli adolescenti che sono esposti a SHS possono avere bisogno di essere più strettamente monitorati per la perdita dell'udito", e che "dovrebbero essere istruiti sui fattori di rischio per la perdita dell'udito, come da diporto e da lavoro esposizione al rumore.

BIBLIOGRAFIA

Blanchet C, Erostegui C, Sugasawa M, Dulon D. Acetylcholine-induced potassium current of guinea pig outer hair cells: its dependence on a calcium influx through nicotinic-like receptors.  J Neurosci.1996;16:2574-2585.

Lyons RA. Passive smoking and hearing loss in infants.  Ir Med J.1992;85:111-112.

Guth PS, Norris CH. The hair cell acetylcholine receptors: a synthesis.  Hear Res.1996;98:1-8.

McCartney JS, Fried PA, Watkinson B. Central auditory processing in school-age children prenatally exposed to cigarette smoke.  Neurotoxicol Teratol.1994;16:269-276.

McFadden B, Pittman A (2008) Effect of minimal hearing loss on children's ability to multitask in quiet and in noise.Lang Speech Hear Serv Sch 39: 342-351.Maffei G, Miani P. Experimental tobacco poisoning: resultant structural modification of the cochlea and tuba acustica.  Arch Otolaryngol.1962;75:386-396.

National Center for Health Statistics.  Data from the National Health Survey: cigarette smoking and health characteristics, July 1964-June 1965.  Vital Health Stat 10.1967;34:11,

Shapiro SL. Are you smoking more but hearing less?  Eye Ear Nose Throat Monthly.1964;43:96-100.

Talaat HS, Metwaly MA, Khafagy AH, Abdelraouf HR (2014) Dose passive smoking induce sensorineural hearing loss in children?Int J Pediatr Otorhinolaryngol 78: 46-49.

Zelman S. Correlation of smoking history with hearing loss.  JAMA.1973;223:920.

Siegelaub AB, Friedman GD, Adour K, Seltzer CC. Hearing loss in adults: relation to age, sex, exposure to loud noise and cigarette smoking.  Arch Environ Health.1974;29:107-109.

Weiss W. How smoking affects hearing.  Med Times.1970;98:84-89.

+







  1.  Fabry DA, Davila EP, Arheart KL, Serdar B, Dietz NA, et al. (2011) Secondhand smoke exposure and the risk of hearing loss.Tob Control 20: 82-85.

Trauma acustico e ipoacusia professionale

Il trauma acustico cronico ed ipoacusie professionali Parole chiave : Rumore, Sordità legata al rumore, Sordità professionale, Protezione uditiva

Riconosciuta come malattia professionale fin dal 1963, la sordità professionale è legata a un'alterazione cocleare irreversibile conseguente all'esposizione prolungata a livelli sonori elevati. Di insorgenza progressiva e insidiosa, la sordità professionale si instaura in modo clinicamente evidente solo dopo vari mesi o anni di esposizione sonora, il che sottolinea l'interesse essenziale della sorveglianza audiometrica. È caratterizzata da una sordità di percezione pura, di tipo endococleare, bilaterale e simmetrica. Inizia sulle frequenze acute e predomina a queste frequenze prima di estendersi verso le frequenze medie e gravi. La sordità professionale si accompagna a una perdita della selettività frequenziale, fonte di disturbi della comprensione della parola, particolarmente evidenti in un ambiente rumoroso. La sordità, una volta instauratasi, è irreversibile: solo la parte aggiunta di affaticamento uditivo può recuperare dopo 24-48 ore di allontanamento dal rischio. L'instaurazione di una sordità professionale e il suo aggravamento avvengono a una velocità molto variabile che dipende da molti parametri, tra cui i livelli sonori e la durata dell'esposizione, l'età, l'esposizione congiunta a solventi e, infine, la suscettibilità interindividuale. Una direttiva europea (2003/10/CE), trasferita nel diritto francese nel 2006, riduce il livello di esposizione sonora quotidiana che deve portare a instaurare un piano di prevenzione a 80 dB(A) e adotta un valore limite di esposizione di 87 dB(A). Le modalità di riconoscimento delle sordità professionali sono descritte nella tabella n° 42 del regime generale di Sicurezza sociale e nella tabella n° 46 del regime agricolo (NdR: in Francia). La prevenzione delle sordità professionali si basa su misure collettive volte a ridurre il rumore alla fonte e su misure individuali, al primo posto delle quali troviamo la protezione uditiva del personale esposto.

Definizione: ipoacusia neurosensoriale bilaterale, di regola simmetrica, a seguito di rumore ad ampia banda e/o impulsivo ad azione intermittente, di mtensiti > 80 85 dB (A) con uni durita di esposizione giornalieri di 6 8 Ore (turno di lavoro) per più anni, Entità e progressione del danno uditivo dipendono dii p-ir-imetri di so riccarico (mtensiti del nimore durati delli sua azione, componenti frequenziali) così pure come dalla durata delle fasi cli intervallo (pause del rumore) e dalla sensibilità individuale,

Patogenesi: dapprima perdita delle cellule ciliate esterne, in seguito degenerazione neuronale.

Riscontri tipici: inizio della sordità sempre con caduta sulle alte frequenze (prevalente intorno ai 4kHz), più tardi vengono colpite le frequenze -to del parlato). E sempre presente recruitment (danno alle cellule acustiche esterne). Spesso sono presenti acufeni bilaterali monofrequenziali (60-70’)-

Predisposizione predisposizione a danni all orecchio interno su base genetica, dopo sordità improvvisa, dopo trattamento con farmaci ototossici, trauma; individui biondi dagli occhi chiari (carenza di melanina).

Frequenza: attività che espongono al rumore (ad es, operai metallurgici, aeroportuali, radiotelegrafisti, addetti a sala caldaia, disk jockeys, scalpellini  militari, escavatoristi, orchestrali, ecc.)

Sintomatologia: sordità binaurale progressiva, difficoltà alla comprensione in ambiente rumoroso a causa di uno spiccato recruitment, acufeni, iperacusia.

Complicanze: isolamento sociale, implicazioni psichiche a causa degli acufeni. 

neo e pro ocato esame del nistagmo di ibrazione esame del nistagmo di posizione e posizionamento).

DIAGNOSTICA

Indispensabile: O

• Anamnesi accurata, comprendente l’anamnesi Iavorativa e del tempo libero Eventualmente indagare l’entità del rumore nell’ambiente lavorativo presso il datore di lavoro o tramite la medicina del lavoro.,

• Esame obiettivo ORL completo..

• Otomicroscopia: reperto negativo.

• Esame della funzionalità uditiva: diapason, esame tonale, audiometria vocaIe, timpanometria, misura del riflesso dello stapedio, determinazione del recruitment con due indagini indipendenti l’una dall’altra (ad es. SISI tesi, audiometria con assordamento secondo Langenbeck).

• Definizione dell’acufene con soglia del rumore mascherante.

Utile in casi selezionati:

• Emissioni otoacustiche..

• ABR.

• VOG/ ENG.

• Esame della funzionalità vestibolare: occhiali di Frenzel (nistagmo spontaneo e provocato, esame del nistagmo di posizione e posizionamento)

DIAGNOSI DIFFERENZIALE

Presbiacusia, sordità idiopatica progressiva, sordità neurosensoriale ereditaria.

Sordità neurosensoriale causata da farmaci o di origine ototossica,

Sordità neurosensoriale posi-traumatica dopo contusione o commozione labirintica (ad es. dopo trauma cranio encefalico, trauma cervicale con colpo di frusta),.

Attenzione: In caso di asimmetria audiometrica tra i due lati e di reperti patologici all’esame vestibolare e/o all’ABR, deve essere sempre esclusa una Causa retrococleare della sordità (ad es.. tumore dell’angolo pontocerebellare, Sclerosi multipla)..

TARAPIA .

Terapia medica:

• Una terapia farmacologica della sordità da rumore cronica non ha alcuna possibilità di successo In tutti i casi si può fare un tentativo per ridurre gli acufeni con farmaci vasoattivi e glicocorticoidi (cfr.. terapia della sordità Improvvisa pag. 181)..

• Astensione dall’esposizione al rumore; nel caso sia necessario proseguire I attività in ambiente rumoroso si consiglia una protezione dell’orecchio (ad es. tamponi di ovatta per la protezione auricolare, tappi, cuffie).

• In caso di bisogno, applicazione di protesi acustica, mascheramento degli acufeni (pag.. 197)..

PROGNOSI

.4ttensione: dopo il termine dell’attività lavorativa che espone al rumore (cessa;IoI e della causa) la sordità da rumore non prosegue Perciò attraverso il regolare impiego di adeguati mezzi di protezione dal rumore o mediante cambio del posto di lavoro che espone al rumore può essere evitata un’ulteriore progressione del danno uditivo. Da ciò si deduce che per una sordità neurosensoriale che prosegue nonostante la cessazione dell’esposizione al rumore devono essere ricercate altre cause concomitanti!

Considerazioni

Per poter sicuramente distinguere una sordità da rumore legata all’attività lavorativa da altre cause di danno uditivo, è necessaria:
un’adeguata esposizione al rumore,
• Deve trattarsi di un’ipoacusia di tipo esclusivamente cocleare,
• Deve essersi instaurata durante il periodo di esposizione al i-umore.
e Deve essere (in linea di massima) simmetrica,
• E inoltre necessaria un’anamnesi accurata anche considerando possibili malattie otologiche pregresse, traumi cranici come pure la ricerca di una intensità di rumore sul posto di lavoro tale da determinare un danno uditivo,
Nel sospetto dell’esistenza di una sordità legata al rumore o in caso di diagnosi accertata, comunicazione di malattia professionale alla medicina del lavoro/INAIL.
Per l’accertamento e la valutazione di una sordità da rumore vanno osservate le raccomandazioni delle associazioni professionali industriali e della medicina del lavoro,

 

 

L’inquinamento acustico, analogamente a quello atmosferico, costituisce un pericolo diretto per la salute in quanto ne vengono investiti quanti ne siano casualmente esposti e non solo gli utilizzatori come nel caso ad esempio di inquinamento delle acque.

L’esposizione a rumore, oltre agli effetti uditivi che considereremo, causa disturbi anche a livello del sistema nervoso centrale, del sistema car1iovascolare, dell’apparato digerente, dell’ìpparato respiratorio e del sistema endocrino.

In tutte queste patologie il danno è rapportabile all’intensità del rumore e al di sotto di un determinato limite non esiste lesìone, fa eccezione il danno psichico da rumore, non legato all’intensità, ma al significato psicologico attribuito dal soggetto.

Tale disturbo psichico può inoltre essere poi somatizzato dal soggetto e dare adito a vere patologie organiche.
La legge 877/78 all’art. 4 riconduce nell’ambito della tutela della salute la normativa relativa all’inquinamento acustico, riservando allo Stato la fissazione dei limiti massimi di emissione.

Fra le varie cause di ipoacusia acquisita: traumatica, iatrogena, tossica ecc. l’ipoacusia da esposizione prolungata a rumore è senz’altro di gran lunga la maggiore.

Una stima degli esposti a livelli di rumore disturbante o addirittura otolesivo fa comprendere il perché tale causa sia la prevalente (Eldred 1988) (Tab. IX/l).

 

Introduzione

La sordità professionale si definisce come un'alterazione cocleare irreversibile conseguente all'esposizione prolungata a dei livelli sonori elevati derivanti dall'esercizio della professione. Questa definizione esclude le sordità per trauma sonoro acuto, che rientrano nel quadro degli incidenti sul lavoro, ma anche le lesioni uditive accidentali da esplosione o per barotrauma il cui meccanismo eziopatogenico è diverso.

La sordità professionale è riconosciuta come malattia professionale dal 1963. Le sue modalità di riconoscimento sono descritte nella tabella n° 42 del regime generale e nella tabella n° 46 del regime agricolo della Sicurezza sociale (NdR: in Francia).

Le sordità legate al rumore professionale rappresentano, su scala mondiale e per l'anno 2000, in media il 16% delle sordità dell'adulto [1]. In Francia, dopo la variazione della modalità di riconoscimento della sordità professionale nel settembre del 2003 [2], il numero di denunce tende ad aumentare (Tabella 1). La sordità professionale si situa al quarto posto tra le malattie professionali. Nel 2006 la sordità professionale rappresentava il 2,7% dell'insieme delle malattie professionali e, in un terzo dei casi, i settori di attività interessati sono la metallurgia, l'edilizia e i lavori pubblici [3].

Tabella 1 - Numero di sordità professionali (cartelle regolate). Fonte: Cassa nazionale dell'Assicurazione per le malattie dei lavoratori dipendenti, Direzione dei rischi professionali, Statistiche tecnologiche

Anno

2002

2003

2004

2005

2006

Numero di sordità professionali
Tabella 42 del regime generale della Sécurité sociale

 

543 

632 

980 

1 198 

1 132 

 

Basi fisiche e potere lesivo del rumore

Il rumore si definisce come una vibrazione acustica aleatoria che produce una sensazione uditiva spiacevole o fastidiosa. I rumori realizzano variazioni di pressione di debole ampiezza, generalmente inferiori a un bar.

 

http://www.aafp.org/afp/2000/0501/afp20000501p2749-f1.jpg


Epidemiologia

Frequenza

Stati Uniti

Secondo l'Occupational Health and Safety Administration (OSHA), a 5-10 milioni di americani sono a rischio di perdita dell'udito causata dal rumore , perché sono esposti a suoni più forti di 85 dBA in modo duraturo nel mondo del lavoro Mahboubi H ed Al.,2012. ] Quarantotto milioni di americani sono impegnati in sport di tiro, ed è la causa più comune di ipoacusia non professionale . Dobie RA.1992,.  riporta che il’,8% dei maschi americani hanno handicap per questa patologia .

Sesso

Un numero maggiore di uomini  ha una  perdita dell'udito causata dal rumore rispetto alle donne .

Età

Non esistono differenze nette tra individui giovani e meno giovani nella  predisposizione alla perdita dell'udito causata dal rumore (Dell SM, Holmes AE ,1992).

Le basi teoriche dell’ipoacusia da trauma acustico cronico

Il danno uditivo da esposizione prolungata a rumore (trauma acustico cronico) dipende da varie componenti:
- dalla quantità di energia assorbita (Burn e Robinson)

- dalla modalità temporale dell’esposizione (Subramaniam e Coll. 1993)

- dalla sensibilità individuale

La prima difficoltà incontrata sta nel determinare le quantità e modalità di assorbimento dell’energia rumore e di conseguenza determinarne i potenziali effetti lesivi.

Per la misura del rumore il contenuto di energia (dine/cm2) non avrebbe significato biologico poiché, non valutando tale quantizzazione il peso delle varie frequenze, non infornerebbe circa l’influenza biologica dell’esposizione.
La soluzione adottata è di misurare il rumore opportunamente filtrato, per dare ad ogni frequenza il giusto peso e cioè il peso dato dal filtro “orecchio umano”. Questa unità di misura è il dB(A) in cui il filtro adottato ha l’andamento dell’isofonica 40 dB (Fig. 1/4).

Per accertare la lesività di un rumore, non si può però considerare unicamente la sua intensità e la sua componente spettrale, ma si deve necessariamente considerare anche la sua durata.

Basi fisiche e potere lesivo del rumore

Il rumore si definisce come una vibrazione acustica aleatoria che produce una sensazione uditiva spiacevole o fastidiosa. I rumori realizzano variazioni di pressione di debole ampiezza, generalmente inferiori a un bar.

 

 

Differenti tipi di rumore

Sono distinti tipicamente:

 

• i rumori continui, tra cui i rumori fluttuanti e stabili, a seconda che le loro variazioni di intensità siano superiori o inferiori a 2 dB;

 

• i rumori intermittenti, di durata di solito superiore al secondo;

 

• i rumori impulsivi, di durata inferiore al secondo. Fra di essi si distinguono i rumori impulsionali la cui durata è inferiore ai 300 ms e che sono caratterizzati essenzialmente dal loro livello di iperpressione, o livello di cresta.

 

Potere lesivo dei rumori

Intensità e durata dell'esposizione sonora

Dal momento che i livelli sonori sono espressi secondo una scala logaritmica, il livello di rumore globale di due sorgenti sonore equivalenti corrisponde a un aumento di 3 dB del livello sonoro di una delle due sorgenti considerate isolatamente.

 

Il contenuto energetico di un rumore associa al tempo stesso livello sonoro e durata di esposizione. Secondo il principio di isoenergia, due rumori che veicolano la stessa energia acustica hanno un potere lesivo analogo. Al di fuori dei rumori impulsionali e dei rumori di intensità molto forte, quando il livello sonoro medio si raddoppia il tempo di esposizione deve essere diviso per due perché l'energia acustica globale o «dose» di rumore resti costante [Institut National de Recherche et de Sécurité (INRS). 20084]. Così, a titolo d'esempio, un'esposizione sonora a 80 dB(A) durante una giornata intera di 8 ore di lavoro equivale a un'esposizione sonora a 83 dB(A) per 4 ore o a un'esposizione sonora a 86 dB(A) per 2 ore o, ancora, a un'esposizione sonora a 89 dB(A) per 1 ora di lavoro (Tabella 2 ). Tuttavia, se il livello sonoro è molto elevato e raggiunge o supera i 130 dB(A), ogni esposizione, anche di durata molto breve, è potenzialmente pericolosa per l'orecchio interno [4].

 

Tabella 2 - Livelli sonori continui equivalenti e durate massime di esposizione corrispondenti che permettono di non superare un'esposizione sonora giornaliera di 80 dB(A)

Livelli sonori continui equivalenti in dB(A) 

Durate giornaliere di esposizione che conducono a una dose sonora ricevuta equivalente a quella di un'esposizione sonora giornaliera di 80 dB(A) 

80 

8 ore 

83 

4 ore 

86 

2 ore 

89 

1 ora 

92 

30 min 

95 

15 min 

98 

7 min 30 s 

101 

3 min 45 s 

104 

1 min 52 s 

107 

56 s 

 

 

Composizione frequenziale dei rumori

Per tenere conto della sensibilità variabile dell'orecchio umano a seconda della frequenza considerata e per valutare il rischio uditivo, i livelli sonori sono misurati in funzione di una ponderazione A, ovvero in dB(A). Per valutare gli effetti dell'esposizione a suoni forti si usa la ponderazione C o dB(C).

 

A intensità e durata uguali, un rumore di composizione spettrale stretta è più nocivo di un rumore a largo spettro, poiché il suo contenuto energetico si scarica su un segmento elettivo della coclea anziché ripartirsi su tutta la sua lunghezza. A causa della funzione di trasferimento dell'orecchio esterno e dell'orecchio medio le basse frequenze sono tollerate molto meglio delle frequenze medie ed elevate: è in effetti per queste ultime che l'energia sonora è trasmessa in modo ottimale dall'ambiente esterno all'orecchio interno. Questo concetto permette di spiegare, almeno in parte, lo scotoma percettivo centrato su 4 kHz, caratteristico delle sordità professionali [Dancer A.  2000;5, Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. 2007 6].

 

Carattere del rumore: continuo, fluttuante o impulsionale

A dosi di «rumore equivalente», un rumore intermittente è meno pericoloso per l'udito rispetto a un rumore continuo. Per tenere conto delle fluttuazioni, i livelli sonori per un dato periodo sono valutati con un «livello continuo equivalente». I rumori impulsionali sono più pericolosi per l'orecchio interno rispetto ai rumori continui a causa di livelli di cresta elevati [6]. Il principio di isoenergia può essere ritenuto meno valido in occasione dell'esposizione a rumori intermittenti, ma soprattutto in caso di esposizione a rumori impulsionali. In effetti, in quest'ultimo caso una sola esposizione può provocare lesioni cocleari definitive.

 

Valutazione dell'esposizione sonora professionale

Due parametri regolamentati permettono di valutare la «dose di rumore» ricevuta dal personale nell'ambiente quotidiano di lavoro:

 

• il livello di esposizione sonora giornaliera, o Lex,8h, espresso in dB(A), che è la media ponderata nel tempo dei livelli di esposizione al rumore per una giornata lavorativa nominale di 8 ore;

 

• il livello di pressione acustica di cresta, o Lpc, espresso in dB(C), che corrisponde al valore massimale della pressione acustica istantanea osservato per un periodo di tempo e che permette di tenere conto del carattere impulsionale del rumore.

 

Meccanismi fisiopatologici delle sordità legate al rumore

La coclea, e più particolarmente l'organo di Corti con le sue cellule ciliate, è il bersaglio privilegiato delle aggressioni sonore [Heinrich U.R., Feltens R. 2006 7].

 

Lesioni meccaniche

La lesione morfologica cellulare più precoce, responsabile di un aumento temporaneo delle soglie uditive, è rappresentata dalla rottura dei ponti che uniscono le stereociglia delle cellule ciliate e dalla loro riorganizzazione attraverso i meccanismi di riparazione dei ciuffi ciliari e la disconnessione e, quindi, il ripristino del contatto intercorso tra le stereociglia e la membrana tectoria [Heinrich U.R., Feltens R. 2006 7].

 

Nell'organo di Corti sono le cellule ciliate esterne (CCE) a essere più sensibili alle aggressioni sonore [Saunders J.C. e Coll. 1985 8]. L'esposizione di lunga durata della coclea umana ai rumori industriali comporta la distruzione della grande maggioranza delle CCE e, in grado minore, delle cellule ciliate interne (CCI) [Rask-Andersen H. e Coll.,2000 9]. Sono le CCE situate a livello del giro basale della coclea (regione che codifica per le alte frequenze) a essere le più vulnerabili [Rask-Andersen H. e Coll.,2000 9]. Una perdita totale delle CCE legata all'esposizione al rumore è responsabile di un aumento delle soglie uditive dell'ordine di 50 dB (la sensibilità uditiva rimanente è sotto il controllo delle CCI), di un fenomeno di reclutamento e di una perdita di selettività frequenziale con disturbi della comprensione nel rumore [Moore B. ,2007 10].

 

Lesioni metaboliche

Le lesioni metaboliche dipendono da diversi meccanismi, in particolare ionici, ischemici, eccitotossici e ossidativi [Tomasi M., Gal M. ,2007 11].

 

Lesioni sinaptiche ed eccitotossicità

Immediatamente dopo l'esposizione a un rumore continuo intenso, si osserva una liberazione eccessiva di glutammato nello spazio sinaptico, all'interfaccia tra le CCI e i dendriti dei primi neuroni della via uditiva. Si tratta del fenomeno di eccitotossicità glutammatergica [Puel J.L. e Coll. 1998 12]. Il meccanismo di riparazione sinaptica che si innesca in seguito è in parte responsabile sia dell'aumento temporaneo sia del recupero delle soglie uditive nei primi giorni che seguono un trauma sonoro [Puel J.L. e Coll. 1998 12].

Radicali liberi e stress ossidativo [Henderson D., e Coll.2006;13, Talaska A.E., Schacht J. ,2007  14]

Ogni trauma sonoro di forte intensità espone l'organo di Corti allo stress ossidativo e a un'iperproduzione di radicali liberi derivati dell'ossigeno [Henderson D. e Coll.200613]. Le speci reattive dell’ossigeno (ROS) sono radicali liberi o altre molecole prodotte in continuazione dal metabolismo tessutale, particolarmente nei mitocondri. La concentrazione ditali metaboliti viene tenuta sotto controllo da diversi antiossidanti endogeni, perché una concentrazione eccessiva è citotossica, data la loro affinità a reagire con lipidi, proteine e DNA cellulari, Molte ricerche sperimentali hanno dimostrato che nel sistema uditivo, i tassi di ROS e di antiossidanti endogeni risultano più elevati in seguito a sovrastimolazione, e d’altra parte che la somministrazione di anti-ossidanti esogeni (acetil-cisteina) esercita un’azione protettiva nei confronti della sordità indotta da rumore  I radicali liberi sembrano svolgere un ruolo nelle alterazioni uditive legate ai disturbi sonori nell'ambiente industriale [Kaygusuz I. e Coll.2001 15]. Le CCE sono le più vulnerabili all'effetto dei radicali liberi [Sha S.H. e  Coll.2001 16].

Figure 3 Prx3 siRNA reduces Prx3 expression in OHCs and increases hearing loss in vivo.

Mitocondriale perossiredossina 3 Regola la sopravvivenza delle cellule sensoriali della coclea

 

 

Disturbi ionici

I disturbi ionici calcici intracellulari, osservati a livello delle CCE dopo un trauma sonoro, sarebbero responsabili della produzione di radicali liberi e potrebbero essere la condizione preliminare allo sviluppo di una sordità legata al rumore [Heinrich U.R., Feltens R. 2006 7].

 Alterazioni cito-neurali

Alti livelli di rumore causano anche un rigonfiamento e rottura dei terminali dendritici delle fibre nervose afferenti. Questa è la manifestazione di una condizione eccito-tossica mediata dal neurotrasmettitore glutammato delle cellule cigliate interne La sovrastimolazione produce il rilascio di grandi quantità di glutammato negli spazi sinaptici, che tendono a saturare i recettori post-sinaptici: la conseguenza è una iper-attivazione dei dendriti cui si associa un influsso eccessivo di ioni Ca++, che in definitiva li fa rigonfiare. Come risultato si ha la completa rottura della sinapsi citoneurale fra cellule cigliate interne e fibre afferenti.

Alterazioni della stria vascolare

La coclea è riccamente vascolarizzata da una rete lungo il ganglio spirale e dalla stria vascolare, La sovrastimolazione con rumore causa un rigonfiamento della stria vascolare, cui segue la perdita degli elementi cellulari dello strato intermedio. Di conseguenza. il flusso ematico nella stria vascolare si riduce, proporzionalmente all’intensità del rumore e alla durata dell’esposizione. ed una riduzione di flusso ematico porta inevitabilmente ad un danno dei tessuti cocleari, per l’ipossia, il ridotto apporta energetico. e I’ accumulo di cataboliti

Morte cellulare

La morte cellulare è il risultato di due processi. l’apoptosi e la necrosi (Fig 30) L’apoptosi è un processo controllato, la cui funzione è l’eliminazione selettiva delle cellule che non funzionano, salvaguardando tessuti circostanti. L’apoptosi si svolge attraverso una serie di processi biochimici a cascata, la cui regolazione è affidata al controllo genetico della cellula, La necrosi è un processo passivo e meno selettivo, che comporta una rottura disorganizzata delle cellule, come quello che si verifica in seguito ad un violento sovraccarico meccanico, o ad improvvisa ischemia o ad intossicazione acuta, Il contenuto delle cellule si libera nello spazio extracellulare, facilitando l’innesco di reazioni infiammatorie. Nel sistema uditivo non è molto evidente che l’apoptosi abbia un ruolo significativo, fatta esclusione che durante il periodo di sviluppo pre-perinatale, dove i due meccanismi potrebbero funzionare insieme,

 

Organo Normale di Corti

Rumore indotto perdita dell'udito

Scansione al microscopio elettronico che mostra la normale organizzazione dell'organo del Corti. View è della membrana apicale della sola fila di cellule ciliate interne (in alto) e 3 file di OHC (in basso). Si noti la disposizione ordinata di stereociglia.

Di sruption di IHC stereocilia e la perdita di OHC nel giro basale della coclea in seguito all'esposizione al rumore (90 dBA di rumore per 8 ore), sei mesi prima. Questo danno ha prodotto una perdita uditiva profonda.

 

 

 

Conseguenze funzionali dell'esposizione al rumore

Conseguenze uditive del rumore

Derivano dall'introduzione nella coclea di una quantità di energia sonora che supera le sue capacità di tolleranza.

 

Adattamento uditivo

L'adattamento uditivo è un adattamento fisiologico che corrisponde a una diminuzione della sensibilità dell'orecchio durante la stimolazione e che si interrompe con essa. Il fenomeno dell’adattamento — tipico di tutti gli apparati sensoriali — consiste in una variazione della sensibilità uditiva a seguito di una stimolazione acustica.

Esso è considerato un meccanismo protettivo sia periferico, per intervento del riflesso stapediale (che si innesca per attenuare soprattutto le frequenze gravi, quando superano l’intensità di 80 dB). sia centrale, attraverso la via acustica discendente che, per via neurotrasmettitoriale. si ritiene possa esercitare un’azione modulatrice sul potenziale di membrana delle cellule cigliate.

Da studi compiuti da Ricci e Colletti risulta evidente che l’attivazione del muscolo stapedio consente un’attenuazione massima dell’input sonoro alla coclea di circa 25 dB per le frequenze medio-gravi (125-1.000 Hz), mentre è minima per le frequenze acute (fig. 8.1).283

Questo dato sperimentale sta ad indicare che la protezione del riflesso stapediale è limitata alle frequenze medio-gravi e pertanto spiega la compromissione delle frequenze acute nel traumatismo sonoro cronico,

 

Affaticamento uditivo

L'affaticamento uditivo è caratterizzato da un aumento temporaneo delle soglie uditive (temporary threshold shift [TTS]) che persiste per un tempo limitato dopo la fine dell'esposizione sonora. È in funzione dell'intensità del rumore, della sua durata di esposizione, ma anche della sua composizione frequenziale [Dancer A.  2000 5]. L'ampiezza del TTS aumenta in media di 6 dB ogni volta che la stimolazione sonora raddoppia. Tuttavia, quando l'esposizione sonora supera un livello critico, e in particolare per i rumori impulsionali, l'aumento del TTS accelera assai fortemente ed esiste il rischio di una perdita uditiva definitiva anche dopo un'esposizione singola e isolata.

 

Fatica uditiva patologica

Quando la fatica uditiva si prolunga oltre 16 ore si innesca un processo di fatica patologica con una deriva di soglia permanente PTS (Permanent Threshold Shift).

Appare evidente, infatti, che se il recupero uditivo di un lavoratore non è totale allo scadere delle 16 ore di riposo acustico, si verificherà un deterioramento progressivo e permanente del suo udito per la somma della fatica residua con la nuova fatica derivante dalla successiva esposizione alla rumorosità dell’ambiente lavorativo.

In questa fase del decadimento uditivo si instaura un ingravescente danno irreversibile del neuroepitelio, per sollecitazioni abnormi prevalentemente meccaniche.

Fig. 8.4 Fatka uditiva fisiologica con recupero totale entro 16 ole (linea continua), ftttka uditivo patologica on ìecupeìo par:iale entro 16 ote (linea trattegtiata) (Da Werlu::i e ColI riprodu:ione alttori.ata, oet a citata)

 

Perdite uditive permanenti

L'esposizione prolungata a dei livelli sonori eccessivi può essere fonte di lesioni uditive irreversibili con un aumento permanente delle soglie uditive (permanent threshold shift [PTS]). Dal momento che i livelli sonori e la durata di esposizione sono interdipendenti, si ammette che la gravità delle perdite uditive definitive è legata alla quantità di energia acustica ricevuta dall'orecchio. La normativa ISO 1999: 1990 [17] esprime, in maniera statistica, il rischio di innalzamento permanente delle soglie uditive in funzione del livello dell'esposizione sonora quotidiana e della durata dell'esposizione.

 

Interazioni tra affaticamento uditivo e perdite uditive permanenti

Affaticamento uditivo (TTS) e perdite uditive definitive (PTS) sembrano dipendere da meccanismi istopatologici differenti [Dancer A.  2000 5, Nordmann A.S.e Coll. 2000 18]. I processi che sottendono la produzione di TTS con un'esposizione moderata al rumore non portano necessariamente alla comparsa di un PTS [Nordmann A.S.e Coll. 2000 18]. Peraltro, dopo 24 ore di esposizione al rumore esiste meno variabilità nell'importanza dei TTS che in quella dei PTS [Nordmann A.S.e Coll. 2000 18]. Così, ogni tentativo di predizione delle perdite uditive a partire dalla misura dell'affaticamento uditivo in un dato soggetto appare vano [Dancer A.  2000 5]. Un'esposizione sonora equivalente può creare un TTS in un soggetto e un PTS in un altro [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. 2007 6]. Ciò sottolinea la grande differenza interindividuale della vulnerabilità dell'orecchio interno nei confronti dell'esposizione sonora [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. 2007 6].

 

Ruolo del sistema di protezione fisiologica dell'orecchio

L'orecchio dispone di meccanismi di protezione contro i rumori di livello elevato. A livello dell'orecchio medio la contrazione riflessa del muscolo della staffa garantisce un'azione di protezione dell'orecchio interno, soprattutto alle basse frequenze. Tuttavia, a causa della sua latenza il riflesso stapedio non può proteggere l'orecchio contro i rumori impulsionali e la sua affaticabilità non gli permette di assicurare la sua azione di protezione al di là di alcuni minuti. A livello dell'orecchio interno, il sistema efferente olivococleare mediale, per il suo effetto modulatore sui meccanismi attivi delle cellule ciliate esterne, potrebbe avere un ruolo nella protezione delle strutture cocleari nei confronti dei traumi sonori [Maison S.F., Liberman M.C.  2000 19].

 

Effetti extra-uditivi del rumore

Il rumore può essere responsabile di effetti nefasti extra-uditivi, anche per livelli sonori e durate di esposizione insufficienti per provocare una sordità. Il rumore disturba la comunicazione verbale ed esercita un effetto di maschera sui segnali sonori di allarme [Maison S.F., Liberman M.C.  2000 20]. Il rumore può essere fonte di affaticamento, di stress, di disturbi del sonno e, addirittura, di disturbi cardiovascolari, al primo posto dei quali si trova l'ipertensione arteriosa [Maison S.F., Liberman M.C.  2000 20]. Modificando la ripartizione delle risorse di attenzione, il rumore può essere responsabile di un restringimento del campo visivo periferico [2 Maison S.F., Liberman M.C.  2000 0]. Anche a deboli intensità, il rumore può essere responsabile di disturbi dell'attenzione e della vigilanza che aumentano il rischio di incidenti sul lavoro [4, Maison S.F., Liberman M.C.  2000 20].

Le lesioni anatomiche cocleari da trauma acustico cronico
Il danno da esposizione a rumore si manifesta a livello del neuroepitelio cocleare.
Va distinto un danno da esposizione prolungata ad intensità inferiore ai 115 dBA circa ed un danno da esposizione, anche breve, ma a livelli espositivi maggiori.
Logicamente i riscontri anatomo-patologici sperimentali da assordamento nei piccoli mammiferi mostrano i danni causati da tale ultimo tipo di stimolo, più semplice da sperimentare.
Tale tipo di danno evidenzia una distruzione che interessa massivamente le cellule cigliate interne e meno le esterne, con danno maggiore a carico della fila più interna (Fig. IX/4).
Fig. 1X14
Giro basale di cavia esposta a 2000 Hz a 130 dB SPL per 2 ore ed esaminata dopo 3 mesi Da Soudijn modificata. IHC sede delle CCI sostituite da cellule di supporto con superfice ricoperta da microvilli OHC prima fila delle CCE assai danneggiata con fusione delle stereociglia, nella seconda e terza fila si osserva mancanza di alcune cellule (S)
Per avere descrizioni anatomo-patologiche di danni cocleari da esposizione prolungata per anni e da stimoli superiori a 85 dBA e inferiori a 115 dBA bisogna rivolgersi a riscontri autoptici.

Vengono descritte in base all’energia dello stimolo in anamnesi, danni minori consistenti in lesioni ristrette al polo sensoriale delle CCE con fenomeni di gigantismo e di confluenza ciliare, reazioni comuni a varie noxae e legate a modificazioni biochimiche cellulari (Bredberg 1973 — Ades e ColI 1974— Engstrom e Engstrom 1979).

Con livelli di stimolo più forti anche il soma cellulare subisce l’effetto lesivo, presentando rigonfiamento diffuso, vescicole endoplasmatiche e aumento dei corpi di Hensen unitamente a segni di sofferenza mitocondriale e della cromatina nucleare.

Per suoni più intensi si ha distruzione cellulare con espulsione nello spazio endolinfatico della cellula e modificazioni reattive delle cellule di sostegno vicine.

Sono però le sole cellule ciliate esterne in caso di esposizione prolungata ai livelli considerati ad essere danneggiate (Spoendlin 1976 — Mc Gui e Schuknecht 1976— Lim e Melnick 1971).

 Ancora tutti i ricercatori sono concordi nell ‘affermare una tonotopicità del danno che mostra regione elettiva fra 3 e 13 mm dalla finestra rotonda area deputata alla ricezione delle frequenze attorno a 4000 Hz.
Interessante l’osservazione di Hawkins e Johnson (1976) che evidenziavano in scimmie sottoposte a trauma acustico prolungato oltre alla classica lesione tonotopica una ulteriore sede di danno delle CCE a livello iuxtafenestraie, sede di percezione per frequenze assai più acute.


A tale osservazione istologica corrisponde analoga osservazione audiometrica rilevando le soglie per le frequenze 8000-16000.


Nonostante l’affidabilità dei nuovi trasduttori per alte frequenze (HDA 200) il rilievo di una soglia a tali frequenze comporta sensibile variabilità legata al volume del condotto e all’età per cui la tecnica non può essere considerata a livello clinico anche se parrebbe sufficiente per un indagine per decadi d’età.
Tale ricerca ha evidenziato (Precerutti e Coli. 1999) che sia in caso di ipoacusia da trauma acustico che in caso di ipoacusia percettiva in pendenza sugli acuti, la perdita maggiore nell’ambito HF avviene alla frequenza 14.000 Hz (Fig. 1X15) e solo con l’età tende ad appianarsi e divenire isometrica pantonale, nella presbiacusia invece la perdita è già inizialmente in pendenza progressiva verso gli acuti.
Pure nell’ipoacusia da ototossici è stata evidenziata analoga perdita a 14000 (Dreschler e Coli 1989) e ciò farebbe supporre che la morfologia del deficit con dip a 14.000 Hz sia una morfologia comune alle noxae agenti a livello neurosensoriale confermando nel frattempo la natura non da lesione neurosensoriale della presbiacusia che ha diverso comportamento.


Unica differenza della morfologia della soglia in caso di ipoacusia da trauma acustico parrebbe, almeno nei casi da noi esaminati, il comportamento della frequenza 8000 Hz, particolarmente resistente nel trauma acustico, restando a lungo conservata fra le 2 frequenze interessate:

4000 e 14.000 (Fig. IX/6).

Conseguenze funzionali dell'esposizione al rumore

Conseguenze uditive del rumore

Derivano dall'introduzione nella coclea di una quantità di energia sonora che supera le sue capacità di tolleranza.

Adattamento uditivo

L'adattamento uditivo è un adattamento fisiologico che corrisponde a una diminuzione della sensibilità dell'orecchio durante la stimolazione e che si interrompe con essa.

Affaticamento uditivo

L'affaticamento uditivo è caratterizzato da un aumento temporaneo delle soglie uditive (temporary threshold shift [TTS]) che persiste per un tempo limitato dopo la fine dell'esposizione sonora. È in funzione dell'intensità del rumore, della sua durata di esposizione, ma anche della sua composizione frequenziale [5]. L'ampiezza del TTS aumenta in media di 6 dB ogni volta che la stimolazione sonora raddoppia. Tuttavia, quando l'esposizione sonora supera un livello critico, e in particolare per i rumori impulsionali, l'aumento del TTS accelera assai fortemente ed esiste il rischio di una perdita uditiva definitiva anche dopo un'esposizione singola e isolata.

Perdite uditive permanenti

http://personal.cityu.edu.hk/~bsapplec/Fire/Image302.gifL'esposizione prolungata a dei livelli sonori eccessivi può essere fonte di lesioni uditive irreversibili con un aumento permanente delle soglie uditive (permanent threshold shift [PTS]). Dal momento che i livelli sonori e la durata di esposizione sono interdipendenti, si ammette che la gravità delle perdite uditive definitive è legata alla quantità di energia acustica ricevuta dall'orecchio. La normativa ISO 1999: 1990 [17] esprime, in maniera statistica, il rischio di innalzamento permanente delle soglie uditive in funzione del livello dell'esposizione sonora quotidiana e della durata dell'esposizione.

 

Permanent Threshold Shift (PTS) with Increasing Years of Exposure

Interazioni tra affaticamento uditivo e perdite uditive permanenti

Affaticamento uditivo (TTS) e perdite uditive definitive (PTS) sembrano dipendere da meccanismi istopatologici differenti [5, Nordmann A.S., Bohne B.A., 2000 18]. I processi che sottendono la produzione di TTS con un'esposizione moderata al rumore non portano necessariamente alla comparsa di un PTS [Nordmann A.S., Bohne B.A., 2000 18]. Peraltro, dopo 24 ore di esposizione al rumore esiste meno variabilità nell'importanza dei TTS che in quella dei PTS [Nordmann A.S., Bohne B.A., 2000 18]. Così, ogni tentativo di predizione delle perdite uditive a partire dalla misura dell'affaticamento uditivo in un dato soggetto appare vano [5]. Un'esposizione sonora equivalente può creare un TTS in un soggetto e un PTS in un altro [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. 2007 6]. Ciò sottolinea la grande differenza interindividuale della vulnerabilità dell'orecchio interno nei confronti dell'esposizione sonora [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. 2007 6]. E 'stato suggerito che otoemissioni acustiche, in particolare le emissioni otoacustiche transitorie evocato (TEOAE), possono essere più sensibili nella valutazione delle modifiche alla coclea provocato dal rumore di toni puri audiometria (PTA). Lo scopo dello studio era di confrontare turni soglia temporanee alle variazioni TEOAE seguente un'esposizione di sei ore a rumore industriale all'intensità di 85-97 dB (A). Trentadue lavoratori di sesso maschile di una fabbrica di metallo sono stati proiettati. TEOAE, PTA e timpanometria sono stati inclusi nella batteria di test dell'udito. Entrambi, PTA e TEOAE hanno mostrato significativa riduzione a causa di esposizione al rumore, ma è stata trovata alcuna correlazione tra turni soglia temporanei e diminuzioni sia a livello TOAE generale o il livello di emissioni otoacustiche nelle bande di frequenza. I nostri risultati confermano l'elevata sensibilità delle TEOAE a breve esposizione al rumore industriale. Questo studio può raccomandare questa misura come un metodo di valutazione per TTS condizioni per l'udito fini del programma di conservazione, oltre a toni puri audiometria.

Ruolo del sistema di protezione fisiologica dell'orecchio

L'orecchio dispone di meccanismi di protezione contro i rumori di livello elevato. A livello dell'orecchio medio la contrazione riflessa del muscolo della staffa garantisce un'azione di protezione dell'orecchio interno, soprattutto alle basse frequenze. Tuttavia, a causa della sua latenza il riflesso stapedio non può proteggere l'orecchio contro i rumori impulsionali e la sua affaticabilità non gli permette di assicurare la sua azione di protezione al di là di alcuni minuti. A livello dell'orecchio interno, il sistema efferente olivococleare mediale, per il suo effetto modulatore sui meccanismi attivi delle cellule ciliate esterne, potrebbe avere un ruolo nella protezione delle strutture cocleari nei confronti dei traumi sonori [Maison S.F., Liberman M.C. ,2000 19].

http://www.masseyeandear.org/gedownload!/charlie5.jpg?item_id=1130015

Caption:The efferent innervation of cochlear hair cells and sensory neurons, as revealed by immunostaining for vesicular acetylcholine transporter (synaptic terminals: green) and neurofilament 200 (axons: red).

Effetti extra-uditivi del rumore

Il rumore può essere responsabile di effetti nefasti extra-uditivi, anche per livelli sonori e durate di esposizione insufficienti per provocare una sordità. Il rumore disturba la comunicazione verbale ed esercita un effetto di maschera sui segnali sonori di allarme [Floru R., Cnockaert J.C. ,1994 20]. Il rumore può essere fonte di affaticamento, di stress, di disturbi del sonno e, addirittura, di disturbi cardiovascolari, al primo posto dei quali si trova l'ipertensione arteriosa [Floru R., Cnockaert J.C. ,1994 20]. Modificando la ripartizione delle risorse di attenzione, il rumore può essere responsabile di un restringimento del campo visivo periferico [Floru R., Cnockaert J.C. ,1994 20]. Anche a deboli intensità, il rumore può essere responsabile di disturbi dell'attenzione e della vigilanza che aumentano il rischio di incidenti sul lavoro [Institut National de Recherche et de Sécurité (INRS). 2008 4, Floru R., Cnockaert J.C. ,1994 20] Nei bambini, l'esposizione cronica rumore degli aerei danneggia la comprensione della lettura e la memoria a lungo termine e può essere associata ad aumento della pressione sanguigna.. C'è buona evidenza, in gran parte da studi di laboratorio, che l'esposizione al rumore altera le prestazioni 9 Loeb M. Noise and Human Efficiency. Chichester: Wiley, 1986

Aspetti clinici

Sintomatologia funzionale e circostanze di scoperta

I disturbi funzionali legati a una sordità professionale possono essere molto a lungo assenti o discreti, mentre esiste già una perdita uditiva che interessa le frequenze acute. Una lesione uditiva professionale è constatata o nell'ambito dello screening in un paziente asintomatico o di fronte a un disturbo uditivo associato o meno ad acufeni.

Esami funzionali uditivi

Audiometria tonale preliminare

L'esame audiometrico rivela la presenza di una sordità di percezione, bilaterale e simmetrica, predominante sulle frequenze acute con, allo stadio iniziale, un'incisura tipica a V incentrata su una delle frequenze acute: 3, 4 o 6 kHz [Chen J.D., Tsai J.Y. 2003 21]. Con il proseguimento dell'esposizione sonora, questa incisura si allarga sia verso le frequenze più alte sia verso le più basse [ May J.J., 2000 ]. Questa audiometria tonale liminare, che è l'esame di riferimento, deve essere eseguita 24-48 ore dopo la cessazione del rischio sonoro e, quando si ipotizza una dichiarazione di sordità professionale, si esige una sospensione dell'esposizione al rumore lesionale di almeno 3 giorni [Institut National de Recherche et de Sécurité (INRS). Décret n°2003 2]. Questo riposo è indispensabile per evitare la perturbazione degli esami audiometrici a causa dell'affaticamento uditivo, che è rapidamente reversibile e che non supera i 20 dB [Duclos J.C., Prost G.,1991].

Grazie alla sua sensibilità, la perdita uditiva media calcolata su 3, 4 e 6 kHz funge da indicatore precoce di allarme per una popolazione esposta al rumore in modo prolungato [Norme NF S31-013.1985; Thiery L., Meyer-Bisch C. 1988].

 

http://www.em-consulte.com/templates/common/images/articles/Quotes.png

Punto importante

La sordità professionale è legata a una lesione cocleare che si caratterizza per:

• la sua comparsa progressiva e insidiosa;

• la sua bilateralità e il suo carattere simmetrico o relativamente simmetrico;

• la sua predominanza sulle frequenze acute;

• il suo carattere irreversibile.

Audiometria alle alte frequenze

L'audiometria alle alte frequenze (10-18 kHz) avrebbe un valore di indicatore precoce di sordità legata al rumore e presenterebbe un'affidabilità superiore rispetto a quella dell'audiometria convenzionale su 4 kHz, specialmente nei soggetti giovani [Ahmed H.O. e  Coll., 2001].

Audiometria vocale

La perdita della comprensione nel silenzio, significativamente maggiore nei soggetti esposti al rumore, aumenta con il numero di anni di esposizione [Babin E. e Coll.,2002]. Tuttavia, l'audiometria vocale realizzata in un ambiente rumoroso manifesta ancora meglio il danno sociale subito [Babin E. e Coll.,2002]. I problemi di comprensione della parola, constatati con l'audiometria vocale, appaiono più importanti di quanto farebbero sospettare le perdite uditive osservate nell'audiometria tonale [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. ,2007].

Otoemissioni acustiche

Le otoemissioni acustiche, e più particolarmente i prodotti di distorsione acustici, permettono lo screening di patologie uditive subcliniche legate al rumore [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. ,200128, 29, 30]. Rispetto all'audiometria tonale le otoemissioni acustiche sembrano presentare il vantaggio di essere più sensibili ai TTS e ai PTS iniziali [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. ,2001/2007,; Ceranic B.,2007; Seixas N.S. e Coll.,2005]. Tuttavia, benché esse siano un indicatore precoce dei danni cocleari indotti dall'esposizione sonora [Lapsley Miller J.A. e Coll.2006; Shupak A. e Coll.2007], l'utilità pratica delle otoemissioni è limitata da un numero elevato di falsi positivi [Shupak A. e Coll.2007]. Per la determinazione precisa delle perdite uditive di origine professionale le otoemissioni acustiche appaiono dunque poco contributive e non possono sostituire l'audiometria convenzionale [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. ,2001 28, Chan V.S., e Coll.2004 33]. Tuttavia, le otoemissioni acustiche conservano un interesse per il follow-up uditivo regolare del personale esposto nel quadro di programmi di conservazione dell'udito [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. ,2001 28, Ceranic B.,2007 30].

Storia evolutiva

Si distinguono, classicamente ma artificialmente, quattro stadi di gravità crescente [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. ,2007 6,Duclos J.C., Prost G.,1991 23, Frachet B. 2001 34] preceduti da una fase di assuefazione [May J.J. 2000 22].

Fase di assuefazione

È caratterizzata da un affaticamento uditivo che compare in ogni soggetto esposto ex novo a un ambiente sonoro con un volume elevato.

Stadio I, o stadio di sordità latente

Questo stadio corrisponde approssimativamente ai primi 3 anni di esposizione [6]. L'audiogramma mostra un'incisura isolata su 4 kHz o sulle frequenze 4-6 kHz (Figura 1A ), che raggiunge o supera i 30-40 dB. Finché la sordità non interessa le frequenze della conversazione, il soggetto esposto non percepisce alcun disturbo uditivo. Si tratta dello stadio di sordità latente «audiometrica» [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. ,2007 6]. Alcuni acufeni intermittenti possono essere presenti fin da questo stadio.

Stadio II, o stadio di sordità iniziale

Questo stadio è osservato dopo 4-8 anni circa di esposizione al rumore [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. ,2007 6]. Gli acufeni diventano più frequenti e lo scotoma percettivo si approfondisce sui 4 kHz ma, soprattutto, si estende verso le frequenze vicine, di 3 e 6 kHz [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. ,2007 6] e poi verso la frequenza di 2 kHz (Figura 1B). Quando la perdita uditiva raggiunge i 30 dB sui 2 kHz, il disturbo funzionale è quasi costante e si manifesta con problemi di comprensione.

Stadio III, o stadio di sordità confermata

Questo stadio è osservato dopo circa 9-15 anni di esposizione [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. ,2007 6]. Gli acufeni sono frequenti e aumentano l'effetto di maschera quando diventano permanenti. I problemi di comprensione sono evidenti e la ripercussione sociale è importante. La perdita audiometrica si estende verso le frequenze parlate come 1 kHz, ma anche verso gli 8 kHz, e supera i 30 dB (Figura 1C).

Stadio IV, o stadio di sordità grave

Dopo 15-20 anni di esposizione si osserva un rallentamento dell'evoluzione della sordità [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. ,2007 6]. Dopo 20 anni di esposizione, benché le soglie uditive si stabilizzino sulle frequenze su cui esisteva un'incisura percettiva iniziale, la sordità continua a progredire sulle frequenze più basse e più alte [6]. A questo stadio finale la perdita uditiva interessa tutto lo spettro frequenziale, compresi gli 0,5 kHz (Figura 1D). La percezione della parola è difficile e la disabilità sociale è rilevante.

Caratteri particolari della sordità professionale

La sordità è spesso di comparsa insidiosa [May J.J. 2000 22, Hong O.,2005 35] e si instaura in modo clinicamente evidente solo dopo vari mesi o anni [May J.J. 2000 22, Avan P., 1998 36].

Inizia sulle frequenze acute (massimo verso i 4 o 6 kHz) e predomina su queste frequenze [May J.J. 2000 22, 35, 37] prima di estendersi verso le frequenze vicine.

La sordità professionale conosce una progressione più rapida durante i primi anni di esposizione [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. ,2007 6].

Gli acufeni possono essere presenti a tutti gli stadi di gravità e sono osservati in circa un terzo del personale esposto al rischio di sordità professionale [21, Hong O.,2005 35].

La sordità è bilaterale e simmetrica o relativamente simmetrica [May J.J. 2000 22], con una perdita uditiva che può predominare a sinistra [Hong O.,2005 35]. Così, il 5%-6% degli audiogrammi può essere asimmetrico, in particolare a causa di un'esposizione sonora predominante su un lato, come avviene per i conducenti di camion [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. ,2007 6].

La sordità è percettiva pura e di tipo endococleare, con un reclutamento che si manifesta con il pinzamento del campo uditivo dinamico delimitato dalla curva tonale e dalla soglia di ottenimento dei riflessi stapedi.

Una volta instaurata, è irreversibile: solo la parte aggiunta di affaticamento uditivo può recuperare dopo 24-48 ore di allontanamento dal rischio.

La sordità legata al rumore non è mai molto rilevante sulle frequenze gravi e non conduce a una cofosi [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. ,2007 6].

La sordità non è evolutiva di per se stessa dopo la cessazione definitiva dell'esposizione al rumore.

La sordità professionale si accompagna a una perdita della selettività frequenziale [Hong O.,2005 35], fonte di disturbi della comprensione della parola, particolarmente evidenti in un ambiente rumoroso [Sliwinska-Kowalska M., Kotylo P. ,2007 6].

 

http://www.em-consulte.com/templates/common/images/articles/Quotes.png

Punto importante

In ambito professionale, la nocività del rumore per l'udito:

• compare per un'esposizione sonora giornaliera di 80 dB(A);

• è presente fin dai primi anni di esposizione;

• è aumentata dall'esposizione congiunta ad agenti ototossici (solventi);

• dipende anche dalla vulnerabilità cocleare, una parte della quale è costituzionale e presenta una grande variabilità interindividuale.

Parametri che influenzano l'evoluzione delle sordità professionali

Livelli sonori e durate di esposizione

Il rischio uditivo è tipicamente considerato poco importante per un'esposizione sonora quotidiana inferiore agli 85 dB(A) nei soggetti sani che non presentano una fragilità cocleare particolare [Campo P, Dornier G. ,2005 38]. Tuttavia, oltre i 15 anni di esposizione regolare a livelli sonori che non superano gli 85 dB(A) il personale esposto presenta un innalzamento netto delle soglie uditive su 3, 4 e 6 kHz [Chen J.D., Tsai J.Y.21]. Se si considerano soggetti che presentano una suscettibilità particolare al rumore, il valore di 80 dB(A) per l'esposizione giornaliera offre una maggiore sicurezza e il superamento di questo valore è preso in considerazione per l'attuazione regolamentare di un piano di prevenzione [Directive 2003/10/CE 2003 39,; Décret n°2006-892 du 19 juillet 2006  40].

Benché il rischio di sordità professionale aumenti globalmente con il numero di anni di esposizione [Hong O. ,2005;35, Dement J., e Coll.,2005 41], la nocività del rumore sull'udito appare certa già nei primi anni di esposizione [23]. Questo concetto è stato recentemente confermato con i prodotti di distorsione acustica la cui alterazione è osservata, in occasione del follow-up longitudinale di giovani apprendisti, fin dai primi 3 anni di lavoro nell'edilizia [31]. Viceversa, quando sono state attuate delle misure preventive efficaci non viene riscontrato alcun rischio particolare di sordità nei soggetti al di sotto i 30 anni o in coloro che hanno lavorato in ambienti rumorosi durante i 10 o 15 anni precedenti [Rubak T.,2006 42]. Quando viene constatata una perdita uditiva, questa tende a progredire più lentamente oltre questo periodo di 10 o 15 anni di lavoro [22], il che conferma i dati epidemiologici mondiali [1].

Tenendo conto del livello medio di esposizione sonora quotidiana e del numero di anni di esposizione, la normativa ISO 1999: 1990 [17] permette di valutare, in termini statistici, il rischio di disabilità uditiva permanente in ambito professionale.

Età del soggetto esposto

Il rischio di sordità professionale aumenta con l'età [Rachiotis G., 2006 37,; Dement J., e Coll.,2005  41], ma l'età è molto spesso fortemente correlata alla durata di esposizione e, alla fine della carriera, il fenomeno dell'invecchiamento dell'udito aggiunge i suoi effetti a quelli dell'esposizione sonora. L'effetto lesivo del rumore può essere paragonato a un invecchiamento accelerato dell'udito, cominciando con le alte frequenze [Johansson M., Arlinger S. 2000 43, Meyer-Bisch C. ,2005 ;44, Norme NF EN ISO 7029. ,2000 45].

Uso di protezioni uditive

L'uso di protettori individuali limita le perdite uditive e rallenta l'evoluzione della sordità professionale. In effetti, tanto nelle zone aeroportuali quanto durante l'uso di macchinari di cantiere, le soglie uditive sono migliori nel personale che indossa delle protezioni uditive rispetto a quello che non le usa [Hong O. ,2005 35, Hessel P.A. 2000; 46, Hong O., Wilber L.A., 1998 47].

Esposizione ad agenti ototossici

L'esposizione combinata al rumore e ad agenti ototossici non è un'eventualità rara, poiché i tre quarti del personale esposto professionalmente a disturbi sonori sono anche esposti a uno o a diversi prodotti chimici [Magaud-Camus I., 2005 48].

Gli agenti chimici ototossici sono rappresentati, in ambito professionale, essenzialmente dai solventi aromatici (stirene e toluene) o clorati, dal monossido di carbonio e dall'acido cianidrico [Campo P, Dornier G. ,2005;38, Magaud-Camus I., 2005  48]. Questi agenti ototossici renderebbero la coclea più vulnerabile alle aggressioni sonore e potrebbero così realizzare un potenziamento degli effetti nocivi del rumore [Avan P., 1998 36, Campo P, Dornier G. ,2005; 38, Hodgkinson L., Prasher D. 2006; 49, El-Shazly A. ,2006; 50, Sliwińska-Kowalska M., e Coll.,2003 51]. La perdita uditiva constatata nei lavoratori esposti ai solventi e a livelli di rumore inferiori agli 85 dB è simile a quella osservata nei lavoratori esposti solo al rumore, ma a livelli sonori nettamente più elevati, compresi tra i 92,5 e i 107 dB [El-Shazly A. ,2006; 50]. Così, si pone la questione della pertinenza dei valori limite di esposizione e, soprattutto, del livello di esposizione sonora quotidiana quando nel luogo di lavoro coesistano diversi fattori di rischio cocleare [Avan P., 1998 36, Campo P, Dornier G. ,2005 38].

Fattori di rischio extraprofessionali

L'esposizione sonora in un contesto extraprofessionale (attività di bricolage e ricreative, sport rumorosi, musica amplificata e caccia) aggiunge i suoi effetti a quella subita sul luogo di lavoro [May J.J. 2000 22]. Il maggiore interessamento del lato sinistro, in caso di sordità professionale, può essere spiegato con la pratica della caccia e del tiro [Hong O.,2005 35].

Fragilità cocleare e suscettibilità interindividuale

La fragilità cocleare può essere in rapporto con precedenti di trauma sonoro acuto o di esposizione sonora prima dell'inizio della vita professionale. Alcuni precedenti otologici come quelli di otiti medie acute ripetute nell'infanzia rendono la coclea più vulnerabile alle aggressioni sonore e potenziano gli effetti nocivi del rumore [52, 53]. Gli effetti deleteri dell'esposizione al rumore possono essere esaltati dalle ipomagnesiemie gravi, dall'assunzione di farmaci ototossici [Campo P, Dornier G. ,2005; 38] o dall'ipossia. Analogamente, il tabagismo a lungo corso costituisce un fattore che aggrava il rischio di sordità professionale [37, 41, 54, 55].

Le variazioni individuali della suscettibilità al rumore possono anche essere costituzionali: si sospetta l'influenza di fattori genetici [55]. Questa suscettibilità al rumore è difficile o addirittura impossibile da predire [5]. Sul piano clinico, l'intensità dell'affaticamento uditivo constatato dopo una giornata di lavoro e il tempo necessario al suo recupero [5, 34] costituiscono già degli elementi che permettono di sospettare una suscettibilità individuale al rumore. Allo stesso modo, la degradazione veloce delle soglie uditive tra due audiogrammi successivi, nei primissimi mesi di esposizione, fa temere una fragilità cocleare particolare.

 

http://www.em-consulte.com/templates/common/images/articles/Quotes.png

Punto importante

Per quantificare una sordità professionale in modo da evitare di prendere in considerazione l'affaticamento uditivo, l'esame audiometrico deve essere effettuato 24-48 ore dopo l'allontanamento dal rischio sonoro e, quando si ipotizza una dichiarazione di sordità professionale, si esige una sospensione dell'esposizione al rumore lesivo di almeno 3 giorni.

http://fortwaynehearingcare.files.wordpress.com/2012/02/hc20damage.jpg Barotrauma è un danno all'orecchio interno causato dalla pressione dell'aria

d'Aldin C., Cherny L., Devriere F., Dancer A. Treatment of acoustic trauma Ann. N. Y. Acad. Sci. 1999 ;  28 : 328-344

Dancer A. Individual susceptibility to noise-induced hearing loss and new perspective in treatment of acute noise trauma, RTO Lecture series 219, Document ISL, PU 333/2000; June 2000.

Giroult I. Récupération auditive après traumatisme sonore aigu. À propos de 105 patients traités par corticothérapie parentérale. [thèse médecine], Lyon, 2003. n°245.

Harada H., Shiraishi K., Kato T. Prognosis of acute acoustic trauma: a retrospective study using multiple logistic regression analysis Auris Nasus Larynx 2001 ;  28 : 117-120 [cross-ref]

Lamm K., Arnold W. The effect of prednisolone and non-steroidal anti-inflammatory agents on the normal and noise-damaged guinea pig inner ear Hear. Res. 1998 ;  115 : 149-161 [cross-ref]

Lamm K., Arnold W. Successful treatment of noise-induced cochlear ischemia, hypoxia, and hearing loss Ann. N. Y. Acad. Sci. 1999 ;  884 : 233-248 [cross-ref]

Metternich F.U., Brusis T. Acute hearing loss and tinnitus related to strongly amplified music Laryngorhinootologie 1999 ;  78 : 614-619 [cross-ref]

Mrena R., Savolainen S., Kuokkanen J.T., Ylikoski J. Characteristics of tinnitus induced by acute acoustic trauma: a long-term follow up Audiol. Neurootol. 2002 ;  7 : 122-130 [cross-ref]

Nottet J.B., Moulin A., Job A. Traumatismes sonores aigus. Aspects cliniques Pathologie pressionnelle en ORL Paris: Société Française d'Oto-Rhino-Laryngologie et de Chirurgie de la Face et du Cou (2007).  51-62

Oeken J. Distortion product otoacoustic emissions in acute acoustic trauma Noise Health 1998 ;  1 : 56-66

Parnes L.S., Sun A.H., Freeman D.J. Corticosteroid pharmacokinetics in the inner ear fluids: an animal study followed by clinical application Laryngoscope 1999 ;  109 : 1-17 [cross-ref]

Poncet J.L., Kossowski M., Tran Ba Huy P. Traumatismes sonores aigus Les Urgences en ORL Paris: Société Française d'Oto-rhino-laryngologie et de Chirurgie de la Face et du Cou (2002).  409-429

Sendowski I., Abaamrane L., Raffin F., Cros A., Clarençon D. Therapeutic efficacy of intra-cochlear administration of methylprednisolone after acoustic trauma caused by gunshot noise in guinea pig Hear. Res. 2006 ;  221 : 119-127 [cross-ref]

Suc B., Poulet M., Asperge A., Vix J., Barberot J.P., Doucet F. Évolution clinique des traumatismes sonores aigus. Bilan d'une étude de 250 cas Ann. Otolaryngol. Chir. Cervicofac. 1994 ;  111 : 319-324

Tabuchi K., Murashita H., Sakai S., Hoshino T., Uemaetomari I., Hara A. Therapeutic time window of methylprednisolone in acoustic injury Otol. Neurotol. 2006 ;  27 : 1176-1179 [cross-ref]

Takemura K., Komeda M., Yagi M., Himeno C., Izumikawa M., Doi T., e al. Direct inner ear infusion of dexamethasone attenuates noise-induced trauma in guinea pig Hear. Res. 2004 ;  196 : 58-68 [cross-ref]

Tobita T., Senarita M., Hara A., Kusakari J. Determination of prednisolone in the cochlear tissue Hear. Res. 2002 ;  165 : 30-34 [cross-ref]

Tschopp K., Probst R. Acute acoustic trauma. A retrospective study of influencing factors and different therapies in 268 patients Acta Otolaryngol. 1989 ;  108 : 378-384 [cross-ref]

Verret C., Matras-Maslin V., Haus-Cheymol R., Berger F., Texier G., Mayet A., e al. Traumatismes sonores aigus dans les armées. Résultats de la surveillance épidémiologique de 2002 à 2004 Med. Armees 2006 ;  34 : 431-435

Ipoacusia progressiva su base genetica

IPOACUSIA PROGRESSIVA SU BASE GENETICA

Proctor e ColI, in una vasta analisi dei lavori scientifici sulle sordità progressive pubblicati negli anni 1952-59, prendono in esame innumerevoli cause di sordità progressiva etra queste un certo spazio e anche dedicato alle forme ereditarie Di particolare interesse assumono queste affermazioni di van Egmond “There are two types of congenital hereditary deafness:

1) dominant hereditary, 2) recessive sporadic Dominant inner-ear deafness is rarely congenital. It develops in middle age, has a strong progression with frequent lengthy pauses, and a loss of hearing for ali frequencies

I progressi della biologia e della genetica molecolare hanno dato un contributo importante alla comprensione della fisiologia e fisiopatologia dell’orecchio interno. Questo va, e non solo per le forme profonde e congenite d’ipoacusia neurosensoriale di cui sono noti i ruoli di connessine, miosine, pendrina e usherine, ma anche per le forme progressive ad insorgenza tardiva si ricordi il ruolo dei geni COL4A nella membrana basilare nella sindrome di Alport, il gene della glomerulosclerosi Mpvl7, deficienza che conduce a notevoli alterazioni delle strutture dell’orecchio interno e il gene COCH (nei pazienti con mutazioni nel gene COCH, si ha deposizione di sostanze acidofile nell’orecchio interno che può causare la degenerazione di assoni e dendriti cocleari e vestibolari). Le ipoacusie geneticamente determinate si possono sviluppare a qualsiasi età nel corso della vita, sia come manifestazione unica del gene mutante, sia come parte di una sindrome ereditaria, oppure come risultato dell’interazione con fattori esogeni è infatti possibile che le mutazioni in alcuni geni rendano l’orecchio più sensibile a fattori ambientali che causano un danno dell’orecchio interno (ad esempio esposizione al rumore, infezioni, lesioni e farmaci ototossici), Anche se la maggior parte delle forme genetiche sono congenite, una serie di anomalie dell’udito appaiono durante o dopo il primo decennio di vita e sono progressive.

I         IPOOACUSIE GENETICHE NON SINDROMICHE PROGRESSIVE

Definizione: Per le sordità congenite, la cui epidemiologia è meglio conosciuta, si stima attualmente che tre quarti delle (1)sordità siano di origine genetica, mentre le altre cause sono ambientali. La sordità è la disabilità sensoriale più frequente e nella maggior parte dei casi l'eziologia è genetica.  Questo stravolgimento nella stima della parte genetica delle sordità è dovuto al fatto che lo sviluppo delle diagnosi molecolari ha permesso di ricollegare a una causa genetica la maggioranza dei casi sporadici di sordità, in precedenza classificati come «causa ignota». i disturbi della funzione dell’orecchio interno definiti nel complesso come ipoacusia/sordità “congenita” possono insorgere in epoca prenatale, perinatale o post natale (entro i primi 6 mesi di vita) .  Decine di geni sono responsabili di forme pre- o postlinguali di sordità isolata (non sindromica), e sono state descritte numerose centinaia di sindromi con sordità. A tutt'oggi sono identificati 33 geni (e quattro mutazioni mitocondriali) per le sordità non sindromiche, e più di 100 per le sordità sindromiche. È stata sviluppata una diagnosi molecolare di routine per alcuni di questi geni, in particolare per il gene della connexina 26, GJB2, gene principalmente in causa nelle sordità congenite. Una valutazione clinica e laboratoristica sistematica è particolarmente importante per orientare la strategia della diagnosi molecolare e la consulenza genetica. Le patologie genetiche possono essere classificate in base al difetto in cromosomiche (o genomiche). monogeniche o mendeliane, mitocondriali e poligeniche/multifattoriali (Fig. 1).

Le cromosomiche a loro volta possono essere classificate in anomalie di numero (aneuploidie) o di struttura. mentre le monogeniche vengono suddivise in base al tipo di trasmissione mendeliana (autosomiche dominanti e recessive, X—linked dominanti o recessive). Le malattie poligeniche riconoscono una base eziologica più complessa, con il coinvolgimento di più loci genici, che contribuiscono a dar luogo ad un fenotipo oppure a predisporre. con la concausa di fattori ambientali e/o stocastici. all’espressione di un fenotipo patologico (multifattorialità)

Fig .1 distribuzione per eziologia ed età d’insorgenza della ipoacusia  MARTINI A. ed Al ”le sordità infantili” Paludetti G., 2011 ed Omega         

Tab 1 incidenza e fenotipo di alcune forme sindromiche MARTINI A. ed Al., ”le sordità infantili” Paludetti G., 2011 ed Omega         

Incidenza: sordità congenita (>40 dB): 100-300 ogni 100.000 nascite/anno.

Cause:

Cause prenatali:

- Ipoacusia / sordità su base genetica non associata ad altre malformazioni o malattie ereditarie:(2) ipoacusia / sordità non sindromica (circa 70% delle ipoacusie/sordità su base ereditaria, 180% delle quali (3)autosomiche recessive, 15-20% (4)autosomiche dominanti, 2% (5)legate al cromosoma X). Circa il 50% delle ipoacusie non sindromiche è collegato a mutazioni del gene connessina 26. La trasmissione è autosomica recessiva con un grado di espressività di diversa forza. Il gene codifica le proteine delle gap junctions nella stria vascolare che sono necessarie per il trasporto degli ioni potassio ed il mantenimento del potenziale endococleare.

- Ipoacusia / sordità su base genetica associata ad altre malformazioni o malattie genetiche: (6)ipoacusia/ sordità sindromica (30% delle forme ereditane), ad es. sindrome di Alport (glomerulonefrite della membrana basale, opacamento del cristallino, ipoacusia neurosensoriale bilaterale progressiva), retinite pigmentosa e sordità congenita (sindrome di Usher), mucopolisaccaridosi (sindrome di Hurler), sindrome di Lange-Jewell (sordità congenita con disturbi della conduzione cardiaca), sindrome di Pendred (sordità congenita bilaterale, gozzo tiroideo, disturbi vestibolari, evtl. displasia dell’orecchio interno tipo Mondini), sindrome di KleinWaardenburg, albinismo, alterazioni cromosorniche (ad es trisomie). o

- Malformazioni craniofacciali (ad es. sindrome di Franceschetti-Treacher- E Collins,(Fig. 2a-b-c)

[clip_image002%255B4%255D.jpg] Fig. 2a-b-c
- Aplasia congenita dell’orecchio interno (Scheibe-, Michel-, Mondini, ). (Fig. 3)

http://classconnection.s3.amazonaws.com/284/flashcards/1947284/png/screen_shot_2013-10-12_at_30108_pm-141AEB071BB4A0C2416.png Fig. 3

- Embriopatia rubeolica e altre infezioni virali intrauterine (ad es. toxoplasmosi, herpes, citomegalia).
- Lue congenita; terapia con antibiotici aminoglicosidici, alcolismo o assunzione di farmaci o droghe da parte della madre durante la gravidanza, difetti enzimatici (malattie del ricambio).
- Embriopatie farmacologiche (ad es. talidomide, clorochina).
Cause perinatali: ad es. ipossia, asfissia, incompatibilità materno fetale (ittero nucleare), infezione da herpes durante il parto o trauma da parto con emorragia endocranica, prernaturità, malattia delle membrane ialine.
Cause postnatali: infezioni da virus neurotropi (ad es. morbillo, parotite, rosolia), dopo vaccinazioni contro. malattie virali, meningiti batteriche, encefaliti, trauma cranio encefalico, trattamento con antibiotici aminoglicosidici.

Modalità di trasmissione

 Le sordità genetiche si possono trasmettere secondo diverse modalità.

Autosomica recessiva (AR)

Autosomica dominante (AD)

Legata al cromosoma X

Modalità di trasmissione mitocondriale

►  Sintomi: sintomo principale è l’alterazione o l’assenza completa di sviluppo verbale. La compromissione uditiva porta quasi sempre ad un ritardo psichico poiché il pensiero si completa in concetti astratti per la mediazione dei quali è necessaria la comprensione del linguaggio (a mezzo della funzione uditiva). La compromissione della capacità comunicativa può anche comportare una compromissione del rapporto mamma / bambino con evidenti conseguenze psicologiche. Eventuali ulteriori sintomi sono presenti in dipendenza della causa della sordità (ad es. in caso di sindromi).

►  Complicanze: il riconoscimento tardivo o assente dell’ipoacusia / sordità impedisce la maturazione delle vie acustiche centrali che si completa nei primi 12 mesi di vita.

Diagnostica
► 
Indispensabile:

  Osservazione accurata del neonato: assenza di reazione agli stimoli acustici. Mimica e gestualità esagerate in alternanza con fasi “autistiche”.

 Anamnesi familiare differenziata: inchiesta su eventuale presenza di sordità familiare.

  Esame obiettivo ORL: ricerca di malformazioni esterne.

  Indagini precoci di audiometria infantile (screening uditivo) con impiego di metodiche di ricerca obiettiva (emissioni otoacustiche, audiometria del tronco encefalico, potenziali evocati). Queste indagini sono possibili già sino dai primi giorni dopo la nascita. Esse sono indispensabili nei bambini

a rischio (per es. prematuri, bambini ricoverati in terapia intensiva o con storia familiare positiva).

- Otomicroscopia.

- Esame della funzionalità uditiva: in dipendenza dall’età d)emissioni otoacustiche, audiometria infantile, timpanogramma, misurazione dello riflesso dello stapedio, tecniche obiettive .

- a)L'esame oftalmologico esteso al fondo dell'occhio sistematico è indispensabile

- b)La ricerca di ematuria e l'elettrocardiogramma (ECG)

- c)TAC: tomografia computerizzata delle rocche indispensabile
- RM per evidenziare orecchio interno, nervi acustici e vie uditive centrali.

Utile in casi particolari:

Audiogramma possibile a partire dal terzo anno di vita circa.

Consulto interdisciplinare: pediatra, neuropediatra, genetista (analisi cromosomica).

 Diagnosi differenziale

Neuropatia uditiva — Causa: presumibile difetto congenito o acquisito mono o bilaterale della catena sinaptica tra cellule acustiche interne e 10 neurone o nell’ambito del 1° neurone (ganglio spirale). Otoernissioni acustiche e potenziali microfonici cocleari presenti, riflesso acustico ipsilaterale e potenziali del tronco presenti. La RM mostra un reperto normale.

Ipoacusia/sordità centrale — Causa: danni della via acustica a partire dal 1 neurone (VIII) fino ai centri più alti.
Disturbo della percezione uditiva Causa: complessa alterazione dell’elaborazione e del riconoscimento dei suoni.

Ritardo mentale, ritardo di sviluppo generalizzato.

TERAPIA
Terapia medica:

La diagnosi precoce è essenziale!

Protesizzazione precoce binaurale possibile con apparecchi acustici retro- auricolari già entro le prime settimane di vita.
Nel caso di assenza del padiglione auricolare e/o atresia del condotto uditivo esterno, precoce applicazione di apparecchio acustico per via ossea con archetto e precoce “allenamento acustico’ a partire dai primi mesi di vita (!).

Allenamento linguistico precoce dal secondo anno di vita (servizio pedoaudiologico).

Controlli regolari da parte di un pedoaudiologo (applicazione e controllo di apparecchi acustici), neuropediatra ed eventuale neuropsicologo infantile.

Indicazione all’intervento chirurgico, principi dell’intervento:

In caso di malformazioni dell’orecchio esterno eventuale apparecchio acustico ancorato all’osso/epitesi .
 In caso di grave perdita uditiva, intervento per impianto cocleare precoce (dai 1 anno di vita) , quando gli apparecchi acustici convenzionali non sono utilizzabili.

Ambulatoriale/con ricovero: una diagnosi esatta dal punto di vista otorinolaringoiatrico e pedoaudiologico è possibile sia ambulatoriamente che con ricovero (insieme alla madre).

  Prognosi
Buona in caso di protesizzazione acustica precoce (pag. 204), particolarmente se associata a trattamento audiologico intensivo e a collaborazione da parte dei genitori, in assenza di altre lesioni del sistema nervoso centrale. Bisogna mirare ad una completa integrazione sociale (anche a mezzo di un impianto cocleare).

http://www.em-consulte.com/showarticlefile/46663/ori-45498-11

Algoritmo decisionale. Esempio di strategia diagnostica molecolare in caso di sordità prelinguale. FO: fondo dell'occhio; TC: tomografia computerizzata; ECG: elettrocardiogramma; OEA: otoemissioni acustiche.

Tabella 1 - Sordità autosomiche dominanti DFNA

Locus

Gene

Localizzazione cromosomica

Età di comparsa

Modalità evolutiva

DFNA1 

DIAPH1

5q31 

o decennio 

Progressiva

Frequenze gravi

DFNA2 

GJB3

KCNQ4

1p35.1

1p34

1o/2o decennio 

Progressiva

Frequenze acute

DFNA3 

GJB2/GJB6

13q11-q12/13q12 

prelinguale 

Stabile

Frequenze acute

DFNA4 

MYH14

19q13 

1o /2o decennio 

Progressiva 

DFNA5 

DFNA5

7p15 

1o /2o /3o decennio 

Progressiva

Frequenze acute

DFNA6/14/38 

WFS1

4p16.1 

Prelinguale 

Progressiva

Frequenze gravi

DFNA7 

1q21-q23 

Postlinguale 

Progressiva

Frequenze acute

DFNA8/12 

TECTA

11q22-q24 

Prelinguale

1o decennio

Stabile o progressiva

Frequenze acute o centrata su 2 kHz

DFNA9 

COCH

14q12-q13 

2o decennio 

Progressiva

Tutte le frequenze

DFNA10 

EYA4

6q23 

Postlinguale

2o /5o decennio

Progressiva

Tutte le frequenze, inizialmente medie

DFNA11 

MYO7A

11q13.5 

Prelinguale

1o decennio

Progressiva

Tutte le frequenze o frequenze acute

DFNA13 

COL11A2

6p21.3 

Postlinguale

2o/4o decennio

Progressiva

Curva piatta o a U

DFNA15 

POU4F3

5q31 

Postlinguale

3o decennio

Progressiva

Frequenze acute

DFNA16 

2q24 

1o decennio 

Progressiva fluttuante

Frequenze acute

DFNA17 

MYH9

22q11.2 

Postlinguale

2o decennio

Progressiva

Frequenze acute

DFNA18 

3q22 

1o decennio 

Progressiva

Frequenze acute poi tutte le frequenze

DFNA20/26 

17q25 

2o -3o decennio 

Progressiva

Frequenze acute

DFNA21 

6p21 

Possibilmente prelinguale

2o -4o decennio

Progressiva

Curva a U

DFNA22 

MYO6

6q13 

Postlinguale

1o decennio

Progressiva

Tutte le frequenze

DFNA23 

14q21-q22 

Prelinguale

1o decennio

Stabile

Frequenze acute

DFNA24 

4q 

Prelinguale

1o decennio

Stabile

Frequenze acute

DFNA25 

12q21-24 

Postlinguale

Età di inizio varia

Progressiva

Frequenze acute

DFNA27 

4q12 

Postlinguale

2o -3o decennio

Progressiva 

DFNA28 

TFCP2L3

8q22 

Postlinguale

1o decennio

Progressiva

Frequenze acute

DNFA30 

15q25-26 

2o -4o decennio 

Progressiva

Frequenze acute

DFNA31 

6p21.3 

1o decennio 

Progressiva

Frequenze acute

DFNA34 

1q44 

3o -4o decennio 

Progressiva

Frequenze acute

DFNA36 

TMC1

9q13-q21 

Postlinguale

1o decennio

Rapidamente progressiva

Frequenze acute poi tutte le frequenze

DFNA41 

12q24-qter 

Postlinguale

1o decennio

Progressiva 

DFNA43 

2p12 

Postlinguale

2o -3o decennio

Progressiva

Frequenze acute

DFNA44 

3q28-29 

Postlinguale 

DFNA47 

9p21-22 

Postlinguale

2o -3o decennio

Progressiva

Frequenze acute

DFNA48 

MYO1A

12q13-q14 

Postlinguale

1o decennio

Progressiva

Frequenze acute o tutte le frequenze

DFNA49 

1q21-q23 

Postlinguale

1o decennio

Progressiva

Curva a U

DFNA50 

7q32 

Postlinguale

2o decennio

Progressiva

Tutte le frequenze

Senza nome del locus 

CRYM

Esami strumentali e di laboratorio

a)L'esame oftalmologico esteso al fondo dell'occhio sistematico è indispensabile. Esso è innanzitutto utile alla diagnosi eziologica poiché più di 50 sindromi associano sordità e patologie visiva. Contribuisce inoltre allo screening di una riduzione dell'acuità visiva pregiudizievole per la lettura labiale o la comunicazione gestuale. Nella casistica di Armitage, [86] nei bambini affetti di sordità gravi e profonde, sommando insieme tutte le eziologie, l'esame oftalmologico con fondo dell'occhio è anormale nel 45,8% dei casi. In caso di ritardo della deambulazione associato a una sordità profonda nel bambino piccolo questa valutazione di base è insufficiente e deve essere completata con un elettroretinogramma, al fine di individuare precocemente i segni di retinite della sindrome di Usher e di adattare la gestione (vedi sopra) del paziente.

b)La ricerca di ematuria e l'elettrocardiogramma (ECG) sono esami semplici che possono permettere una gestione precoce delle due sindromi in cui la patologia associata può porre a rischio la prognosi quoad vitam, la sindrome di Alport e la sindrome di Jerwell e Lange-Nielsen (vedi sopra). Per la ricerca di ematuria è sufficiente uno stick urinario, e l'ECG è utile solo per le sordità congenite gravi o profonde.

c)La diagnostica per immagini della rocca sembra indispensabile. La prevalenza delle malformazioni dell'orecchio interno nei soggetti sordi è variabile in letteratura, il che si spiega con l'eterogeneità delle casistiche che raggruppano in modo differente dei bambini, degli adulti e delle sordità di eziologia diversa. Nella nostra esperienza un terzo dei bambini con una sordità familiare aveva una TC dell'orecchio interno anomala. [Denoyelle F.87] Questa percentuale sembra oggi più vicina al 20% nella coorte raggruppando ora circa 1 000 pazienti. La messa in evidenza di queste malformazioni è essenziale in quanto contribuisce ad affermare il carattere congenito della sordità nelle forme di comparsa secondaria e a orientare verso una diagnosi specifica, come la sindrome di sordità mista legata al cromosoma X con geyser-labirinto. [Talbot J.M., 88] La scoperta peraltro di malformazioni importanti dell'orecchio interno deve indurre a una vaccinazione antipneumococcica e anti- Haemophilus influenzae per prevenire il rischio di meningite. Per tutte queste ragioni, noi raccomandiamo la diagnostica per immagini della rocca in tutte le ipoacusie neurosensoriali del bambino. La TC è in genere l'esame più accessibile, poiché una RM di qualità della rocca è più difficile da ottenere. Questo esame deve essere richiesto a un radiologo formato a tale esercizio. Esso viene effettuato senza iniezione di mezzo di contrasto, in sezioni millimetriche assiali e, se possibile, coronali. L'anestesia generale non è giustificata per la sua realizzazione, poiché l'esame può attendere in genere l'età di 3-4 anni. L'indagine genetica è quindi talora realizzata senza disporre della diagnostica per immagini.

d)Tra gli altri esami utili conviene ricordare le otoemissioni acustiche, la cui realizzazione non deve essere riservata allo screening. In effetti l'esistenza di sordità per mutazione del gene dell'otoferlina (OTOF, DFNB9, vedi sopra), sordità in cui le otoemissioni acustiche sono spesso inizialmente presenti, benché la sordità sia da grave a profonda, richiede di realizzare questo esame in tutti i sordi (se non è stato fatto nel quadro della diagnosi) per isolare queste forme e richiedere una diagnosi molecolare del gene OTOF .

Infine, il ruolo dell'ORL è anche quello di praticare degli audiogrammi sistematici ai genitori e ai fratelli.

Al termine di tale valutazione, deve essere proposta alla famiglia una visita di consulenza genetica, che utilizzerà il complesso degli esami richiesti e in particolare degli esami audiometrici familiari per guidare le domande del genetista (Figura 11 ).

      IPOACUSIE NON-SINDROMICHE PROGRESSIVE

Rappresentano il 70% delle ipoacusie genetiche e, tra queste, le forme autosomiche recessive sono le più frequenti e si manifestano in genere con ipoacusia alla nascita. Nelle forme dominanti, L’ipoacusia è il più delle volte progressiva o a comparsa ritardata, perfino in età adulta. La maggior parte delle ipoacusie neurosensoriali post-linguali non sindromiche sono autosomiche dominanti Anche se in letteratura sono riportati molti casi di famiglie con mutazione autosomica dominante (AD) che hanno manifestato forme d’ipoacusia progressiva non esistono dati epidemiologici sulla prevalenza delle ipoacusie genetiche nella popolazione adulta. La DFNA1 è la tipica forma (ipoacusia di ‘Monge’) in cui sono coinvolte le basse frequenze durante i primi anni, si ha la progressione della compromissione dell’udito che comporta il coinvolgimento delle alte frequenze negli anni successivi. Individui più anziani con questo genotipo mostrano una perdita uditiva che coinvolge tutte le frequenze. Questo vale anche per alcuni altri disordini non sindromici dell’udito che all’inizio possono avere differenti profili audiometrici (ad esempio, che coinvolgono medie o alte frequenze) che diventano sovrapponibili in età adulta, ad esempio grave ipoacusia pantonale con possibile caduta sulle alte frequenze Si definisce “ipoacusia progressiva” una perdita di 15 dBHL nel PTA in un periodo di 10 anni (European Work Group on Genetic Hearing lmpairment, 2000).

Studi recenti hanno identificato tre possibili geni responsabili di ipoacusia neurosensoriale progressiva a trasmissione autosomico-recessiva LOXHD1 (lipoxygenase homology domains 1) PJVK (pejvakin) e MYO3A (miosina 3A), espressi nelle cellule ciliate dell’orecchio interno ed in particolare PJVK (che codifica per una proteina citoplasmatica) è espresso a livello del ganglio spirale Questi tre geni sono indispensabili per la normale fisiologia delle cellule ciliate dell’orecchio interno Nei modelli animali, mutazioni a carico del gene LOXHD1 alterano la normale funzionalità delle cellule ciliate; studi condotti sul DNA di famiglie affette da ipoacusia progressiva hanno permesso di individuare una mutazione responsabile di DFNB77, a trasmissione autosomica recessiva, e il gene umano corrispondente è stato localizzato sul braccio lungo del cromosoma 18 (Grillet et al .., 2009). Altre forme progressive autosomico-recessive sono attribuite a mutazioni dei geni PVJK e MYO3A: rispettivamente DFNB59, caratterizzata da neuropatia (Delmaghani et al.., 2006) e DN FB3O..


Altri geni le cui mutazioni possono determinare ipoacusia neurosensoriale progressiva sono MYH9 (Myosin, heavy chain 9) e WFS1 (sindrome di Wolfram o DIDMOAD) In particolare mutazioni a carico del gene MYH9, che codifica per la catena pesante della miosina non-muscolare IIA, sono responsabili di fenotipi riconducibili alla sindrome di Epstein, di Fechtner, di Sebastian e all’anomalia di May-Hegglin. Tale classificazione è da ritenersi tuttavia superata perchè non in grado di descrivere la complessità dei quadri fenotipici conseguenti alle mutazioni del gene A quadri clinici così ampi e variabili è stato dato il nome di disordini MYH9-correlati (o malattia MYH-9 correlata), caratterizzati da grandi piastrine e in bassa concentrazione, glomerulonefrite e ipoacusia neurosensoriale progressiva per le alte frequenze che insorge in età giovane adulta, Tutti i pazienti presentano alla nascita piastrinopenia, ma alcuni di loro sono destinati a sviluppare negli anni successivi glomerulonefrite cronica e/o deficit uditivo neurosensoriale e/o cataratta presenile Il pattern clinico è ereditato in maniera autosomica dominante, A trasmissione autosomica recessiva è invece la sindrome di Wolfram (o DIDMOAD, nota anche come DFNA 6/14/38), dovuta a mutazioni a carico del gene WFS1, caratterizzata da una perdita progressiva sulle basse frequenze, dopo un iniziale decadimento sui toni acuti, disordini neurodegenerativi progressivi, diabete mellito e atrofia ottica prima dei 15 anni, atassia, neuropatia periferica e altre alterazioni neurologiche.

1.10  (1)Le sordità genetiche sono, nella maggior parte dei casi, malattie monogeniche: la lesione di un singolo gene è chiamata in causa in ciascuna forma di sordità, e la deficienza uditiva è dovuta nella grande maggioranza dei casi a una lesione cocleare. Le diverse forme di sordità non sindromiche sono in genere state caratterizzate da un'analisi di legame genetico in grandi famiglie, permettendo di definire un locus, regione del genoma contiene il gene interessato. Il gene è spesso stato identificato in un secondo tempo e, in qualche caso, un locus ha dimostrato di contenere due geni della sordità. È stata fissata una codifica internazionale per denominare ogni locus della sordità non sindromica. Per convenzione e conseguentemente alla scoperta dei loci, il codice inizia con DFNA (per deafness, autosomica dominante) o con DFNB (per deafness, autosomica recessiva), o con DFN (per deafness, legata al cromosoma X). Si attribuisce in seguito un numero per ordine di scoperta: DNFB da 1 a 40, DFNA da 1 a 48 (Tabella 1, Tabella 2, Tabella 3 ).

    Tabella 2 - Sordità autosomiche recessive DFNB

Locus

Gene

Localizzazione cromosomica

Età di comparsa

Modalità evolutiva

DFNB1 

GJB2 (in precedenza CX26 

13q11/13q12 

Prelinguale 

Stabile

Frequenze acute

GJB6 (in precedenza CX30 

DFNB2 

MYO7A

13q12 

Pre- o postlinguale 

Profonda stabile 

DFNB3 

MYO15

17p11.2 

Prelinguale 

Stabile 

DFNB4 

SLC26A4 (in precedenza PDS 

7q31 

Pre- o postlinguale 

Varia 

DFNB5 

14q12 

Prelinguale 

DFNB6 

TMIE

3p14-p21 

Stabile 

DFNB7/11 

TMC1

9q13-q21 (sordità lieve o media tra 0 e 10 anni che diviene profonda predominando sugli acuti tra 10 e 20 anni) (India – famiglia di Beduini) 

Prelinguale 

Progressiva

Frequenze acute

DFNB8/10 

TMPRSS3

21q22.3 

Postlinguale 

Rapidamente progressiva 

DFNB9 

OTOF

2p22-p23 

prelinguale 

Stabile 

Falsa neuropatia uditiva 

DFNB1 2 

CDH23

10q21-q22 

Prelinguale 

Stabile 

Tutte le frequenze 

DFNB1 3 

7q34-36 

Prelinguale 

Progressiva 

DFNB14 

7q31 

Prelinguale 

Stabile 

DFNB1 5 

3q21-q25 – 19p13 

Prelinguale 

Stabile 

DFNB1 6 

STRC

15q15 

o decennio 

Stabile

Predominanza sulle frequenze acute

DFNB1 7 

7q31 

Profonda stabile 

DFNB1 8 

USH1C

11p15.1 

DFNB20 

11q25-qter 

Prelinguale 

DFNB21 

TECTA

11q22-q24 

Prelinguale 

Stabile 

Curva a U 

DFNB22 

OTOA

16p12.2 

Prelinguale 

DFNB23 

PCDH15

10p11.2-q21 

DFNB26 

4q31 

DFNB27 

2q23-q31 

Prelinguale 

DFNB28 

22q13 

Prelinguale 

DFNB29 

CLDN14

21q22.3 

Prelinguale 

DFNB30 

MYO3A

10p11.1 

o decennio 

Progressiva

Inizialmente frequenze acute

DFNB31 

WHRN

9q32-q34 

Prelinguale 

Profonda 

Stabile 

DFNB32 

1p13.3-22.1 

Prelinguale 

Profonda 

Stabile 

DFNB33 

9q34.3 

o decennio 

DFNB35 

14q24.1-24.3 

Prelinguale 

Stabile 

Tutte le frequenze 

DFNB36 

ESPN

1p36.3 

Prelinguale 

DFNB37 

MYO6

6q13 

Prelinguale 

DFNB38 

6q26-q27 

Prelinguale 

Tutte le frequenze 

DFNB39 

7q11.22-q21.12 

Prelinguale 

Stabile 

DFNB4 0 

22q 

Prelinguale 

Tutte le frequenze 

Senza nome del locus 

GJA1 (in precedenza CX43 ) coinvolgimento in una sordità non sindromica attualmente smentita 

Senza nome del locus 

PRES

     Il rapporto tra geni, fenotipo clinico e modalità di trasmissione della sordità è complesso: a seconda del tipo di mutazione, uno stesso gene può essere responsabile di una sordità autosomica recessiva (AR) e/o autosomica dominante (AD) e/o di una sordità sindromica.

Rientrano in questo caso i geni:

• della connexina 26 GJB2 (DFNB1, DFNA3, sindrome di Vohwinkel, keratosis ichthyosis deafness (KID) syndrome;

• della connexina 30 GJB6 (stesso locus del gene della connexina 26, DFNB1, DFNA3, sindrome di Clouston);

• della connexina 31 GJB3 (locus DFNB non attribuito, DFNA2);

• della miosina VIIa MYO7A (DFNB2, DFNA11, sindrome di Usher Ib);

• della pendrina PDS (DFNB4, sindrome di Pendred);

• dell' -tectorina TECTA (DFNA8/12, DFNB21);

• del collagene 11 2 COL11A2 (DFNA13, sindrome di Stickler tipo 3, sindrome di Weissenbacher-Zweymuller);

• della wolframina WFS1 (DFNA6/ 14 e sindrome di Wolfram tipo 1);

• della miosina VI MYO6 (DFNB37, DFNA22);

• della miosina IX MYO9 (DFNA17, sindrome di May-Hegglin e sindrome di Fechtner);

•  USH1C (DFNB18 e sindrome di Usher Ic);

•  CDH23 (DFNB12 e sindrome di Usher Id);

•  TMC1 (DFNB7/11 et DFNA36).

Modalità di trasmissione

Le sordità genetiche si possono trasmettere secondo diverse modalità.

1.10.1.1 3)Autosomica recessiva (AR)

In questa modalità di trasmissione i due alleli del gene devono essere muti perché il soggetto sia sordo. I genitori portatori di una copia anomala (allele) del gene in causa (portatori eterozigoti) sono normoudenti e, statisticamente, un quarto dei bambini (maschio o femmina) saranno sordi, portatori di mutazioni sui due alleli del gene (omozigoti). La modalità di trasmissione autosomica recessiva è favorita dalla consanguineità. Si stima che circa tre quarti delle sordità non sindromiche si trasmettano in modalità AR e che tale modalità sia la seconda in frequenza nelle sordità sindromiche.

1.10.1.1 4)Autosomica dominante (AD)

In questa modalità di trasmissione, le persone aventi un singolo allele mutato (eterozigoti) sono sorde. La mutazione genetica dell'allele interessato può, per esempio, produrre una proteina anormale, che impedisce la funzione della proteina normale prodotta dall'allele sano.

Nelle famiglie affette da sordità autosomica dominante, uno dei genitori è sordo e porta su un singolo allele del gene la mutazione patogena, che trasmetterà a metà dei suoi figli, che saranno allora sordi. L'espressività è molto spesso variabile in questa modalità di trasmissione: più soggetti colpiti nella famiglia possono presentare delle sordità di gravità molto differente. Quando la sordità è sindromica i segni associati alla sindrome possono essere assenti o lievi in alcuni sordi della famiglia, presso la quale la sordità sembra allora isolata, e alcuni membri portatori dell'alterazione genetica possono essere udenti.

1.10.1.2  5)Legata al cromosoma X

Il gene in causa è situato sul cromosoma X. Nei maschi che posseggono solo un cromosoma X la malattia si esprime e pertanto essi sono colpiti da sordità. Essi trasmetteranno l'X portatore della mutazione genetica alle loro figlie udenti. Nelle donne l'X portatore della mutazione genetica è in generale «compensato» dal secondo X normale (sordità cosiddetta recessiva legata all'X). Raramente, come nella sindrome di Alport, la sordità è definita dominante legata al cromosoma X, e le femmine non sono allora solo in condizione di trasmettere la sordità, ma sono anche colpite, in modo meno grave dei maschi.

1.10.1.3  6)Modalità di trasmissione mitocondriale

Il genoma mitocondriale è un frammento di acido desossiribonucleico (DNA) situato fuori dal nucleo della cellula, nel mitocondrio. Esso è trasmesso dalla madre. Quando un gene della sordità è situato sul DNA mitocondriale, l'albero genealogico è caratteristico perché uomini e donne possono essere sordi, ma solamente le donne potranno trasmettere la sordità ai loro figli che sono in teoria tutti sordi nel nucleo familiare (vedi paragrafo «Sordità mitocondriali»).

Noi esamineremo le forme più frequenti.

Geni della connexina

Le connexine sono piccole proteine transmembranarie che si associano in complessi (connessoni) con funzione di canali di giunzione tra le cellule adiacenti per il

trasporto di ioni implicati in particolare nei meccanismi di eccitazione delle cellule sensoi-jali cocleari. Attualmente nei mammiferi sono note cinque connexine diverse.

Quattro geni delle connexine, espressi nell’orecchio interno, possono essere implicati in ipoacusie isolate o sindromiche:

• GJB2(connexina26.inl3qll.q12)

• GJB6 (connexina 3Oinl3qll.q12)

• GJB3 (connexina 32. in Xql3.l)

• G.JB i (connexina 31. in lp34).

GJB2 è responsabile della forma principale (50% dei casi) di ipoacusia genetica, DFNB 1: più recentemente è stato dimostrato che una ipoacusia DFNB 1 può essere dovuta anche all’associazione di una delezione di GJB6. situato nello stesso locus del GJB2. con una mutazione di GJB2.

Si riteneva inizialmente che le connexine 26 e 30 fossero coinvolte nel ricircolo del potassio nell’endolinfa e che l’ipoacusia potesse essere dovuta a un’alterazione della concentrazione di K endolinfatico. La patogenesi è meglio conosciuta grazie a modelli animali di delezione parziale o totale dei geni GJB2 e GJB6 che dimostrano che l’orecchio interno si sviluppa normalmente e che la morte cellulare sopraggiunge verso il l4 giorno postnatale nel topo. Inizialmente sono interessate le cellule di sostegno e poi le cellule ciliate. La concentrazione di potassio nell’endolinfarimane normìle tino a questa data. facendo avanzare l’ipotesi di una tossicità scatenata dalla risposta delle cellule ciliate interne alla stimolazione sonora. per esempio a causa di un mancato ricircolo del glutammato ,

Gene della connexina 26 (CX26 o GJB2)

La mutazione di GJB2 è responsabile sia della forma più comune di ipoacusia del bambino, quella autosomica recessiva DFNB 1, sia di una forma rara di ipoacusia autosomica dominante, la DFNA35. Altre mutazioni di questo gene rendono conto anche di tre sindromi rare che associano ipoacusia e interessamento cutaneo, la sindrome di Vohwinkel, l’ipoacusia con cheratosi pahnoplantare e la sindrome Keratosis Ichthyosis Deafness (KID)6 7.

Nella ipoacusia DFNB i, i soggetti sordi portano delle mutazioni sui due alleli del gene, mentre i soggetti eterozigoti sono normoudenti. L’ipoacusia è congenita e stabile nella maggioranza dei casi (un’evolutività è osservata in meno del 20% deicasi, in genere lieve) ed è più spesso profonda e pantonale8.

La TC delle rocche petrose e le prove vestibolari caloriche sono normali.

Le mutazioni individuate sono allo stato oltre 60 ma la mutazione che predomina nei paesi occidentali è la 35delG, dovuta alla delezione di una guanina in posizione 35 nella parte codificante del gene e che determina la formazione di una proteina tronca. Questa mutazione rappresenta il 55 66% degli alleli mutati in Italia, il 46% negli Stati Uniti9. I portatori eterozigoti (normoudenti) di questa mutazione sono molto frequenti nella popolazione generale. tra il 2,5 e il 4% della popolazione in Italia, il 2% negli Stati Uniti10 Il

Le mutazioni “inattivanti” che portano auna proteina tronca sono associate ad ipoacusia più grave delle mutazioni “non inattivanti’5. In particolare la mutazione frequente L9OP associata a 35 delG sull’altro allele (genotipo L9OP/35delG) è più comunemente associata ad una ipoacusia medio-lieve rispetto al genotipo 35delG!35delG.

Un’altra mutazione frequente. M34T. non risulta patogena nella maggiorparte dei casi: sono stati segnalati molti soggetti 35delG/M34T normoudenti’2.

Nel 5% dei casi si riscontra inoltre una delezione del gene della connexina 30, situato nell’intervallo del locus DFNB 1, in associazione con una mutazione del GJB2 sull’altro allele,

Le mutazioni del gene della connexina 26 sono coinvolte anche nella forma di ipoacusia autosomica dominante DFNA3. Chiaramente patogene sono le mutazioni W44C e C202F’.

Le caratteristiche dell’ipoacusia sono molto diverse a seconda delle mutazioni: peresempio. per W44C l’ipoacusia è prelinguale, da media a profonda e colpisce tutte le frequenze. mentre per C202F compare tra lO e 20 anni. colpisce inizialmente le altefrequenze ed evolve lentamente per divenire media-lieve a 50 anni.

Altri geni del/e connexine

Altri geni delle connexine possono essere responsabili di una iloacusia isolata. autosomica i ecessiva e/o dominante:

GJB6 (coliliexina 30)

• GJB3 (connexina 31).

Il gene GJB6 (connexina 30) è particolarmente importante: molto simile al gene della connexina 26, una delezione di un singolo allele di questo gene (GJB6- Dl3Sl83Odel) è frequentemente riscontrata in associazione con una mutazione eterozigote del gene della connexina 26 in soggetti sordicongeniti’4.

Sono invece implicati in ipoacusie sindromiche:

• GJB i (connexina 32), responsabile di una forma della sindrome di Charcot-MarieTooth’ 5

• GJA1 (connexina 43), coinvolto nella displasia oculo-dento-digitale in cui si riscontra una ipoacusia trasmissiva16,

La diagnosi molecolare di mutazioni del GJB2!GJB6 è la prima ad essere proposta al termine della valutazione eziologica in presenza di una ipoacusia non sindromica prelinguale se la diagnostica per immagini della rocca petrosa è normale o se non ha potuto essere realizzata a causa dellagiovane età del paziente.

Nell’adulto bisogna chiedere queste indagini molecolari quando l’ipoacusia risale all’infanzia.

Gene PDS DFNB4

Il gene della sindrome di Pendred, PDS, può essere responsabile della forma di sordità DFNB4, che ricorda in ogni punto quella della sindrome (prelinguale, progressiva o fluttuante, malformazione dell'orecchio interno), ma che resta isolata, cioè senza interessamento tiroideo. Nel 1998 e 1999 due studi hanno dimostrato il coinvolgimento di mutazioni del PDS nella forma di sordità DFNB4, in soggetti che presentano una sordità congenita profonda neurosensoriale senza gozzo né ipotiroidismo, ma con una malformazione dell'orecchio interno alla TC delle rocche (dilatazione bilaterale dell'acquedotto del vestibolo [DAV], che contiene il sacco endolinfatico, in cui il criterio è rappresentato da un acquedotto più largo di 2 mm nella parte mediana). [11, 12] Il test al perclorato era normale nei soggetti testati.

Campbell et al. [62] hanno mostrato che PDS era molto frequentemente coinvolto in alcune forme familiari di sordità con malformazioni dell'orecchio interno: mutazioni di questo gene sono messe in evidenza in quattro famiglie su cinque con malformazione di Mondini e cinque famiglie su sei con DAV. In una casistica francese molto recente le mutazioni del PDS sono riscontrate nel 42% dei pazienti con sordità e malformazione dell'orecchio interno (in quasi la metà dei casi, si è potuta identificare solo una mutazione), ed era sempre presente una DAV nei pazienti con mutazione doppia. [63]

Il riconoscimento di sordità dovute alla PDS è importante per la consulenza genetica ma anche prognostica, poiché prevedere le fluttuazioni e l'evolutività può aiutare l'orientamento educativo e far prendere delle precauzioni nei confronti dei microtraumi (alcuni sport violenti, barotraumi) in questi bambini. Il trattamento degli episodi di aggravamento della sordità non è ben codificato e si basa spesso su un trattamento con vasodilatatori/corticosteroidi come si usa nella sordità improvvisa, benché questo non sia validato, ma bisogna sicuramente evitare i ricoveri iterativi con le loro ripercussioni psicologiche e scolastiche per questi bambini il cui stato può fluttuare in tempi molto ravvicinati.

Il gene della sindrome di Pendred, PDS, può essere responsabile della ipoacusia DFNB4. che ricorda quella della sindrome (prelinguale. progressiva o fluttuante. malforniazione dell’orecchio interno con dilatazione dell’acquedotto del vestibolo che supera i 2 mm nella parte mediana) (Fig. 1), ma che resta isolata, cioè senza interessamento tiroideo2425

Il riconoscimento di ipoacusia dovuta alla PDS è importante poiché prevedere le fluttuazioni e l’evolutività può far prendere delle precauzioni nei confronti dei microtraumi (alcuni sport violenti, barotraumi) in questi bambini. Il trattamento degli episodi di aggravamento della sordità si basa spesso su vasodilatatori/corticosteroidi come si usa nella ipoacusia improvvisa, benché questo non sia validato.

pict0.jpg

 

Fig.  1 — Dilatazione dell’acquedotto del vestibolo

Gene dell’otoferlina (OTOF)

Le mutazioni del gene dell'otoferlina, OTOF, sono responsabili della forma di sordità recessiva DFNB9. [64] L'otoferlina sarebbe implicata nel traffico vescicolare presinaptico delle cellule ciliate interne. [65] La sordità è grave o profonda, prelinguale, e una mutazione di questo gene, Q829X, sembra particolarmente frequente in Spagna. [Migliosi V., et al 2002]

La particolarità di questa forma di sordità è che essa può presentarsi come una neuropatia auditiva, con otoemissioni acustiche inizialmente conservate. Starr et al 1996 hanno per primi utilizzato il termine di neuropatia uditiva per designare nell'adulto delle sordità, spesso bilaterali, associate a un'alterazione dei potenziali evocati uditivi (PEU) contrastante con la presenza di otoemissioni acustiche (OEA) normali. Queste forme sono oggi meglio conosciute nell'adulto e nel bambino e giustificano la valutazione delle otoemissioni per individualizzarle nel corso della gestione di una sordità di percezione.

La frequenza di queste sordità è molto elevata (1%) nei neonati ricoverati in terapia intensiva, il che giustifica uno screening delle sordità con i potenziali evocati piuttosto che con OEA in questa popolazione. Le mutazioni dell'otoferlina sono probabilmente rare tra i bambini con una diagnosi di «neuropatia auditiva»: Madden et al 2002 tra 22 casi pediatrici, descrivevano 15 casi (68%) con patologie neonatali intricate (iperbilirubinemia: 11/15, prematurità: 10/15, farmaci ototossici: 9/15, ventilazione assistita: 8/15) e e sei casi erano rappresentati da coppie di due fratelli sordi che evocavano una causa genetica autosomica recessiva, non essendo stato ricercato il gene della DFNB9, OTOF .

Il termine neuropatia uditiva sembra assolutamente inappropriato per la sordità dovuta al gene OTOF, sordità di origine cocleare per la quale i risultati di impianto cocleare sembrano del tutto paragonabili ai risultati abituali dell'impianto. [Loundon et al., 2005]

Lo studio morfologico dell’orecchio interno e del nervo uditivo con RM nei pazienti che presentano un quadro clinico di neuropatia ha evidenziato nel 18% dei casi la presenza di un’anomalia anche anatomica del nervo acustico che appare ipoplasico, mono- o bilateralmente [Loundon et al., 2005]. E’ fondamentale chiarire la presenza di una riduzione del calibro del nervo o addirittura la sua assenza prima di procedere a intervento di impianto cocleare che nel primo caso ha opportunità di successo mentre nel secondo caso è controindicato,

Gene KCNQ4

Questo gene è espresso soprattutto nelle cellule ciliate esterne e codifica per un canale del potassio voltaggio-dipendente. Esso è coinvolto in una forma di ipoacusia progressiva, DFNA2. che interessa inizialmente le frequenze acute. L’età di esordio è variabile tra 1 e 30 anni. l’ipoacusia progredisce di circa 1 dB pe ranno. e gli acufeni sono frequenti.[[Coucke P.J., et al 1999; Roux  et al., 2006 89]

Gene COH

Questo gene è espresso in grande quantità nella coclea e codifica per una proteina della matrice extracellulare cocleare, la coclina. Dal punto di vista istologico si ritrovano, in questa forma di sordità, dei depositi acidofili cocleari molto caratteristici.

L’ipoacusia dovuta alla lesione del COCH, DFNA9, ha inizio sulle frequenze acute nell’adolescenza o nell’adulto e progredisce rapidamente (3-4 dB per anno) per interessare tutte le frequenze [Verhagen et al 2001]. L’ipoacusia diventa grave-profonda in genere dopo i 60 anni.

Alcuni pazienti hanno episodi di vertigini, sensazione di “pienezza auricolare” ed acufeni che possono evocare una malattia di Ménière. anche se la forma della curva è diversa[Robertson et al 1997]..

Gene della wolframina (WFSJ)

Questo gene è stato identificato nel 2001 come responsabile di una sordità sindromica, la sindrome di Wolfram, nella quale la sordità è associata a diabete mellito e insipido e a sintomi neurologici e oculari. [Khanim et al.,2001] Due equipe hanno dimostrato che WFS1 era anche in causa in una forma non sindromica autosomica dominante, DFNA38, caratterizzata da una sordità progressiva, che inizia tra 5 e 15 anni e colpisce di preferenza le frequenze gravi. [Bespalova et al.,2005; Young et al.,2001] La sordità colpisce in seguito tutte le frequenze e diventa media/grave verso i 40 anni. I loci DFNA6, DFNA14 e DFNA38 si sovrappongono e corrispondono tutti al gene WFS1. Young et al. hanno messo in evidenza mutazioni in due famiglie statunitensi e due famiglie olandesi in cui la sordità era legata al DFNA38, ma anche in due famiglie testate senza precedente localizzazione, con sordità dominante che interessava le basse frequenze. [Young et al.,2001] Bespalova [2001] ha studiato cinque famiglie affette da sordità progressiva sulle frequenze gravi in Belgio, Olanda e Stati Uniti: nelle cinque famiglie la sordità era dovuta a una mutazione di WFS1. WFS1 è pertanto probabilmente un gene frequente in queste forme con curva audiometrica ascendente.

Non si conosce ancora la prevalenza del WFS1 nelle varie popolazioni e il suo possibile coinvolgimento in sordità dominanti con curve audiometriche non ascendenti. La diagnosi molecolare della WFS1 può essere proposta nelle famiglie con sordità autosomica dominante prevalente sulle frequenze gravi o a inizio su di esse.

Gene POU3F4

Il gene POU3F4 è stato il primo gene identificato responsabile di una ipoacusia non sindromica27. È un fattore di trascrizione, implicato nella morfogenesi. Esso è responsabile di una rara forma di ipoacusia, DFN3: la sordità mista legata all’X con geyser labirinto, per una rassegna, vedi [Cremers et al 2000] Il gap trasmissivo è importante, con Rinne di 50-60 dB, facendo sospettare un blocco ossiculare e portando a eseguire una timpanotomia esplorativa: ogni effrazione platinare provocherà un geyser massivo e porterà a una cofosi.

L’esame TC delle rocche petrose mostra in questa sindrome una dilatazione importante del condotto uditivo interno, una dilatazione cocleovestibolare e una scomparsa della segmentazione ossea cocleare.

Mutazioni del DNA Mitocondriale

Il DNA mitocondriale è una parte di DNA di piccole dimensioni situata in ogni mitocondri. Esso codifica per 13 acidi ribonucleici messaggeri (mRNA), due RNA ribosomiali (rRNA) e 22 RNA di trasporto ed è trasmesso, unicamente delle madri, a tutti i loro figli. Normalmente la maggior parte degli individui normali ha un solo tipo di DNA mitocondriale (omoplasmia), ma possono essere presenti diversi tipi di DNA mitocondriale per tessuto (eteroplasmia), il che spiega per esempio la variabilità dei fenotipi tra fratelli, che in teoria dovrebbero essere colpiti nella loro totalità.

Sono state descritte diverse mutazioni nelle sordità isolate: la prima descritta e la più frequente, la mutazione A1555G dell'RNA ribosomiale 12S, [80] quindi le mutazioni C1494T dell'RNA ribosomiale 12S e T7511C, T7510C dell'RNA di trasferimento della serina.

A1555G è particolarmente frequente in Spagna nelle famiglie affette da sordità con trasmissione compatibile con una sordità mitocondriale, fino al 25%. [81] La prevalenza è scarsa in altri paesi. [82] La sordità dovuta alla mutazione A1555G può essere di ogni grado e apparire a qualunque età, spontaneamente o dopo assunzione di aminoglicosidi. [83] In effetti il bersaglio degli aminoglicosidi è l'RNA ribosomiale batterico e la forma dell'RNA ribosomiale 12S con mutazione A 1555 G diviene più vicina agli rRNA batterici che legano gli aminoglicosidi con un'affinità anormalmente elevata. Questo spiega la comparsa di sordità per dosi normali di aminoglicosidi in questi pazienti. Anche l'altra mutazione dell'RNA ribosomiale 12SC1494T può indurre anche una suscettibilità agli aminoglicosidi. [84, 85]

IPOACUSIE SINDROMICHE PROGRESSIVE

La perdita progressiva dell’acuità uditiva è stata riscontrata in alcune sindromi caratterizzate da disturbi oculari, come la CHARGE, e la sindrome di Usher tipo III. Inoltre, la perdita dell’udito è progressiva nelle sindromi di Alstrom, Refsum e Norrie, nell’albinismo oculare, in alcuni tipi di atrofia otica, in alcune forme di cataratta. In quest’ultima condizione ereditaria, i risultati istopatologici hanno evidenziato una grave degenerazione cocleosacculare, Inoltre, nella sindrome di Stickler (o artro-oftalmopatia ereditaria), una perdita uditiva neurosensoriale e progressiva per le alte frequenze è riportata nelI’80% dei casi In genere si ha progressivo indebolimento dell’udito nella sindrome di Alport (nefrite e ipoacusia neurosensoriale), di Epstein (macrotrombocitopenia, nefrite e ipoacusia neurosensoriale), di Lemieux-Neemeh (nefrite, neuropatie motorie e sensitiva, ipoacusia progressiva) e di Muckle-WelIs (nefrite, orticaria, amiloidosi e ipoacusia neurosensoriale). Solitamente i pazienti presentano ipoacusia di grado severo ed il tasso di progressione non è correlato al grado di compromissione della funzionalità renale. La maggior parte delle ipoacusie neurosensoriali associate a disordini del sistema nervoso sono di fatto progressive. È così per le sindromi associate ad atassia (sindrome di Cockayne, di Klippel-Drante, di Hallgren, di Richards-Rundle), per quelle associate a disordini neuromuscolari (sindrome di Brown-Vialetto-Van Laere, la sindrome autosomica dominante di Charcot-Marie-Tooth, di Hagemoster, la sindrome di Pauli, ecc,) e per quelle associate a neuropatie sensoriali e del sistema nervoso autonomo (sindrome di Hicks, ecc), o sindromi mitocondriali come la sindrome di Kearns-Sayre (oftalmoplegia maggiore), MELAS (encefalomiopatia mitocondriale, acidosi lattica, episodi ictus-simile e ipoacusia neurosensoriale), o altre forme come la sindrome di Wells-Jankovic (paraplegia spastica, ipogonadismo e ipoacusia neurosensoriale), Poche anomalie dell’orecchio interno sono riportate da un punto di vista istopatologico’ atrofia del neuroepitelio, degenerazione delle cellule ciliate, grave degenerazione cocleosacculare, prominenza vascolare con emorragie e degenerazione quasi completa delle fibre nervose della lamina spirale, gliosi dei nuclei cocleari ventrali e degenerazione dei nervi cocleovestibolari

L’ipoacusia neurosensoriale a carico delle alte frequenze è un riscontro comune in età giovane-adulta nei disordini metabolici come l’alfa-D-mannosidosi, la malattia di Fabry, la malattia di Krabbe e l’adrenoleucodistrofia. Le mucopolisaccaridosi (MPS) sono un gruppo di disordini metabolici che coinvolgono il metabolismo degli eteroglicani, e ciascuna è caratterizzata dalla carenza di uno specifico enzima Le mucopolisaccaridosi sono prevalentemente malattie pediatriche La MPSII (malattia di Hunter), la forma lieve, è compatibile con la sopravvivenza fino all’età adulta, e un certo grado di perdita uditiva si sviluppa nella maggior parte delle persone interessate, il deficit è di solito misto e deriva da una combinazione di infezioni dell’orecchio medio e infiltrazione di glicosaminoglicani del ganglio otico La MPSIV (sindrome di Morquio) presenta ipoacusia neurosensoriale progressiva o mista che si sviluppa nella tarda infanzia Inoltre, nella sindrome DIDMQAD (diabete insipido, diabete mellito, atrofia otica, sordità neurosensoriale della sindrome di Wolfran), l’ipoacusia neurosensoriale coinvolge inizialmente le alte frequenze e si estende poi alle frequenze più basse, probabilmente correlata all’atrofia della stria vascolare

La maggior parte delle ipoacusie genetiche associate ad alterazioni dell’apparato tegumentario o a disturbi oro-dentali sono congenite e profonde, ma alcune si presentano con perdita progressiva dell’udito, come la sindrome di Waardenburg di tipo Il, la sindrome di Crandall, la sindrome otodentale, e, in alcuni casi, l’ittiosi La maggior parte degli audiolesi X-linked sono affetti da mutazioni nel gene PQU3F4 che causano o perdita progressiva dell’udito mista o severa ipoacusia neurosensoriale congenita.

SORDITÀ SINDROMICHE

Le sordità sindromiche rappresentano solo una piccola percentuale di sordità del bambino (10 - 15% circa) e una porzione poco conosciuta, probabilmente inferiore, di sordità dell'adulto. Sono state descritte diverse centinaia di sindromi con sordità (vedi Gorlin R.J.), e a tutt'oggi è stato identificato più di un centinaio di geni. È comunque importante conoscere e ricercare le principali sindromi, poiché la gestione e la valutazione eziologica saranno differenti da una sordità non sindromica. In ragione del grande numero di sindromi rare con sordità qualsiasi patologia malformativa nel bambino deve far effettuare un esame uditivo sistematico. Per le sordità sindromiche inoltre che comprendono una lesione malformativa craniofaciale, la sordità è molto spesso aggravata da un'otite cronica e s'impone un monitoraggio otologico regolare.

Abbiamo elencato nella Tabella 4 le sette sordità sindromiche che ci sembrano più importanti e che devono essere conosciute dai diversi specialisti che assumono in carico le sordità, a motivo della loro frequenza e/o della loro gravità potenziale. La Tabella 5 elenca in modo più completo le sindromi no eccezionali i cui geni sono stati identificati (per una rassegna esauriente dei geni clonati della sordità sindromica, vedi Marlin S.). Descriveremo qui le sette sindromi della Tabella 1.

1.10.1.1 Tre sindromi autosomiche recessive

Tre sindromi autosomiche recessive devono essere sistematicamente ricercate: le sindromi di Pendred e di Usher, entrambe frequenti, e la rara sindrome di Jerwell e Lange-Nielsen. Tutte queste sindromi hanno la particolarità di presentarsi a lungo come una sordità isolata, e solo una valutazione sistematica può permettere di individuarle precocemente.

Sindrome di Pendred

Questa sindrome è stata descritta da oltre 100 anni. È riconosciuta dall'associazione di una sordità di origine cocleare, il più delle evolutiva, prelinguale o postlinguale precoce, con un disturbo del metabolismo dello iodio che si manifesta con un gozzo tiroideo. Essa si trasmette un modo autosomico recessivo. Il gene in causa, PDS (attualmente chiamato SLC26A4), è implicato sia nella sindrome di Pendred (Everett L.A.),che in una forma di sordità che rimane isolata: DFNB4(Li X.C., Usami S.). Il confine tra la sindrome di Pendred e la forma di sordità isolata DNFB4 è a volte difficile da definire poiché, all'interno di famiglie affette da Pendred, uno o più individui possono non sviluppare la lesione tiroidea(Van Hauwe P.). Noi descriveremo la forma DFNB4 nel paragrafo «Sordità non sindromiche».

La prevalenza della sindrome di Pendred è stimata a 7-10 cas/ 100.000 nascite. La sordità ha la particolarità, quando non è molto profonda fin dall'inizio, di evolvere per gradi di peggioramento improvviso, seguiti da un recupero in genere parziale. Queste fluttuazioni sono estremamente invalidanti e angosciose per il bambino.

L'età di comparsa del gozzo tiroideo è variabile, il più delle volte, nel corso del secondo decennio di vita (da 6 a 37 anni con età media 14,9 anni nella recente casistica di Blons sul territorio francese) e in questa stessa casistica era associato un ipotiroidismo nel 77% dei casi(Blons H.). La sindrome di Pendred si presenta quindi come una sordità isolata per molti anni.

La TC delle rocche mette sempre in evidenza anomalie morfologiche dell'orecchio interno (dilatazione dell'acquedotto del vestibolo (Fig. 2 ), e a volte coclea incompleta e dilatata di tipo «Mondini») in modo quasi costante, ma queste anomalie possono essere monolaterali(Phelps P.D.).

http://www.em-consulte.com/showarticlefile/46663/ori-45498-02-miniature

Fig. 2 : Dilatazione dell'acquedotto del vestibolo (freccia) su una TC delle rocche in sezione assiale.

 Le anomalie di organificazione dello iodio possono essere messe in evidenza con la scintigrafia tiroidea con test al perclorato: l'incorporazione degli ioduri alla molecola di tireoglobulina avviene in modo anormale e la somministrazione di perclorato, anione inorganico, induce un rilascio di ioduri non organificati. La misura della quantità di iodio radioattivo prima e dopo somministrazione di perclorato mostra una diminuzione superiore al 10%. Questo test può permettere di individuare una sindrome di Pendred prima della comparsa di gozzo nei pazienti con malformazione dell'orecchio interno. Tuttavia questo tipo di test non è né sensibile (normale in certi soggetti in alcune forme familiari) né specifica (positivo in particolare nella tiroidite di Hashimoto e nei pazienti con mutazioni dei geni della tiroide perossidasi o della tiroglobulina). Ha inoltre l'inconveniente di sottoporre il paziente a irradiazione.

Il gene responsabile della sindrome di Pendred è stato localizzato nel 1997 nella regione 7q31( Coyle B., Sheffield V.C.), ed è stato clonato da Everett e coll. (Everett L.A.).Il gene PDS codifica per la pendrina formata da 780 aminoacidi. A tutt'oggi sono state identificate più di cinquanta mutazioni nel gene PDS. Queste mutazioni sono ripartite nei 21 esoni del gene. Quattro di esse sono particolarmente frequenti, presenti sul 74% dei cromosomi trasferiti (Blons H., Coyle B.,). Mutazioni della PD S sono evidenziate nella grande maggioranza dei pazienti che presentano una sindrome di Pendred in Francia ed è sempre presente una dilatazione dell'acquedotto del vestibolo nei soggetti in cui sono identificate le due mutazioni(Blons H.).

Sindrome di Usher

La sindrome di Usher associa alla sordità una retinite pigmentosa. Numerose mutazioni sono state identificate come responsabili di questa sindrome, che sulla base del grado di compromissione, dell’epoca di comparsa e dell’evoluzione delle patologie che la caratterizzano, è stata classificata in 3 diversi tipi diversi. I tre quarti sono Usher di tipo I . Nella sindrome di Usher tipo I sono stati identificati 7 sedi di linkage e 4 geni (MYO7A. USH1C. CDH23. PCDH15) a carico dei quali sono state osservate varie mutazioni, con sordità congenita profonda, areflessia vestibolare bilaterale responsabile di un ritardo della deambulazione (deambulazione dopo 18 mesi) e retinite che si sviluppa durante l'infanzia. I primi segni visivi sono dei disturbi della visione in penombra, spesso verso l'inizio del secondo decennio di vita, ma l'esame sistematico del fondo dell'occhio può consentire la diagnosi molto prima di questa età, fin dai 3-4 anni. L'esame più precoce è l'elettroretinogramma, patologico prima dei primi segni nel fondo dell'occhio. La sindrome di Usher di tipo I è un'indicazione all'impianto cocleare precoce per ottenere una comprensione del linguaggio senza lettura labiale in questi bambini che, in età adulta, avranno una rilevante compromissione visiva. Porre la diagnosi attraverso l'esame del fondo dell'occhio a 4 anni è quindi già una situazione tardiva. In linea di principio l'esame oftalmologico esteso al fondo dell'occhio deve essere sistematico e ripetuto nel bambino e nell'adulto sordi, e ogni sordità profonda congenita con ritardo della deambulazione senza eziologia evidente deve fare eseguire un elettroretinogramma, anche se il fondo dell'occhio è normale.

Condotta da tenere

L'esame oftalmologico esteso al fondo dell'occhio deve essere sistematico e ripetuto nel bambino e nell'adulto sordi e ogni sordità profonda congenita con ritardo della deambulazione senza eziologia evidente deve fare eseguire un elettroretinogramma, anche se il fondo dell'occhio è normale.

Nella sindrome di Usher tipo II sono state osservate varie mutazioni a carico dii gene (USH2A); tuttavia è verosimile che vi sia una eterogeneità genetica dal momento che sono state identificate 2 ulteriori sedi di linkage, la sordità è in media grave, non progressiva, predominante sulle frequenze acute, la retinite un poco più tardiva e i segni vestibolari assenti. Nella Usher tipo III è stato recentemente individuato 1 gene (USH3) a carico del quale sono state osservate varie mutazioni (Tab. I). la sordità è progressiva, i segni vestibolari e l'età di inizio della retinite sono variabili (per una rassegna, vedi [8]).

A tutt'oggi sono stati localizzati 11 geni e otto di questi geni sono stati identificati, cinque per la sindrome di Usher tipo I, due per il tipo II e uno per il tipo III (Tabella 4). MYO7A e CDH23 rappresentano rispettivamente il 30 e 29% dei casi di Usher tipo I e USH2A il 40% dei tipi II(Ouyang X.) La diagnosi molecolare non è eseguita di routine e la diagnosi è essenzialmente clinica.

     Tab, II. Genetica della s, di Usher.

Locus

 Localizzazione

Gene

Marker dI  screening

Most lmportant Reference

OMIM
Entry

USH1A

14q32

Unknown

D14S250, D14S260, D14S292, D14S78

Kaplan et al., 1992

276900

USH1B

11q135

MYO7A

Di 1S906, Dl 1S911, D11S52, OMP-CA

Weil et al,1995

276903

USH1C

hp15.1

USH1C

D11S902,D11S921, D11S899,D11S861

Smith et al,, 1992
Verpyetal,2000
Bitner-Glindzicz et aL,
2000

276904

USH1D

10q

CDH23

D10S529, D10S202, D10S573

Wayne et al,, 1996
Bork et al., 2001
Bolz et al,, 2001

601067

USH1E

21q

Unknown

D21S1884,
D21S1257,
D21 2S265,
D21S1258

Chaib et al, 1997

602097

USH1F

10q2122

PCDH15

D10S199, D10S578, D10S596

Ahmed et aL, 2001
Alagramam et al.,,
2001

602083

USH1G

17q24-25

Unknown

Mustapha et al.., 2002

USH2A

1q41

USH2A

D1S229, D1S490, D1S237, D1S474

Kimberling et al,
1990
Eudy et al., 1998

276901

USH2B

3p2324..2,

Unknown

D3S1578, D3S3647, D3S3658

Hmani et al,, 1999

276905

USH2C

5q14.3-q21.3

Unknown

D5S428, D5S421

Pieke-Dahl et al., 2000

605472

USH 3

3q21-q25

USH3

D3S1299, D3S1555, D3S1280, D3S1 279

Sankila et al, 1995 Joensuu et al., 2001

276902
606397

Sindrome di Jerwell e Lange-Nielsen

È rara (1/100.000), ma di diagnosi facile tramite un elettrocardiogramma (ECG) sistematico in caso di sordità grave o profonda congenita(Splawski I.). L'ECG mostra un allungamento dello spazio QT che traduce un disturbo della conduzione cardiaca, fonte di malessere o di morte improvvisa che possono manifestarsi senza circostanze scatenanti o in seguito a uno stress. La prevenzione è possibile mediante un trattamento medico. Due geni sono stati identificati, KCNQ1 e KCNE1, (Splawski I., Neyroud N., Wang Z., Chen Q.) che codificano per alcuni canali del potassio localizzati nella stria vascolare (Tabella 4). I genitori portatori eterozigoti della mutazione possono presentare dei malesseri (donde l'importanza dell'anamnesi familiare) e un'ipoacusia.

1.10.1.1 Tre sindromi autosomiche dominanti

Devono essere conosciute dagli otorinolaringoiatri (ORL) poiché sono frequenti e probabilmente sottodiagnosticate: la sindrome di Waardernburg, la sindrome branchio-oto-renale (BOR) e la sindrome di Stickler.

Sindrome di Waardernburg

la sindrome di Waardenburg è la causa più comune di perdita di udito sindromica autosomica dominante. Associa una sordità ad anomalie della pigmentazione dovute a un'assenza di melanociti in diversi organi. Ciò può riguardare i capelli (ciocche bianche) e le sopracciglia (Figura 3 ), gli occhi (occhi molto azzurri, depigmentati, depigmentazione sul fondo dell'occhio), la cute (macchie cutanee). In alcune forme (Waardernburg di tipo 1 e 3), è presente un'anomala distanza tra gli occhi, con i canti interni spostati verso l'esterno con riduzione di lunghezza della fessura palpebrale (distopia cantale) (Figura 3). La sordità è molto variabile, mono- o bilaterale, da leggera a profonda (profonda nel 35% dei casi), (Hildesheimer M.), con o senza malformazione dell'orecchio interno.

http://1.bp.blogspot.com/-hKLCdHOBOSg/T8NMOCByFnI/AAAAAAAAfKM/0yEFDQA_Nl0/s1600/tumblr_m4a7adPjVO1r8vrhxo1_500.jpg

 

Figura 3 : Sindrome di Waardernburg di tipo I con distopia cantale (doppia freccia), occhi molto     azzurri, sopracciglia parzialmente bianche.

La trappola per la diagnosi è che le particolarità fisiche che possono essere presenti nella famiglia dei sordi ed essere molto suggestive non sono spontaneamente descritte all'anamnesi, non essendo considerate patologie. Le ciocche bianche sono inoltre il più delle volte tinte. La domanda circa la presenza di occhi depigmentati o di ciocche bianche nella famiglia deve quindi essere posta sistematicamente. Sono stati descritti quattro tipi clinici di sindrome di Waardernburg in funzione dei segni associati:

• il tipo I è associato a una distopia cantale ed è causata da mutazioni in PAX3.;

• il tipo II, il più frequente, è privo di distopia cantale canti ed è causata da mutazioni in MITF.;

• il tipo III (o Klein-Waardenburg) è un tipo I associato a malformazioni degli arti superiori ed è causata da mutazioni in PAX3.;

• il tipo IV è un tipo II con malattia di Hirschsprung. Attualmente, sono stati identificati sei geni, onnicomprensivi nella Tabella 4. Essi non rendono conto di tutte le sindromi di Waardernburg (per esempio, PAX3 è chiamato in causa in tre quarti dei tipi I e MITF nel 15% dei tipi II soltanto) (Tassabehji M.).

Sindrome branchio-oto-renale

La sindrome branchio-oto-renale (BOR) è la seconda causa più comune di  perdita di udito sindromica autosomica dominante ,.associa sordità, fistole branchiali multiple e una malformazione renale. La sua prevalenza è stimata a 1/ 40.000(Fraser F.C.). Le malformazioni renali possono essere notevoli (agenesie oppure ipoplasie maggiori) e portano a volte a un'interruzione della gravidanza. Le malformazioni meno importanti saranno diagnosticate con un'ecografia renale che deve essere richiesta di fronte a una sordità suggestiva di BOR: la sordità si accompagna a malformazioni dell'orecchio esterno (malformazioni del padiglione, aplasia dell'orecchio, encondromi, stenosi dei condotti uditivi) (Figura 4 ), dell'orecchio medio (esiste una componente di trasmissione all'audiogramma) e dell'orecchio interno (varie malformazioni cocleovestibolari) (Figura 5 ). Si ritrovano in generale delle fistole preauricolari bilaterali e possibilità di apertura di fistole della seconda fessura branchiale con residui cartilaginei associati suggestivi (Figura 6 ). In pratica, in presenza di una sordità di percezione o mista associata a una fistola branchiale oppure a malformazioni dell'orecchio esterno, è consigliabile eseguire un'ecografia renale. Tre geni sono stati localizzati e due identificati, EYA1 e SIX1(Abdelhak S., Ruf R.G.). Il gene EYA1 può anche essere responsabile di una sindrome branchio-otologica, molto simile alla BOR ma senza interessamento renale(Vincent C.).

http://www.em-consulte.com/showarticlefile/46663/ori-45498-04-miniature

Fig. 4 : Orecchie a trombetta ed encondromi.

http://www.em-consulte.com/showarticlefile/46663/ori-45498-05-miniature

Fig. 5 : Micrococlea in una sindrome branchio-oto-renale (BOR).

http://www.specialistaotorino.it/wordpress/wp-content/uploads/neck-mass-lat1.jpg 

Fig. 6 : Residuo branchiale cervicale.

Sindrome di Stickler

Questa sindrome è dovuta a una alterazione delle catene http://www.em-consulte.com/templates/common/images/entites/alpha.gifdi alcuni collageni. Si può rivelare alla nascita tramite una schisi velopalatina, completa o sottomucosa, integrantesi talvolta in una sequenza di Pierre Robin: triade schisi palatina/microretrognazia/glossoptosi e, soprattutto, incompetenza dell'incrocio faringolaringeo, fonte di disturbi della deglutizione e di ostruzione respiratoria che possono richiedere una tracheotomia transitoria (la sindrome di Stickler è una causa ormai ben nota della sequenza di Pierre Robin). Il dismorfismo faciale è costante (ipoplasia del piano medio del volto), ma spesso difficile da valutare nel lattante. Sono anche presenti delle anomalie scheletriche e cartilaginee, che possono portare a una piccola statura o, al contrario, a una grande statura. Le anomalie articolari possono portare a dolori di tipo artrosico.

La sordità di percezione, trasmissione o mista è incostante, e spesso mascherata o aggravata dai problemi di otite cronica che sono associati all'incompetenza faringea. Essa è spesso evolutiva. Sono descritti tre tipi di sindrome di Stickler: nei tipi 1 e 3, agli altri elementi della sindrome è associata una miopia molto forte con rischio di degenerazione vitro-retinica. L'esame oftalmologico di ogni bambino sordo e di ogni lattante con incompetenza faringolaringea deve permettere d'individuare questa sindrome e correggere precocemente la miopia.

      L'otosclerosi è una malattia genetica generalmente associata ad insorgenza nell'età adulta ipoacusia trasmissiva. Tuttavia, otosclerosi avanzata può provocare SNHL. I geni responsabili otosclerosis non sono state trovate, ma foci sui cromosomi 6, 7, e 15 sono stati implicati.

      l’acondroplasia può essere associato con la perdita uditiva mista.

      La Malattia di Paget può causare progressive, ad insorgenza nell'età adulta ipoacusia trasmissiva, sordità neurosensoriale genetica (SNHL), o entrambi. Altri reperti comuni di questo disturbo osseo sono l'allargamento del cranio, cifosi, e un accorciamento della statura. La perdita dell'udito è probabilmente dovuto ad un processo cocleare. Fattori genetici e ambientali sono suscettibili di essere fattori che contribuiscono.

1.10.1.2  Sindrome legata al cromosoma X

Una sindrome legata al cromosoma X, b)la sindrome di Alport, deve essere sistematicamente ricercata in ogni sordità postlinguale e/o evolutiva. La sordità è progressiva (1o decennio) associata a episodi di ematuria (l'ematuria inizialmente microscopica per diversi anni) con un interessamento renale che evolve verso l'insufficienza renale. Il controllo oftalmologico riscontra un lenticono anteriore e una cataratta polare anteriore, suggestivi di questa sindrome.

Per le sindromi di Alport dominanti legate al cromosoma X, dovute a mutazioni del gene COL4A5, sono affetti uomini e donne, ma la lesione è più moderata nelle donne. La sordità può precedere la lesione renale e interessa a 40 anni 90% degli uomini e 10% delle donne. A 40 anni, 90% degli uomini e 12% delle donne è colpito da insufficienza renale(Jais J.P.). Lo stick urinario sistematico nel bambino sordo permette una diagnosi e una gestione precoci della sindrome di Alport.

Diversi geni sono identificati per questa sindrome (Tabella 4). Essi codificano collageni di tipo IV che entrano nella composizione delle membrane basali renali, cocleari e della capsula anteriore del cristallino.

Esistono anche delle sindromi di Alport a trasmissione autosomica recessiva, nelle quali le femmine presentano la stessa lesione dei maschi. Le trasmissioni autosomiche dominanti sono infine possibili ma molto rare.

   Tabella 4 - Sordità sindromiche più frequenti e/o che richiedono una gestione specifica. Tutte queste sindromi possono presentarsi come sordità isolate: i segni di sindrome possono essere presenti in altri membri della famiglia nelle forme autosomiche dominanti (AD) a espressività variabile o possono presentarsi nel corso dell'infanzia (Usher, Pendred, Jerwell e Lange-Nielsen, Alport)

Nome della sindrome

Modalità di trasmissione

Principali segni da ricercare nei soggetti sordi e/o nella famiglia

Sindromi di

Alstrom,

Refsum

Norrie,

Albinismo oculare

in alcuni tipi di

Atrofia Otica,

Cataratta.

 

Perdita Progressiva dell’udito

In quest’ultima condizione ereditaria, Cataratta, i risultati istopatologici hanno evidenziato una grave degenerazione cocleosacculare

Sindrome di Stickler 

o

Artro-Oftalmopatia Ereditaria

Autosomica dominante (espressività variabile) 

Perdita Uditiva Neurosensoriale e Progressiva per le Alte Frequenze è riportata nelI’80% dei casi Palatoschisi, associazione di Robin. Aspetto marfanoide
Anomalie scheletriche e cartilaginee
STL1 e 3: miopia molto forte

 

sindrome di Alport

Ipoacusia Neurosensoriale Progressiva,

nefrite

sindrome di Epstein

Ipoacusia Neurosensoriale Progressiva,

macrotrombocitopenia ,nefrite

di Lemieux-Neemeh

Perdita Progressiva dell’udito

nefrite, neuropatie motorie e sensitiva,

di Muckle-WelIs

Perdita Progressiva dell’udito

nefrite, orticaria, amiloidosi

Sindromi Associate ad Atassia

Sindrome di

Cockayne,

Klippel-Drante,

Hallgren,

Richards-Rundle),

Perdita Progressiva dell’udito

Atassia

associate a disordini neuromuscolari

sindrome di

Brown

Vialetto

Van Laere,

la sindrome autosomica dominante di Charcot-Marie-Tooth,

Hagemoster,

Pauli, ecc,

Perdita Progressiva dell’udito

disordini neuromuscolari

associate a neuropatie sensoriali e del sistema nervoso autonomo sindrome di Hicks, ecc

Perdita Progressiva dell’udito

sindrome di Wells-Jankovic

Perdita Progressiva dell’udito

paraplegia spastica, ipogonadismo

la malattia di Fabry,

la malattia di Krabbe e l’adrenoleucodistrofia

nei disordini metabolici come l’alfa-D-mannosidosi.

Ipoacusia neurosensoriale a carico delle alte frequenze

mucopolisaccaridosi (MPS) La MPSII (malattia di Hunter),

il deficit UDITIVO è di solito misto e deriva da una combinazione di infezioni dell’orecchio medio e infiltrazione di glicosaminoglicani del ganglio otico

La MPSIV (sindrome di Morquio)

presenta Ipoacusia Neurosensoriale Progressiva o Mista che si sviluppa nella tarda infanzia

sindrome di

Wolfram/DIDMOAD 

Autosomica dominante

L’ipoacusia Neurosensoriale della sindrome di Wolfran, Coinvolge Inizialmente le Alte Frequenze e si Estende poi alle Frequenze più Basse, probabilmente correlata all’atrofia della stria vascolare;  diabete insipido, diabete mellito, atrofia otica,

sindrome di Wells-Jankovic

Ipoacusia Neurosensoriale Progressiva paraplegia spastica, ipogonadismo

La maggior parte delle ipoacusie genetiche, associate ad alterazioni dell’apparato tegumentario o a disturbi oro-dentali sono congenite e profonde ma alcune si presentano con perdita progressiva dell’udito

come la sindrome di

Waardernburg tipo II   Crandall,

Otodentale,

e, in alcuni casi

l’ittiosi


Autosomica dominante (espressività variabile)


Ipoacusia Neurosensoriale Progressiva

audiolesi X-linked sono affetti da mutazioni nel gene PQU3F4 che causano o perdita progressiva dell’udito mista o severa ipoacusia neurosensoriale congenita.

Ipoacusia Neurosensoriale Progressiva

I decennio

audiolesi X-linked

Sindrome di Alport

Autosomica dominante

Perdita Uditiva Neurosensoriale  Progressiva

sindrome  o associazione di CHARGE,

Autosomica dominante
(espressività variabile)

Perdita Uditiva Neurosensoriale  Progressiva

C=Coloboma
H=Heart defects
A=Atresia choanae
R=Retarded growth
G=Genital and urinary abnormalities
E=Earanomalies

sindrome di Usher 

Autosomica recessiva 

Perdita Uditiva Neurosensoriale  Progressiva Usher tipo IIIRetinite pigmentosa progressiva che porta a cecità. Problemi iniziali: visione notturna
Spesso: disturbi vestibolari con ritardo della deambulazione

 

sindrome di Pendred

Autosomica recessiva 

Evoluzione fluttuante della sordità.

Malformazione dell'orecchio interno

Gozzo ipo- o eutiroideo che compare nel corso dell'infanzia

 

sindrome di Alport 

Dominante legata all'X
Autosomica recessiva
Autosomica recessiva

 

Progressivo Indebolimento Dell’udito

Ematuria quindi proteinuria = > insufficienza renale 

Neurofibromatosi tipo 2 

Autosomica dominante  

Ipoacusia Neurosensoriale Progressiva retrococleare, Schwannomi, neurofibromi, cataratta 



  Tabella 5 - Altre sordità neurosensoriali sindromiche mitocondriali non eccezionali il cui gene è clonato

Sindrome

OMIM

Localizzazione del deficit

Gene

Modalità di trasmissione

Altri segni

MELAS 

540000 

C, RC 

MTTL1  

Mitocondriale TM 

Ipoacusia Neurosensoriale Progressiva retrococleare tardiva

Lesione neuromuscolare,  acidosi lattica, diabete 

MTND6  

MTTQ  

MTTH  

MTTK  

MTTS1  

Kearns-Sayre 

530000 

Delezioni mitocondriali 

Mitocondriale TM 

Ipoacusia Neurosensoriale Progressiva

Oftalmoplegia, retinite pigmentosa, lesione neuromuscolare, cardiomiopatia, RC, iperproteinorrachia 

Sordità-diabete (Ballinger-Wallace) 

520000 

MTTL1  

Mitocondriale TM 

Diabete 

MTTK  

 Didascalia :
C: cocleare; RC: retrococleare; RPM: ritardo psicomotorio; OMIM: Online Mendelian Inheritance in Man. 
TM: trasmissione mitocondriale; AR: autosomica recessiva; AD: autosomica dominante; RX: recessiva legata all'X.

SORDITÀ NON SINDROMICHE approfondimento

Le forme autosomiche recessive sono le più frequenti e la sordità è in generale congenita. Nelle forme dominanti, la sordità è il più delle volte progressiva o a comparsa ritardata, nel corso dell'infanzia o in età adulta. Noi affronteremo qui solo le forme più frequenti. [Anche se in letteratura sono riportati molti casi di famiglie con mutazione autosomica dominante (AD) che hanno manifestato forme d’ipoacusia progressiva non esistono dati epidemiologici sulla prevalenza delle ipoacusie genetiche nella popolazione adulta. La DFNA1 è la tipica forma (ipoacusia di ‘Monge’) in cui sono coinvolte le basse frequenze durante i primi anni, si ha la progressione della compromissione dell’udito che comporta il coinvolgimento delle alte frequenze negli anni successivi. Individui più anziani con questo genotipo mostrano una perdita uditiva che coinvolge tutte le frequenze. Questo vale anche per alcuni altri disordini non sindromici dell’udito che all’inizio possono avere differenti profili audiometrici (ad esempio, che coinvolgono medie o alte frequenze) che diventano sovrapponibili in età adulta, ad esempio grave ipoacusia pantonale con possibile caduta sulle alte frequenze Si definisce “ipoacusia progressiva” una perdita di 15 dBHL nel PTA in un periodo di 10 anni (European Work Group on Genetic Hearing lmpairment, 2000).

Studi recenti hanno identificato tre possibili geni responsabili di ipoacusia neurosensoriale progressiva a trasmissione autosomico-recessiva LOXHD1 (lipoxygenase homology domains 1), PJVK (pejvakin) e MYO3A (miosina 3A), espressi nelle cellule ciliate dell’orecchio interno ed in particolare PJVK (che codifica per una proteina citoplasmatica) è espresso a livello del ganglio spirale Questi tre geni sono indispensabili per la normale fisiologia delle cellule ciliate dell’orecchio interno Nei modelli animali, mutazioni a carico del gene LOXHD1 alterano la normale funzionalità delle cellule ciliate; studi condotti sul DNA di famiglie affette da ipoacusia progressiva hanno permesso di individuare una mutazione responsabile di DFNB77, a trasmissione autosomica recessiva, e il gene umano corrispondente è stato localizzato sul braccio lungo del cromosoma 18 (Grillet et al .., 2009). Altre forme progressive autosomico-recessive sono attribuite a mutazioni dei geni PVJK e MYO3A: rispettivamente DFNB59, caratterizzata da neuropatia (Delmaghani et al.., 2006) e DN FB3O..

Altri geni le cui mutazioni possono determinare ipoacusia neurosensoriale progressiva sono MYH9 (Myosin, heavy chain 9) e WFS1 (sindrome di Wolfram o DIDMOAD) In particolare mutazioni a carico del gene MYH9, che codifica per la catena pesante della miosina non-muscolare lIA, sono responsabili di fenotipi riconducibili alla sindrome di Epstein, di Fechtner, di Sebastian e all’anomalia di May-Hegglin. Tale classificazione è da ritenersi tuttavia superata perchè non in grado di descrivere la complessità dei quadri fenotipici conseguenti alle mutazioni del gene A quadri cImici così ampi e variabili è stato dato il nome di disordini MYH9-correlati (o malattia MYH-9 correlata), caratterizzati da grandi piastrine e in bassa concentrazione, glomerulonefrite e ipoacusia neurosensoriale progressiva per le alte frequenze che insorge in età giovane adulta, Tutti i pazienti presentano alla nascita piastrinopenia, ma alcuni di loro sono destinati a sviluppare negli anni successivi glomerulonefrite cronica e/o deficit uditivo neurosensoriale e/o cataratta presenile Il pattern clinico è ereditato in maniera autosomica dominante, A trasmissione autosomica recessiva è invece la sindrome di Wolfram (o DIDMOAD, nota anche come DFNA 6/14/38), dovuta a mutazioni a carico del gene WFS1, caratterizzata da una perdita progressiva sulle basse frequenze, dopo un iniziale decadimento sui toni acuti, disordini neurodegenerativi progressivi, diabete mellito e atrofia ottica prima dei 15 anni, atassia, neuropatia periferica e altre alterazioni neurologiche] DA MARTINI A. e PROSSER S.”AUDIOLOGIA E FONIATRIA” 2011 ed omega .  Le Tabella 1, Tabella 2, Tabella 3 analizzano i loci e i geni identificati al 1o ottobre 2004 (per l'aggiornamento dei dati e un elenco accurato dei diversi loci e geni noti, verificare il sito Hereditary Hearing Loss Homepage(Van Camp G.).

Geni della connexina

Le connexine sono piccole proteine transmembranarie, coinvolte nella formazione di giunzioni comunicanti tra cellule adiacenti, per la maggior parte delle cellule dell'organismo.

Attualmente nei mammiferi sono note cinque connexine diverse. Quattro geni di connexine, espressi nell'orecchio interno, possono essere implicati in sordità isolate o sindromiche: GJB2 (connexina 26, in 13q11.q12), GJB6 (connexina 30, in13q11.q12), GJB3 (connexina 32, in Xq13.1) e GJB1 (connexina 31, in 1p34) (Tabella 1, Tabella 2) (per un rassegna vedere(Denoyelle F.). GJB2 è conosciuto fin dal 1997 come responsabile della forma principale di sordità del bambino, DFNB1,( Zelante L.) e, più recentemente, tre equipe hanno dimostrato che, in modo abbastanza frequente, una sordità DFNB1 poteva essere dovuta all'associazione di una delezione di GJB6, situato nello stesso locus del GJB2, con una mutazione di GJB2 (vedi i capitoli seguenti).

Si riteneva inizialmente che le connexine 26 e 30 fossero coinvolte nel ricircolo del potassio nell'endolinfa e che la sordità potesse essere dovuta a un'alterazione della concentrazione di K+ endolinfatico. La patogenesi della sordità è meglio conosciuta da quando sono disponibili modelli animali di delezione parziale o totale dei geni GJB2 (Cx26) et GJB6 (Cx30): l'orecchio interno si sviluppa normalmente, e una morte cellulare, inizialmente a livello delle cellule di sostegno delle cellule ciliate interne, sopraggiunge verso il 14o giorno postnatale nel topo. La concentrazione di potassio nell'endolinfa rimane normale fino a questa data. La morte cellulare si estende poi alle altre cellule di sostegno e alle cellule ciliate, facendo avanzare l'ipotesi di una tossicità scatenata dalla risposta delle cellule ciliate interne alla stimolazione sonora, per esempio un mancato ricircolo del glutammato(Cohen-Salmon M.).

Gene della connexina 26 (CX26 o GJB2)

Generalità e fenotipo clinico

GJB2 è chiamato in causa da un lato nella forma più comune di sordità del bambino, la sordità autosomica recessiva DFNB1 e, dall'altro, in una forma rara di sordità autosomica dominante, DFNA3(Kelsell D.P., Denoyelle F.). Mutazioni particolari di questo gene rendono conto anche di tre sindromi rare che associano sordità e interessamento cutaneo, la sindrome di Vohwinkel, la sordità con cheratosi palmoplantare e la sindrome Keratosis Ichthyosis Deafness (KID)( Maestrini E., Kelsell D.P., Richard G.) . Dal 1997 si sa che la forma DFNB1 è in causa nella metà delle sordità recessive congenite e 30 - 40% dei casi sporadici congeniti in Francia(Zelante L.). A causa del baso numero di figli per famiglia in Francia, molte delle sordità dovute a mutazioni del GJB2 si presentano in effetti come casi isolati. In questa forma di sordità DFNB1, i soggetti sordi portano delle mutazioni sui due alleli del gene, mentre i soggetti eterozigoti sono normoudenti. La deficienza uditiva è congenita e stabile nella maggioranza dei casi (un'evolutività è osservata in meno del 20% dei casi, il più delle volte lieve). Non è stato descritto alcun episodio di aggravamento improvviso della sordità in questa forma. La sordità può presentarsi in tutte le gradazioni, ma è più spesso profonda (vedi più avanti la gravità in funzione del tipo di mutazioni). Le curve audiometriche sono, nella maggior parte dei casi, piatte (lesione simile di tutte le frequenze) o discendenti (interessamento preferenziale delle frequenze acute). La TC delle rocche e le prove vestibolari caloriche sono normali(Denoyelle F.).

Mutazioni del GJB2

In Francia, come nei paesi occidentali e mediterranei, predomina ampiamente una mutazione: 35delG. La mutazione 35delG è dovuta alla delezione di una base di DNA, una guanina, in posizione 35 nella parte codificante del gene. Questa mutazione determina un ritardo del quadro di lettura e porta alla formazione di una proteina tronca.

35delG rappresenta il 58 - 67% degli alleli mutati in Francia(Roux A.F., Marlin S.), 55 - 66% in Spagna e Italia, 46% negli Stati Uniti(Cryns K.). I portatori eterozigoti (che portano la mutazione su un singolo allele del gene e sono normoudenti) di questa mutazione sono molto frequenti nella popolazione generale, tra il 2,5 e il 4% della popolazione in Francia, Spagna e Italia, 2 % negli Stati Uniti(Roux A.F., Gasparini P.). La prevalenza delle mutazioni di GJB2 è simile in molti paesi a quella del gene CFTR della fibrosi cistica. Una diagnosi molecolare di routine è disponibile in molti laboratori in Francia.

Altre mutazioni maggioritarie sono riscontrate in alcune popolazioni: 167delT nella popolazione ebrea ashkenazita(Morell R.J.), 235 delC in Giappone, in Cina e in Corea(Fuse Y., Kudo T.) , R143W nell'Africa nera (mutazione la cui patogenicità è attualmente rimessa in causa)( Brobby G.W.). In Francia sono state descritte una trentina di mutazioni (60 nel mondo) e alcune sono ricorrenti: 310 del14, E47X, L90P, Q57X, rappresentano tra il 2 e il 3% degli alleli mutati. Si noti la presenza di una delezione frequente del gene della connexina 30, situato nell'intervallo del locus DFNB1, e che rappresenta la mutazione del secondo allele in associazione con una mutazione del GJB2 nel 5% dei casi (vedi oltre nel capitolo «Altri geni di connexina»). Le mutazioni "inattivanti" che portano a una proteina tronca sono associate a sordità più gravi delle mutazioni "non inattivanti", del tipo falso senso(Marlin S., Cryns K.). In particolare la mutazione frequente L90P associata a 35delG sull'altro allele, (genotipo L90P/35delG) è più comunemente associata a una sordità leggera media rispetto al genotipo 35delG/35delG(Marlin S.).

Dopo molteplici controversie la mutazione molto frequente M34T, considerata inizialmente come una mutazione dominante quindi recessiva, è forse non patogena nella maggior parte dei casi: sono stati segnalati molti soggetti 35delG/M34T normoudenti(Gasparini P.) e questa variante è altrettanto frequente nella popolazione sorda che nella popolazione generale (frequenza allelica di 1,6% contro 1,15%( Roux A.F.). Molti altri polimorfismi del gene della connexina 26 sono stati identificati a tutt'oggi.

La messa in evidenza di mutazioni patogene sui due alleli del GJB2 in presenza di un caso sporadico di sordità congenita permette di affermare il carattere genetico della sordità e segnalare alle famiglie il rischio di nuovi casi. In alcune forme familiari la diagnosi molecolare di mutazioni del GJB2 può permettere di precisare una modalità di trasmissione poco chiara.

Connexina 26 e sordità autosomica dominante

Il coinvolgimento del gene della connexina 26 nella forma di sordità DFNA3 è stata a lungo oggetto di controversie, in quanto la mutazione inizialmente descritta, M34T(Kelsell D.P.) era considerata di dubbia patogenicità. In seguito sono state segnalate due mutazioni chiaramente patogene del gene della connexina 26 (W44C, C 202 F) in tre grandi famiglie lionesi(Denoyelle F., Morell R.J.), e sono poi state segnalate altre mutazioni. Le caratteristiche della sordità, trasmessa in tutti i casi in modalità autosomica dominante, sono molto diverse a seconda delle mutazioni: per esempio, per W44C la sordità è prelinguale, da media a profonda e colpisce tutte le frequenze, mentre per C 202 F la sordità compare tra 10 e 20 anni, colpisce inizialmente le alte frequenze ed evolve lentamente per divenire leggera-media a 50 anni(Feldmann D., Bozon M.).

Altri geni delle connexine

Altri geni delle connexine possono essere responsabili di una sordità isolata, autosomica recessiva e/o dominante (Tabella 1, Tabella 2): GJB6 e GJB3 che codificano rispettivamente per le connexine 30 e 31. Sono implicati in sordità sindromiche ma non in sordità isolate: GJB1, il gene della connexina 32, responsabile di una forma della sindrome di Charcot-Marie-Tooth nella quale può essere presente una sordità(); [Stojkovic T.] GJA1 (connexina 43 ), (descritto come responsabile di sordità isolata, fatto in seguito smentito), coinvolto in una sordità sindromica rara con sordità di trasmissione, la displasia oculo-dento-digitale(). [Paznekas W.A.]

Il gene GJB6 (connexina 30) è particolarmente importante: molto simile al gene della connexina 26, una delezione di un singolo allele di questo gene (GJB6 -D13S1830del), è frequentemente riscontrata in associazione con una mutazione eterozigote del gene della connexina 26 in soggetti sordi congeniti() [del Castillo I.; Lerer I.;Pallares-Ruiz N.] (i soggetti sordi sono quindi portatori di una mutazione patogena di un allele del gene della connexina 26 e la delezione su un allele del gene della connexina 30). La conoscenza di questa delezione ha permesso di provare il carattere genetico della sordità in alcuni soggetti che presentano una sola mutazione del gene della connexina 26 (6% dei casi in una coorte francese di 255 bambini sordi con sordità congenita di ogni grado senza malformazioni dell'orecchio interno)(). [48]

Punto essenziale

GJB2, gene della connexina 26, rende conto di più di un terzo delle sordità congenite in Francia

La sordità dovuta ai geni delle connexine 26 e 30 (geni GJB2, GJB6 ) è congenita bilaterale isolata (diagnostica per immagini normale, assenza di disturbi vestibolari), il più delle volte profonda. La diagnosi molecolare è disponibile per questi due geni: prima diagnosi molecolare richiesta dal genetista nelle sordità prelinguali, in assenza di malformazioni dell'orecchio interno o se la diagnostica per immagini cerebrale non è eseguita a causa della giovane età.

Indicazioni della diagnosi molecolare dei geni delle connexine 26 e 30 (GJB2, GJB6)

In presenza di una sordità non sindromica prelinguale del bambino, la diagnosi molecolare di mutazioni del GJB2/GJB6 è la prima a essere proposta al termine della valutazione eziologica se la diagnostica per immagini della rocca petrosa è normale o se non ha potuto essere realizzata a causa della giovane età del paziente.

Nell'adulto bisogna pensare a chiedere queste diagnosi molecolari quando la sordità risale all'infanzia e diffidare di altre cause sovrapposte che hanno potuto aggravare la sordità (esposizione al rumore, otosclerosi, otiti croniche ecc.).

Questi due geni delle connexine sono di piccole dimensioni, composti da un esone codificante e un esone non codificante. Per il gene GJB2 l'analisi avviene abitualmente con sequenziamento diretto o con cromatografia ad alta prestazione (DHPLC). La ricerca della delezione (GJB6-D13S1830) è basata sul fatto che questa delezione comporta un sito di restrizione.

Nella patologia recessiva ricercata DFNB1 devono essere mutati i due alleli del gene GJB2 (o un allele del GJB2 e uno del GJB6) per affermare che si tratti effettivamente di questa forma di sordità. La strategia abituale è ricercare fin dall'inizio delle mutazioni nell'esone codificante del GJB2. In assenza di mutazioni scoperte o se è rilevata solo una mutazione la ricerca di mutazioni è condotta nell'esone non codificante del GJB2 ed è ricercata la delezione di GJB6.

La messa in evidenza di mutazioni patogene sui due alleli del GJB2 e/o GJB6 in presenza di un caso sporadico di sordità congenita permette di affermare il carattere genetico della sordità e segnalare alle famiglie il rischio di nuovi casi, 25%, nei fratelli. In alcune forme familiari la diagnosi molecolare può permettere di precisare una modalità di trasmissione poco chiara.

1.10.2.2  Sordità isolata dovuta al gene PDS, DFNB4

Il gene della sindrome di Pendred, PDS, può essere responsabile della forma di sordità DFNB4, che ricorda in ogni punto quella della sindrome (prelinguale, progressiva o fluttuante, malformazione dell'orecchio interno), ma che resta isolata, cioè senza interessamento tiroideo. Nel 1998 e 1999 due studi hanno dimostrato il coinvolgimento di mutazioni del PDS nella forma di sordità DFNB4, in soggetti che presentano una sordità congenita profonda neurosensoriale senza gozzo né ipotiroidismo, ma con una malformazione dell'orecchio interno alla TC delle rocche (dilatazione bilaterale dell'acquedotto del vestibolo [DAV], che contiene il sacco endolinfatico, in cui il criterio è rappresentato da un acquedotto più largo di 2 mm nella parte mediana)( Li X.C., Usami S.). Il test al perclorato era normale nei soggetti testati.

Campbell et al.( 2001) hanno mostrato che PDS era molto frequentemente coinvolto in alcune forme familiari di sordità con malformazioni dell'orecchio interno: mutazioni di questo gene sono messe in evidenza in quattro famiglie su cinque con malformazione di Mondini e cinque famiglie su sei con DAV. In una casistica francese molto recente le mutazioni del PDS sono riscontrate nel 42% dei pazienti con sordità e malformazione dell'orecchio interno (in quasi la metà dei casi, si è potuta identificare solo una mutazione), ed era sempre presente una DAV nei pazienti con mutazione doppia(Albert S.). Il riconoscimento di sordità dovute alla PDS è importante per la consulenza genetica ma anche prognostica, poiché prevedere le fluttuazioni e l'evolutività può aiutare l'orientamento educativo e far prendere delle precauzioni nei confronti dei microtraumi (alcuni sport violenti, barotraumi) in questi bambini. Il trattamento degli episodi di aggravamento della sordità non è ben codificato e si basa spesso su un trattamento con vasodilatatori/corticosteroidi come si usa nella sordità improvvisa, benché questo non sia validato, ma bisogna sicuramente evitare i ricoveri iterativi con le loro ripercussioni psicologiche e scolastiche per questi bambini il cui stato può fluttuare in tempi molto ravvicinati.

1.10.2.3  Gene dell'otoferlina, OTOF

Le mutazioni del gene dell'otoferlina, OTOF, sono responsabili della forma di sordità recessiva DFNB9(Yasunaga S.). L'otoferlina sarebbe implicata nel traffico vescicolare presinaptico delle cellule ciliate interne(Petit C.). La sordità è grave o profonda, prelinguale, e una mutazione di questo gene, Q829X, sembra particolarmente frequente in Spagna(Migliosi V.). La particolarità di questa forma di sordità è che essa può presentarsi come una neuropatia auditiva, con otoemissioni acustiche inizialmente conservate. Starr(1996) ha per primo utilizzato il termine di neuropatia uditiva per designare nell'adulto delle sordità, spesso bilaterali, associate a un'alterazione dei potenziali evocati uditivi (PEU) contrastante con la presenza di otoemissioni acustiche (OEA) normali. Queste forme sono oggi meglio conosciute nell'adulto e nel bambino e giustificano la valutazione delle otoemissioni per individualizzarle nel corso della gestione di una sordità di percezione.

La frequenza di queste sordità è molto elevata (1%) nei neonati ricoverati in terapia intensiva, il che giustifica uno screening delle sordità con i potenziali evocati piuttosto che con OEA in questa popolazione. Le mutazioni dell'otoferlina sono probabilmente rare tra i bambini con una diagnosi di «neuropatia auditiva»: Madden, (2002) tra 22 casi pediatrici, descriveva 15 casi (68%) con patologie neonatali intricate (iperbilirubinemia: 11/15, prematurità: 10/15, farmaci ototossici: 9/15, ventilazione assistita: 8/15) e e sei casi erano rappresentati da coppie di due fratelli sordi che evocavano una causa genetica autosomica recessiva, non essendo stato ricercato il gene della DFNB9, OTOF .

Il termine neuropatia uditiva sembra assolutamente inappropriato per la sordità dovuta al gene OTOF, sordità di origine cocleare per la quale i risultati di impianto cocleare sembrano del tutto paragonabili ai risultati abituali dell'impianto(Loundon N.).

1.10.2.4  Gene KCNQ4

Questo gene è espresso soprattutto nelle cellule ciliate esterne e codifica per un canale del potassio voltaggio-dipendente. Esso è coinvolto in una forma di sordità progressiva, DFNA2, che interessa inizialmente le frequenze acute. L'età di esordio è variabile, tra 1 e 30 anni, la sordità progredisce di circa 1 dB per anno, e gli acufeni sono frequenti(Coucke P.J., Kubisch C.).

1.10.2.5  Gene COCH

La sordità dovuta alla lesione del COCH, DFNA9, ha inizio sulle frequenze acute nell'adolescenza o nell'adulto e progredisce rapidamente per interessare tutte le frequenze. L'evoluzione è spesso asimmetrica, con perdita media tra 3 e 4 dB per anno(Verhagen W.I.). La sordità può essere grave a profonda a partire da 60 anni.

Alcuni pazienti hanno episodi di vertigini, sensazione di «pienezza auricolare» e acufeni che possono evocare una malattia di Ménière, anche se la forma della curva è diversa(Robertson N.G.,). Diversi studi tra pazienti affetti della malattia di Ménière non hanno però riscontrato mutazioni del COCH.

Questo gene è espresso in grande quantità nella coclea. Esso codifica per una proteina della matrice extracellulare cocleare, la coclina. Dal punto di vista istologico si ritrovano, in questa forma di sordità, dei depositi acidofili cocleari molto caratteristici.

1.10.2.6  Gene della wolframina, WFS1

Questo gene è stato identificato nel 2001 come responsabile di una sordità sindromica, la sindrome di Wolfram, nella quale la sordità è associata a diabete mellito e insipido e a sintomi neurologici e oculari(Khanim F). Due equipe hanno dimostrato che WFS1 era anche in causa in una forma non sindromica autosomica dominante, DFNA38, caratterizzata da una sordità progressiva, che inizia tra 5 e 15 anni e colpisce di preferenza le frequenze gravi(Bespalova I.N., Young T.L.). La sordità colpisce in seguito tutte le frequenze e diventa media/grave verso i 40 anni. I loci DFNA6, DFNA14 e DFNA38 si sovrappongono e corrispondono tutti al gene WFS1. Young et al. hanno messo in evidenza mutazioni in due famiglie statunitensi e due famiglie olandesi in cui la sordità era legata al DFNA38, ma anche in due famiglie testate senza precedente localizzazione, con sordità dominante che interessava le basse frequenze(Young T.L.). Bespalova (2001) ha studiato cinque famiglie affette da sordità progressiva sulle frequenze gravi in Belgio, Olanda e Stati Uniti: nelle cinque famiglie la sordità era dovuta a una mutazione di WFS1. WFS1 è pertanto probabilmente un gene frequente in queste forme con curva audiometrica ascendente.

Non si conosce ancora la prevalenza del WFS1 nelle varie popolazioni e il suo possibile coinvolgimento in sordità dominanti con curve audiometriche non ascendenti. La diagnosi molecolare della WFS1 può essere proposta nelle famiglie con sordità autosomica dominante prevalente sulle frequenze gravi o a inizio su di esse.

1.10.2.7  Gene POU3F4

Il gene POU3F4 è stato il primo gene di sordità non sindromica identificato(de Kok Y.J.). È un fattore di trascrizione, implicato nella morfogenesi. Esso è responsabile di una rara forma di sordità, DFN3, particolarmente importante da conoscere, in particolare per gli otorinolaringoiatri: la sordità mista legata all'X con geyser-labirinto. La sordità di percezione si accompagna a un aspetto trasmissivo importante, con Rinne di 50-60 dB (Figura 9), che ha spesso, prima che questa sindrome sia nota, fatto sospettare un blocco ossiculare portando a eseguire un esame dell'orecchio: ogni effrazione platinare provoca un geyser massivo e porta a una cofosi. Si sa attualmente che ogni intervento chirurgico per sordità di trasmissione a timpano normale nel bambino deve essere preceduto da una TC delle rocche, che mostra in questa sindrome una dilatazione importante del condotto uditivo interno, una dilatazione cocleovestibolare e una scomparsa della segmentazione ossea cocleare, con il modiolo che non è più evidente ala TC (Figura 10) (per una rassegna, vedi(Cremers F.P.). Le mutazioni del POU3F4 non sono rilevate in tutti i pazienti con questo fenotipo ed è possibile che siano implicati uno o più altri geni(Friedman R.A.). La vaccinazione antipneumococcica e, nel bambino piccolo, anti- Haemophilus influenzae deve essere consigliata nei pazienti con fenotipo clinico DFN3.

http://www.em-consulte.com/showarticlefile/46663/ori-45498-10a-miniature

Fig. 10 :Sordità mista legata al cromosoma X DFN3: TC delle rocche in sezione assiale (A) e coronale (B) con dilatazione del condotto uditivo interno (CUI) e della coclea e scomparsa del modiolo osseo.

1.10.2.8  Mutazioni del DNA mitocondriale implicate nei casi di sordità non sindromiche

Il DNA mitocondriale è una parte di DNA di piccole dimensioni situata in ogni mitocondri. Esso codifica per 13 acidi ribonucleici messaggeri (mRNA), due RNA ribosomiali (rRNA) e 22 RNA di trasporto ed è trasmesso, unicamente delle madri, a tutti i loro figli. Normalmente la maggior parte degli individui normali ha un solo tipo di DNA mitocondriale (omoplasmia), ma possono essere presenti diversi tipi di DNA mitocondriale per tessuto (eteroplasmia), il che spiega per esempio la variabilità dei fenotipi tra fratelli, che in teoria dovrebbero essere colpiti nella loro totalità.

Sono state descritte diverse mutazioni nelle sordità isolate: la prima descritta e la più frequente, la mutazione A1555G dell'RNA ribosomiale 12S(Prezant T.R.), quindi le mutazioni C1494T dell'RNA ribosomiale 12S e T7511C, T7510C dell'RNA di trasferimento della serina.

A1555G è particolarmente frequente in Spagna nelle famiglie affette da sordità con trasmissione compatibile con una sordità mitocondriale, fino al 25%(Estivill X.). La prevalenza è scarsa in altri paesi(Fichel-Ghodsian N.)). La sordità dovuta alla mutazione A1555G può essere di ogni grado e apparire a qualunque età, spontaneamente o dopo assunzione di aminoglicosidi(El-Schahawi M.). In effetti il bersaglio degli aminoglicosidi è l'RNA ribosomiale batterico e la forma dell'RNA ribosomiale 12S con mutazione A 1555 G diviene più vicina agli rRNA batterici che legano gli aminoglicosidi con un'affinità anormalmente elevata. Questo spiega la comparsa di sordità per dosi normali di aminoglicosidi in questi pazienti. Anche l'altra mutazione dell'RNA ribosomiale 12SC1494T può indurre anche una suscettibilità agli aminoglicosidi(Zhao H., Yoshida M.,).

1.10.4.2    ASindrome di Usher

È una patologia trasmessa con modalità autosomica recessiva: i portatori sono stimati essere tra 1/75 e 1/150 nella popolazione.

La sindrome di Usher è stata descritta nel 1858 da Von Grafe. il quale fu il primo ad associare r• •te pigmentosa e sordità neurosensoriale in un unica patologia: prese successivamente. Nel 1959. lo studioso Hallgren scoprì l’ereditarietà di questa sindrome.

E’ un chiaro esempio di affezione ereditaria di natura degenerativa. espressione di un alterazione nel metabolismo intracellulare già presente allo stadio embrionale, Caratterizzata clinicamente da ipoacusia neurosensoriale e rete pigmentosa. viene classificata in 3
diversi tipi sulla base delle caratteristiche cliniche (Tab. II)

I soggetti affetti presentano deficit uditivi e visivi, che possono comparire in epoche diverse nella vita e avere grado ed evoluzioni differenti secondo il tipo.

La rinite pigmentosa è una condizione in cui a livello di entrambi gli occhi si manifesta una degenerazione dei fotorecettori (bastoncelli) che hanno la funzione di reagire prevalentemente al contrasto tra chiaro e scuro e al movimento di oggetti. Questa degenerazione delle cellule fotorecettrici che progressivamente lasciano il posto ad accumuli di pigmento provoca dapprima una difficoltà a vedere in ambienti scarsamente illuminati, successivamente quali- do la degenerazione interessa oltre la parte più periferica anche la parte centrale della retina. si avrà un restringimento progressivo del campo visivo che potrà portare nel tempo a cecità totale. In particolare. nei soggetti affetti da sindrome di Usher Tipo I la retinite pigmentosa ha esordio molto precoce e spesso porta alla cecità: in quelli con sindrome di Usher Tipo II : l’ esordio della retinite pigmentosa avviene fra 10 e 20 anni e solitamente il quadro è meno grave rispetto al tipo I infine nella sindrome di Usher Tipo III i pazienti presentano un quadro variabile caratterizzato da progressivo peggioramento (Fishman. 1979: Fishman et al.. 1983)

L’ipoacusia è congenita. di tipo neurosensoriale. ha carattere prettamente cocleare ed è causata da malformazioni a carico dell’orecchio interno (01). Nella maggior parte dei pazienti con sindrome di Usher Tipo I l’ipoacusia è profonda. nella sindrome di Usher Tipo II solitamente l’ipoacusia è moderata con audiogramma in discesa sulle frequenze acute infine nella sindrome di Usher Tipo III l’ipoacusia è simile a quella descritta per il tipo II ,ma compare attorno ai 3-5 anni e presenta una progressività nel corso degli anni (Kumar et al.. 1984).

La funzionalità vestibolare è caratterizzata da areflessia nella sindrome di Usher Tipo I  ,da

normoreflessia nella sindrome di Usher Tipo II e da risposte che vanno progressivamente peggiorando nella sindrome di Usher Tipo III (Kumar et al. 1984: Möller et al.. 1989)

Tipo

Ipoacusia

Funzionalità Vestibolare

Comparsa della retinite pigmentosa

Tipo I

Profonda Congenita

Compromessa

Durante la prima decade

Tipo II

Audiogramma in discesa

Congenita

Normale

Durante la prima o la seconda decade

Tipo III

Progressiva

Variabile

Variabile

    Tab. III

     La maggior parte dei soggetti affetti da sindrome di Usher presentano un normale sviluppo cognitivo e neurologico.
La diagnosi precoce è molto importante al fine del programma terapeutico-riabilitativo. La prognosi infatti è caratterizzata dalla comparsa di una cecità attorno ai 3 0-40 anni di età che andrà a sommarsi al deficit uditivo. compromettendo notevolmente il grado di autonomia del soggetto

1.10.6.1    b)la sindrome di Alport

La sindrome di Alport rappresenta la forma più frequente tra le sindrome associate a anomalie renali, È responsabile di circa l’1% delle ipoacusie neurosensoriali congenite.

La sindrome di Alport è causata da una eterogeneità di mutazione che si esprimono soprattutto a carico dei geni COL4A3. COL1A1 o COL4A5 che codificano per il collagene di tipo IV La forma più frequente. caratterizzata da mutazione nel gene COL1A5 localizzato nella regione Xq22. è caratterizzata da una modalità di trasmissione X-linked dominante /Flinter et al.. 1990). Il gene COL4A5 coinvolto codifica per la catena 5 del collagene tipo IV ed è stato localizzato nella coclea a livello della membrana basilare. del ligamento spirale e della stria vascularis (Atkin et aL.1988 Circa l’85% dei casi di sindrome di Alport presenta pattern di trasmissione X-linked. mentre circa il 150/o presenta altrc modalità trasmissive. Le forme più rare sono legate a mutazione dei geni COL1A3 e COL4A1. con locus 2q36-q37 e presentano modalità trasmissiva autosomica recessiva (Gubler et al.. 1995. Lemmink, 1994).

Nel 1927 Alport descrisse per la prima volta una famiglia i cui membri presentavano sordità associata a disfunzione renale, in cui i maschi morivano per uricemia. per questo motivo il suo nome fu utilizzato per descrivere una nefropatia familiare progressiva che si manifesta con una ematuria associata ad ipoacusia. particolarmente grave nei maschi.

La sintomatologia a carico del sistema renale è simile nelle varie nelle varie forme. La forma X-linked può essere caratterizzata da insorgenza precoce che rende necessaria la dialisi entro i 20 anni e conduce alla morte entro il 31° anno di vita oppure da insorgenza tardiva con necessità di dialisi dopo i 40 anni. Questa variabilità è probabilmente legata al tipo di mutazione genetica. L’ematuria è il segno clinico principale ed è presente nei maschi con frequenza doppia rispetto alle femmine. Proteinuria e albuminuria sono segni meno frequenti nell’infanzia che tendono a peggiorare negli anni (Grunfeld, 1985).

Circa il 55% dei maschi affetti e il 40% delle femmine presentano un’ipoacusia neurosensoriale accentuata sulle frequenze acute di tipo progressivo. Solitamente l’ipoacusia si istaura durante la seconda decade e nelle femmine insorge più tardivamente (Gleeson, 1984). A carico dell’occhio circa il 35-70% dei soggetti con forma X-linked ad insorgenza giovanile presenta cheratocono e sviluppa una miopia assiale (Rhys et al. 1997).

Al fine della diagnosi è necessaria la presenza di almeno tre dei seguenti criteri;

1) familiarità positiva per ematuria +/- insufficienza renale:

2) biopsia renale con aspetti tipici alla microscopia elettronica:

3) segni oftalmologici caratteristici:

4) ipoacusia neurosensoriale per le frequenze acute progressiva durante l’infanzia.

La prognosi è variabile: per alcuni soggetti i disturbi possono essere di grado lieve. mentre per altri può essere necessaria la dialisi e il successivo trapianto renale già in età precoce Jais et al.. 2000).

     Tabella IV - Sordità legate al cromosoma X DFN (DFN1 e DFN5 non sono citate,

 non essendo sordità non sindromiche dopo riesame dei pazienti)

Locus

Gene

Localizzazione cromosomica

Età di comparsa

Modalità evolutiva

DFN2 

Xq22 

Prelinguale 

Stabile 

Tutte le frequenze 

DFN3 

POU3F4

Xq21.1 

Prelinguale 

Sordità mista con geyser-labirinto

in caso di platinotomia 

DFN4 

Xp21 

Prelinguale 

Tutte le frequenze 

DFN6 

Xp22 

Postlinguale 

Progressiva 

Frequenze acute 

    Tabella V - Sordità sindromiche più frequenti e/o che richiedono una gestione specifica. Tutte queste sindromi possono presentarsi come sordità isolate: i segni di sindrome possono essere presenti in altri membri della famiglia nelle forme autosomiche dominanti (AD) a espressività variabile o possono presentarsi nel corso dell'infanzia (Usher, Pendred, Jerwell e Lange-Nielsen, Alport)

Nome della sindrome

Modalità di trasmissione

Geni in causa

Principali segni da ricercare nei soggetti sordi e/o nella famiglia

Esami necessari

Waardernburg tipo I

Autosomica dominante (espressività variabile)

PAX3

Ciocche bianche o canizie precoce. Occhi depigmentati o molto azzurri. Depigmentazione retinica al FO

± Distopia cantale (tipo I, III)

± Malformazioni delle estremità (tipo III)

± Malattia di Hirschsprung (tipo IV)

Anamnesi ++

Esame clinico ++

Esame oftalmologico con FO sistematico

Waardernburg tipo II

Autosomica dominante (espressività variabile)

MITF

SLUG

Waardernburg tipo III

Autosomica dominante (espressività variabile)

PAX3

Waardernburg tipo IV

Autosomica recessiva

EDNRB

EDN3

SOX10

Branchio-oto-renale 

Autosomica dominante (espressività variabile) 

EYA1

Altro gene

localizzato in 1q31

Alterazioni associate dell'orecchio esterno e/o medio.

Fistole o cisti branchiali

Malformazioni renali

Anamnesi

Esame clinico

Ecografia renale in base al solo orientamento clinico

Stickler 

Autosomica dominante (espressività variabile) 

COL2A1 (STL1)

COL11A1 (STL2)

COL11A2 (STL3)

Palatoschisi, associazione di Robin. Aspetto marfanoide

Anomalie scheletriche e cartilaginee

STL1 e 3: miopia molto forte

Esame clinico

Esame oftalmologico sistematico

Usher 

Autosomica recessiva 

MYO VIIA

CDH23

PCDH15

USH1C

SANS

USH 2A

USH3

Retinite pigmentosa progressiva che porta a cecità. Problemi iniziali: visione notturna

Spesso: disturbi vestibolari con ritardo della deambulazione

Esame oftalmologico sistematico con FO

Elettroretinogramma sistematico nel lattante sordo profondo se ritardo alla deambulazione

Pendred 

Autosomica recessiva 

PDS

Evoluzione fluttuante della sordità. Gozzo ipo- o eutiroideo che compare nel corso dell'infanzia

Malformazione dell'orecchio interno

Esame clinico

TC delle rocche

Scintigrafia tiroidea con test al perclorato in base al solo orientamento clinico

Jerwell e Lange-Nielsen 

Autosomica recessiva 

KvLQT1

KCNE1(IsK)

Malesseri. Morte improvvisa 

ECG sistematico nelle sordità congenite apparentemente isolate 

Alport 

Dominante legata all'X

Autosomica recessiva

Autosomica recessiva

COL4A3

COL4A4

COL4A5

Ematuria quindi proteinuria = > insufficienza renale 

Stick urinario sistematico 

   Tabella VI - Altre sordità neurosensoriali sindromiche non eccezionali il cui gene è clonato

Sindrome

OMIM

Localizzazione del deficit

Gene

Modalità di trasmissione

Altri segni

MELAS 

540000 

C, RC 

MTTL1

TM 

Lesione neuromuscolare, RC tardiva, acidosi lattica, diabete 

MTND6

MTTQ

MTTH

MTTK

MTTS1

Kearns-Sayre 

530000 

Delezioni mitocondriali 

TM 

Oftalmoplegia, retinite pigmentosa, lesione neuromuscolare, cardiomiopatia, RC, iperproteinorrachia 

Sordità-diabete (Ballinger-Wallace) 

520000 

MTTL1

TM 

Diabete 

MTTK

MERRF 

545000 

RC 

MTTL1

TM 

Lesione neuromuscolare, RM, acidosi lattica e piruvica 

MTTH

MTTK

MTTS1

Cheratodermia palmoplantare-sordità 

148210 

MTTS1

TM 

Keratodermia 

Wolfram/DIDMOAD 

222300 

C, RC 

WFS1

AR 

Diabete, diabète insipido, atrofia ottica 

KID 

148210 

GJB2

AD 

Keratodermia, ittiosi 

Vohwinkel 

604117 

GJB2

AD 

Keratopachidermia, costrizione delle estremità 

LOR

Norrie 

310600 

NDP

RX 

Microftalmia , RPM 

Neurofibromatosi tipo 2 

607379 

RC 

NF2

AD 

Schwannomi, neurofibromi, cataratta 

  C: cocleare; RC: retrococleare; RPM: ritardo psicomotorio; OMIM: Online Mendelian Inheritance in Man.

TM: trasmissione mitocondriale; AR: autosomica recessiva; AD: autosomica dominante; RX: recessiva legata all'X.

BIBLIOGRAFIA
Abdelhak S., Kalatzis V., Heilig R., Compain S., Samson D., Vincent C., e al. A human homologue of the Drosophila eyes absent gene underlies branchio-oto-renal (BOR) syndrome and identifies a novel gene family Nat. Genet. 1997 ;  15 : 157-164 [cross-ref]

Albert S., Blons H., Denoyelle F., Feldmann D., Loundon N., Sergent-Allaoui A., e al. LC26A4 gene is frequently involved in non syndromic hearing impairment with inner ear malformation in Caucasian populations J. Med. Genet. 2005 ; (soumis).

Amiel J., Attiee-Bitach T., Marianowski R., Cormier-Daire V., Abadie V., Bonnet D., e al. Temporal bone anomaly proposed as a major criteria for diagnosis of CHARGE syndrome Am. J. Med. Genet. 2001 ;  99 : 124-127 [cross-ref]

Andreas R, Janecke AR, Hirst-Stadlmann A, Gunther B, Utermann B, Müller T. et al Progressive hearing loss and recurrent sudden sensoryneural hearing loss associated with GJB2 mutations  phenotypic spectrum and frequencies of GJB2 mutations in Austria Hum. Genet 2002: 111:115-153
App SA. Rankin WA. Kurmis AP Connexin 26 mutations in autosomal recessive deafness disorders:. a review . Int. J. Audiol 2007 Feb:46( 2):.75-81

Armitage I.M., Burke J.P., Buffin J.T. Visual impairment in severe and profound sensorineural deafness Arch. Dis. Child. 1995 ;  73 : 53-56 [cross-ref]

Baker KA. Dhyana S. Chien E . Rua Y. Yeager M. Stevens RC Expression Screening and Thermal Stability of Human Connexin 26 Protein Expr. Purif. (2007) 56(1):85-92.
Batissoco AC, Abreu-Silva RS, Braga MC, Lezirovitz K, Della-Rosa V, Alfredo T Jr, Otto PA.
Mingroni-Netto RC, Prevalence of GJB2 (connexin-26) and GJB6 (connexin-30) mutations in a cohort of 300 Brazilian hearing-impaired individuals: implications for diagnosis and genetic counselling Ear Rear. 2009 Feb:30(1): 1-7
Bernardes R. Bortoncello S. Christiani TV. Sartorato EL. Silva RC. Porto PR Molecular investigation in children candidates and submitted to cochlear implantation Rev Bras Otorrinolaringol ,2006:72(3):333-6
Bespalova I.N., Van Camp G., Bom S.J., Brown D.J., Cryns K., DeWan A.T., e al. Mutations in the Wolfram syndrome 1 gene (WFS1) are a common cause of low frequency sensorineural hearing loss Hum. Mol. Genet. 2001 ;  10 : 2501-2508 [cross-ref]

Bicego M, Beltramello M, Melchionda S, Carella M, Piazza V, Zelante L et al. Pathogenetic role of the deafness-related M34T mutation ofCx26. Hum Mol Genet. 2006 Sep 1: 15(17):2569-87.
Bilgin H., Kasemsuwan L., Schachern P.A., Paparella M.M., Le C.T. Temporal bone study of Down's syndrome Arch. Otolaryngol. Head Neck Surg. 1996 ;  122 : 271-275

Blons H., Feldmann D., Duval V., Messaz O., Denoyelle F., Loundon N., e al. Screening of SLC26A4 (PDS) gene in Pendred's syndrome: a large spectrum of mutations in France and phenotypic heterogeneity Clin. Genet. 2004 ;  66 : 333-340 [cross-ref]

Boothroyd A. & Cawkwell S. Vibrotactile thresholds in pure tone audiometry Acta Otolaryngologica. 1970: 69.381-387
Brobby G.W., Muller-Myhsok B., Horstmann R.D. Connexin 26 R143W mutation associated with recessive non syndromic sensorineural deafness in Africa N. Engl. J. Med. 1998 ;  338 : 548-550

Cama E, Melchionda S, Palladino T, Carella M, Santarelli R, Genovese E, Benettazzo F, Zelante L, Arslan E. Hearing loss features in GJB2 biallelic mutations and GJB2/GJB6 digenic inheritance in a large Italian cohort Int. J. Audiol 2009 Jan:48(1): 12-7
Campbell C., Cucci R.A., Prasad S., Green G.E., Edeal J.B., Galer C.E., e al. Pendred syndrome, DFNB4, and PDS/SLC26A4 identification of eight novel mutations and possible genotype-phenotype correlations Hum. Mutat. 2001 ;  17 : 403-411 [cross-ref]

Carrasquillo MM, Zlotogora I, Barges S, Chakravarti A. Two different connexin 26 mutations in an inbred kindred segregating non-syndromic recessive deafness. implications for genetic studies in isolated populations Hum. Molec. Genet. 6. 2163-2172. 1997.
Chen Q., Zhang D., Gingell R.L., Moss A.J., Napolitano C., Priori S.G., e al.
Homozygous deletion in KVLQT1 associated with Jervell and Lange-Nielsen syndrome Circulation 1999 ;  99 : 1344-1347

COMITATO NAZIONALE PER LA BIOSICUREZZA E LE BIOTECNOLOGIE - ISS. Linee guida per test genetici. Rapporto del Gruppo di lavoro 1998
Coucke P.J., Van Hauwe P., Kelley P.M., Kunst H., Schatteman I., Van Velzen D., e al. Mutations in the KCNQ4 gene are responsible for autosomal dominant deafness in four DFNA2 families Hum. Mol. Genet. 1999 ;  8 : 1321-1328 [cross-ref]

Cremers F.P., Cremers C.W., Ropers H.H. The ins and outs of X-linked deafness type 3 Adv. Otorhinolaryngol. 2000 ;  56 : 184-195 [cross-ref]

Cohen-Salmon M., Ott T., Michel V., Hardelin J.P., Perfettini I., Eybalin M., e al. Targeted ablation of connexin 26 in the inner ear epithelial gap junction network causes hearing impairment and cell death Curr. Biol. 2002 ;  12 : 1106-1111 [cross-ref]

Coyle B., Coffey R., Armour J.A., Gausden E., Hochberg Z., Grossman A., e al. Pendred syndrome (goitre and sensorineural hearing loss) maps to chromosome 7 in the region containing the non syndromic deafness gene DFNB4 Nat. Genet. 1996 ;  12 : 421-423 [cross-ref]

Coyle B., Reardon W., Herbrick J.A., Tsui L.C., Gausden E., Lee J., e al. Molecular analysis of the PDS gene in Pendred syndrome (sensorineural hearing loss and goitre) Hum. Mol. Genet. 1998 ;  7 : 1105-1112 [cross-ref]

Cryns K. Orzan E. Murgia A. Huygen PLM. Moreno F.  del Castillo I. Parker Chamberlin G. Azaiez H. Prasad S, Cucci RA. Leonardi E. Snoeckx RL. Govaerts PJ. Van de Heyning PH. Van de Heyning CM. Srnith RJH. Van Camp G. A genotype-phenotype correlation for G.JB2 (connexin 26) deafness J. Med. Genet. 2004 ;  41 : 147-154 [cross-ref]

D’Andrea P. Veronesi V. Bicego M. Melchionda 5. Zelante L. Di brio E. Bruzzone R. Gasparini P. Rea- ring bss. frequencv and functional studies of the most common connexin26 alleles. Biochemical and Biophysical Research Communications 296 (2002) 685-69 1
Dahl R-H M, Tobin SE. Poulakis Z. Rickards FW. Xu X. Gillam L. et al The contribution of GJB2 mutations to slight or mild hearing bss in Australian elementary school children. J Med Genet 2006:43:850-855.
de Kok Y.J., van der Maarel S.M., Bitner-Glindzicz M., Huber I., Monaco A.P., Malcolm S., e al. Association between X-linked mixed deafness and mutations in the POU domain gene POU3F4 Science 1995 ;  267 : 685-688

del Castillo I., Villamar M., Moreno-Pelayo M.A., del Castillo F.J., Alvarez A., Telleria D., e al. A deletion involving the connexin 30 gene in non syndromic hearing impairment N. Engl. J. Med. 2002 ;  346 : 243-249 [cross-ref]
Denoyelle F., Weil D., Maw M.A., Wilcox S.A., Lench N.J., Allen-Powell D.R., e al. Prelingual deafness: high prevalence of a 30delG mutation in the connexin26 gene Hum. Mol. Genet. 1997 ;  6 : 2173-2177 [cross-ref]

Denoyelle F., Lina-Granade G., Plauchu H., Bruzzone R., Chaib H., Levi-Acobas F., e al. Connexin26 gene linked to a dominant deafness Nature 1998 ;  393 : 319-320 [cross-ref]

Denoyelle F., Petit C., Garabedian E.N., Marlin S. Diagnostic étiologique des surdités de perception de l'enfant: bilan d'un an de consultation de conseil génétique des surdités Ann. Otolaryngol. Chir. Cervicofac. 1998 ;  115 : 3-8

Denoyelle F., Marlin S., Weil D., Moatti L., Chauvin P., Garabédian E.N., e al. Clinical features of the prevalent form of childhood deafness, DFNB1, due to a connexin 26 gene defect: implications for genetic counselling Lancet 1999 ;  353 : 1298-1303 [cross-ref]

Denoyelle F et al “GIB2 and GIB6 Mutations Genotypic and Phenotypic Correlations in a Large Cohort of Rearing-Irnpaired Patients Arch Otolaringol Head Neck Surgery 2005: 131:481:487
El-Schahawi M., deMunain L., Sarrazin A.M., Shanske A.L., Basirico M., Shanske S., e al. Two large Spanish pedigrees with non-syndromic sensorineural deafness and the mtDNA mutation at nt 1555 in the 12SrRNA gene: evidence of heteroplasmy Neurology 1997 ;  48 : 453-456

Erbe CB. Harris KC. Runge-Samuelson CL. Flanary VA. Wackym PA Connexin 26 and connexin 30 rnutations in children with non syndromic hearing bss Laryngoscope 2004 Apr:114(4):607-l1
Estivill X., Govea N., Barcelo E., Badenas C., Romero E., Moral L., e al. Familial progressive sensorineural deafness is mainly due to the mtDNA A1555G mutation and is enhanced by treatment of aminoglycosides Am. J. Hum. Genet. 1998 ;  62 : 27-35 [cross-ref]

Everett L.A., Glaser B., Beck J.C., Idol J.R., Buchs A., Heyman M., e al. Pendred syndrome is caused by mutations in a putative sulphate transporter gene (PDS) Nat. Genet. 1997 ;  17 : 411-422 [cross-ref]

Evirgen N. Solak M. Derekòy 5. Erdoan M. Yildiz R. Eser B. Arikan S.. Erko A Genotyping for Cx26 and Cx30 nnitations in cases with congenital hearing loss. Genetic Testing. lune 1. 2008. 12(2): 253-256.
Feldmann D., Denoyelle F., Loundon N., Weil D., Garabedian E.N., Couderc R., e al. Clinical evidence of the nonpathogenic nature of the M34T variant in the connexin 26 gene Eur. J. Hum. Genet. 2004 ;  12 : 279-284 [cross-ref]

Fichel-Ghodsian N. Mitochondrial deafness Ear Hear. 2003 ;  24 : 303-313

Fraser F.C., Sproule J.R., Halal F. Frequency of the branchio-oto-renal (BOR) syndrome in children with profound hearing loss Am. J. Med. Genet. 1980 ;  7 : 341-349 [cross-ref]

Friedman R.A., Bykhovskaya Y., Tu G., Talbot J.M., Wilson D.F., Parnes L.S., e al. Molecular analysis of the POU3F4 gene in patients with clinical and radiographic evidence of X-linked mixed deafness with perilymphatic gusher Ann Otol Rhinol Laryngol 1997 ;  106 : 320-325

Fuse Y., Doi K., Hasegawa T., Sugii A., Hibino H., Kubo T. Three novel connexin 26 gene mutations in autosomal recessive non-syndromic deafness Neuroreport 1999 ;  10 : 1853-1857

Gasparini P., Rabionet R., Barbujani G., Melchionda S., Petersen M., Brondum-Nielsen K., e al. High carrier frequency of the 35delG deafness mutation in European populations. Genetic Analysis Consortium of GJB2 35delG Eur. J. Hum. Genet. 2000 ;  8 : 19-23 [cross-ref]

Genetic Evaluation of Congenital Hearing Loss Expert Panel Genetics Evaluation Guidelines for the Etiologic Diagnosis of Congenital Hearing Loss Genet Med 2002:1(3). 162-171
Gorlin R.J., Toriello H.V., Cohen M.M.  Hereditary hearing loss and its syndromes New York: Oxford University Press (1995). 

Green GE. Mueller RE. Cohn ES.Avraham KB. Kanaan MB. Smith RJH Audiological manifestations and features of connexin 26 deafness Audiological Medicine 2003: 1.5-11
Gualandi E. Ravani A. Berto A. Burdo S. Trevisi P. Ferlini A. Martini A. Calzolari E Occurrence of Del(GJB6 – D13S1830) Mutation in Italian Non-syndromic Hearing Loss Patients Carryng a Single GJB2 Mutated Allele Acta OtoIaryngol 2004: Suppl 552:29-34
Gualandi E. Ravani A. Berto A. Sensi A. Trabanelli C. Falciano E.et al. Exploring the clinical and epidemiological complexity of GJB2—linked deafness Am J Med Genet 2002 Sep 15:112(1)38-45
Hall B.D. Choanal atresia and associated multiples anomalies J. Pediatr. 1979 ;  95 : 395-398 [cross-ref]

Hanson MA. Brooun A. Baker KA .Jaakola VP. Roth C. Chien EY. et al Profiling of membrane protein variants in a haculovirus system  by coupling cell-surface detection with smalI-scale paralleI expression Protein Expr Purif. 2007: 56( I):.85-92

Hildesheimer M., Maayan Z., Muchnik C., Rubinstein M., Goodman R.M. Auditory and vestibular findings in Waardenburg's type II syndrome J. Laryngol. Otol. 1989 ;  103 : 1130-1133

Hwa HL. Ko TM. Hsu CJ.Chiang YL. Oong JL. Chen CC. et al. Mutation spectrum of the connexin 26 (GJB2) gene in Taiwanese patients with prelingual deafness Genet Med 2003: 5:161-165
Jais J.P., Knebelmann B., Giatras I., De Marchi M., Rizzoni G., Renieri A., e al. X-linked Alport syndrome: natural history and genotype-phenotype correlations in girls and women belonging to 195 families: a "European Community Alport Syndrome Concerted Action" study J. Am. Soc. Nephrol. 2003 ;  14 : 2603-2610 [cross-ref]

Kelley PM. Harris Di. Comer BC, Askew JW. Fowier T. Smith SD. et al Novel mutations in the connexin 26 gene (GJB2) that cause autosomal recessive (DFNB 1) hearing loss. Am i Hum Genet 1998; 62:792—799
Kelsell D.P., Wilgoss A.L., Richard G., Stevens H.P., Munro C.S., Leigh I.M. Connexin mutations associated with palmoplantar keratoderma and profound deafness in a single family Eur. J. Hum. Genet. 2000 ;  8 : 469-472

Kelsell D.P., Dunlop J., Stevens H.P., Lench N.J., Liang J.N., Parry G., e al. Connexin 26 mutations in hereditary non-syndromic sensorineural deafness Nature 1997 ;  387 : 80-83 [cross-ref]

Kenneson A. Van Naarden Braun K. Boyle C. GJB2 (connexin 26) variants and non syndromic sensorineural hearing bss. A HuGE review. Genet Med 2002 Jul-Aug:4(4):258-74
Khanim F., Kirk J., Latif F., Barrett T.G. WFS1/Wolfram in mutations, Wolfram syndrome, and associated diseases Hum. Mutat. 2001 ;  17 : 357-367 [cross-ref]

Kubisch C., Schroeder B.C., Friedrich T., Lutjohann B., El-Amraoui A., Marlin S., e al. KCNQ4, a novel potassium channel expressed in sensory outer hair cells, is mutated in dominant deafness Cell 1999 ;  96 : 437-446 [cross-ref]

Kudo T., Ikeda K., Kure S., Matsubara Y., Oshima T., Watanabe K., e al. Novel mutations in the connexin 26 gene (GJB2) responsible for childhood deafness in the Japanese population Am. J. Med. Genet. 2000 ;  90 : 141-145 [cross-ref]

Kumar NM. Gilula NB. et al The Gap Junction Review Communication Channel. Cell 1996: VoI. 84,381—388.
Lai-Cheong JE. Arita K. McGrath .1 Genetic Disease of Junctions. .Journal of lnvestigative Dermatology 2007: 127,2713-2725
Lerer I., Sagi M., Ben-Neriah Z., Wang T., Levi H., Abeliovich D. A deletion mutation in GJB6 cooperating with a GJB2 mutation in trans in non-syndromic deafness: A novel founder mutation in Ashkenazi Jews Hum. Mutat. 2001 ;  18 : 460 [cross-ref]

Li X.C., Everett L.A., Lalwani A.K., Desmukh D., Friedman R.B., Green E.D., e al. A mutation in PDS causes non-syndromic recessive deafness Nat. Genet. 1998 ;  18 : 215-217 [cross-ref]

Liu X.Z., Xia X.J., Adams J., Chen Z.Y., Welch K.O., Tekin M., e al. Mutations in GJA1 (connexin 43) are associated with non-syndromic autosomal recessive deafness Hum. Mol. Genet. 2001 ;  10 : 2945-2951 [cross-ref]

Liu X.Z., Ouyang X.M., Xia X.J., Zheng J., Pandya A., Li F., e al. Prestin, a cochlear motor protein, is defective in non-syndromic hearing loss Hum. Mol. Genet. 2003 ;  12 : 1155-1162 [cross-ref]

Liu XZ. Pandya A .Angeli S . Tebischi FF. Arnos KS, Nance WE. Baikany T Audiological Features of GJB2 (Connexin 26) Deafness Ear & Hearing 2005: 26: 361-369.
Loundon N  , Marcolla A , Roux io , Rouillon io , Denoyelle F , Feldmann D , Marlin S , Garabedian EN. Auditory neuropathy or endocochlear hearing loss? Otol Neurotol 2005 ; 26 (4) :748-54.

Madden C., Rutter M., Hilbert L., Greinwald J.H., Choo D.I. Clinical and audiological features in auditory neuropathy Arch. Otolaryngol. Head Neck Surg. 2002 ;  128 : 1026-1030

Maestrini E., Korge B.P., Ocana-Sierra J., Calzolari E., Cambiaghi S., Scudder P.M., e al. Missense mutation in connexin26, D66H, causes mutilating keratoderma with sensorineural deafness (Vohwinkel's syndrome) in three unrelated families Hum. Mol. Genet. 1999 ;  8 : 1237-1243 [cross-ref]

Marlin S. Surdités génétiques Génétique médicale Paris: Masson (2004).  281-299

Marlin S., Feldmann D., Blons H., Loundon N., Rouillon I., Albert S., e al. GJB2 and GJB6 mutations: genotypic and phenotypic correlation in a large cohort of hearing-impaired patients Arch. Otolaryngol. Head Neck Surg. 2005 ; (in press).

Maroudias N., Economides J., Christodoulou P., Helidonis E. A study on the otoscopical and audiological findings in patients with Down's syndrom in Greece Int J Pediatr Otolaryngol 1994 ;  29 : 143-149

Mehl AL. Thornson V The Colorado newborn hearing screening project. 1992-1999. on the threshold of effective population-based universal newborn hearing screening. Pediatrics 2002: 109:E7
Mese G. Londin E. Mui R. Brink PR.
White TW. Altered gating properties of functional Cx26 mutants associated with recessive non-syndromic hearing bss, Hum. Genet. 115. 191-199. 2004
Migliosi V., Modamio-Hoybjor S., Moreno-Pelayo M.A., Rodrigues-Ballesteros M., Villamar M., Telleria D., e al. Q829X, a novel mutation in the gene encoding otoferlin (OTOF), is frequently found in Spanish patients with prelingual non-syndromic hearing loss J. Med. Genet. 2002 ;  39 : 502-506 [cross-ref]

Morell R.J., Kim H.J., Hood L.J., Goforth L., Friderici K., Fisher R., e al. Mutations in the connexin 26 gene (GJB2) among Ashkenazi Jews with non syndromic recessive deafness N. Engl. J. Med. 1998 ;  339 : 1500-1505 [cross-ref]

Morlé L., Bozon M., Alloisio N., Latour P., Vandenberghe A., Plauchu H., e al. A novel C202F mutation in the connexin26 gene (GJB2) associated with autosomal dominant isolated hearing loss J. Med. Genet. 2000 ;  37 : 368-369

Morton N.E. Genetic epidemiology of hearing impairment. in Genetics of hearing impairment Ann. N. Y. Acad. Sci. 1991 ;  630 : 16-31 [cross-ref]

Neyroud N., Richard P., Vignier N., Donger C., Denjoy I., Demay L., e al. Genomic organization of the KCNQ1 K+ channel gene and identification of C-terminal mutations in the long-QT syndrome Circ. Res. 1999 ;  84 : 290-297

Nickel R. Forge A Gap junctions and connexins in the inner ear: their roles in homeostasis and deafness. Curr Opin Otolaryngol Head Neck Surg 2008 Oct:16(5):452-7
Ouyang X.  Mutational analysis of the six cloned Usher genes using a sequential screening strategy Florida: Communication, 26th ARO meeting (2000). 

Pabla H.S., McCormick B., Gibbin K.P. Retrospective study of the prevalence of bilateral sensorineural deafness in childhood Int. J. Pediatr. Otorhinolaryngol. 1991 ;  22 : 161-165 [cross-ref]

Pallares-Ruiz N., Blanchet P., Mondain M., Claustres M., Roux A.F. A large deletion including most of GJB6 in recessive non syndromic deafness: a digenic effect? Eur. J. Hum. Genet. 2002 ;  10 : 72-76 [cross-ref]

Park Hi. Hahn SH. Chun YM. Park K. Kim EN Connexin 26 mutations associated with nonsyndromic hearing bss Laryngoscope 2000; 110.9. 1535-1538.
Parving A. Hearing disorders in childhood, some procedures for detection, identification and diagnostic evaluation Int. J. Pediatr. Otorhinolaryngol. 1985 ;  9 : 31-57

Paznekas W.A., Boyadjiev S.A., Shapiro R.E., Daniels O., Wollnik B., Keegan C.E., e al. Connexin 43 (GJA1) mutations cause the pleiotropic phenotype of oculodentodigital dysplasia Am. J. Hum. Genet. 2003 ;  72 : 408-418 [cross-ref]

Petersen MB. Wiliems P.J Non-syndromic. autosomal-recessive deafness. Clin Genet 2006 Mav:695 37 1-92
Petit C., Levilliers J., Marlin S., Hardelin J.P. Hereditary hearing loss Metabolic and molecular basis of inherited disease New York: McGraw-Hill Publishers (2001).  6281-6328

Phelps P.D., Coffey R.A., Trembath R., Luxon L., Grossman A., Britton K.E., e al. Radiological malformations of the ear in Pendred syndrome Clin. Radiol. 1998 ;  53 : 268-273 [cross-ref]

Piatto VB. Moreira OA. Silva MA. Maniglia IV. Pereira MC. Sartorato EL Correlation between audiometric data an the 35delG mutation in ten patients. Rev Bras Otorrinolaringol 2007:73(6):777-83
Prezant T.R., Agapian J.V., Bohlman M.C., Bu X., Oztas S., Qiu W.Q., e al. Mitochondrial ribosomal RNA mutation associated with both antibiotic-induced and non-syndromic deafness Nat. Genet. 1993 ;  4 : 289-294 [cross-ref]

Roger G., Morisseau-Durand M.P., Van den Abbeele T., Nicollas R., Triglia J.M., Narcy P., e al. The CHARGE association: the role of tracheotomy Arch. Otolaryngol. Head Neck Surg. 1999 ;  125 : 33-38

Richard G., Rouan F., Willoughby C.E., Brown N., Chung P., Ryynanen M., e al. Missense mutations in GJB2 encoding connexin-26 cause the ectodermal dysplasia keratitis-ichthyosis-deafness syndrome Am. J. Hum. Genet. 2002 ;  70 : 1341-1348 [cross-ref]

Robertson N.G., Skvorak A.B., Yin Y., Weremowicz S., Johnson K.R., Kovatch K.A., e al. Mapping and characterization of a novel cochlear gene in human and in mouse: a positional candidate gene for a deafness disorder, DFNA9 Genomics 1997 ;  46 : 345-354 [cross-ref]

Roux A.F., Pallares-Ruiz N., Vielle A., Faugere V., Templin C., Leprevost D., e al. Molecular epidemiology of DFNB1 deafness in France BMC Med. Genet. 2004 ;  5 : 1-10 [cross-ref]

Ruf R.G., Xu P.X., Silvius D., Otto E.A., Beekmann F., Muerb U.T., e al. SIX1 mutations cause branchio-oto-renal syndrome by disruption of EYA1-SIX1-DNA complexes Proc. Natl. Acad. Sci. USA 2004 ;  101 : 8090-8095 [cross-ref]

Satar B., Mukherji S.K., Telian S.A. Congenital aplasia of the semicircular canals Otol. Neurotol. 2003 ;  24 : 437-446 [cross-ref]

Sheffield V.C., Kraiem Z., Beck J.C., Nishimura D., Stone E.M., Salameh M., e al. Pendred syndrome maps to chromosome 7q21-34 and is caused by an intrinsic defect in thyroid iodine organification Nat. Genet. 1996 ;  12 : 424-426 [cross-ref]

Schwarts D.M., Schwarts R.H. Acoustic impedance in young children with Down's syndrome Arch. Otolaryngol. 1978 ;  107 : 652-656

Snoeckx RL. Hu gen PLM. Feidmann D. Marlin 5. Denoyeile F. Wahgora i. Mueiler-Maiesinska M. Agneszka Pollak A. Pioski R. Murgia A. Orzan E GJB2 Mutations and Degree of Hearing Loss. A Multicenter Study Am. .1. Hum Genet 77,935—957. 2005
Sobe I. VrciccIe S, Shahin H. Berlin M. Davis N. Kanaan M. et ai The prevalence and expression of inherited connexin 26 mutations associated with nonsyndromic hearing loss in the Israeli population Human Genetics 2000: 106.50-57
Splawski I., Timothy K.W., Vincent G.M., Atkinson D.L., Keating M.T. Molecular basis of the long-QT syndrome associated with deafness N. Engl. J. Med. 1997 ;  336 : 1562-1567 [cross-ref]

Starr A., Picton T.W., Sihinger Y., Hood L.J., Berlin C.I. Auditory neuropathy Brain 1996 ;  119 : 741-753 [cross-ref]

Stojkovic T., Latour P., Vandenberghe A., Hurtevent J.F., Vermersch P. Sensorineural deafness in X-linked Charcot-Marie-Tooth disease with connexin 32 mutation (R142Q) Neurology 1999 ;  52 : 1010-1014

Talbot J.M., Wilson D.F. Computed tomographic diagnosis of X-linked congenital mixed deafness, fixation of the stapes footplate and perilymphatic gusher Am. J. Otol. 1994 ;  15 : 177-182

Tassabehji M., Newton V.E., Liu X.Z., Brady A., Donnai D., Krajewska-Walasek M., e al. The mutational spectrum in Waardenburg syndrome Hum. Mol. Genet. 1995 ;  4 : 2131-2137

Tekin M, Duman T, Boğoçlu G, Incesulu A, Comak E, Ilhan I, Akar N.  Moderate hearing loss and pseudo dominant inheritance due to L9OP/35deiG mutations in the GJB2 (connexin 26) gene. Genet Couns 2003: 14(4),37986
Tranebaerg L Genetics of congenital hearing impairment: a clinical approach mt i Audiol 2008 Sep:47(c. :535-45
Welch KQ. NI;crjn RS. Pandya A. Amos KS. Compound heterozygosity for dominant and recessive GJB2 ncutations, Effect on phenotype and review of the literature. Am J Med Genet Part A 143A 1567-1573 2007.
Usami S., Abe S., Weston M.D., Shinkawa H., Van Camp G., Kimberling W.J. Non-syndromic hearing loss associated with enlarged vestibular aqueduct is caused by PDS mutations Hum. Genet. 1999 ;  104 : 188-192 [cross-ref]

Van Camp G, Smith RJ. Hereditary hearing loss homepage, http://dnalab-www.uia.ac.be/dnalab/hhh.

Van Hauwe P., Everett L.A., Coucke P., Scott D.A., Kraft M.L., Ris-Stalpers C., e al. Two frequent missense mutations in Pendred syndrome Hum. Mol. Genet. 1998 ;  7 : 1099-1104 [cross-ref]

Vincent C., Kalatzis V., Abdelhak S., Chaib H., Compain S., Helias J., e al. BOR and BO syndromes are allelic defects of EYA1 Eur. J. Hum. Genet. 1997 ;  5 : 242-246

Verhagen W.I., Bom S.J., Fransen E., Van Camp G., Huygen P.L., Theunissen E.J., e al. Hereditary cochleovestibular dysfunction due to a COCH gene mutation (DFNA9): a follow-up study of a family Clin. Otolaryngol. 2001 ;  26 : 477-483 [cross-ref]

Vissers L.E., Van Ravenswaaij C.M., Admiraal R., Hurst J.A., De Vries B.B., Janssen I.M., e al. Mutations in a new member of the chromodomain gene family cause CHARGE syndrome Nat. Genet. 2004 ;  36 : 955-957 [cross-ref]

Wang Z., Li H., Moss A.J., Robinson J., Zareba W., Knilans T., e al. Compound heterozygous mutations in KvLQT1 cause Jervell and Lange-Nielsen syndrome Mol. Genet. Metab. 2002 ;  75 : 308-316 [cross-ref]

Wiliems PJ Genetic causes of hearing bss New Eng. J Med 332: 1101-1109. 2000
Yum SW. Zhang J. Valiunas V. Kanaporis G. Brink PR. White 1W. Seherer SS. Human connexin26 and C000C\itt3() form functional heteromeric and heterotypic channels. Am .1 Physiol Cell Physiol. 2007 Sep: 293 3:C1032-4S
Yasunaga S., Grati M., Cohen-Salmon M., El-Amraoui A., Mustapha M., Salem N., e al. A mutation in OTOF, encoding otoferlin, a FER-1-like protein, causes DFNB9, a non syndromic form of deafness Nat. Genet. 1999 ;  21 : 363-369

Yoshida M., Shintani T., Hirao M., Himi T., Yamaguchi A., Kikuchi K. Aminoglycoside-induced hearing loss in a patient with the 961 mutation in mitochondrial DNA ORL J. Otorhinolaryngol. Relat. Spec. 2002 ;  64 : 219-222 [cross-ref]

Young T.L., Ives E., Lynch E., Person R., Snook S., MacLaren L., e al. Non-syndromic progressive hearing loss DFNA38 is caused by heterozygous missense mutation in the Wolfram syndrome gene WFS1 Hum. Mol. Genet. 2001 ;  10 : 2509-2514 [cross-ref]

Zelante L., Gasparini P., Estivill X., Melchionda S., D'Agruma L., Govea N., e al. Connexin 26 mutations associated with the most common form of non-syndromic neurosensory autosomal recessive deafness (DFNB1) in Mediterraneans Hum. Mol. Genet. 1997 ;  6 : 1605-1609 [cross-ref]

Zhao H., Li R., Wang Q., Yan Q., Deng J.H., Han D., e al. Maternally inherited aminoglycoside-induced and nonsyndromic deafness is associated with the novel C1494T mutation in the mitochondrial 12S rRNA gene in a large Chinese family Am. J. Hum. Genet. 2004 ;  74 : 139-152 [cross-ref]

http: ghr nlm
OMIM
The Connexin deafness home page
http//: hereditary  hearing loss, org

Presbiacusia

Presbiacusia Invecchiamento, Handicap auditivo, Coclea, Ausili uditivi, Impianto cocleare

http://www.estrategia.cl/Documentos/Imagenes/31610_Presbiacusia-2_2.jpghttp://i.esmas.com/image/0/000/005/382/presbiacusiaNPnueva.jpg?TermWiki=/images/

Presbiacusia 

INDICE

Che cosa è la presbiacusia 2

Epidemiologia 2

Eziologia 2 14

Patogenesi: 3 14

Sintomatologia: 3

Complicanze: 3

Diagnostica 3

Diagnosi differenziale 3

Terapia 4

Prognosi 4

PRESBIACUSIA  APPROFONDIMENTO

Introduzione 4

Anatomia Patologica e Fisiopatologia 5

CLASSIFICAZIONE dI SCHUKNECHT 5

1)Presbiacusia sensoriale 5

2)Presbiacusia neurale 7

3)Presbiacusia metabolica o striale ( legata alla lesione della stria vascolare)8

4)Presbiacusia meccanica 10

5)Presbiacusia centrale 11

6)Presbiacusia vascolare 11

7)Presbiacusia iperostotica 11

8)Forme miste11

9)Forme indeterminate11

Lesioni del sistema nervoso centrale11

ALTERAZIONI DELLE VIE UDITIVE CENTRALI 11

Epidemiologia 13

Evolutività della sordità 14

EZIOPATOGENESI 15

Esposizione al rumore e presbiacusia 16

Patologie cardiovascolari 16

Diabete 16

Alterazioni immunologiche e presbiacusia16

Radicali liberi e presbiacusia 16

metalli pesanti e presbiacusia 16

Fattori Genetici 17

Dati Epidemiologici 20

Dati Fondamentali 21

Valutazione Clinica 21

SINTOMI FUNZIONALI

Lesione uditiva

Acufeni 21

Vertigini 22

AUDIOMETRIA NELLA PRESBIACUSIA 22

Audiometria tonale 22

Audiometria tonale sopraliminare 22

Audiometria vocale 23

L’importanza dell’audiometria vocale 23

Intelligibilità Verbale 23

Audiometria vocale sensibilizzata 25

Otoemissioni acustiche 26

Diagnosi Differenziale 26

Effetti Psicologici della Presbiacusia. 27

TERAPIA 27

Valutazione Preterapeutica 27

Terapia Medica 28

Dispositivi Audioprotesici 28

I fattori peggiorativi legati alla lesione uditiva sono 28

Presbiacusia e applicazione degli apparecchi acustici 29

Compensazione Selettiva Delle Alte Frequenze 29

ASU:unificazione adattativa del segnale - la funzione per migliorare l’open fitting e combattere l’occlusione 30

Protesi Impiantate 31

Conclusione 32

Basi
Che cosa è la presbiacusia? La presbiacusia è l’insieme dei disturbi della funzione uditiva  che si manifestano con l’,avanzare dell’età e si identifica con la senescenza fisiologica dell’apparato uditivo, caratterizzata da una progressiva, bilaterale e simmetrica ipoacusia neurosensoriale dovuta all'avanzamento dell'età. Il termine presbiacusia ha derivazione greca: "prèsbys"= "vecchio, logoro"; "akoe"= "udito".

 La presbiacusia o sordità dell’anziano è un termine descrittivo per definire un peggioramento della capacità uditiva, è definita come la perdita dell'udito legata all'età. accompagnata o meno da acufeni, a carattere progressivo e simmetrico, che inizia in quasi tutti i soggetti intorno alla 5 decade di vita (Fig. 9.4). Circa il 30-35 per cento degli adulti di età compresa tra i 65 ei 75 anni hanno una perdita uditiva. Si stima che il 40-50 per cento delle persone di 75 e più anziani hanno una perdita uditiva.

Non è considerata una malattia senile, ma come la manifestazione di una naturale evoluzione di udito in età avanzata, in cui tutti gli organi diventano meno efficaci nel loro ruolo. L'incidenza della presbiacusia è in aumento a causa del progressivo invecchiamento della popolazione.

Epidemiologia: nel mondo ne sono colpiti 400 milioni di persone. In Gran Bretagna il 92% delle persone di età superiore a 60 anni presenta una perdita uditiva > 25 dB. In Danimarca la perdita uditiva per decade di vita si aggira sui 3 dB fino a 55 anni, successivamente sui 9 dB. In termini generici si può affermare alla luce di recenti indagini epidemiologiche che in Italia circa 5 milioni di persone sono affette da ipoacusia, che 1 italiano su In termini generici si può affermare alla luce di recenti indagini epidemiologiche che in Italia circa 5 milioni di persone sono affette da ipoacusia, che 1 italiano su10 ha problemi uditivi e che nelle zone industrializzate la sordità raddoppia per l’effetto combinato del fumo e del rumore.

In tale ambito la presbiacusia si manifesta nel 35% circa delle persone dopo i 60- 70 anni e nel 45% della popolazione dopo 70-80.

Eziologia: involuzione fisiologica (predisposizione genetica) e degenerativa dovuta a cause esogene (influenze ambientali, alimentazione, droghe, rumore sia durante il lavoro che nel tempo libero, farmaci ototossici, malattie internistiche o neurologiche ecc.) dell’orecchio interno (per es. perdita della rigidità delle cellule di sostegno e rilassamento delle strutture cocleari di sostegno come la membrana basilare, le cellule acustiche esterne) e/o delle vie acustiche centrali. E dimostrata una componente ereditaria.

Patogenesi: degenerazione delle cellule ciliate, dei neuroni cocleari, della stria vascolare, del n. cocleare, come pure di tratti delle vie acustiche centrali (ad es. nuclei cocleari). Non sono descritte modificazioni arteriosclerotiche dei vasi dell’orecchio interno.

Sintomatologia: sordità progressiva prevalente più a carico delle frequenze elevate che dei toni gravi. Ridotta comprensione verbale, soprattutto in caso

 
http://4.bp.blogspot.com/_Tomlb3KbTtg/S9HvOajTyvI/AAAAAAAAABE/ZCrE-xwUSgA/s400/abuelo.JPG


Fig. 1 Perdita uditiva media nei paesi industrializzati correlata all’età.

di rumori concomitanti (effetto cocktail party), riduzione della discriminazione, disagio in ambiente rumoroso, durante le conversazioni telefoniche (recruitrnent), acufeni.

Complicanze: isolamento psicosociale con note depressive e diffidenza nei confronti dell’ ambiente circostante.

Attenzione: la diagnosi di presbiacusia è una diagnosi di esclusione (vedi d.d.). Non ogni sordità dell’anziano è necessariamente una presbiacusia!

Diagnostica
Indispensabili:

Anamnesi approfondita, comprendente l’anarnnesi lavorativa, del tempo libero, familiare.

Esame obiettivo ORL completo.

Otomicroscopia.

Esame della funzionalità uditivo: (1)audiogramma, acufenometria, (2)audiometria vocale, timpanogramma / riflesso dello stapedio.

- Sordità neurosensoriale simmetrica, particolarmente marcata alle frequenze acute, pancocleare o con caduta marcata dopo 1 kHz.

- (2)Cattiva discriminazione all’audiometria vocale.

- Determinazione del recruitment: per lo più positivo, ma anche negativo in caso di sordità neurosensoriale pancocleare.

-(3)Otoemissioni acustiche

Utile in casi particolari:

Esame vestibolare con occhiali di Frenzel (ricerca di segni di nistagmo spontaneo o provocato, di posizione o di posizionamento).

ABR: in caso di perdita uditiva asimmetrica.

(4)Esame della funzione vestibolare (con VOG / ENG quando sono presenti dei segni spontanei o provocati).

RM: in caso di reperti patologici all’esame vestibolare o all’ABR.

Diagnosi differenziale

Sordità neurosensoriale ereditaria, otosclerosi.

Sordità neurosensoriale sintomatica a seguito di malattie di carattere internistico o neurologico, di malattie sistemiche su base autoimmune.

Ipoacusia causata da rumore, farmaci ototossici ecc.

Sordità neurosensoriale secondaria a traumi dopo contusione o commozione labirintica (trauma cranico cervico encefalico, colpo di frusta)

  o dopo esposizione a rumore cronica o recidivante (cfr. ipoacusia da rumore).

 
Terapia
Terapia medica:

Protesizzazione acustica binaurale preferibilmente precoce (pag. 204), u eventualmente con allenamento acustico e - in presenza di sordità cli grado elevato -

    allenamento alla lettura labiale.

Amplificatore telefonico. Mezzi di segnalazione visiva a domicilio.

Riammissione in ambiente sociale, con eventuale concomitante psicoterapia.

In caso di rapida progressione della presbiacusia o in presenza di un acufene altamente disturbante  eventuale tentativo di trattamento con vasoattivi, ad es. pentossifillina.

Eventuale vitamina A, vitamina C ed E, antiossidanti.

Ambulatoriale/con ricovero: Il trattamento può essere ambulatoriale e la consulenza audioprotesica dello specialista ORL e dell’audioprotesista devono essere continuative.

Prognosi
Di regola c’è una progressione lenta dell’ipoacusia.

Presbiacusia I° APPROFONDIMENTO

  • Parole chiave : Invecchiamento, Handicap auditivo, Coclea, Ausili uditivi, Impianto cocleare

http://www.em-consulte.com/templates/emcV2/img/ajax-loader.gif

Introduzione

Il normale invecchiamento è un insieme di processi molecolari, istologici, fisiologici e psicologici che accompagna l'avanzare dell'età. Blain H.,2003.I fattori implicati sono contemporaneamente genetici e legati a fattori ambientali. Nel caso dell'udito questo invecchiamento si manifesta con un disturbo neurosensoriale responsabile di una sordità di percezione bilaterale progressiva chiamata presbiacusia. Questa lesione neurosensoriale implica delle alterazioni periferiche e centrali. La data di esordio della sordità, la sua evolutività e le sue conseguenze sono caratterizzate da una notevole variabilità interindividuale. I lavori più recenti evidenziano l'incidenza dei fattori genetici riguardo alla comparsa e all'espressione clinica della presbiacusia. La perdita si localizza soprattutto sulle frequenze acute, pertanto il paziente percepisce peggio le consonanti; le vocali invece, che contengono una percentuale maggiore di energia, sono localizzate soprattutto sulle frequenze gravi e vengono meglio percepite dal soggetto presbiacusico. La risultante è un mascheramento delle vocali sulle consonanti con conseguente impossibilità a discriminare le parole. Il presbiacusico sente male il campanello di casa, il trillo del telefono e segue male i film doppiati (in cui non può supplire con la lettura del labiale). Possiamo stabilire una diagnosi di presbiacusia quando: vi è una anamnesi negativa per otopatie precedenti; gli individui abbiano un’età superiore ai 60 anni; si ha una perdita tonale percettiva; la soglia tonale per via ossea è sovrapponibile a quella per via aerea; l’ audiogramma tonale risulta simmetrico o con un’ eccedenza di massimo 15 dB di differenza alle frequenze in esame. Si presenta, nella maggior parte dei casi, una discrepanza tra audiometria tonale e audiometria vocale con compromissione della capacità di discriminazione.

La presbiacusia è un deficit uditivo “subdolo”: non ci si rende conto subito che stanno diminuendo le proprie capacità uditive, perché, contemporaneamente alla perdita uditiva, il nostro sistema neurosensoriale si adatta alla nuova situazione, e anche i normali interlocutori del paziente si adattano, alzando il loro tono di voce.

Gli studi epidemiologici mostrano che, se i soggetti di oltre 60 anni rappresentavano il 12% della popolazione francese nel 1900, 16% nel 1950 e 20% nel 2000, nel 2020 questa proporzione dovrebbe essere del 40%, con 2 milioni di soggetti anziani con più di 85 anni. [1] In questo caso la diagnosi e il trattamento della presbiacusia rappresentano delle importanti priorità di salute pubblica.

Anatomia patologica e fisiopatologia

Le lesioni anatomopatologiche implicate nella presbiacusia interessano l'orecchio interno, le vie uditive e il sistema nervoso centrale. Sauvaget E., (2000).  La diversità di reazioni cliniche e istologiche ha condotto a tentare di categorizzarle. I lavori di Schuknecht restano fondamentali nell'analisi delle lesioni istopatologiche e della loro correlazione con i dati clinici e audiometrici. Questi dati sono stati precisati da lavori più recenti che prendono in considerazione l'influenza dei fattori genetici.

Classificazione di Schuknecht

Questa classificazione permette di differenziare cinque/nove tipi principali di presbiacusia, delle forme miste e delle forme cosiddette indeterminate. Schuknecht H.F.   (1993).

1)Presbiacusia sensoriale

In questa forma, vi è una perdita di cellule sensoriali che inizia alla base della coclea e colpisce in primo luogo le cellule ciliate esterne. L'alterazione più precoce è la perdita di stereociglia, identificata in microscopia elettronica. Le alterazioni delle cellule ciliate e delle cellule di sostegno saranno in seguito più o meno gravi: riduzione del numero di cellule, che può provocare una modificazione completa dell'epitelio neurosensoriale che presenta un aspetto di epitelio indifferenziato. Vi si associa una perdita di dendriti e di corpi cellulari neuronali. La perdita delle cellule dell'apice della coclea è manifesta a partire dai 70 anni. La riduzione del numero delle cellule ciliate interne è meno marcata. L'accumulo di granulazioni di lipofuscina, prodotto di degradazione cellulare, al polo apicale delle cellule favorirebbe la scomparsa di queste. Dal punto di vista audiometrico questo tipo di lesione si manifesta con una caduta che interessa solamente le frequenze acute, mentre le soglie restano relativamente conservate fino a 1 khz (Figura 1).

http://www.em-consulte.com/showarticlefile/46662/ori-45497-01

http://www.ihsinfo.org/IhsV2/hearing_professional/2003/060_November-December/Images/CHART%201.gif

Fig. 1a-b

Aspetto audiometrico abitualmente riscontrato nelle presbiacusie sensoriali (da Schuknecht). CCE: cellula ciliata esterna; CCI: cellula ciliata interna

EARLY SENSORY PRESBYCUSIS

Fig. 1c perdita dell'udito sensoriale. Perdita di organo del Corti e cellule ciliate, (freccia lunga), nel segmento anteriore basale. Organo del Corti normale nel segmento centrale anteriore (freccia corta)

Fig. 1 d

Presbiacusia sensoriale iniziale

Vi è una perdita dell'udito per le  frequenze più acute ed una concomitante perdita delle cellule ciliate nel giro basale della coclea(orecchio sinistro). Vi è anche evidenza di degenerazione neuronale secondaria come mostrato dalla perdita di cellule gangliari spirale nel giro basale della coclea. (I cerchi grandi indicano la presenza di cellule ciliate ,i punti indicano una assenza di cellule ciliate)

LATE presbiacusia SENSORIALI

Fig. 1 e

Presbiacusia sensoriale avanzata

Vi è una maggiore perdita di udito SU tutte le frequenze, con una maggiore perdita di cellule ciliate, ed una massiccia perdita delle cellule gangliari  spirali(orecchio sinistro). Si noti che i punteggi della  discriminazione vocale si sono ridotti.

2)Presbiacusia neurale

la lesione è a livello della via acustica, con una riduzione sensibile delle fibre nervose che determinano un deficit pantonale ed una sensibile alterazione dei test vocali. Il fenomeno comporta la cosiddetta dissociazione verbo-tonale.

I lavori anatomici di Otte, riportati da Schuknecht, hanno dimostrato la riduzione regolare, con l'età, del numero di neuroni presenti nella coclea. Questa riduzione è dell'ordine di 2.100 neuroni per decennio. La popolazione neuronale iniziale è valutata attorno a 37.000 cellule. La ripercussione di questa perdita neuronale sull'udito è evidente solo a partire dal 90% di neuroni scomparsi. La traduzione audiometrica sarà dunque relativamente tardiva e si manifesterà con un'alterazione delle soglie sulle frequenze acute e della discriminazione in audiometria vocale, più marcata di quanto farebbe supporre la perdita tonale (Figura 2).

http://www.em-consulte.com/showarticlefile/46662/ori-45497-02

Fig 2. a-b

Aspetto audiometrico abitualmente riscontrato nelle presbiacusie nervose (da Schuknecht). CCE: cellula ciliata esterna; CCI: cellula ciliata interna. Presbiacusia neurale si caratterizza come una degenerazione dei neuroni e dei risultati in perdita simile alla presbiacusia sensoriali. Tuttavia, la comprensione del parlato è molto peggiore sarebbe previsto dal audiogramma, in questo esempio, forse solo il 40% al 60% in ciascun orecchio.

http://www.hei.org/research/temporalbone/files/2012/05/presbfig14c.jpg

Fig 2 c

Perdita dell'udito Neurale. La perdita di cellule gangliari nella spirale del modiolo (frecce) rispetto all’ orecchio normale. La perdita uditiva neurale è dovuta ad una perdita di cellule gangliari spirale ed è caratterizzato da una perdita di discriminazione vocale sproporzionata rispetto alla perdita tonale  che è generalmente uguale per tutte le frequenze. Fig. 2 c

3)Presbiacusia metabolica o striale ( legata alla lesione della stria vascolare)

La presbiacusia metabolica o striale (Fig. Fig.3e) è caratterizzata da una degenerazione della stria vascolare con riduzione dei meccanismi energetici e quindi con compromissione dei processi attivi delle cellule cigliate esterne. Ne consegne una perdita della soglia tonale di entità medio —lieve, pantonale.

Va ricordato come un’atrofia del 20-30% della stria vascolare riduce del 20% il potenziale endococleare (PE), mentre un’atrofia > 50% riduce il PE a valori di 2OmV o meno e l’amplificatore cocleare cessa completamente di funzionare (Ohlemiller,2009). Un danno nei meccanismi cocleari necessari alla produzione di energia sarebbe dovuto inoltre alle mutazioni del DNA mitocondriale (rntDNA) ed all’accumulo di radicali liberi (ROS) - Esiterebbe infatti una correlazione tra grado di ipoacusia dell’anziano e danno del rntDNA. Si ha un’alterazione dei liquidi labirintici che avrebbe il suo elemento scatenante nell’ alterazione della fisiologia della stria vascolare. La progressione delle patologie uditive legate ad atrofia della stria vascolare è lenta. In audiometria essa colpisce tutte le frequenze, con una curva piatta in tonale e una conservazione di buoni punteggi in audiometria vocale (Figura 3). L'estensione dell'atrofia constatata dal punto di vista istologico è correlata all'alterazione delle soglie audiometriche. Queste lesioni possono evolvere fino a una scomparsa completa delle cellule della stria vascolare. Gli studi in microscopia elettronica di Takahashi riportati da Schuknecht hanno permesso di identificare delle malattie diffuse o focalizzate all'apice e all'estremità basale della coclea. Le conseguenze di questa atrofia della stria vascolare si fanno sentire essenzialmente sulla regolazione dell'omeostasi dell'endolinfa. Alcuni lavori nell'animale hanno permesso di identificare i meccanismi vascolari implicati nell'atrofia della stria vascolare legata all'età. Di Girolamo rileva così una modificazione della rete capillare con una riduzione della densità dei vasi e una riduzione del loro diametro. Di Girolamo S., 2001. In uno studio anatomico recente, su sei casi di presbiacusia con tracciato audiometrico «piatto» Nelson rimette in causa la correlazione diretta di questo profilo audiometrico con l'atrofia della stria vascolare. Egli ha utilizzato un metodo originale di misurazione del volume della stria vascolare. Le sue constatazioni sono, da una parte, che il riscontro di un'atrofia è poco frequente e, dall'altra, che con questo tipo di profilo audiometrico sono riscontrate altre lesioni istologiche, in particolare una riduzione del numero di cellule ciliate. Nelson E.G., 2003. 

http://www.em-consulte.com/showarticlefile/46662/ori-45497-03

Fig. 3a-b

Aspetto audiometrico abitualmente riscontrato nelle presbiacusie metaboliche (da Schuknecht). CCE: cellula ciliata esterno; CCI cellula ciliata interno.

http://www.hei.org/research/temporalbone/files/2012/05/presbfig15.jpg

STRIA ATROFIA vascularis

Fig.3c-d

Fig.3e (‘a) Presbiacusia metabolica o striale. Area foca/e di atrofia. (b) Presbiacusia metabolica o striale: diffusa atrofia del giro apicale. Da Audiologia e Foniatria (A Martini-S Prosser) Edizioni Omega,2011

Perdita della stria vascularis (frecce) in pazienti con una  ipoacusia neurosensoriale di 60 dB La perdita dell'udito nella presbiacusia metabolica è caratterizzata da un audiogramma piatto e una perdita di oltre il 30% della stria vascolare; .atrofia della stria vascolare Fig.3d

Presbiacusia METABOLICHE

Fig.3f La perdita dell'udito è caratterizzato da una curva relativamente piatta. La leggera perdita di cellule ciliate e della normale (orecchio destro) popolazione di cellule gangliari spirali, non può spiegare la gravità della perdita neurosensoriale. La scoperta più sorprendente è l'atrofia della stria vascolare nel giro apicale della coclea.

4)Presbiacusia meccanica

In questa forma istologica non vi è di interessamento dell'organo del Corti, dei neuroni o della stria vascolare. L'ipotesi avanzata è quella di ispessimento  della membrana basilare e del legamento spirale. Essa è confortata dalla struttura della membrana basilare che spiega la sua fragilità potenziale: più spessa e stretta alla base della coclea, mentre è più sottile e larga all'apice. L'audiometria riscontra un interessamento sulle frequenze acute, che colpisce almeno cinque frequenze. Tra due frequenze testate la differenza delle soglie non supera i 25 dB (Figura 4). In questo caso il deficit tonale è in lieve e lenta discesa ed una buona intelligibilità alla prova vocale.Il ruolo potenziale delle lesioni centrali è difficile da escludere formalmente. Tuttavia Schuknecht riporta diverse pubblicazioni che hanno identificato delle anomalie della membrana basilare: depositi di calcio alla base della coclea o presenza di depositi lipidici.

http://www.em-consulte.com/showarticlefile/46662/ori-45497-03

Fig. 4. a-b

Aspetto audiometrico abitualmente riscontrato nelle presbiacusie meccaniche (da Schuknecht). CCE: cellula ciliata esterna; CCI: cellula ciliata interna.

http://www.hei.org/research/temporalbone/files/2012/05/presbfig16c.jpg

Fig. 4. c

processo di ipoacusia neurosensoriale (freccia) periferica (dendritica). Anche se l'organo di Corti ha un normale numero di cellule cigliate , il diametro del fascio processo periferico (freccia) nella lamina spirale ossea è più piccolo

Schuknecht ipotizzato che il quarto tipo di perdita dell'udito neurosensoriale è dovuta alla rigidità della membrana basilare perché non vedeva alcun cambiamento nella coclea per tenere conto della perdita. Tuttavia, Bhatt, Liberman e Nadol (2001) erano in grado di giustificare questo risultato. Anni prima, Crowe, Gilda e Polvogt avevano dimostrato che una perdita di processi periferici (dendriti) nella lamina spirale ossea nel segmento basale della coclea può essere responsabile della perdita dell'udito alle  alte frequenze caratterizzato da un andamento audiometrico leggermente in pendenza in contrasto con la pendenza vista la perdita di cellule acustiche. [13]   Queste scoperte sono state recentemente suffragata a Chen et al (Fig. 16). [14] L'ha attribuito ad una alterazione sfavorevole di micromeccanica membrana basilare che riguarda il movimento della membrana. Anche se non era una entità patologica provata nel 1974, quando il libro del Dr. Schuknecht è stato pubblicato, ha comunque sviluppato la teoria sulla base dei dati audiometrici archiviati nel suo laboratorio su pazienti le cui ossa temporale in seguito divennero disponibile post-mortem e sui dati di ricerca istopatologici disponibili al tempo. altri studi compiuti dai preparati di origine animale hanno rivelato calcificazioni e depositi di sali di calcio in giro basale che ha provocato irrigidimento e un cambiamento patologico in movimento della membrana basilare, elevando così la soglia.

5)Presbiacusia centrale

Johnson e Hawkins hanno aggiunto alla precedente classificazione, un altro tipo di presbiacusia definita “centrale”, in cui il danno interessa i nuclei cocleari; in questo caso la discriminazione sarà notevolmente alterata. Sarebbe invece secondaria ad una degenerazione delle vie uditive centrali sino alla corteccia uditiva. La perdita neuronale dei nuclei cocleari del tronco varia secondo autori diversi dal 250/o al 480/o (Arnesen.1982. Konigsmark,1962). Esistono tuttavia evidenze isto-morfologiche contrastanti sui fenomeni di deterioramento neuronale a livello della corteccia uditiva, E giro temporale superiore risulterebbe più sottile, con una riduzione di spessore di circa il 300/o. Vi sarebbe inoltre una riduzione delle fibre del corpo calloso ed altri processi degenerativi, quali gliosi, amiloidosi ed inclusioni citoplasmatiche di lipofuscina. Tuttavia, per altri autori queste differenze non sarebbero significative.

Due forme addizionali di presbiacusia sono stati identificati (Johnsson e Hawkins, 1979; Hawkins & Johnsson, 1985):

6)Presbiacusia vascolare che è associata a un deterioramento della fornitura di sangue alla parete laterale del condotto cocleare e la lamina spirale E può essere  una parte il deterioramento della stria vasculare e del legamento spirale Johnsson e Hawkins, 1972; Johnsson, 1973).

7)Presbiacusia iperostotica si verifica quando la crescita ossea anormale (iperostosi) nel meato uditivo interno modiolo o comprime le cellule nervose uditive in modo che esse degenerano.. (Krmpotić-Nemanić, 1969; Krmpotić-Nemanić , Nemanić,&Kostović,1972; Hawkins &Johnsson, 1985).

8)Forme miste

In realtà una gran numero di situazioni cliniche non corrisponde a una delle quattro categorie identificate del punto di vista anatomopatologico. In particolare la curva audiometrica tonale può corrispondere alla somma di diversi tipi di deficit, con una «pendenza» più o meno marcata. Si tratta allora della combinazione, a gradi variabili, di diverse lesioni.

9)Forme indeterminate

Secondo Schuknecht il 25% dei casi di presbiacusia non permette una correlazione tra i dati audiometrici e quelli istopatologici. Si tratta in particolare dei casi in cui esiste un'alterazione delle soglie sulle frequenze gravi. Queste forme non comportano anomalie identificate in microscopia ottica. Gli studi più recenti che associano l'analisi delle lesioni anatomiche, le modificazioni metaboliche e il loro determinismo genetico dovrebbero permettere di precisare i meccanismi in causa. I lavori di Seidman si sono così incentrati sull'evoluzione dell'attività mitocondriale legata all'età. Essi si basano sugli effetti negativi dei radicali liberi e dei loro prodotti metabolici e mostrano nell'animale un effetto positivo potenziale sul rallentamento della presbiacusia di una terapia con metaboliti mitocondriali. L'interesse di questo tipo di studi è quelli di considerare gli aspetti lesionali e le loro conseguenze anatomiche nonché nuove strategie terapeutiche possibili. L'influenza dei fattori genetici su queste anomalie metaboliche è stata oggetto di diversi studi, tra cui quello di McFadden. McFadden S.L., 2001.

Se la classificazione di Schuknecht fornisce un'identificazione delle lesioni istologiche riscontrate durante la presbiacusia, i suoi dati sono completati e precisati dai risultati degli studi più recenti che evidenziano le correlazioni tra genetica, attività metabolica, lesioni anatomiche e traduzione clinica.

ALTERAZIONI DELLE VIE UDITIVE CENTRALI

Le lesioni delle vie uditive centrali legate all'età sono dovute alla degenerazione delle vie uditive del tronco cerebrale fino alla corteccia. Mom T, 2001. Anatomicamente sono osservate una perdita neuronale nella corteccia e una demielinizzazione del corpo calloso. Bisogna associare a queste le alterazioni delle vie nervose implicate nella memoria, l'attenzione e la coordinazione dei movimenti. Un certo numero di adattamenti metabolici, in particolare del calcio, potrebbe intervenire nella protezione delle vie uditive di fronte alla presbiacusia. Idrizbegovic E., 2003.

Una diretta correlazione tra le modificazioni istopatologiche a carico delle vie uditive

centrali e le alterazioni clinico-funzionali nel soggetto anziano non sono state ancora ben individuate, ma che anche le vie uditive centrali con le loro proiezioni corticali vadano incontro a processi degenerativi è indiscutibile. Infatti anche a livello di queste strutture sono state evidenziate alterazioni legate

all’invecchiamento:

·         una riduzione del numero delle cellule neuronali;

·         un progressivo decremento principali attività enzimatiche connesse con la

·         produzione di energia livello cellulare;

·         modificazioni delle concentrazioni di neurotrasmettitori;

·         alterazione dei meccanismi di autoregolazione del flusso ematico cerebrale.

Numerosi studi hanno evidenziato, nei soggetti anziani, una riduzione delle cellule del nucleo cocleare ventrale del tronco cerebrale, accompagnata da fenomeni degenerativi cellulari e da una gliosi riparativa.

Arnstrong studiando la correlazione tra il quadro clinico audiologico ed i cambiamenti strutturali nella coclea e nel nucleo cocleare ventrale in un paziente di 72 anni di sesso femminile, ha descritto una significativa perdita di neuroni ganglionali a carico della porzione anteromediale del nucleo cocleare ventrale, senza concomitanti significative alterazioni a carico della stria vascolare e delle cellule del ganglio spirale.Il profilo audiometrico tonale indicava una moderata perdita neurosensoriale sulle

basse frequenze che diveniva più severa sulle alte, associato ad una discriminazione vocale, un tone Decay ed un SISI test nella norma.

Da questo l’Autore deduce che modificazioni a carico della porzione anteromediale del nucleo cocleare ventrale sono una possibile causa di perdita uditiva sulle alte frequenze.

Questo reperto supporta l’ipotesi di Suga e Lindsay che sostiene che certi tipi di presbiacusia non necessariamente indicano una lesione a carico delle strutture cocleari.

Sono state anche descritte:

·         Un aumento di inclusioni di lipofucsina nelle cellule dei nuclei cocleari insieme ad una

contemporanea riduzione della dimensione complessiva dei nuclei stessi in

rapporto con l’età;

·         Una riduzione del numero dei neuroni anche a carico del complesso olivare

superiore del tubercolo quadrigemino inferiore e del corpo mediale;

·         Una riduzione sia il numero delle fibre che delle dimensioni complessive del fascio

del lemnisco laterale associato ad una modesta riduzione del numero dei neuroni

del suo nucleo.

Anche la corteccia uditiva va incontro ad un considerevole decremento neuronale e le cellule residue possono essere ridotte in volume e presentare modificazioni degenerative intracellulari.

Le alterazioni istopatologiche sarebbero più pronunciate nella corteccia uditiva nelle vie discendenti. Tutto ciò comporta una serie di modificazioni del sistema nervoso centrale: una generale riduzione dell’attività cerebrale come evidenziato dal diminuito consumo di ossigeno da parte del cervello anziano; vasti fenomeni degenerativi portano anche ad una riduzione dei recettori b-adrenergici, sia nel tronco encefalico che nel cervelletto con un decremento di concentrazione di norepeinefrina, come

rilevato da Maggi et all. sul cervello di ratti anziani.

Il decremento di dopamina e norepeinefrina, neurotrasmettitori eccitatori, spiegherebbe il rallentamento della performance uditiva nel soggetto anziano, come la riduzione nella capacità di localizzare le sorgenti sonore in base alla differenza di tempo delle vibrazioni acustiche che colpiscono le due orecchie, l’incapacità di discriminare segnali di diversa frequenza ed intensità, riconoscere memorizzare ed evocare parole,frasi, etc., comprendere parole emesse a velocità superiore a quella abituale, cogliere il

significato di due messaggi simultanei trasmessi contemporaneamente con differente intensità.

Epidemiologia

I dati epidemiologici a proposito della presbiacusia sono stati precisati nel corso degli ultimi anni. Si sono in particolare integrati a delle inchieste di grande ampiezza che si basano sullo stato di salute della popolazione anziana. Il loro interesse in termini di sanità pubblica è evidente dati l'aumento dell'aspettativa di vita e il miglioramento della qualità di questa grazie ai progressi dei sistemi di cura e di prevenzione. Le inchieste epidemiologiche differiscono le une alle altre in funzione della metodologia utilizzata. Si distinguono gli studi puntuali, che valutano lo stato uditivo di un gruppo di soggetti in un dato momento, dagli studi prospettici che seguono una coorte di pazienti nel corso di diversi anni. Peraltro, i metodi di misurazione del deficit uditivo medio a partire dall'audiometria tonale differiscono talora da uno studio all'altro.

Gli obiettivi degli studi epidemiologici sono:

• valutare la prevalenza della presbiacusia nella popolazione generale;

• precisare la sua evolutività;

• identificare l'influenza di fattori generali sulla prevalenza della presbiacusia.

Prevalenza della presbiacusia

Dati funzionali

I dati funzionali raccolti da Campbell 1999 ;   si basano sui deficit sensoriali in 8.767 soggetti anziani di oltre 70 anni, le patologie associate e le loro ripercussioni funzionali. Lo studio eseguito sull'insieme del territorio degli Stati Uniti valutava tre dimensioni che intervenivano nello stato di salute: lesioni sensoriali, limitazione delle attività e qualità della vita. I dati erano estratti a partire dai registri di follow-up delle soggetti anziane. In questo gruppo di età è presente una lesione uditiva nel 33% dei casi (un terzo utilizza un ausilio uditivo), una visiva nel 18% dei casi e l'associazione delle due nell'8,6 % dei casi. La presenza di una lesione uditiva è d'altra parte correlata a un certo numero di patologie associate più frequenti: cadute, patologia cardiaca e depressione, in particolare.

Dati audiometrici

Lo studio di Davis pubblicato nel 1989 comportava una valutazione duplice. In un primo gruppo è stata eseguita una selezione a partire da un questionario indirizzato a più di 48.000 persone di oltre 17 anni e viventi in ambiente urbano, permettendo di selezionare 2.910 soggetti che avevano beneficiato di un esame audiometrico. Il secondo gruppo si basava su oltre 10.000 soggetti viventi in prossimità delle città selezionate, per correggere un'eventuale distorsione legata alla sede di residenza nel primo gruppo. I risultati dimostravano da una parte che il 26% degli adulti di oltre 17 anni presentava delle difficoltà a udire nel rumore e, dall'altra, che la percentuale era rispettivamente del 35,2 % e 43 9% per le fasce di età 61-70 e 71-80 anni. I dati audiometrici su 2.662 pazienti illustrano l'evoluzione del deficit con l'età. Nel gruppo dei 61-70 anni, la soglia media è superiore a 25 dB in oltre un terzo dei casi per l'orecchio migliore e in un caso su due per l'orecchio più debole. Questi dati sono simili a quelli riportati da Cruickshanks nel 1998. Cruickshanks K.J., 1998. Questo studio, effettuato in una città del Wisconsin, comportava dei questionari e la raccolta di dati audiometrici tonali, eventualmente al domicilio dei pazienti non in grado di spostarsi. Tra il 1993 e il 1995, sono state valutati 3.753 soggetti. I risultati dimostrano una prevalenza della sordità del 48% negli adulti di età tra i 48 e i 92 anni. Tra 48 e 59 anni, essa è del 20,6% e del 43,8% tra 60 e 69 anni, per raggiungere 66% tra 70 e 79 anni. La prevalenza è significativamente più elevata negli uomini che nelle donne.

Recenti ricerche (Megighian D., Savastano M., Salvadori L., Bolzan M., Frigo A., 2001), condotte su persone anziane (oltre 13000 casi) accuratamente selezionate e provenienti da aree geografiche diverse, hanno confermato che all’età di 60 anni è già presente un innalzamento della soglia uditiva prevalente per le frequenze medio-alte. La curva audiometrica risulta in leggera discesa con un deficit uditivo di 25 dB per le frequenze gravi (250-500 Hz), di 30 dB per quelle medie (1000 Hz) e di 30 e 50 dB rispettivamente per le frequenze 2000 e 4000 Hz. Un ulteriore peggioramento si osserva per gli 8000 Hz dove il valore medio della soglia è di 60 dB. Col progredire dell’età (dai 60 agli 80 e oltre), si osserva un peggioramento dell’udito che coinvolge uniformemente tutte le frequenze senza alcuna ulteriore modificazione della forma della curva audiometrica. Il danno uditivo risulta in genere più lieve nelle donne soprattutto per quanto riguarda la soglia delle frequenze acute (Fig. 39).

L'influenza di fattori geografici e genetici è da prendere in considerazione. Lo studio di Liu (2001), presenta il vantaggio di basarsi su di una popolazione di oltre 126.000 soggetti nella provincia cinese dello Sichuan. L'obiettivo dello studio era precisare la prevalenza della sordità nella popolazione generale e le cause di lesione uditiva. La metodologia utilizzata comportava una triplo livello. Un questionario e degli esami di screening hanno permesso di selezionare 4.164 soggetti che presentavano una lesione uditiva. La seconda fase comportava un esame audiologico per questa popolazione selezionata. Infine, l'identificazione della causa della lesione uditiva, in particolare genetica, era realizzata al momento dell'ultima fase. I risultati riscontravano una prevalenza globale della sordità del 3,28% nella popolazione generale e del 12,8% per i soggetti oltr 60 anni. Per gli autori le differenze dei risultati rispetto agli studi anglosassoni sono spiegate, da una parte dalla metodologia scelta e delle caratteristiche demografiche differenti e, dall'altra, dalla minor esposizione al rumore in Cina.

Poiché il modo di vita può influenzare la prevalenza della presbiacusia, alcuni autori hanno studiato quest'ultima in gruppi di popolazione specifici. Lo studio di Davanipour (2000), su ispano-americani si basava su una valutazione delle difficoltà uditive, con l'aiuto di questionari, in 3.050 soggetti anziani di più di 65 anni. I risultati dimostravano una prevalenza della lesione uditiva del 24,5 %. I fattori favorenti potenziali identificati in questa indagine sono il consumo di alcool e tabacco, esso stesso probabilmente legato al livello socioeconomico, l'ipertensione arteriosa, una depressione e anche in questo caso una prevalenza più elevata negli uomini che nelle donne. Lo studio di Martini,(2001). realizzato nella regione del Veneto (Italia), si basava su 2.398 soggetti, dell'età di almeno 65 anni e viventi in ambito urbano o rurale. Questo studio comportava una valutazione audiometrica tonale e vocale, nonché dei questionari sull'udito e lo stato di salute generale, un esame cognitivo (Mini Mental State Examination, MMSE) e la valutazione di patologie associate. I risultati oggettivavano da una parte una notevole alterazione dei punteggi di intelligibilità a partire da 80 anni, dall'altra una relazione tra la lesione uditiva e lo stato di salute generale e, infine, un'alterazione più marcata delle funzioni cognitive nei soggetti con una lesione uditiva più importante. Non si notano,  sostanziali differenze tra il deficit uditivo delle persone anziane residenti in zone rurali di provincia e quello delle persone che vivono nei capoluoghi né tra la curva audiometrica dei soggetti anziani residenti in zone agricole e quella dei residenti in zone industriali. Infine, non emerge alcuna differenza nei valori della soglia uditiva tra le persone anziane che vivono in zone montane e quelle che risiedono in pianura come alcuni dati statistici (Cassandro e Coll.,1991) hanno rilevato.

Evolutività della sordità

La valutazione audiometrica effettuata da Pedersen e pubblicata nel 1989 si basava da una parte su di un gruppo di 376 soggetti nati nel 1901 e seguiti nel corso di 10 anni nel quadro di uno studio gerontologico e, dall'altra, su di un secondo gruppo di 297 soggetti nati nel 1906 e seguiti per 5 anni. Tutti i pazienti erano inclusi a 70 anni. I risultati dimostravano un'alterazione progressiva delle soglie dell'ordine di 1,7 db per anno tra 70 e 80 anni per l'insieme delle frequenze testate, al di fuori dei 2 kHz, e questo solo nell'uomo, per il quale essa è di 2,5 dB per anno. Uno dei motivi di interesse di questo studio è quello di mostrare il valore prognostico dell'audiometria ai 70 anni. Così, se in questa età la soglia media è inferiore o uguale a 20 dB, il deterioramento riscontrato a 81 anni sarà moderato. Infine, gli autori che avevano seguito due coorti differenti di pazienti nati in periodi differenti ma valutati alle stesse età, hanno riscontrato delle differenze di soglie tra queste due generazioni. L'interpretazione degli studi epidemiologici deve dunque potenzialmente prendere in considerazione questa evolutività dei dati in funzione del periodo di nascita della coorte seguita.

Più recentemente, in uno studio longitudinale su un gruppo di più di 2 500 soggetti da 48 a 92 anni seguiti per 5 anni, Cruickshanks (2003), evidenzia un'incidenza del 21 % per la comparsa di una sordità in questo periodo di tempo di 5 anni. Questa aumenta con l'età. Nel gruppo 48 - 59 anni il rischio di sviluppare una sordità in un periodo di 5 anni è del 12%. Tra 80 e 92 anni è del 95%. Fino ai 70 anni la frequenza della sordità è più elevata nell'uomo che nella donna: l'età media di inizio è di 66 anni nell'uomo e 73 anni nella donna. Tra 80 e 92 anni, è del 95%. Nei soggetti più anziani, oltre 80 anni, sembra esservi un rallentamento dell'evoluzione della lesione uditiva legata alla presbiacusia. Lo studio di Jönsson, (1998), su un gruppo iniziale di 376 soggetti la cui età all'inizio dello studio era di 70 anni, presenta l'interesse di aver seguito da un certo numero di essi nel corso di 20 anni. Negli uomini la perdita media è di 2 dB per anno tra 70 e 81 anni, quindi di 1 dB per anno nel corso dei 10 anni seguenti. L'interpretazione di questa limitazione della perdita uditiva non è univoca. In effetti i soggetti che vivono oltre 80 anni sono, in linea di principio, quelli che hanno il migliore stato fisiologico genere.

Complessivamente, questi vari studi epidemiologici, anche se differiscono dal punto di vista metodologico, permettono tuttavia di mostrare:

• una prevalenza globale della presbiacusia dell'ordine del 30% a partire dai 60 anni;

• una preponderanza maschile iniziale;

• un'evolutività variabile del deficit uditivo.

Infine, per la maggior parte degli autori è manifesto che la presbiacusia è sottostimata in termini di diagnosi e, in conseguenza, di terapia.

Eziopatogenesi

La presbiacusia è una malattia complessa, multifattoriale ed è in genere prodotta sia da fattori genetici predisponenti che da fattori ambientali sia accidentali: ambiente rumoroso (Gates et al, 2000; Kujawa and Liberman, 2006, Wilson, 2011, Campo et al, 2011); Nel tentativo di precisare meglio il ruolo rispettivo dei fattori ambientali e genetici alcuni autori hanno studiato in particolare dei gruppi di gemelli. Così, Christensen (2001) ha potuto dimostrare, a conferma dell’importanza dei fattori genetici, in pazienti aventi un’età di 70 anni ed oltre una notevole similitudine del deficit uditivo presente nei gemelli omozigoti rispetto a quelli eterozigoti. Ma l’impetuoso sviluppo della biologia molecolare ha permesso l’effettuazione di diversi studi su gruppi famigliari in cui si manifestano più frequentemente delle insorgenze precoci di presbiacusia e in cui i dati audiometrici sono stati correlati con il genotipo dei pazienti (Gates 1999, De Stefano 2003, Pennings 2003, Van Laer 2002, Kemperman 2004), tali studi hanno correlato alcuni geni localizzati sui cromosomi 10, 11, 14 e 18 con l’insorgenza della presbiacusia, Inoltre, gli studi di Sedman (2002), Bai (2001) e Pickles (2004) hanno evidenziato anche un ruolo nell’insorgenza della presbiacusia anche delle mutazioni che si manifestano nel Dna mitocondriale che agirebbero però come cofattori favorendo l’azione lesiva del rumore e dei radicali liberi ossidanti. Concludendo, si può affermare che i recenti studi di biologia molecolare hanno evidenziato l’importanza primaria dei fattori genetici nel manifestarsi della presbiacusia direttamente con le mutazioni a livello dei geni localizzati sui cromosomi 10, 11, 14 e 18, sia come cofattori favorenti l’azione di fattori lesivi ambientali, come nel caso delle mutazioni del Dna mitocondriale.  Trauma cranico (Rosenhall et al., 1993, Danielidis et al., 2007); il numero di amalgame dentarie (Rothwell et al., 2008); che da fattori legati a malattie intercorse spesso legate allo stile di vita: assunzione di farmaci o sostanze ototossiche (Rosenhall et al., 1993, Popelka et al., 2000, Chang et al., 2006, Selimoglu, 2007, Mukherjea et al., 2011, Tabuchi et al., 2011); malattie metaboliche (Kurien et al,1989, Uchida et al., 2010, Kovacií et al, 2009, Sousa et al., 2009, Olmos et al., 2011) e cardiovascolari (Nakashima et al., 2003, Torre et al., 2005, Gopinath et al., 2009, Friedland et al., 2009, Hull et al., 2010, Hutchinson et al., 2010, Gates et al., 2011). Controverso resta il ruolo del fumo, della malnutrizione e dell’abuso di alcool (Gates et al., 1993, Rosenhall et al.,1993, Cruickshanks et al., 1998, Popelka et al., 2000, Itoh et al., 2001, Nomura et al., 2005, Sousa et al, 2009).I fattori coinvolti nello sviluppo della presbiacusia sono essenzialmente genetici e legati a fattori ambientali. Essi contribuiranno alla comparsa di anomalie, che lo sviluppo della biologia molecolare ha permesso di identificare meglio.

Ruolo dell'ambiente, dello stile di vita e delle patologie associate

Lo studio di Rosen pubblicato nel 1962 aveva chiaramente identificato l'influenza potenziale di fattori ambientali. In effetti esso confrontava le soglie uditive per fasce d'età di una popolazione del Sudan non esposta al rumore e la cui l'alimentazione equilibrata era povera di proteine animali, con quelle di una popolazione di controllo del Wisconsin (Stati Uniti). La conservazione di soglie normali a un'età avanzata era correlata a un'assenza di ipertensione arteriosa. Dall’esame dei più frequenti fattori che si considerano implicati nell’insorgenza della presbiacusia al momento, l’opinione più accettata circa l’eziopatogenesi della presbiacusia è multifattoriale, in quanto l’invecchiamento delle strutture cocleari e retrococleari, alla base dell’insorgenza della presbiacusia è determinato geneticamente ma può manifestarsi anticipatamente o venire affrettato per stati dismetabolici generali (ipertentensione, l’assunzione di diete fortemente iperlipidiche, diabete) che alterano i vasi sanguigni e dall’esposizione continua al rumore con conseguente traumatismo acustico cronico

Esposizione al rumore e presbiacusia

Gli effetti del rumore sulla coclea sono stati descritte in particolare dai lavori dell'equipe di Pujol. (1997/1998). Le lesioni delle cellule ciliate, interne ed esterne, reversibili prima, irreversibili poi, associate a quelle della prima sinapsi delle vie uditive, sono destinate a cumularsi con quelle legate all'invecchiamento. La sensibilità della coclea al rumore è incentrata sulla zona che codifica la frequenza 3 kHz, preservando di solito a lungo le frequenze gravi. La sensibilità al rumore varia da un individuo all'altro nei confronti dei traumi sonori, acuti o cronici. Sauvaget E (2000).

Patologie cardiovascolari

L'influenza dei fattori di rischio e delle patologie cardiovascolari sullo sviluppo della presbiacusia è stata oggetto di diversi studi. I dati anatomopatologici confermano il ruolo delle anomalie vascolari nello sviluppo della presbiacusia. Schuknecht (1993). Lo studio di Gates su 1.662 soggetti (studio di Framingham) ha permesso di dimostrare l'esistenza di una forte correlazione tra la presenza di un interessamento cardiovascolare (coronaropatia, accidenti vascolari cerebrali transitori o stabili, arteriopatia degli arti inferiori) e lo sviluppo di una lesione uditiva sulle frequenze gravi, in particolare nella donna. Gates e coll,( 1993), hanno dimostrato come i soggetti affetti da ipertensione arteriosa siano sensibilmente più predisposti a sviluppare una ipoacusia. Si tratta dunque di un fattore di peggioramento della presbiacusia, potenzialmente accessibile a terapie preventive.

Diabete

Diniz e coll (5) hanno invece indagato il rapporto fra diabete mellito e ipoacusia evidenziando una correlazione statisticamente significativa fra queste due patologie.

Alterazioni immunologiche e presbiacusia

Lo studio sperimentale realizzato da Iwai 2003, nel topo aveva lo scopo di ricercare l'influenza di alterazioni immunologiche legate all'ambiente sullo sviluppo della presbiacusia. Gli animali che si sviluppano in un ambiente non contenente agenti patogeni presentavano un udito migliore di quelli esposti a tali agenti. Per quest'ultimo gruppo di animali la lesione uditiva non era migliorata con un trattamento corticosteroide. Questi elementi suggeriscono l'influenza prognostica delle alterazioni immunologiche legate a contatti con agenti patogeni sullo sviluppo della presbiacusia. L'assenza di effetto della terapia corticosteroidea depone contro la messa in gioco di meccanismi autoimmuni. Iwai (2003).

Radicali liberi e presbiacusia

Le patologie legate ai radicali liberi sono attualmente sempre meglio identificate. Nel caso della presbiacusia l'ipotesi avanzata è che la riduzione del flusso ematico cocleare si accompagni alla formazione di metaboliti, in particolare di radicali liberi. Questi ultimi alterano il funzionamento dei mitocondri con l'intermediazione di mutazioni del loro acido desossiribonucleico (DNA). I lavori effettuati da Seidman (2000) su differenti gruppi di animali miravano a valutare l'efficacia di diverse misure terapeutiche sullo sviluppo della presbiacusia: misure dietetiche, terapia antiossidante ecc. I risultati ottenuti confermano da una parte l'ipotesi di un legame tra l'importanza delle delezioni mitocondriali e la gravità della lesione uditiva legata all'età e, dall'altra, il potenziale effetto benefico di misure dietetiche (restrizione calorica) e della terapia antiossidante sullo sviluppo della presbiacusia.

metalli pesanti e presbiacusia

metalli pesanti quali il mercurio, l’arsenico e il cadmio i quali sono in grado di causare una ipoacusia dose dipendente come ha dimostrato Prasher (6).

Altri fattori possono contribuire ad aumentare la lesione uditiva legata alla presbiacusia: assunzione di farmaci ototossici, ipotiroidismo, diabete, alcol, fumo ecc., nonché le patologie dell'orecchio medio.

Fattori genetici

Il riscontro della comparsa di una presbiacusia precoce in alcune famiglie ha fin dall'inizio fatto sospettare l'influenza di fattori genetici. Il ruolo dei fattori genetici nella presbiacusia fu ipotizzato sin dalla metà degli anni ‘70 sulla base di osservazioni empiriche: da un lato il riscontro di famiglie con più membri affetti da una presbiacusia precoce, che poteva insorgere anche prima dei 45 anni di età e dall’altro l’esperienza clinica di una elevata differenza interindividuale nella perdita uditiva età dipendente. Gli studi pubblicati riportano, da una parte i risultati di analisi epidemiologiche sporadiche e, dall'altra, la messa in evidenza di mutazioni implicate nello sviluppo della presbiacusia.

Per tentare di precisare meglio la rispettiva influenza dei fattori ambientali e genetici, alcuni autori hanno realizzato lo studio su gruppi di gemelli. Così, Christensen ha potuto dimostrare una migliore concordanza della lesione uditiva nei gemelli omozigoti che negli eterozigoti, con i due gruppi che erano costituiti da pazienti dell'età di 70 anni o più. Christensen (2001) Le norme ISO 7029 (Fig.5) riguardanti la soglia uditiva media in ampie popolazioni di soggetti hanno riscontrato una elevata differenza interindividuale nella perdita uditiva età dipendente. Infatti, se consideriamo ad esempio la varianza della soglia a 4 KHz per un anziano di 70 anni, possiamo osservare che la differenza tra 10° e 90° percentile è di 50 dB. Questa varianza non può essere spiegata solamente sulla base di una diversa entità e numero di fattori ambientali intercorsi nell’esperienza dei singoli individui, ma implica il ruolo di fattori genetici, confermati dal fatto che spesso una predisposizione alla perdita uditiva di tipo presbiacusico, ricorre nell’ambito della stessa famiglia (Gates et al, 1999; Christensen et al, 2001).

_Pic1225

Fig. 5 variazione della soglia tonale in funzione dell’età e per sesso secondo ISO 7029: a) maschi, b)femmine

Nel 1997 fu identificato il primo locus della presbiacusia nel topo, denominato Ahl 1 (Age Related Hearing Loss) e localizzato sul cromosoma 10. In seguito è stato stabilito che il locus codificava per la caderina 23 (Noben-Trauth et al, 2003). Nella coclea l’otocaderina 23 (Cdh23) forma probabilmente i link laterali delle stereo ciglia (Fig. 6).

Fig. 6. Tip link tra le ciglia delle cellule cigliate

Il funzionamento della Cdh23 è strettamente dipendente dalla concentrazione di Ca++ attorno alle stereociglia. Di conseguenza, l’omeostasi del calcio è fondamentale nel funzionamento delle cellule ciliate e può determinare la predisposizione all’invecchiamento o la debolezza nei confronti di agenti esterni come il rumore..

Un secondo locus Ahl2 è stato localizzato sul cromosoma 5, sempre nei topi, NOD/Ltj (Johnson e Zheng, 2002); un terzo locus Ahl3 sul cromosoma 17, topi B6 (Nemoto et al, 2004) ed un quarto locus Ahl4 sul cromosoma 10 distale nei topi A/J (Zheng et al. 2009).

Un altro esempio riguarda il fattore di trascrizione BCL11B (B-cell leukemia/lymphoma 11b) o CTIP2 (COUP-TF interacting protein 2) è espresso nelle cellule di vari tessuti incluse le cellule ciliate esterne della coclea. La ridotta espressione di questo gene è associato ad un deterioramento precoce della funzione uditiva nei topi eterozigoti per il fattore disattivato rispetto alla linea selvatica (Okumura et al., 2012)

Solo alla fine degli anni ‘90 tre studi dimostrarono in modo sperimentale che questa varianza si poteva spiegare nella metà dei casi con fattori ambientali e nell’altra metà con fattori genetici (Karlsson et al,, 1997; Gates et al., 1999, Christensen et al., 2001). Infatti, nello studio di Karlsson (Fig. 7) l’ereditabilità della presbiacusia risultò dello 0.47%; valore poi confermato anche negli altri due studi,

Fig. 7  Ruolo dei fattori genetici e dei fattori ambientali nella presbiacusia, come dimostrato in una coorte di 557 gemelli maschi sopra i 65 anni di età (modificato da Karlsson et al 1997).

Un notevole contributo alle nostre conoscenze sulla genetica della presbiacusia deriva dallo studio dei topi geneticamente modificati, Vari ceppi di questi topi presentano un’ipoacusia progressiva sulle frequenze acute a partire da 1-2 mesi di età, ovvero molto precocemente, pur considerando che la vita media di questi animali è di 2-3 anni Le alterazioni dell’orecchio interno in questi topi riproducono fedelmente le alterazioni presenti nella presbiacusia dell’uomo (vedi classificazione della presbiacusia). Nel 1997 fu identificato il primo locus della presbiacusia denominato Ahl i (Age Related Hearing Loss) e localizzato sul cromosoma 10 (Fig. 8) In anni successivi è stato dimostrato che la caderina 23 è il gene responsabile al locus Ahl 1 (Noben-Trauth et al,, 2003) Le caderine sono proteine Ca++  dipendenti che uniscono cellule uguali per formare tessuti Nella coclea l’otocaderina 23 (Cdh23) forma probabilmente i 1mL laterali delle stereociglia (Fig 6).

Fig. 8 Iocus Ahl sul cromosoma 10

Il funzionamento della Cdh23 è strettamente dipendente dalla concentrazione di Ca++ attorno alle stereociglia (tipicamente 7 molecole di Ca++ per ogni Cdh 23) A sua volta, l’omeostasi del calcio è regolata dalla pompa di membrana Ca ++- ATPase tipo 2 pump (Pmca2) Un gene modificante che controlla Pmca2 identificato nei topi deaf-waddler (mdfw), ovvero topi sordi e che non hanno equilibrio, è allelico con il gene Ahl i In conclusione, l’omeostasi del calcio è fondamentale nella suscettibilità all’invecchiamento ed al rumore e numerosi geni modificanti possono avere un ruolo importante nella presbiacusia a dimostrazione della complessità di questi meccanismi Un secondo locus Ah12 è stato localizzato sul cromosoma 5, nei topi NOD/Ltj (Johnson & Zheng,2002), un terzo locus Ahl3 sul cromosoma 17, topi B6 lNemoto et al , 2004) ed un quarto locus Ahl4 sul cromosoma 10 distale nei topi A/J (Zheng et al , 2009)

Purtroppo, tra i vari geni candidati per la presbiacusia nel topo (DeStefano et al., 2003, Garriger et al , 2006), solo per alcuni è stato dimostrato un ruolo nell’uomo.

Recentemente è stata dimostrata una significativa associazione tra alcuni polimorfismi di singoli nucleotidi (SNP) del gene KCNC)4 e presbiacusia (Van Eyken et al, 2006) È questo un gene localizzato sul cromosoma 1, che controlla la sintesi di una proteina costituente un canale specializzato per il potassio, le cui mutazioni determinano una sordità non sindromica autosomica dominante, DFNA2 Il fenotipo è caratterizzato da ipoacusia più accentuata sugli acuti che progredisce di circa 1 dB l’anno

Un’ulteriore associazione, studiata da diversi autori, riguarda presbiacusia e geni che contribuiscono a proteggere la cellula verso lo stress ossidativo L’esatto meccanismo con il quale i radicali liberi dell’ossigeno (ROS) accelerano la presbiacusia è tuttora sconosciuto, ma sembra dimostrata l’azione protettiva di alcuni enzimi antiossidanti sull’orecchio interno Un polimorfismo della N-acetiltransferasi 2 (NAT2) sarebbe correlato significativamente con la presbiacusia nell’uomo Alti livelli di stress ossidativo sarebbero inoltre correlati con un’elevata frequenza di mutazioni del DNA mitocondriale (mtDNA) nella coclea e questo, a sua volta, è risultato essere proporzionale ai danno uditivo (Fischel-Ghodsian et al 1997) Una comune mutazione nel mtDNA è la delazione 4977 bp, osservata con elevata frequenza in anziani presbiacusici, ma rara nei controlli normoacusici tipo 7), è verosimilmente correlato con la presbiacusia (Friedman et al 2009) Questo gene controlla un recettore per il glutammato, primo neurotrasmettitore eccitatorio nel sistema nervoso centrale, ampiamente espresso nelle sinapsi tra i neuroni del ganglio spirale e cellule cigliate interne ed esterne Un’alterazione funzionale di questo recettore sarebbe responsabile di una mancata autoregolazione dei livelli di glutammato e nel tempo di una eccitotossicità causa di morte neuronale e/o delle cellule sensoriali

L’identificazione dei fattori genetici implicati nella presbiacusia potrebbe avere ricadute pratiche importanti. ad esempio soggetti geneticamente predisposti dovrebbero essere più strettamente monitorati e protetti dal rumore, solventi, farmaci ototossici e traumi, rispetto a soggetti non predisposti. Inoltre, potrebbe concretizzarsi un approccio di tipo “farmacogenomico”, nel quale la terapia farmacologia viene adattata al personale background genetico, come pure l’utilizzo di tecniche di ingegneria genetica

Un ulteriore SN localizzato nel gene GRM7 (recettore metabotrooico per ii glutammato

È opinione largamente condivisa che, nonostante l’eziologia sia multifattoriale, il meccanismo patogenetico molecolare che porta al danno cocleare sia unico e che si basi su un netto incremento della produzione di Reactive Oxygen Species (ROS). L’innalzamento della concentrazione delle ROS è determinato da un aumento dell’attività della catena respiratoria mitocondriale, dalla produzione di alcuni neurotrasmettitori quali glutammato ed aspartato (eccitotossicità) e dal verificarsi di ripetuti episodi di ischemia riperfusione a carico del microcircolo cocleare. Le ROS esplicano la loro attività tossica danneggiando il DNA e le proteine nucleari e perossidando i lipidi che compongono la membrana cellulare delle cellule ciliate esterne con conseguente loro morte mediante apoptosi o necrosi . Henderson (2006)

Dati epidemiologici

I risultati di studi su coorti importanti di pazienti, come quella di Framingham, hanno permesso di evidenziare un certo numero di correlazioni. Per Gates (1999) l'analisi delle curve audiometriche di un gruppo di più di 2.300 soggetti permette di affermare l'influenza di un fattore ereditario sullo sviluppo della presbiacusia di tipo sensoriale o striale (vedi sopra, Classificazione di Schuknecht). Le correlazioni sono più marcate nelle donne che negli uomini. L'analisi genotipica eseguita da DeStefano (2003) , nell'ambito di questa stessa coorte ha permesso di collegare queste constatazioni cliniche e audiometriche a un certo numero di anomalie cromosomiche già coinvolte in altri tipi di sordità, in particolare la sindrome di Usher e altre sordità non sindromiche.

Altri studi, realizzati all'interno di famiglie che presentavano una mutazione identificata come responsabile di sordità non sindromica, permettono di ricercare la possibile influenza di questa mutazione sullo sviluppo della presbiacusia. La metodologia comporta allora un confronto dei dati audiometrici e dell'analisi delle mutazioni. Dato il numero crescente di mutazioni responsabili di sordità neurosensoriale isolata (non sindromica), questi studi si moltiplicano. Così, Van Laer (2002),  Pennings (2003) e Kempermann (2004), per citare solo alcuni studi, hanno potuto affermare o al contrario negare il legame tra certe mutazioni e lo sviluppo della presbiacusia. Occorre notare che nelle famiglie che presentano la stessa mutazione, possono esistere delle variazioni di espressione tra una famiglia e l'altra.

Grazie all'insieme di tali lavori, è stato possibile localizzare parecchi regioni dei cromosomi 10, 11, 14 e 18, responsabili di sordità di tipo presbiacusia. Alcune di queste regioni corrispondono anche a dei geni implicati in sordità congenite. Alcuni geni sono dunque potenzialmente implicati in questi due tipi di malattie uditive.

Il ruolo del DNA mitocondriale è attualmente meglio conosciuto. Esso contribuisce a garantire un normale funzionamento dei mitocondri, in particolare in termini di apporti energetici intracellulari. La comparsa di delezioni del DNA mitocondriale è alla base di alcune malattie uditive, come hanno dimostrato i lavori di Seidman, Bai e Pickles. (Seidman M.D., Bai U.,  Pickles J.O.) Vi si possono associare altre patologie, in particolare neurologiche e cardiovascolari. Queste delezioni sono riscontrate in alcune sordità genetiche, tra cui quella caratterizzata da un'ipersensibilità agli aminoglicosidi. Le strutture cocleari alterate nel corso di queste delezioni sono le cellule ciliate, quelle della stria vascolare e il ganglio spirale. La diagnosi precoce di queste delezioni del DNA mitocondriale potrebbe permettere di anticipare la presa in carico della lesione uditiva. Il ruolo tossico dei radicali liberi è chiamato in causa per spiegare le alterazioni mitocondriali: alterazioni del DNA, disturbi del metabolismo proteico e lipidico.

Dati fondamentali

Lo studio di ceppi mutanti di topi (C57BL/6) fornisce un modello interessante perché questi topi presentano una sordità legata all'età, simile alla presbiacusia. Il gene ahl, age related hearing loss, è così stato localizzato sul cromosoma 10. I lavori ulteriori hanno permesso di dimostrare la presenza di altri geni implicati nella presbiacusia. Resta da determinare quale sia il loro impatto nei confronti dello sviluppo della presbiacusia, in particolare tenendo conto degli effetti dei fattori ambientali.

Questi dati clinici e fondamentali illustrano il carattere multifattoriale dei fattori genetici che influenzano la presbiacusia. Alcune mutazioni sono direttamente coinvolte nella comparsa della presbiacusia. Altre lo sono per mezzo di una maggior sensibilità al rumore o agli aminoglicosidi.

I fattori genetici implicati nello sviluppo della presbiacusia agiscono quindi o direttamente con l'associazione di una mutazione identificata e la comparsa di una presbiacusia o in quanto cofattori, in particolare in caso di mutazione del DNA mitocondriale.

Valutazione clinica

Sintomi funzionali

Lesione uditiva

La presbiacusia è caratterizzata dal suo esordio lento e insidioso. Questo conduce classicamente a differenziare tre stadi:

• uno stadio subclinico, nel corso del quale l'interessamento sulle frequenze acute ha una traduzione clinica scarsa o nulla: difficoltà di percezione di alcuni suoni acuti ,(Sauvaget E.);

• uno stadio di ripercussione sociale, che corrisponde a soglie audiometriche superiori o pari a 30 dB per la frequenza 2.000 Hz;

• uno stadio avanzato, per il quale l'alterazione uditiva si accompagna a una riduzione della comunicazione quindi a un isolamento del soggetto nei confronti del suo ambiente.

La diagnosi precoce della presbiacusia iniziale si basa sulla ricerca di un'alterazione della comprensione nel rumore. Che si tratti di riunioni professionali, familiari o di conversazioni in un ambiente rumoroso (ristorante, negozio ecc.), la difficoltà a comprendere traduce un'alterazione dell'intelligibilità della parola. Vi si associa frequentemente un'intolleranza ai suoni intensi. Questo elemento è talora rivelato in circostanze particolari: conversazione in una lingua diversa da quella propria. Indipendentemente dall'età, esso porta a realizzare una valutazione audiometrica tonale e vocale (Martini A.),

Nelle forme più evolute il paziente può essere spinto a utilizzare spontaneamente la lettura labiale, fatto che contribuisce a vicariare alla lesione uditiva. Infine, è possibile l'instaurarsi di una sindrome depressiva, a causa della rottura di comunicazione con l'ambiente circostante in rapporto con la disabilità uditiva.

Acufeni

Si tratta talvolta del motivo di consultazione e la valutazione audiometrica evidenzia una presbiacusia. La prevalenza degli acufeni è variabile da uno studio all'altro. I fattori favorenti evocati sono essenzialmente l'esposizione al rumore.

Vertigini

La presenza di vertigini e disturbi dell'equilibrio non si integra nel quadro della presbiacusia. Se la prevalenza dei disturbi dell'equilibrio aumenta con l'età, la loro genesi è multifattoriale e giustifica una valutazione specifica (Toupet M.)

Audiometria

AUDIOMETRIA NELLA PRESBIACUSIA

La conduzione di un esame audiometrico in un anziano non differisce sostanzialmente dall’adulto. L’esaminatore tuttavia deve tenere presente i seguenti elementi:

a) le persone anziane possono in misura variabile presentare livelli attentivi limitati nel tempo; ciò può talvolta rendere imprecisi i rilievi di test che richiedono un’attenzione sostenuta nel tempo.

b) le persone anziane spesso soffrono di ansia; per tale motivo le spiegazioni dei compiti relativi ai test devono essere formulate chiaramente e semplicemente, finché l’esaminatore non si convince che siano state comprese;

c) la cartilagine della conca e del condotto uditivo esterno possono essere atrofiche; rilevando la soglia ciò può causare la sovrapposizione di una perdita trasmissiva, dovuta al collabire (o collasso) delle pareti del condotto premute dal bordo della cuffia.

d) la cute del condotto uditivo esterno può essere assottigliata per atrofia; l’inserimento della sonda dell’impedenzometro o di un inserto può causare fastidiose escoriazioni, facili ad infettarsi.

Tipicamente la presbiacusia è caratterizzata da una sordità neurosensoriale bilaterale, lentamente progressiva, con un profilo di soglia in discesa sulle alte frequenze

I test topodiagnostici audiologici tendono a riflettere l’ubiquitarietà delle lesioni responsabili della presbiacusia I test di recruitment danno risultati ambigui, spesso non permettendo di individuare con sicurezza una lesione cocleare . Ed analogamente i test di adattamento, possono rivelare forme di adattamento solo parziale. Gli effetti della presbiacusia appaiono a prima vista determinati dalla combinazione di alterazioni localizzate nel recettore e di alterazioni retrococleari. La funzione di intelligibilità vocale eseguita con parole in quiete può spesso mostrare una soglia di percezione vocale (50% delle risposte corrette) lievemente innalzata rispetto ai valori prevedibili dalla soglia per toni puri. A questo fenomeno, definito come “dissociazione tono-vocale” o “regressione fonemica” era un tempo attribuita una notevole importanza per la diagnosi di presbiacusia

(1)Audiometria tonale

L'audiometria tonale rileva una sordità di percezione bilaterale e simmetrica che predomina sulle frequenze acute. L'evoluzione di questa è, come si è visto, varia. I dati audiometrici tonali abituali, in funzione dell'età e del sesso, sono stati oggetto dell'elaborazione di una norma ISO (ISO 7029), diffusa in Francia attraverso il sito dell'Agenzia francese di normalizzazione (Afnor). Questi dati permettono di conoscere le soglie uditive attese in funzione dell'età e del sesso, con la mediana e i 10o e 90o percentile. Lo studio delle alte frequenze, da 9 a 20 kHz, realizzato da Wiley, conferma un'alterazione delle soglie con l'età. Per le frequenze di 9-14 kHz essa è più marcata nell'uomo che nella donna, mentre da 16 a 20 kHz, i risultati sono equivalenti per entrambi i sessi. Gli autori di questo studio precisavano l'impatto dell'esposizione al rumore sull'alterazione delle soglie alle alte frequenze.

(2) Audiometria tonale sopraliminare

Nella presbiacusia il recruitment è generalmente assente come confermano il SISI test e la prova di Luescher negativi mentre, paradossalmente, non è infrequente il rilievo di una soglia dolore abbassata specie sulle frequenze più compromesse. I fenomeni di adattamento e fatica hanno costituito oggetto di numerosi studi anche se le conclusioni

non si rivelano concordanti. Alcuni Autori infatti sostengono che il decadimento della sensazione aumenti nella presbiacusia più rapidamente di quanto non accada nel normale, mentre altri per contro hanno riscontrato valori assolutamente normali.

 (3)Audiometria vocale

I test in audiometria vocale sono essenziali per precisare le conseguenze della presbiacusia in termini di comunicazione, ricercare dei segni di interessamento delle vie sensitive centrali e valutare il beneficio potenziale di un'apparecchiatura audioprotesica (Martini A.). Il test di intelligibilità, con delle liste di parole bisillabiche oppure monosillabiche, permette di determinare la soglia di intelligibilità e il massimo di intelligibilità. Le difficoltà di discriminazione possono tradursi in un'alterazione dell'intelligibilità alle intensità elevate. Il test fonetico di Lafon permette di completare questi dati. Alcuni autori, tra cui Demanez, propongono di realizzare un esame uditivo centrale che comporta diversi test: test di Lafon 60, test dicotici, test di configurazioni in frequenza e durata ecc.. L'interesse di questi test è precisare la natura del coinvolgimento centrale. Per alcuni autori la sua influenza è importante, non solo nel quadro della presbiacusia ma anche per l'individuazione di patologie centrali degenerative che si accompagnano ad anomalie cognitive (Gates G.A.).

L’importanza dell’audiometria vocale

L’aspetto più importante della presbiacusia non è tanto la perdita uditiva tonale liminare bensì i dati che ci vengono forniti dall’audiometria vocale, che è in grado di svelare le reali difficoltà del paziente presbiacusico.

Nell’inquadramento della presbiacusia va valutato il quadro fisiopatologico di decadimento che deve essere valutato in toto e quindi:

a) la degradazione sensoriale costante;

b) la crescente difficoltà nella differenziazione degli stimoli complessi;

c) l’aumento dei tempi di apprendimento;

d) il ritardo dei processi decisionali.

Sia i recettori sensoriali che i centri corticali e le stazioni intermedie di trasferimento delle informazioni sensoriali, sono coinvolti in questo processo di “decadimento”.

Poichè nella presbiacusia coesistono quote differenti da soggetto a soggetto di problematiche periferiche e centrali non è possibile osservare un andamento caratteristico della curva di articolazione vocale.

Quando la lesione è prevalentemente periferica, la percentuale di intelligibilità raggiunge il 100%, mentre quando il danno è a carico delle strutture neurali e centrali l’intelligibilità sarà compromessa con una maggior flessione della curva di articolazione con evidenziazione del fenomeno della dissociazione verbo-tonale.

Associare un rumore competitivo alle parole bisillabiche permette di valutare le performances vocale portandole la ridondanza estrinseca a valori critici.

In fase diagnostica si consiglia di effettuare l’esame in cuffia mentre per effettuare le prove di audiometria protesica è sicuramente più opportuno eseguire l’esame in campo libero.

Per non incorrere in false valutazioni dei risultati che possono essere alterati soprattutto nei pazienti più anziani dai tempi di reazione allungati è opportuno allungare i tempi di intervallo tra le parole presentate.

Ma mi piace ora rivedere quali caratteristiche troviamo in tale metodica diagnostica che come dicevo consiste nel valutare l’intellegibilità del linguaggio e nel fornire importanti informazioni sulle capacità comunicative del soggetto in esame.

Tale indagine permette una valutazione della capacità di comunicazione di un soggetto, per poter attuare un’ottima strategia nella selezione, personalizzazione e controllo dell’applicazione di un apparecchio acustico.

Mentre nell’audiometria tonale gli stimoli sonori sono toni puri, nella vocale viene utilizzato materiale fonetico con una composizione tipica della lingua parlata dal soggetto; tale materiale deve essere foneticamente equilibrato, semplice, di uso comune, privo di interpretazioni dubbie e poco ridondante.

INTELLIGIBILITÀ VERBALE (Prosser: argomenti di audiologia ed Omega 2013)

Caratteristico della presbiacusia è un fenomeno percettivo frequentemente descritto dai pazienti, come difficoltà a discriminare il parlato in situazioni di rumorosità ambientale Questo aspetto, valutabile attraverso vari test di audiometria vocale, ha una certa rilevanza sociale, dal momento che di rado la comunicazione parlata avviene in ambienti silenti.

Negli ultimi anni il problema è stato affrontato valutando se le difficoltà di comunicazione dell’anziano fossero da ricondursi al danno cocleare o a disordini della percezione centrale Sono stati inoltre considerati altri fattori riguardanti le capacità cognitive dell’anziano una riduzione delle prestazioni uditive più elaborate potrebbe essere attribuito, non tanto a deficit uditivi periferici o centrali, quanto ad alterazioni di funzioni superiori extra-uditive, come una riduzione dell’attenzione seleffiva della velocità di elaborazione centrale, o della memoria a breve termine e a lungo termine . Dagli studi più recenti è emerso che la discriminazione di segnali verbali in quiete nell’anziano, non differisce significativamente da quella in un adulto a parità di soglia uditiva. In altri termini i fenomeni di dissociazione tono-vocale non sono correlati con l’età, ma con altre variabili principalmente riconducibili alla perdita uditiva. Al contrario, il paziente anziano-ipoacusico può mostrare una difficoltà maggiore rispetto al giovane-ipoacusico durante l’ascolto di segnali verbali in ambiente rumoroso. Tuttavia questo effetto non è uguale per tuffi i tipi di interferenza. E’ di piccola entità per rumori continui e stazionari, ed è invece molto maggiore per rumori interroffi nel tempo, o per interferenze costituite da discorso continuo (Fig.9). Inoltre la riduzione della prestazione non dipende dall’età, dal momento che anziani normoudenti raggiungono punteggi di intelligibilità simili ai giovani, ma sembra dipendere dalla concomitanza di età avanzata ed ipoacusia. sopraffuffo quando quest’ultima si manifesta con una soglia delle frequenze acute ad oltre 40-50 dBHL.

Sebbene le ragioni di queste difficoltà restino ancora in parte da chiarire, studi recenti sembrano far risalire il fenomeno a solo due componenti indipendenti: una di maggior peso. correlata al progressivo innalzamento di soglia per le alte frequenze, ed una minore. correlata alla riduzione delle prestazioni cognitive.

.

Fig.9

 

Fig.9 Sono riportate le prestazioni di intelligibilità per frasi, di due gruppi, giovani (JR) ed anziani(SR), con la stessa ipoacusia Quando la competizione è costituita da rumore stazionario (speech noise) i punteggi

degli anziani si collocano, a parità di stimolazione, leggermente al disotto dei giovani Con competizione costituita da discorso continuo, i punteggi degli anziani cadono molto al di sotto di quelli dei giovani Poiché l’effetto è simile a quello ottenibile con rumore interrotto, si ritiene che esso sia relativamente indipendente dal contenuto semantico del messaggio competitivo

Fra quest’ultime, solo un rallentamento dei tempi di reazione semplice e di alcuni processi di analisi sensoriale hanno rivelato una correlazione con il difetto di discriminazione. Probabilmente solo alcune funzioni di analisi, caratterizzate da costanti di tempo brevi, perdono efficienza con l’età, specificamente quelle connesse alla risoluzione di figura/sfondo (segnale/rumore), alla possibilità di interpolazione di un segnale segmentato, all’efficienza delle memorie di lavoro.

Tale interpretazione conferma osservazioni fatte in precedenza (Fig.10), che evidenziavano come nell’anziano la discriminazione verbale avvenisse con un tasso di difficoltà crescente con l’età in special modo quando il segnale era interrotto od inviato con riverbero acustico.

Fig.10

AUDOMETRA VOCALE SENSIBLIZZATA

Le prove verbali sensibilizzate riescono ad identificare quelle condizioni patologiche non valutate dalla tradizionale audiometria vocale owero alterazioni delle vie acustiche centrali A tale scopo l’audiometria vocale è orientata verso il principio della diminuzione della ridondanza del messaggio vocale così da poter saggiare l’importanza del SNC.

Gli artifici che servono a ridurre il contenuto informativo del materiale vocale e a costringere il SNC a lavorare in condizioni limite seguono tre direttive, introduzione del mascheramento, modificazione del messaggio vocale, entrambe le metodiche. L’audiometria vocale, eseguita in presenza di mascheramento, viene detta “audiometria vocale sotto competizione”. Lo stimolo competitivo può essere costituito da.

• rumore bianco continuo,

• rumore bianco modulato,

• rumore rosa continuo,

• rumore rosa modulato,

• secondo messaggio tonale, rappresentato da

a) discorso continuo ad alta voce;

b) discorso continuo a due o più voci fino a cosidetto effetto “cocktail-party” nel quale numerosi voci sono mescolate assieme in modo non più discriminabile

Nelle prove di competizione si usa generalmente mantenere fissa l’intensità del messaggio primario (parole bisillabiche, frasi) e variare l’intensità dei messaggio competitivo sia al di sotto che al di sopra di questa.
Il messaggio competitivo può essere inviato allo stesso orecchio - test (competizione HL) o all’orecchio - CL (competizione CL): la competizione HL in genere riduce la discriminazione vocale in presenza di lesioni del tronco encefalico; la competizione CL invece altera la funzione di intellegibilità in presenza di lesioni dei lobo temporale CL all’orecchio test

Il materiale vocale può essere modificato applicando vari artifici Si distinguono test monoaurali e test binaurali

• test monoaurali;

• test della voce filtrata,

• test della voce interrotta,

• test della voce accelerata,

• test binaurali,

• test di sommazione,

• test di integrazione binaurale;

• test della voce commutata,

• test di competizione degli spondei.

L’adozione di un “reattivo vocale a bassa ridondanza” e “l’uso contemporaneo della competizione” è alla base dell’audiometria vocale con “frasi sintetiche” (SS! test, Syntetic Sentence Identification Test). Sono così denominate delle frasi costituite da parole bisillabiche unite fra loro da articoli, verbi e preposizioni in modo da realizzare una struttura sintattica corretta ma priva di significato

L’audiometria con frasi sintetiche viene effettuata con il metodo delle scene multiple, fornendo al soggetto una lista di frasi con numerazione progressiva fra le quali egli deve scegliere, indicando il numero all’esaminatore, quella che sembra corrispondere di più a quella udita. Si usa inoltre al fine di aumentare la confusione delle frasi, un messaggio competitivo (CM, lpsilaterale o Controlaterale), rappresentato da un rumore o più frequentemente da un discorso continuativo. L’intensità del messaggio primario viene mantenuta costante (50-60 dB SPL), mentre viene variato, ad ogni lista, il livello del messaggio competitivo.

Ai fini dello studio delle strutture uditive centrali è importante variare le modalità di rappresentazione reciproca dei messaggio e della competizione e confrontare le funzioni di leggibilità così ottenute

• messaggio monoaurale e competizione HL (551 - 1CM)

•messaggio monoaurale e competizione CL (551 - CCM)

In presenza di lesione tronco encefalica la funzione di intellegibilità decade nella condizione SSI-ICM, specie nell’orecchio controlaterale alla lesione mentre è normale in SSl-CCM, in caso di lesione di un lobo temporale la funzione è nettamente alterata in SSl-CCM nell’orecchio controlaterale alla lesione, mentre è ben conservata in SSIICM.

Oggi le frasi sintetiche sotto competizione vengono anche utilizzate, in campo libero in audiometria protesica.
L’audiometria vocale fornisce preziose informazioni nel campo della protesizzazione acustica; infatti il valore della intellegibilità massima e la forma della curva vocale sono parametri fondamentali nell adattamento protesico.

Il primo, fornendoci un’informazione quantitativa del livello di efficienza del sistema uditivo del paziente, indica le possibilità di un successo protesico, poiché nessuna protesi è in grado di migliorare la discriminazione vocale massima essendo un limite dell’orecchio stesso .

La forma della curva vocale individua il livello di massimo comfort del paziente, in relazione al livello di stimolo in cui è ottenuta la massima discriminazione vocale Tali parametri sono utili per determinare l’amplificazione media dell’apparecchio acustico necessaria ai fini di una buona protesizzazione

 (4)Otoemissioni acustiche

Alcuni autori hanno proposto di utilizzare i risultati ottenuti durante la registrazione delle otoemissioni acustiche come indicatori dell'evolutività della presbiacusia (Quaranta N., Debole S.,ECC- Quaranta A., Sallustio V.ECC.) La loro utilizzazione pratica è variabile. Funzioni di crescita DPOAE può rivelare discrete alterazioni patologiche sia nella elaborazione segnale attivo cocleare e nei meccanismi passivi della coclea presbycusic prima della loro individuazione mediante clinici esami audiometrici.

Diagnosi differenziale

La diagnosi di presbiacusia richiede l'associazione di una sintomatologia funzionale progressiva, essenzialmente del tipo di un disturbo uditivo in situazione rumorosa, a una sordità di percezione bilaterale e simmetrica che predomina sulle frequenze acute, riscontrata in audiometria. In caso di assenza di uno di questi criteri, o di discordanza, la diagnosi è rimessa in causa. Può trattarsi di sordità rapidamente evolutive, di forme asimmetriche, di discordanze tra i dati audiometrici tonali o vocali. Qualunque sia l'età, l'indagine eziologica ricerca un'altra causa, in particolare evolutiva: neurinoma dell'acustico o altro tumore delle vie audiovestibolari, se si tratta di una forma asimmetrica (Thomassin J.M.).

Effetti psicologici della presbiacusia. La presbiacusia può compromettere la qualità della vita ed il benessere psicologico: diversi studi dimostrano una significativa correlazione tra grado di ipoacusia nell’anziano e numero di attività quotidiane perse, partecipazione ad attività sociali, punteggi ai test cognitivi, sintomatologia depressiva e grado di ansia (Dalton et al. 2003; Gates and Mills, 2005: Heine and Browning. 2002).

Come riportato in Tabella 1, non solo la sordità nell’anziano aggrava il deterioramento cognitivo e la depressione. ma in presenza di deterioramento cognitivo, la sordità e la depressione possono scatenare una crisi di delirio e predisporre alla demenza.

 

Tabella 1 Da Audiologia e Foniatria (A Martini-S Prosser) Edizioni Omega,2011

Terapia

Il trattamento della presbiacusia è da integrare nel quadro più generale della gestione dell'invecchiamento normale o patologico. Questa comporta l'individuazione e il trattamento di diversi problemi, alcuni di quali influiranno direttamente o indirettamente sulla presbiacusia e le sue conseguenze: ipertensione arteriosa, disturbi metabolici, alterazione delle funzioni superiori, depressione, disturbi visivi, dell'equilibrio e della deambulazione. Si devono anche prendere in considerazione gli aspetti socioeconomici: isolamento, residenza in zone lontane dalle strutture di assistenza, mezzi finanziari (Blain H).

Valutazione preterapeutica

Lo scopo di questa valutazione è determinare, per un dato paziente, il grado della presbiacusia e le sue conseguenze. I dati audiometrici consentono al medico di avere immediatamente una valutazione della gravità della lesione. I test di intelligibilità in audiometria vocale sono essenziali per determinare la gravità dell'interessamento e individuare la presenza di anomalie di tipo centrale (Martini A .). Essi saranno necessari durante l'adattamento di ausili uditivi. Poiché le conseguenze della presbiacusia variano da un soggetto all'altro, è utile proporre una valutazione e una gestione globale, in particolare nelle forme più gravi Gates (G.A.). Queste sono realizzate e coordinate in alcuni paesi da parte degli audiologi. La valutazione ortofonica comprende non soltanto una valutazione di sviluppo della lettura labiale spontanea, ma anche più ampiamente della comunicazione e dei meccanismi suppletivi utilizzati per alleviare la lesione uditiva. Essa permette allora di porre le indicazioni della rieducazione ortofonica e fissarne gli orientamenti. Le conseguenze psicologiche e sociali della presbiacusia possono richiedere una gestione specifica. Per diagnosticare e valutare rapidamente le conseguenze della presbiacusia sono utilizzati diversi questionari. È il caso del Hearing Handicap Inventory for the Elderly-Screening Version (HHIE-S), che è raccomandato ai medici curanti, in associazione a test uditivi di screening (Yueh B.). Le conseguenze sono relativamente moderate nelle forme di presbiacusia più leggere. La richiesta di riabilitazione è allora limitata. Lo studio di Karlsson Espmark su 154 soggetti di 70-91 anni comprendeva dei dati audiometrici e un questionario dettagliato sulle ripercussioni e la qualità della vita. I risultati dimostrano che, mentre la comprensione nel rumore è nettamente alterata, le attività della vita quotidiana lo sono poco modicamente, il che indica un adattamento della modalità di vita parallelo all'aggravamento della lesione uditiva Karlsson (Espmark A.K.). Per prolungare i dati quantitativi forniti da questo studio lo stesso autore ha proposto un'analisi qualitativa delle conseguenze della presbiacusia in 14 pazienti, presentanti una perdita media dell'ordine di 42 dB, a partire da interviste (Karlsson Espmark A.K.) I risultati dimostrano in questi soggetti il desiderio di conservare la propria identità sviluppando in particolare delle strategie per non modificare il proprio stile di vita quotidiano a causa della lesione uditiva. I fattori psicologici individuali influenzano direttamente le conseguenze della presbiacusia Stephens D., e richiedono quindi una gestione individuale. Questi elementi si integrano più ampiamente nel quadro degli aspetti relazionali e psicologici dell'invecchiamento, dipendendo dalla velocità dell'involuzione delle funzioni sensoriali, motorie e intellettuali; dalla conservazione dei poli di interesse e dalla qualità dei rapporti con l'ambiente, in particolare familiare Blain H..

Terapia medica

Sono stati proposti numerosi farmaci per migliorare le prestazioni dei pazienti che presentano una presbiacusia. Essi hanno siti d'azione diversi, periferici e/o centrali, e sono proposte diverse classi terapeutiche: alfabloccanti, antiserotoninergici, dopaminergici, estratto di ginkgo biloba, protettori di cellule e fibre nervose, in particolare contro l'ipossia ecc. In questo campo due elementi dovrebbero contribuire a precisare il ruolo dei trattamenti farmacologici nella presbiacusia. Si tratta, da una parte dei dati forniti da studi clinici controllati, longitudinali, della durata di diversi anni e dall'altra, dei risultati apportati dalle terapie cocleari in situ Puel J.L.. Vi sono tuttavia alcuni dati incoraggianti e nell’animale sono stati dimostrati effetti protettivi da parte di antiossidanti tiolici. ‘scavengers” dei ROS. farmaci chelanti il ferro, metaboliti mitocondriali (acetyl-lcarnetina. a acido lipoico), neurotrofine. agenti anti-apoptotici, GABA ed altre molecole. Infine. se per molto tempo si è sostenuto che la coclea fosse incapace di rigenerare le cellule sensoriali e neuronali. sappiamo oggi che una qualche forma di rigenerazione è possibile. Gli studi sulla rigenerazione cellulare ed ancor più sull’utilizzo di cellule staminali sono purtroppo ancora in una fase del tutto iniziale ed ostacolati da molte difficoltà tecniche. 

Dispositivi audioprotesici

Le modalità della prescrizione di ausili uditivi, dell'educazione protesica e del follow-up durante la presbiacusia sono precisate nell'articolo di questo trattato dedicato a «L'ausilio uditivo» il cui autore è Alain Morgon. Poiché l'adattamento di ausili uditivi bilaterali applicati precocemente rappresenta trattamento di scelta della presbiacusia, esso richiede un follow-up regolare per prevenire e analizzare gli insuccessi. Le indicazioni si pongono non appena il danno funzionale è evidente e il deficit medio in audiometria vocale supera 30 dB con corrispondente alterazione dell'intelligibilità in audiometria vocale. Gli studi clinici evidenziano una sotto - fornitura di ausili uditivi. Così, in un gruppo di 1.629 adulti, dell'età di 48-92 anni, che presentavano una lesione uditiva superiore a 25 dB sull'orecchio peggiore, Popelka rileva un numero di utilizzatori di ausili uditivi valutato globalmente al 14,6 % ma che raggiunge il 55% per le forme più evolute. Il follow-up effettuato congiuntamente dal medico curante, l'ORL e l'audioprotesista, se necessario con il sostegno di una rieducazione ortofonica e psicologica, contribuisce a verificare l'uso regolare degli ausili uditivi, adattarne le regolazioni e realizzare un vero allenamento uditivo. L'informazione regolare dell'ambiente più prossimo al paziente è utile per seguire questo periodo di adattamento, che può protrarsi per diversi mesi. I risultati funzionali sperati con l'uso di ausili uditivi sono talvolta elevati, il che spiega probabilmente un certo numero di insuccessi. È possibile precisare e di seguire il beneficio ottenuto con gli apparecchi per mezzo di questionari specifici (Bille M. Cox R.M.). Il beneficio a lungo termine di un uso regolare di ausili uditivi è attualmente stabilito (Philibert B.). Le situazioni di insuccesso richiedono un'analisi precisa.

I fattori peggiorativi legati alla lesione uditiva sono:

• la gravità di questa, che si trova a volte ai limiti delle possibilità di ausili uditivi convenzionali, compresi i più potenti. Si può discutere l'indicazione a una protesi impiantata di orecchio medio o a un impianto cocleare;

• la presenza di «zone cocleari morte» descritte da Moore, corrispondenti a un'alterazione importante delle cellule ciliate interne e/o dei neuroni che solo loro associati. La stimolazione di zone cocleari contigue in audiometria si tradurrà nella la persistenza di risposte a frequenze per le quali la coclea è in realtà inoperante. La diagnosi è possibile grazie a dei test specifici descritti da Moore; • la presenza di una lesione centrale, la cui valutazione specifica permette una diagnosi precisa e un trattamento appropriato (Mom T.).

Gli altri fattori da prendere in considerazione sono le anomalie anatomiche che possono limitare l'adattamento protesico (esostosi, malformazioni del condotto ecc.), così come le intolleranze agli auricolari e le manifestazioni allergiche o infettive recidivanti del condotto uditivo esterno. Queste situazioni possono condurre a discutere l'indicazione di una protesi impiantata di orecchio medio. Si può anche trattare di un'incompatibilità tra la richiesta del paziente (ausilio uditivo miniaturizzato) e la sua lesione uditiva, o di problemi di ordine finanziario. Per questi ultimi si può ipotizzare il ricorso a differenti ausili sociali.

PRESBIACUSIA E APPLICAZIONE DEGLI APPARECCHI ACUSTICI

Se la prova vocale effettuata con logotomi e parole bisillabiche evidenzia una buona capacità di integrazione, allora è decisamente consigliabile l’apparecchio acustico.

In caso contrario, si può giungere alla protesizzazione del soggetto, consapevoli della limitatezza dei risultati. Si sottolinea che, la protesizzazione deve comunque essere necessariamente correlata da un periodo di “training” riabilitativo che consenta al paziente di utilizzare al meglio l’apparecchio acustico.

Il sostegno della riabiltazione logopedica nella delicatissima fase dell’approccio all’apparecchio acustico dei pazienti che spesso non sono completamente convinti della scelta effettuata permette di evitare rifiuti e difficoltà che spesso provocano l’abbandono dell’apparecchio.

Questo tipo di applicazione protesica, costituisce ad ogni modo nel contesto del quadro clinico del paziente, un quadro sufficientemente complesso, infatti sono contenuti in esso i principali elementi di complessità dell’applicazione di un apparecchio acustico, pertanto abbiamo:

1. perdita uditiva limitata alle alte frequenze con pendenza più o meno accentuata.

Questo implica o meglio, implicava:

- difficoltà nella realizzazione di un’amplificazione ‘selettiva’ alle frequenze interessate dal deficit uditivo senza che vengano generate distorsioni

- necessità di realizzare sistemi di accoppiamento ‘open’ per mantenere inalterata la sensibilità uditiva alle frequenze gravi con conseguente controllo del possibile innesco dell’effetto Larsen o feedback acustico che si realizza per interazione fra uscita amplificata ed ingresso microfonico dell’apparecchio

2. alterazioni della codifica di intensità nella regione dell’ipoacusia con spiccato recruitment di loudness. Ciò rende necessari amplificazioni non lineari nel tentativo di espandere il range di intensità udibile in maniera similare alla dinamica compressiva della coclea normale senza ingenerare distorsioni nel segnale

3. ridotta percezione verbale in ambiente rumoroso che, com’è noto, non rappresenta solamente la conseguenza dell’alterata percezione dello spettro acustico verbale ma implica il coinvolgimento di meccanismi centrali di processing uditivo A fronte di tali elementi di complessità va segnalato che la situazione è oggi

abbastanza soddisfacente in funzione non solo della migliore conoscenza della fisiopatologia del danno cocleare e dei meccanismi centrali implicati nella riabilitazione dell’ipoacusia ma anche dei progressi tecnologici che vedremo in seguito come la tecnologia Open.

COMPENSAZIONE SELETTIVA DELLE ALTE FREQUENZE

Uno dei cardini della protesizzazione di questi pazienti è dato come avevo accennato dalla compensazione della perdita uditiva alle alte frequenze.

L’utilità dell’amplificazione selettiva degli acuti è stata ripetutamente documentata nel passato sia sul piano clinico che su quello sperimentale.

Oggi, grazie alle nuove realizzazioni di sistemi di accoppiamento innovativi, si realizzano buoni fitting selettivi alle alte frequenze. Infatti il mantenimento di una buona sensibilità uditiva alle frequenze gravi, la necessità di non incorrere in un effetto ‘occlusione’ del condotto hanno indotto ad utilizzare sistemi di accoppiamento con chiocciole di tipo ‘aperto’.

Inevitabilmente ciò ha comportato tuttavia un incremento delle problematiche correlate al feedback acustico (effetto Larsen), ovvero quel fenomeno di oscillazione del circuito amplificatore che si verifica per effetto dell’interazione fra uscita ed ingresso del sistema. Il problema è stato però risolto con sufficienti benefici clinici.

Una delle conseguenze sul piano della percezione vocale della perdita alle alte frequenze è l’alterata rappresentazione formantica. In sintesi, l’amplificazione selettiva migliorerebbe la rappresentazione formantica pur generando problemi distorsivi nella sua rappresentazione (Schilling et al. 1998).

Un altro punto di fondamentale importanza è dato dalla bilateralità dell’amplificazione. A supporto delle considerazioni teoriche sui vantaggi dell’udito binaurale è stato infatti dimostrato che l’amplificazione selettiva degli acuti produce positivi risultati in termini di intelligibilità verbale e qualità di percezione solo nei fitting binaurali, sui quali torneremo, mentre in quelli monoaurali l’effetto risulterebbe meno

evidente (McKenzie & Rice, 1990).

L’apparecchio acustico ad elaborazione digitale permette ad esempio di compensare ampiamente la perdita del comportamento non-lineare a bassi livelli di intensità fornendo fitting decisamente più gradevoli.

In caso di perdite con pendenza accentuata, di sordità gravi o di problemi di destrezza manuale del paziente, la scelta andrà agli apparecchi retroauricolari con allestimento di chiocciole ‘aperte’ per favorire il filtraggio delle frequenze gravi generalmente non interessate dal danno uditivo

La tecnologia avanzata (ibrida e digitale) ha introdotto sensibili ulteriori

miglioramenti riconducibili a:

·         programmabilità con migliore adattamento delle caratteristiche elettroacustiche alle

differenti configurazioni audiometriche specie in caso di situazioni atipiche;

·         programmabilità delle caratteristiche della compressione con ottimizzazione degli

aspetti sopraliminari dell’amplificazione;

·         disponibilità algoritmi di riduzione del rumore e di controllo del feedback.

Ho pensato di porre ora dei cenni specifici sulle caratteristiche peculiari degli

apparecchi acustici di ultima generazione maggiormente utilizzati nelle protesizzazioni

 delle presbiacusie:

ASU:UNIFICAZIONE ADATTATIVA DEL SEGNALE - LA FUNZIONE PER MIGLIORARE L’OPEN FITTING E COMBATTERE L’OCCLUSIONE

Tutti noi sappiamo che per applicare la maggior parte degli apparecchi acustici, la ventilazione è necessaria. Essa svolge infatti un ruolo fondamentale nell’alleviare la sensazione di occlusione che si avverte quando si ha il canale uditivo bloccato dalla presenza dell’apparecchio acustico.

Allo stesso tempo, é ovvio che la presenza della ventilazione produce un effetto significativo sulla risposta in frequenza dell’apparecchio acustico.

Dal momento che molti software per il fitting non indicano la risposta della ventilazione, per l’Audioprotesista essa diventa un elemento nascosto, difficile da individuare.

PERCHÈ LA RISPOSTA DELLA VENTILAZIONE È IMPORTANTE?

Per comprendere appieno l’importanza della ventilazione, dobbiamo anzitutto dare uno sguardo a cosa accade quando andiamo ad aggiungere una ventilazione al percorso compiuto quando si presenta il suono.

1. La pressione tra l’aria esterna ed il timpano si equalizzano, offrendo maggiore confort e contribuendo a ridurre l’accumulo di umidità.

2. La pressione sonora del segnale amplificato fuoriesce tramite la ventilazione,dando sollievo alla sensazione di occlusione. In questo modo, anche la porzione del segnale amplificato a bassa frequenza viene ridotta, in quanto dalla ventilazione fuoriescono principalmente proprio le basse frequenze. È quello che si chiama Effetto Vent-Out. Ad esso va a sommarsi, quale risultato della fuoriuscita del suono,

il rischio d’insorgenza del feedback.

3. Il suono non amplificato proveniente dall’esterno ha modo di entrare attraverso la ventilazione e va così ad aggiungersi a quello amplificato dall’apparecchio acustico.

Questo fenomeno si chiama Effetto Vent-In.

L’effetto combinato del suono in ingresso tramite la ventilazione (Vent-In) e quello amplificato è molto complesso.In genere l’unione delle due tipologie di suono dà come risultato la presenza di regioni di frequenza dominate dalla ventilazione ed altre, invece, dominate dal suono amplificato (Dillon, 2001).

Quando però ci sono due segnali della stessa ampiezza, si possono verificare dei problemi.

Nelle regioni in frequenza in cui i due segnali sono simili in ampiezza, è la fase a determinare il modo in cui i due suoni si sommeranno tra loro.

Se invece la differenza in fase é pari a zero, essi si addizioneranno totalmente l’uno con l’altro. Secondo la scala decibel, questo significa: 0dB + 0dB = 6 dB.

Se due segnali sono completamente fuori fase (180°) essi si cancelleranno reciprocamente.

La fase del suono prodotta dall’effetto Vent-in e quella del suono amplificato non sono fisse in frequenza.

Inoltre, se si applica della compressione al segnale amplificato, la aree di frequenza in cui interagiscono il segnale prodotto dall’effetto Vent-in e quello del segnale amplificato cambiano in funzione del livello in ingresso.

Tutto questo produce irregolarità e sbalzi nella risposta in frequenza, portandola a cambiare in modo dinamico non appena si presentano due segnali di intensità simile.

Questo problema assume dimensioni ancora maggiori con gli apparecchi acustici digitali. Tutti i processori digitali, infatti, ritardano leggermente il segnale (in genere tra i 3 – 15 ms. per gli apparecchi oggi in commercio).Per quanto minimo, questo ritardo genera rapidi cambiamenti della fase della risposta in frequenza.

Questi veloci mutamenti della fase causano l’interazione dinamica tra il suono amplificato e quello derivante dall’effetto Vent-In, aumentandone l’irregolarità (Scheller,2004). Tutto questo produce picchi e cadute nella risposta, tali da procurare un peggioramento udibile della qualità sonora.

La ricerca ha dimostrato che, indipendentemente dall’entità, qualsiasi ritardo può degradare la qualità del suono (Dillon, et al 2003; Stone e Moore, 2003) e che minore è il ritardo, migliore è la qualità sonora.

Ecco spiegato perché il processore ChannelFree di Maico è stato progettato con un ritardo dei tempi di trasferimento estremamente basso (~3.5ms).

Sebbene avere tempi di elaborazione sia un aiuto, non è sufficiente ad eliminare il problema.

Il punto centrale è che il potenziale della ventilazione nell’interferire con la risposta amplificata è maggiore per le ipoacusie ad alta frequenza in caduta, ovvero quelle che alle frequenze inferiori ai 750 Hz necessitano di un guadagno davvero minimo, o persino di nessuno.

Sebbene si tratti di uno schema di ipoacusia non molto comune, sono proprio queste perdite uditive quelle che, generalmente, vengono trattate applicando un’ampia ventilazione.

La soluzione è una funzione esclusiva e protetta da brevetto denominata ASU (Unificazione Adattativa

del Segnale).

Dal momento che il percorso acustico del suono in ingresso tramite ventilazione è un percorso fisso, è possibile governare l’interazione tramite il controllo del segnale amplificato.

Il sistema ASU lavora attivamente on-line per controllare il percorso elettronico compiuto dal segnale amplificato, al fine di ridurre al minimo picchi e cadute in quelle regioni della risposta in frequenza in cui si uniscono il segnale proveniente dalla ventilazione e quello amplificato.

Nel controllare in modo equilibrato questa risposta, si assicura una qualità sonora coerente e costante per tutti i livelli sonori in ingresso.

Protesi impiantate

Le situazioni di fallimento degli ausili uditivi convenzionali portano a discutere l'indicazione a una protesi impiantata di orecchio medio o a un impianto cocleare. Nel primo caso i risultati ottenuti appaiono soddisfacenti qualunque sia l'età, purché vengano rispettati dei criteri audiometrici di selezione (Sterkers O.). L'impianto cocleare, i cui principi sono riportati nel capitolo del trattato dedicato a questo tema da René Dauman, è realizzabile nei soggetti anziani. Esso permette di ottenere risultati assolutamente analoghi a quelli ottenuti in popolazioni più giovani, come mostrano differenti studi clinici,( Djalilian H.R., Facer G.W., Horn K.L., Kelsall D.C., Labadie R.F., Mosnier I., Nakajima S., Shin Y.J. 1997,2000,),     compresi i soggetti oltre i 70 anni. Il miglioramento in termini di qualità di vita parrebbe correlato a quello delle prestazioni uditive. La realizzazione dell'impianto non si accompagna a una maggior frequenza di complicanze locali o sistemiche rispetto ai soggetti più giovani, purché la valutazione preoperatoria sia rigorosa. Infine, sul piano della collettività, questa procedura parrebbe assolutamente giustificata nel quadro della valutazione del rapporto costo-beneficio (Francis H.W., Ouayoun M., Wyatt J.R.).

 Conclusione

La presbiacusia è un interessamento sensoriale che si integra nel quadro più generale dell'invecchiamento, normale o patologico e che, data l'evoluzione, demografica è in primo piano nelle patologie uditive dell'adulto. Se la sua diagnosi è facile nelle forme evolute la sua individuazione a uno stadio precoce è essenziale. La riabilitazione uditiva bilaterale e precoce consentirà allora di prevenire le conseguenze a lungo termine di una sordità più importante. Le situazioni di fallimento di questa apparecchiatura giustificano una valutazione precisa per identificare i meccanismi in causa, periferici (zone cocleari morte) e centrali. Queste situazioni portano a proporre una gestione pluridisciplinare, potendo arrivare all'indicazione di una protesi impiantata o di un impianto cocleare, in cui l'età non rappresenta di per sé una controindicazione. I progressi realizzati nel quadro dell'identificazione delle cause di sordità genetiche hanno una loro applicazione nel campo della presbiacusia. In un numero di casi, la presbiacusia «normale» è più precoce per l'effetto di fattori ereditari. La presbiacusia resta caratterizzata da una notevole variabilità interindividuale.

Riferimenti bibliografici

Bai U., Seidman M.D. A specific mitochondrial DNA deletion (mtDNA4977) is identified in a pedigree of a family with hearing loss Hear. Res. 2001 ; 154 : 73-80 [cross-ref]

Bhatt KA, Liberman MC, Nadol JB Jr. Morphometric analysis of age-related changes in the human basilar membrane. Ann OTOL Rhinol Laryngol . 2001 dicembre, 110 (12) :1147-53.

Bille M., Parving A. Expectations about hearing aids: demographic and audiological predictors Int. J. Audiol. 2003 ; 42 : 481-488 [cross-ref]

Blain H., Jeandel C. Vieillissement normal. Aspects biologiques, fonctionnels et relationnels. Données épidémiologiques et sociologiques. Prévention du vieillissement pathologique Rev. Prat. 2003 ; 53 : 97-106

Brennan M., Su Y.P., Horowitz A. Longitudinal associations between dual sensory impairment and everyday competence among olderadults. J Rehabil Res Dev 2006 Sep-Oct; 43(6): 777-92.

Campbell V.A., Crews J.E., Moriarty D.G., Zack M.M., Blackman D.K. Surveillance for sensory impairment, activity limitation, and health-related quality of life among older adults: United States, 1993-1997 MMWR CDC Surveill. Summ. 1999 ; 48 : 131-158

Chia E.M., Wang J.J., Rochtchina E. et al. Hearing impairment and health-related quality of life: the Blue Mountains Hearing Study. Ear Hear 2007 Apr; 28(2): 187-95.

Christensen K., Frederiksen H., Hoffman H.J. Genetic and environmental influences on self-reported reduced hearing in the old and oldest old J. Am. Geriatr. Soc. 2001 ; 49 : 1512-1517 [cross-ref]
Cox R.M., Alexander G.C. The abbreviated profile of hearing aid benefit Ear Hear. 1995 ; 16 : 176-186
Cruickshanks K.J., Wiley T.L., Tweed T.S., Klein B.E., Klein R., Mares-Perlman J.A., e al. Prevalence of hearing loss in older adults in Beaver Dam, Wisconsin. The epidemiology of hearing loss study Am. J. Epidemiol. 1998 ; 148 : 879-886

Cruickshanks K.J., Klein R., Klein B.E. et al. Cigarette smoking and hearing loss: the epidemiology of hearing loss study. JAMA 1998 Jun 3; 279(21): 1715-9.

Cruickshanks K.J., Tweed T.S., Wiley T.L., Klein B.E., Klein R., Chappell R., e al. The 5-year incidence and progression of hearing loss: the epidemiology of hearing loss study Arch. Otolaryngol. Head Neck Surg. 2003 ; 129 : 1041-1046 [cross-ref]

Dauman R, Carbonnière B, Soriano V, Berger-Lautissier S, Bouyé J, Debruge E, et al. Implants cochléaires chez l'adulte et l'enfant. Encycl Méd Chir (Elsevier SAS, Paris), Oto-rhino-laryngologie, 20-185-D-10, 1998: 12p.

Davanipour Z., Lu N.M., Lichtenstein M., Markides K.S. Hearing problems in Mexican American elderly Am. J. Otol. 2000 ; 21 : 168-172 [cross-ref]

Davis A.C. The prevalence of hearing impairment and reported hearing disability among adults in Great Britain Int. J. Epidemiol. 1989 ; 18 : 911-917

Demanez L., Demanez J.P. Central auditory processing assessment Acta Otorhinolaryngol. Belg. 2003 ; 57 : 243-252

DeStefano A.L., Gates G.A., Heard-Costa N., Myers R.H., Baldwin C.T. Genomewide linkage analysis to presbycusis in the Framingham Heart Study Arch. Otolaryngol. Head Neck Surg. 2003 ; 129 : 285-289
Di Girolamo S., Quaranta N., Picciotti P., Torsello A., Wolf F. Age-related histopathological changes of the stria vascularis: an experimental model Audiology 2001 ; 40 : 322-326
[cross-ref]

Diniz TH, Guida HL. Hearing loss in patients with diabetes mellitus.Braz J Otorhinolaryngol 2009 Jul-Aug; 75(4): 573-8.

Djalilian H.R., King T.A., Smith S.L., Levine S.C. Cochlear implantation in the elderly: results and quality of life assessment Ann. Otol. Rhinol. Laryngol. 2002 ; 111 : 890-895

Facer G.W., Peterson A.M., Brey R.H. Cochlear implantation in the senior citizen age group using the Nucleus® 22-channel device Ann. Otol. Rhinol. Laryngol. 1995 ; 166 (suppl) : 187-190

Francis H.W., Chee N., Yeagle J., Cheng A., Niparko J.K. Impact of cochlear implants on the functional health status of older adults Laryngoscope 2002 ; 112 : 1482-1488 [cross-ref]

Fried P Cigarette smoke exposure and hearing loss. JAMA 1998 Sep 16; 280(11): 963.3)

Gates G.A., Caspary D.M., Clark W., Pillsbury 3rd H.C., Brown S.C., Dobie R.A. Presbyacusis Otolaryngol. Head Neck Surg. 1989 ; 100 : 266-271

Gates G.A., Cobb J.L., D'Agostino R.B., Wolf P.A. The relation of hearing in the elderly to the presence of cardiovascular disease and cardiovascular risk factors Arch. Otolaryngol. Head Neck Surg. 1993 ; 119 : 156-161

Gates G.A., Cobb J.L., Linn R.T., Rees T., Wolf P.A., D'Agostino R.B. Central auditory dysfunction, cognitive dysfunction, and dementia in older people Arch. Otolaryngol. Head Neck Surg. 1996 ; 122 : 161-167
Gates G.A., Couropmitree N.N., Myers R.H. Genetic associations in age-related hearing thresholds Arch. Otolaryngol. Head Neck Surg. 1999 ; 125 : 654-659

Giordano C. Reference values of the hearing threshold in relation to age. Acta Otorhinol Ital 1995; 15: 198-204.

Gonsalves C., Pichora-Fuller M.K. The effect of hearing loss and hearing aids on the use of information and communication technologies by community-living older adults. Can J Aging 2008 Summer;27(2): 145-57.

Hidalgo J.L., Gras C.B., Lapeira J.M. et al. The hearing-dependent daily activitiesscale to evaluate impact of hearing loss in older people.Ann Fam Med 2008 Sep-Oct; 6(5): 441-7.

Horn K.L., McMahon N.B., McMahon D.C., Lewis J.S., Barker M., Gherini S. Functional use of the Nucleus® 22-channel cochlear implant in the elderly Laryngoscope 1991 ; 101 : 284-288
Idrizbegovic E., Bogdanovic N., Viberg A., Canlon B. Auditory peripheral influences on calcium binding protein immunoreactivity in the cochlear nucleus during aging in the C57BL/6J mouse Hear. Res. 2003 ; 179 : 33-42
[cross-ref]

Iwai H., Lee S., Inaba M., Sugiura K., Baba S., Tomoda K., e al. Correlation between accelerated presbyacusis and decreased immune functions Exp. Gerontol. 2003 ; 38 : 319-325 [cross-ref]
Jönsson R., Rosenhall U. Hearing in advanced age. A study of presbyacusis in 85-, 88- and 90-year-old people Audiology 1998 ; 37 : 207-218

Joshi S.K., Devkota S., Shrestha S. Environmental noise induced hearing loss in Nepal. Kathmandu Univ Med J 2003 Jul-Sep; 1(3): 177-83.

Karlsson Espmark A.K., Rosenhall U., Erlandsson S., Steen B. The two faces of presbyacusis: hearing impairment and psychosocial consequences Int. J. Audiol. 2002 ; 41 : 125-135
Karlsson Espmark A.K., Hansson Scherman M. Hearing confirms existence and identity--experiences from persons with presbyacusis Int. J. Audiol. 2003 ; 42 : 106-115
Kelsall D.C., Shallop J.K., Burnelli T. Cochlear implantation in the elderly Am. J. Otol. 1995 ; 16 : 609-611
Kemperman M.H., De Leenheer E.M., Huygen P.L., van Wijk E., van Duijnhoven G., Cremers F.P., e al. A Dutch family with hearing loss linked to the DFNA20/26 locus Arch. Otolaryngol. Head Neck Surg. 2004 ; 130 : 281-288
[cross-ref]

Labadie R.F., Carraso V.N., Gilmer C.H., Pillsbury H.C. Cochlear implant performance in senior citizens Otolaryngol. Head Neck Surg. 2000 ; 123 : 19-24

Liu X.Z., Xu L.R., Hu Y., Nance W.E., Sismanis A., Zhang S.L., e al. Epidemiological studies on hearing impairment with reference to genetic factors in Sichuan, China Ann Otol Rhinol Laryngol 2001 ; 110 : 356-363

Martini A., Mazzoli M., Rosignoli M., Trevisi P., Maggi S., Enzi G., e al. Hearing in the elderly: a population study Audiology 2001 ; 40 : 285-393

McFadden S.L., Ding D., Salvi R. Anatomical, metabolic and genetic aspects of age-related hearing loss in mice Audiology 2001 ; 40 : 313-321 [cross-ref]

Mom T, Avan P, Gilain L. Atteintes centrales de l'audition. Encycl Méd Chir (Elsevier SAS, Paris), Oto-rhino-laryngologie, 20-184-A-10, 2001: 10p.

Moore B.C., Huss M., Vickers D.A., Glasberg B.R., Alcantara J.I. A test for the diagnosis of dead regions in the cochlea Br. J. Audiol. 2000 ; 34 : 205-224

Morgon A. L'aide auditive. Encycl Méd Chir (Elsevier SAS, Paris), Oto-rhino-laryngologie, 20-185-E-10, 1999: 11p.

Mosnier I., Bouccara D., Ambert Dahan E., Herelle Dupuy E., Bozorg-Grayeli A., Ferrary E., e al. Bénéfice de l'implant cochléaire chez le sujet âgé Ann. Otolaryngol. Chir. Cervicofac. 2004 ; 121 : 41-46 [cross-ref]
Nakajima S., Iwaki S., Fujisawa N., Yamaguchi S., Kawano M., Fujiki N., e al. Speech discrimination in elderly cochlear implant users Adv. Otorhinolaryngol. 2000 ; 57 : 368-369
[cross-ref]

Nelson E.G., Hinojosa R. Presbyacusis: a human temporal bone study of individuals with flat audiometric patterns of hearing loss using a new method to quantify stria vascularis volume Laryngoscope 2003 ; 113 : 1672-1686 [cross-ref]

Ni C.H., Chen Z.Y., Zou Y. et al. Associations of blood pressure and arterial compliance with occupational noise exposure in female workers of textile mill. Chin Med J 2007 Aug 5; 120(15): 1309-13.

Pedersen K.E., Rosenhall U., Møller M.B. Changes in pure-tone thresholds in individuals aged 70-81: results from a longitudinal study Audiology 1989 ; 28 : 194-204 [cross-ref]

Pennings R.J., Bom S.J., Cryns K., Flothmann K., Huygen P.L., Kremer H., e al. Progression of low-frequency sensorineural hearing loss (DFNA6/14-WFS1) Arch. Otolaryngol. Head Neck Surg. 2003 ; 129 : 421-426 [cross-ref]

Philibert B., Collet L., Vesson J.F., Veuillet E. Intensity-related performances are modified by long-term hearing aid use: a functional plasticity? Hear. Res. 2002 ; 165 : 142-151 [cross-ref]

Pickles J.O. Mutation in mitochondrial DNA as a cause of presbyacusis Audiol. Neurootol. 2004 ; 9 : 23-33 [cross-ref]

Popelka M.M., Cruickshanks K.J., Wiley T.L., Tweed T.S., Klein B.E., Klein R. Low prevalence of hearing aid use among older adults with hearing loss: the epidemiology of hearing loss study J. Am. Geriatr. Soc. 1998 ; 46 : 1075-1078

Puel J.L., d'Aldin C., Ruel J., Ladrech S., Pujol R. Synaptic repair mechanisms responsible for functional recovery in various cochlear pathologies Acta Otolaryngol. 1997 ; 117 : 214-218 [cross-ref]
Puel J.L., Ruel J., Gervais d'Aldin C., Pujol R. Excitotoxicity and repair of cochlear synapses after noise-trauma induced hearing loss Neuroreport 1998 ; 9 : 2109-2114

Puel J.L., Ruel J., Guitton M., Wang J., Pujol R. The inner hair cell synaptic complex: physiology, pharmacology and new therapeutic strategies Audiol. Neurootol. 2002 ; 7 : 49-54 [cross-ref]

Quaranta N., Debole S., Di Girolamo S. Effect of ageing on otoacoustic emissions and efferent suppression in humans Audiology 2001 ; 40 : 308-312 [cross-ref]

Quaranta A., Sallustio V., Scaringi A. Cochlear function and speech recognition in the elderly Audiology 2001 ; 40 : 301-307 [cross-ref]

Ouayoun M., Merite-Drancy A., Monneron L., Fugain C., Chouard C.H., Meyer B. L'implant cochléaire chez le sujet âgé Ann. Otolaryngol. Chir. Cervicofac. 1998 ; 115 : 135-139

Rosen S., Bergman M., Plester D., El-Mofty A. Presbyacusis study of a relatively noise-free population in the Sudan Ann Otol Rhinol Laryngol 1962 ; 71 : 727-743

Sauvaget E., Herman P. Presbyacousie. Monographie : Collection scientifique Euthérapie (2000).
Schuknecht H.F. Pathology of the ear Philadelphia: Lea and Febiger (1993).

Seidman M.D. Effects of dietary restriction and antioxidants on presbyacusis Laryngoscope 2000 ; 110 : 727-738 [cross-ref]

Seidman M.D., Khan M.J., Bai U., Shirwany N., Quirk W.S. Biologic activity of mitochondrial metabolites on aging and age-related hearing loss Am. J. Otol. 2000 ; 21 : 161-167 [cross-ref]

Seidman M.D., Ahmad N., Bai U. Molecular mechanisms of age-related hearing loss Ageing Res. Rev. 2002 ; 1 : 331-343 [cross-ref]

Shargodosky J., Curhan S.G., Eavery R. et al. A prospective study of vitamin intake and the risk of hearing loss in men. Otolaryngol Head Neck Surg 2010 Feb; 142(2): 231-6.

Shin Y.J., Deguine O., Vales O., Laborde M.L., Fraysse B. Implant cochléaire chez le sujet âgé Rev. Laryngol. Otol. Rhinol. (Bord.) 1997 ; 118 : 227-231

Shin Y.J., Fraysse B., Deguine O., Vales O., Laborde M.L., Bouccara D., e al. Benefits of cochlear implantation in elderly patients Otolaryngol. Head Neck Surg. 2000 ; 122 : 602-606 [cross-ref]

Stephens D., Gianopoulos I., Kerr P. Determination and classification of the problems experienced by hearing-impaired elderly people Audiology 2001 ; 40 : 294-300 [cross-ref]

Sterkers O., Boucarra D., Labassi S., Bebear J.P., Dubreuil C., Frachet B., e al. A middle ear implant, the Symphonix Vibrant Soundbridge: retrospective study of the first 125 patients implanted in France Otol. Neurotol. 2003 ; 24 : 427-436 [cross-ref]

Thomassin JM, Paris J. Stratégie diagnostique devant une surdité de l'adulte. Encycl Méd Chir (Elsevier SAS, Paris), Oto-rhino-laryngologie, 20-185-E-10, 1999: 11p.

Toupet M, Imbaud-Genieys S. Examen clinique et paraclinique du patient atteint de vertiges et/ou troubles de l'équilibre. Encycl Méd Chir (Elsevier SAS, Paris), Oto-rhino-laryngologie, 20-181-A-10, 2002: 6p.

Van Laer L., DeStefano A.L., Myers R.H., Flothmann K., Thys S., Fransen E., e al. Is DFNA5 a susceptibility gene for age-related hearing impairment? Eur. J. Hum. Genet. 2002 ; 10 : 883-886 [cross-ref]
Wiley T.L., Cruickshanks K.J., Nondahl D.M., Tweed T.S., Klein R.Klein R., e al. Aging and high-frequency hearing sensitivity J. Speech Lang. Hear. Res. 1998 ; 41 : 1061-1072

Wyatt J.R., Niparko J.K., Rothman M., De Lissovoy G. Cost utility of the multichannel cochlear implant in 258 profoundly deaf individuals Laryngoscope 1996 ; 106 : 816-821 [cross-ref]
Yueh B., Shapiro N., MacLean C.H., Shekelle P.G. Screening and management of adult hearing loss in primary care: scientific review JAMA 2003 ; 289 : 1976-1985
[cross-ref]


BIBLIOGRAFIA TESTI

Alcuni titoli, non più in commercio ma spesso reperibili nelle biblioteche di istituto, rappresentano fonti “classiche”, cui si è fatto frequentemente riferimento nell’allestimento di questo SITO WEB. Per approfondimenti più specifici si consiglia l’utilizzo dei numerosi motori di ricerca disponibili in rete (ad esempio PubMed).

ALPINER J.C., MCCARTHY PA., Rehabilitative Audiology: Children and Adults. Williams &Wilkins, 1987.

BAMFORD J., SAUNDERS E., Hearing Impairment Auditory Perception and Language Disability, Whurr Publisher, 1991,

BREGMAN A S , Auditory Scene Analysis, Mli Press, 1990.

CLARK G., Cochlear implants. Fundamentals and Applications, Springer, 2003

DALLOS P, POPPER AN., FAY R.R., The Cochlear, Springer, 1996.

DURRANT J.D , LQVRINIC J H.. Bases of Hearing Science, Williams & Wilkins, 1977.

GELFAND SA, Hearing An introduction to psychological and Physiologic Acoustics, Decker, 1990.

HALL J.W. III, MUELLER H.G. III, Audiologist’ Desk Reference, vol I-Il, Singular Publishing Group, 1997.

HALLIDAY A.M., Evoked Potentials in Clinical Testing, Churchill Livingstone, 1982.

KATZ J.. Handbook of Clinical Audiology Williams & Wilkins, 1994,

KEIDEL W.D., NEFF W.D., Handbook of Sensory Physiology: Auditory System, vol. 1,2,3, Springer, 1976.

KRVTER K.D., The Effects of Noise in Mon, Accademic Press, 1985.

JACKLER R K., BrACkMAnn DE., Neurotology Mosby, 1994.

JERGER NORTHERN J L, Clinical Impedance Audiometry American Electromedics, 1980

LINDSAY EH., NORMAN d A., Human Information Processing, Academic Press, 1972.

LUXON L.L.. Textbook of Audiological Medicine, Martin Dunitz, 2003. MArtini A., reAd A., StephenS D., Genetics and hearing impairment, Whurr

Publisher, 1999.

MARTINI A , SCHINDLER O, Lo sordità prelinguale, Omega Edizioni, 2004.

MARTINI A , Genetica dello funzione uditivo normale e patologico, Omega Edizioni, 2006

MARTIN M . Speech Audiometry, Taylor & Franis, 1987.

MOORE B C , Boses of Auditory Brainstem Evoked Responses. Grune & Straffon, 1983

MOORE B C , An introduction fo psychology of hearing, Elsevier, 2003

NAUNTON R F. FERNANDEZ C , Evoked Electrical Acfivity in the Auditory Nervous System, Academic Press, 1978 20

NOTHERN J.C., DOWNS M.P, Hearing in Children, Williams & Wilkins, 1978.

RINDI G., MANNI E., Fisiologia Umana, UTET, 1998.

SILMAN 5., SILVERMAN CA., Auditory Diagnosis, Academic Press, 1991.

SILMAN S., The Acoustic Reflex. Basic principles and Clinical Applications, Academies Press, 1984.

SPIVAK LG., Universal! Newborn Hearing Screening, Thieme, 1998.

VALENTE M., Hearing Aids.’ Standards, Options and Limitations, Thieme, 1996.

VALENTE M., Strategies far Selecting and Verifying Hearing Aids Fittings, Thieme, 1996.

TQNNDORF J., Physiological Acoustics, Hutchinson Ross Pub. Co., 1981. WILLOTT J.F., Aging and the Auditory System: Anatomy Physiology and Psychophysics, Whurr Publisher, 1991.

YOST W,A., NIELSEN D.W., Fundamentals of Hearing. An introduction, HoIt Rinehart Winston,

Malattie dell'orecchio interno